Rinnovi e novità: cosa boccio e cosa promuovo (nonostante tutto!)

 Ritorno al genere forse per me più congeniale, quello che alla fine mi stuzzica di più, ovvero il thriller, specie se contaminato da altri generi e stili. Ho a proposito due serie tv nuove terminate da pochissimo che sono arrivate in streaming quest'anno, e che hanno un po' le stesse vibes, seppur ovviamente con toni, stili, argomenti e luoghi differenti. Vorrei promuoverle a pieni voti, ma ognuna ha i suoi punti deboli. 



True Detective: Night Country
Quarta Stagione

Ci sono voluti 5 anni prima di vedere una nuova stagione di True Detective e devo ammettere che così tanto tempo sembra non essere servito per creare una serie tv in grado di competere con le stagioni precedenti, ma solo a farmi dimenticare cosa esattamente sia successo appunto negli altri episodi.

Toccare le vette raggiunte dalla prima stagione non è un'opera semplice, non solo perché quella la conosciamo già e quindi non ne saremmo stati più sorpresi, ma anche perché erano tempi diversi e azzeccare la formula esatta non è sempre scontato. Fare peggio della seconda, che credo di aver completamente rimosso dalla memoria se non per la sgradevole sensazione che mi ha lasciato, sarebbe stato difficile, ma superare la terza stagione, che per quanto accettabile non era affatto esente da pasticci, era l'auspicio che mi auguravo per True Detective, ed invece non ce l'hanno purtroppo fatta, non solo in confronto con i cicli precedenti, ma anche presa a se stante.

Night Country, in onda su Sky e Now dal 15 Gennaio al 19 Febbraio, ci porta oltre il circolo polare artico, in Alaska, un luogo che definire inospitale forse è fargli un complimento, e siamo alle soglie dell'inizio di una lunga notte, non solo perché non ci sarà sole per i prossimi sei mesi, ma anche per quello che sta per venire alla luce. Il capo della polizia locale Liz Danvers (Jodie Foster) e l'ex poliziotta Evangeline Navarro (Kali Reis) devono infatti indagare sulla scomparsa di 8 scienziati da una stazione di ricerca. Non solo un caso complicato per appunto le condizioni difficili del luogo, ma anche perché Navarro inizierà a trovare collegamenti fra questo e un altro caso che le sta molto a cuore avvenuto qualche anno prima. Da qui si dipaneranno i tentativi di chiarire la faccenda, fra visioni, leggende del luogo e persone poco collaborative, ma anche drammi e traumi personali di vario genere.

Insomma True Detective 4 aveva tutte le caratteristiche e gli elementi, reali e soprannaturali o presunti tali, che potessero non solo avvicinare i nuovi episodi alla prima stagione, ma costruire un universo e una storia che potessero tenere incollato lo spettatore (in questo caso il sottoscritto) con un crime efficace, ma non ci sono riusciti.
Un poliziesco me lo immagino sempre come un puzzle che può essere più o meno complicato, e che magari stratifica sempre più i suoi tasselli. In True Detective Night Country sembra invece che non hanno appunto montato i pezzetti volta per volta, ma abbiano buttato tutta la spiegazione della vicenda principale alla fine, fornendo sicuramente sia una risposta che potrei dire concreta e "scientifica", ma anche più sospesa, per non dimenticare quella vena esoterica che la serie vuole avere.
Peccato però che fra il primo e il sesto ed ultimo episodio (sì, questa stagione è più breve) intercorre tanta roba che su di me non ha avuto alcun appeal, che spesso è sembrata buttata a caso, con storyline secondarie scarse, come può essere il rapporto fra il giovane agente Peter Prior e il padre, e che mette in ombra l'indagine vera e propria. 

