Il ritorno delle uscite a cadenza settimanale delle serie tv hanno indubbiamente rallentato la visione di alcuni nuovi telefilm che sono terminati solo nelle ultime settimane. Ho tre novità di cui parlarvi, con qualcosa di promosso, una bocciata e una rimandata.
The New Look
Miniserie
Ormai le piattaforme streaming sono affollate di serie tv sulle vite degli stilisti più famosi, e dopo Cristóbal Balenciaga proposta da Disney, non potevo perdere The New Look, che è stata un po' la risposta di Apple Tv + e che si concentra sulla vita dello stilista Christian Dior, e del suo rapporto con i colleghi e rivali, in particolare Coco Chanel e di come questi si sono dovuti destreggiare per sopravvivere durante la seconda guerra mondiale.
Dior e Chanel sono due spiriti diversi, e hanno due atteggiamenti in parte contrapposti, ma che in una sfera più privata si ritroveranno a volte anche simili, e soprattutto saranno entrambi gli emblemi di un senso più profondo della moda: non solo una questione di vezzo, magari per la classe più abbiente, ma una vera e propria leva di rinascita e sopravvivenza.
Se il Balenciaga di Disney+ rendeva il suo protagonista come uno dei narratori e commentatori della sua storia, lavorando attraverso flashback della sua vita e della sua carriera, puntando ad un ampio arco di racconto, The New Look non solo cambia prospettiva e quindi la figura centrale, che finirà per incontrarsi o scontrarsi con lo stesso Cristóbal e altri grandi nomi del haute couture, ma gioca su una maggiore linearità narrativa, muovendosi praticamente quasi in modo diretto ma in un periodo abbastanza circoscritto. L'incipit in realtà è la conferenza alla Sorbonne che Dior tenne nel 1955, un escamotage per iniziare a parlare della sua storia e appunto di come affrontò gli anni della guerra.
A The New Look devo sicuramente riconoscere lo sforzo produttivo che si è tradotto in un cast con nomi anche abbastanza di livello, come Juliette Binoche (Coco Chanel appunto), John Malkovich nei panni di Lucien Lelong, il sarto che aiutò Dior durante l'occupazione nazista, e una ritrovata e forse anche più intensa Maisie Williams nei panni della sorella di Dior, Catherine.
I big money di Apple si vedono anche in una bella messa in scena, in grado di spaziare dalle eleganti passerelle con gli abiti di Christian Dior, alle cupe strade di una Parigi bombardata e in guerra.
Ma finiscono qui i complimenti che posso fare a The New Look, infatti è proprio lo sguardo, la prospettiva sui suoi personaggi che non funziona secondo me.
Dior infatti non trova, dal mio punto di vista, un buon interprete in Ben Mendelsohn, che forse nel tentativo di raccontare un Christian umano, dolce, a volte remissivo e sopraffatto dagli eventi soprattutto nella sfera privata, ce lo racconta come goffo, molle, con poco carisma, e anche il suo doppiatore non ha aiutato. Senza contare poi che dal 1943 al 1955, quindi in 12 anni di vita con una guerra in mezzo, il suo personaggio non ha un solo capello in meno.
È ben più grave però che, nel tentativo di fornirci due grandi icone così diverse ma così vicine, come Dior e Chanel, quest'ultima riesca a prendere il sopravvento non solo per il modo in cui Juliette Binoche riesce a raccontarne estro e momenti di ombra (non senza eccessi), ma anche per lo spazio sullo schermo che finisce per far diventare collaterale la storia di quello che doveva essere il protagonista. Non ne capisco l'intento, o meglio, per quanto possa essere affascinante il personaggio e la vita di Coco, non era meglio dedicarle un'altra serie tv? Dieci episodi possono sembrare molti, ma non lo sono in questo caso, o per lo meno sarebbero se si fossero concentrati meglio.
The New Look non trova il suo focus, mette da parte la moda (ingannando chi invece magari potrebbe sperare di trovarcela) per una serie storiografica e biografica, che butta di mezzo tante storyline non sempre interessanti o con un buon ritmo. Mi è oscura la ragione delle troppe inquadrature tremolanti e dal basso.