Quella costruzione del puzzle diventa così scarsamente coinvolgente, dovendo raccogliere bricioline di quello che davvero invece interessa, non solo in prospettiva delle più intricate stagioni precedenti, ma anche come serie poliziesca vagamente horror presa a se stante. Intendiamoci: le riflessioni metafisico-filosofiche di Matthew McConaughey e quell'intreccio fra diverse linee temporali non era roba semplice da seguire e ti lasciava indubbiamente con un grosso punto interrogativo perché sapevi che c'erano cose più grandi di te e della serie stessa a cui trovare delle risposte non sarebbe stato semplice per nessuno. Le poche domande lasciate da Night Country sono invece vaghe, generiche, flosce e poco avvincenti, come vi dicevo per Anatomia di una caduta senza andare lontano, non sono di certo stato insonne nel cercare di risolvere questi intricati enigmi che la serie lascia sospesi qui e lì.

Mi sta anche bene la deriva femminista che non si esplica solo col fatto che abbiamo due protagoniste donne ma che non spiego perché farei spoiler, e il lavoro svolto per creare la serie non mi è dispiaciuto, anche se appunto muovendosi in maniera lineare e non dovendo gestire salti temporali troppo complicati. Il cast, capitanato da Jodie Foster, funziona, anche se sono tutti abbastanza piatti, senza subire una grande evoluzione da inizio a fine o fornirci un range emotivo ampio. Ma soprattutto avrei articolato di più i dialoghi ché basarli su costanti imprecazioni per farci capire quanto possa temprare la vita al buio e al gelo, non è proprio di quanto più stupefacente ci si possa aspettare.
Per il resto invece la delusione di True Detective: Night Country è stata cocente, e mi è stata confermata anche da chi non aveva come metro di paragone le passate stagioni. 



The Woman in The Wall
Miniserie

Indubbiamente ha avuto meno risalto rispetto a True Detective, ma The Woman in The Wall non solo ne condivide il genere drammatico-investigativo, ma anche alcune vibrazioni, soprattutto nei primi episodi.
Andata in onda su Paramount + dal 20 Gennaio al 24 Febbraio di quest'anno, in questo caso conosciamo una storia più che reale, ovvero quelle delle case Magdalene in Irlanda. In questi istituti, gestiti dalle suore, venivano accolte giovani ragazze che erano state ripudiate dalle famiglie per ragioni più disparate, dalle gravidanze indesiderate al di fuori del matrimonio, ad un aspetto ritenuto non gradevole o eccessivamente apprezzato, passando per una serie infinita di circostanze ed atteggiamenti ritenute immorali. Qui le ragazze vivevano una vita rigorosissima, chi partoriva ovviamente non poteva custodire il bambino, e venivano sfruttate in delle lavanderie, così da far guadagnare questi istituti. Starete pensando ad una situazione isolata nel tardo Medioevo, ed invece queste lavanderie della Maddalena sono nate intorno alla metà del '700 e solo nel 1990 la bolla è scoppiata e molte di queste storie sono venute allo scoperto.

The Woman in The Wall racconta la storia di Lorna Brady, una di quelle ragazze vissute in una di queste lavanderie e tormentata da ciò che le è accaduto, ma soprattutto dalla perdita della figlia, che all'epoca le dissero essere morta. Lorna ovviamente cercherà sempre la verità, ma questo la porterà ad essere ritenuta folle dagli abitanti di Kilkinure (paesello inventato, per quanto suoni realistico). Questo almeno fino a quando un investigatore non si metterà ad indagare proprio su Lorna, ma questo porterà alla scoperta di altre verità su ciò che è successo nelle case Maddalene, ma anche ad una donna scomparsa che Lorna crede di aver nascosto in casa sua. O era solo una delle tante allucinazioni che la assillano?

Sebbene l'inizio non lasci ben sperare, sembrando un po' troppo caotico e allucinogeno, The Woman in The Wall è una di quelle serie che si seguono abbastanza volentieri, che tutto sommato porta in scena sia una orribile storia realmente avvenuta, che già basta a creare secondo me tensione, sia una seconda storyline sempre investigativa.