Non c'è un rinnovo per una seconda stagione ufficialmente, ma si parla di far diventare The New Look come una sorta di serie antologica. Vedremo.
The Regime – Il Palazzo del Potere
Miniserie
Uno dei titoli più attesi della stagione seriale si è trasformato in una delle serie tv forse più interessanti (al netto di qualche inciampo) dell'ultimo periodo. Kate Winslet torna sul piccolo schermo dopo l'ottima Omicidio a Easttown e veste i panni aderentissimi di Elena Vernham, una cancelliera sovranista di un ipotetico stato dell'Europa centrale, piena di paranoie, egocentrismo, fisime, e dall'umore imprevedibile, che tenta a modo suo di governare uno stato al limite delle sue forze. Fra queste sue follie c'è anche quella di assoldare un ex caporale Herbert Zubak (Matthias Schoenaerts), che diventerà prima una sorta di guardia, che deve controllare che le percentuali dell'umidità del palazzo in cui vive la cancelliera non superi i limiti che lei ritiene dannosi (c'entrano la muffa e le patate) per i suoi polmoni, ma presto lo trasformerà persino in un suo consigliere e qualcosa di più. Ma quanto può durare un regno dittatoriale?
Con sei episodi disponibili su Sky e Now dal 4 Marzo all'8 aprile, The Regime è una dark comedy satirica che riesce a raccontare le contraddizioni, i lati grotteschi, assurdi e peggiori dei sistemi totalitari. La cancelliera interpretata da Kate Winslet è davvero inquietante, e sembra una miscela di vari personaggi reali, da Putin a Margareth Tatcher a Marine Le Pen, ma io ci ho visto anche ispirazioni prese da The Handmaid's Tale, specie in quel verde dei suoi abiti che mi ha portato alla mente le mogli dei generali di Gilead. I dialoghi che le hanno affibbiato sanno essere pungenti e Winslet riesce ad interpretarne perfettamente il carattere volubile, capriccioso, eccessivo, ma al tempo stesso paurosamente freddo, distaccato e inumano, incapace di provare empatia o di vivere in maniera aderente alla realtà. Interessante i modi in cui le fanno "addolcire" quello che devono trasmettere i suoi ministri all'opinione pubblica.
Con The Regime viene spontaneo pensare alla situazione geo-politica attuale, e al ruolo dei media che, specie in contesti governativi particolari, hanno. L'impostazione è però volutamente sopra le righe, farsesca, eppure il messaggio arriva forte e chiaro.
HBO riesce a garantire, oltre che un cast di livello, anche una messa in scena appagante e curata, ma The Regime non è perfetta secondo me perché, al contrario di The New Look che si espande e anche troppo, qui lo sguardo risulta un po' chiuso. Da un punto di vista fisico, visto che il 90% della serie è girato in spazi interni, si perde la prospettiva di ciò che accade all'esterno. Molto spesso l'unica suggestione sono suoni o magari un notiziario, ma non si vive l'atmosfera vera e propria. Inoltre sarebbe stato interessante, proprio nell'ottica in cui potrebbe non esserci una seconda stagione, conoscere come Elena sia arrivata al potere. Questa visione così stretta all'interno del palazzo del potere è una lente di ingrandimento interessante, ma può togliere spazio allo sviluppo ad alcuni dei temi che The Regime vuole toccare.
Resta comunque una delle migliori serie dell'anno? È presto per dirlo, ma ci si avvicina.
LOL - Chi Ride è FuoriQuarta stagione
Vorrei spendere due parole sulla nuova stagione di LoL - Chi Ride è Fuori, distribuita da Prime Video in due parti l'1 e l'8 Aprile di quest'anno e che ovviamente presentava un nuovo cast, come ogni edizione. Già alla terza stagione si discuteva se il programma stesse ormai subendo un declino e forse viene da chiederselo anche per questi nuovi episodi, che, per quanto mi riguarda, non posso dire di aver trovato così straordinariamente divertenti.
Il compito dei creatori di LOL è di trovare ogni volta dei personaggi che sappiano innescare delle dinamiche appunto divertenti, e questa volta in parte ci sono riusciti, ma siamo ben lontani dagli esordi. Ancora una volta hanno pescato fra vecchie e nuove leve del mondo del cinema, della comicità e della stand up comedy, ma non tutti sono stati convincenti secondo me.