In realtà i filoni da seguire sono più di due, ad esempio c'è la storia del poliziotto Colman Akande (Daryl McCormack, da Il piacere è tutto mio) che racconta un'altra faccia di ciò che accadeva nelle case Maddalene, ma diciamo che molti confluiscono in un'unica linea.
Se per quanto concerne la romanzatura del fatto di cronaca riescono bene nel creare una storia coinvolgente e credibile da inizio a fine, non posso dire lo stesso della secondo livello narrativo, ed in effetti il problema è proprio la donna che sta nella parete, che poi dà il titolo al tutto. Anche qui non voglio farvi spoiler ma se nel corso degli episodi tutto sommato c'è un intreccio che si aggroviglia, e che man mano viene dipanato, lasciano che sia un lungo spiegone nella puntata finale a chiarire cosa sia successo alla donna scomparsa, un po' come in True Detective.

Ora, a parte il fatto che questa scelta può risultare poco appagante, perché mi devi dare qualche indizio anche prima, ma anche scoprire il mistero non è stato poi così convincente, visto che qualcosa non torna comunque. Vi posso solo dire, qualora vogliate recuperare The Woman in the wall, che secondo me non è del tutto logico e credibile quel che accade, e che magari avevano anche una buona idea ma l'hanno sviluppata male.

Tralasciando però questo, ci sono altri problemi minori. Nel corso della stagione infatti si vede una mancanza di idee originali, che si traduce nell'applicazione di alcuni degli stilemi del genere crime, che abbassano un po' il mio voto finale semplicemente perché visti e rivisti: la "matta" del villaggio, visionaria e violenta, prima scarsamente creduta che improvvisamente ritrova lucidità, l'investigatore troppo coinvolto che viene allontanato dal caso a cui si sta occupando, il poliziotto prima reticente e che vuole chiudere in fretta le indagini, che poi diventa collaborativo, e potrei continuare con gli esempi. 
Il risultato, al netto di queste criticità, secondo me è apprezzabile, anche perché abbiamo a che fare con solo sei episodi che hanno una buona fluidità, e c'è Ruth Wilson nei panni di Lorna che fa sempre un ottimo lavoro nel trasformarsi nel personaggio che deve interpretare, insieme ad un cast che se la cava altrettanto bene. I paesaggi irlandesi poi si prestano non solo per la loro bellezza ma anche per quel fascino e quel sapore mistico che ha quella terra e le tradizioni che racconta.




6 commenti:

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  1. True Detective mi ha convinto un filo più che a te, sarà per le atmosfere e per i personaggi, più che per il caso in sé.
    La mia memoria è così scarsa che ricordo la terza stagione come bellissima, dovrei andare a rivederla/rileggermi.

    Mi sono vista anche la donna nel muro, titolo che purtroppo fuorvia non essendo lei al centro della storia. Si difende, ma ha dei cali e degli eccessi che non me l'hanno fatta apprezzare appieno. Ne parlerò presto ;)

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    1. Devo dire che anche io mi sono dovuto rileggere sulla terza di True Detective, perché ricordavo che fosse valida, ed invece era solo migliore della seconda, e in generale della media delle serie tv crime.

      Ti leggerò per TWITW, sono curioso di sapere la tua!

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  2. Con True Detective mi sono arenata alla quinta puntata per mancanza di tempo. Le prime due puntate mi hanno folgorata, poi il ritmo mi è parso andare un po' calando, anche se adoro Jodie Foster e l'aria "horror" che si respira. Vedremo come finirà.

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    1. È stato uno dei problemi che ho riscontrato anche io come dicevo: impostano più o meno la storia nei primi 2 episodi circa e poi fino al sesto è tutto un riempitivo, fino ad arrivare (non penso sia uno spoiler) allo spiegone finale. Ti manca poco ormai, ce la puoi fare a concludere 😄

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  3. Non mancherò con True Detective, ma all'altra direi decisamente di no.

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