Penso ad esempio a Claudio Santamaria, che segue la strada che aveva aperto l'anno scorso Giovanni Caccamo, rivelandosi sicuramente meglio del suo predecessore ma non all'altezza di competere con chi ha fatto della comicità la propria carriera.
Fra i bocciati ci metto anche Loris Fabiani, che pare sia stato il vincitore di LOL Talent Show: Chi fa ridere è dentro, in pratica il Sanremo Giovani del programma Amazon in cui trovare nuovi partecipanti al programma vero e proprio. Purtroppo non ho capito la comicità del suo Lunanzio, ma in generale l'ho trovato poco proattivo nel creare degli sketch e delle battute davvero efficaci.
Nella sezione giusti ma non eccellenti nei fatti secondo me ci vanno Diego Abbatantuono ed Angela Finocchiaro. Il primo infatti ha quel fare indifferente che sta bene in un contesto come LOL ma che alla lunga probabilmente avrebbe offerto poco. La seconda invece ho trovato che interagisse abbastanza senza però mai aver fatto la battuta o la scena più divertente in assoluto. Lei stessa ammetterà di aver preso in prestito una gag dal LOL tedesco.
Non mi è dispiaciuta Aurora Leone per la sua capacità di controbattere alle battute altrui, ma purtroppo non ha secondo me dei personaggi o delle capacità forti per competere con comici più rodati.
Penso ad esempio a Lucia Ocone, che col suo talento di caratterista, e portando i suoi personaggi storico come Veronika, è riuscita a dare molto a questa quarta stagione di LOL Chi Ride e Fuori, senza però essere sempre in mezzo a rompere le scatole a tutti, e sulla stessa barca ci posso mettere anche Giorgio Panariello. Una scoperta la vena comica di Maurizio Lastrico, che dopo Call My Agent sembra aver trovato il suo momento per emergere e credo che se la sia cavata, al netto del fatto che non ha portato uno sketch o un personaggio specifico, ma fosse tutto a braccio, e che anche lui non mi abbia fatto rotolare via dalla sedia per le risate.
I miei preferiti sono stati invece Rocco Tanica, che ha saputo portare il nonsense, le battute più o meno preparate unite a quelle estemporanee, e Edoardo Ferrario che non conoscevo bene, ma ha saputo davvero tenere testa anche a comici più rodati di lui e sempre in modo brillante.
Per quanto riguarda invece i presentatori resta una incognita per me perché continuino a mettere in mezzo Frank Matano e Lillo, i quali non danno nulla di davvero diverso e appunto divertente al programma. Fedez invece se la cava ancora bene, fa il suo, non strafa.
Ne esce una stagione di LOL Chi Ride e fuori secondo me non sgradevole nel suo insieme ma un po' sottotono, non in grado, anche questa volta, di portare materiale memabile o particolarmente originale, o di competere con le prime stagioni.
La quinta stagione è stata confermata da Prime Video, quindi vedremo.
Ho visto mezza puntata sia di The Regime che dell'ultimo LOL. Abbandonati senza rimpianti. E se anche Ripley continua a far sfoggio di estreme accativanti fotografia e montaggio ma perdendosi dietro lungaggini narrative superflue, farà una brutta fine pure lui. ;)
RispondiEliminaStai facendo un carneficina 🤣 Ripley lo sto vedendo ma concordo: è lento
EliminaQuesto multiverso di stilisti usciti negli ultimi tempi non mi attira, ha quell'alone di seriosità che si sposa male con la primavera. Punto allora sull'ironia di The Regime e darò un'occhiata a LOL, il cast dovrebbe farmi capire in poco tempo se vale la pena resistere fino alla fine.
RispondiEliminaQuanto a Ripley che commentate qui sotto, a me è piaciuto davvero tanto, anche nella sua lentezza :)
Hai ragione sono serie che sanno poco di primavera. The Regime e Lol sicuramente meglio per la stagione, ma la prima è comunque cupa.
EliminaRipley vedremo più avanti :)
Vedrò comunque LOL, ma ecco la conferma che The Regime non posso perdere ;)
RispondiEliminaMerita sicuramente almeno una chance!
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