Si accodano ai recuperi delle scorse settimane anche queste due serie tv in streaming su Netflix che ho visto alla spicciolata, e sarà il leit motiv anche delle prossime recensioni perché mi sto dedicando ai titoli lasciati indietro e degli anni precedenti, mentre aspetto che escano altre novità o semplicemente che termino quelle serie ad uscita settimanale. Insomma, tutta roba di cui non ve ne importa nulla, ma per contestualizzare come mai stia parlando ora di questi due titoli.
TorePrima stagione
No, Tore non è l'abbreviativo di Salvatore come molti del sud Italia sarebbero propensi a pensare, ma è il protagonista di una serie tv svedese, scritta ed interpretata da William Spetz e rilasciata su Netflix il 27 Ottobre dello scorso anno.
Tore è un ragazzo di 27 anni, eppure il suo aspetto e il suo atteggiamento sembrano suggerire subito una certa immaturità. Sarà la perdita del padre, a seguito di un assurdo incidente a far scattare in lui un'onda emotiva che non sarà semplice da decifrare. Tore infatti decide di lanciarsi a pesce in tutte quelle cose che fino a quel momento non aveva fatto, come scoprire e vivere la sua omosessualità attivamente, ma anche frequentare locali e provare droghe. Tuttavia, dall'altro lato, non sarà per lui semplice elaborare il lutto visto che tenterà tutte le strade pur di non affrontarlo e attraversarlo.
C'è tanta roba in questo Tore, ed è tutta concentrata in una serie tv da 6 episodi che sfiorano la mezz'ora e che vorrebbero trattare tante tematiche, non solo appunto l'elaborazione di un lutto molto forte e improvviso, quindi causa anche ad alcuni dubbi e non detti, ma anche la scoperta della propria identità più profonda, delle proprie emozioni, della sessualità e il valore dei legami in senso più ampio. Il tutto oscillando fra la commedia e il dramma, senza però mai affondare in uno o nell'altro genere, anche perché il tempo non lo concede, complice, purtroppo, il fatto che Netflix preferisce inserire scene ad effetto (qualunque esso sia) più che concentrarsi su una narrazione solida e costante.
Ma la storia di Tore resta comunque agrodolce, ci sono momenti in cui fa tenerezza, ed altri in cui difficilmente si può tifare per lui, e nel suo insieme porta sullo schermo momenti di sincerità e realisticamente crudi. Ho anche apprezzato che non ci sia uno sguardo morboso sul mondo LGBTQ+ ma sia quasi collaterale all'evoluzione di Tore.
Resta però una serie tv che non riguarderei e che speravo mi colpisse di più, visto che mi sono mancate alcune cose: il personaggio di Tore infatti ha spesso reazioni esagerate e mancanti di un contesto. Se ci fosse stato un maggiore spazio e approfondimento su ad esempio quello che era il rapporto col padre, le discussioni pregresse, avremmo potuto capire come mai, pur essendo arrivato a 27 anni, Tore fosse ancora "indietro" nelle tappe della vita, ma soprattutto nelle sue reazioni rispetto a quello che gli accade. Per come ci viene raccontato, e quindi non per quello che noi possiamo estrapolare dalla storia, sembra un ragazzo estremamente immaturo, incapace anche di prendersi responsabilità molto semplici, quasi fosse un adolescente, e per questo, vi dicevo, non sempre si può empatizzare con lui.
In ogni caso la storia di Tore trova una sua conclusione, o meglio un senso di compiutezza e di evoluzione del personaggio, in questa prima stagione, e non ho letto di conferme per una seconda quindi va bene così.
Tutta la luce che non vediamo (All the Light We Cannot See) Miniserie
Tutta la luce che non vediamo è un racconto abbastanza lineare di due giovani che vivono, durante la Seconda Guerra Mondiale, due realtà differenti, destinate però a incontrarsi. Da un lato c'è Marie-Laure (Aria Mia Loberti) una ragazza francese e cieca, che con lo scoppio della guerra è finita per essere allontana dal padre, ma attraverso la trasmissione radio, cerca di collaborare, mandando dei messaggi in codice ai compatrioti e agli alleati, attraverso la lettura di alcuni brani classici.
Dall'altro lato c'è Werner Pfennig (Louis Hofmann, cresciuto bene da Dark), che invece è costretto a collaborare con il Terzo Reich, sotto la minaccia che la sorella possa subire delle ritorsioni, assoldato per le sue capacità nel costruire radio e conoscere le frequenze. Come se non bastasse la situazione drammatica e tutte le difficoltà della guerra, lo spietato ufficiale nazista Reinhold von Rumpel (Lars Eidinger di Babylon Berlin) è sulle tracce di Marie, convinto che tenga nascosto un cimelio dalle improbabili doti magiche.
Ci sono poi delle buone interpretazioni: forse non sapete che Aria Mia Loberti è davvero una ragazza cieca e non è comune come scelta, e non vi ho menzionato che oltre ai nomi sopra, troviamo gente del calibro di Mark Ruffalo e Hugh Laurie. All the Light We Cannot See però è come se mancasse un po' di anima, e le mie aspettative di un dramma storico si siano scontrate con una deriva più romantica e melodrammatica che non è esattamente ciò che desideravo. È come se avessero enfatizzato certi passaggi, certe reazioni, certi momenti della miniserie, senza però un fondamento emotivo più solido di fondo.
Inoltre, un po' come vi raccontavo per Transatlantic, non ho amato molto la luce e la color correction, spesso troppo calda e avvolgente per li temi che in realtà va a toccare.
Ho letto che molti hanno sottolineato non solo le differenze con il romanzo di partenza, che però non ho letto, ma anche la questione linguistica, visto che in lingua originale tutti parlano in inglese e non ci sono distinzioni, nonostante i protagonisti siano francesi e tedeschi.
È insomma una di quelle serie che alla fine ho visto, non mi è pesata, ha alcuni momenti validi e un buon cast, ma non la rivedrei.
Magari a molti piace anche che Tutta la luce che non vediamo abbia questa vena meno storiografica, realistica e più romanzata, di facile approccio e quasi appunto romantico-sentimentale, io mi aspettavo altro.
A me non è dispiaciuto Tutta la luce che non vediamo, e credo che si avvalga anche del taglio a quattro episodi. Un taglio che dovrebbe essere applicato anche alle troppe serie che viaggiano inopinatamente (e noiosamente) su minimo dieci episodi.. ;)
RispondiEliminaQuattro episodi sono anche secondo me giusti, ma non so mi aspettavo qualcosa di diverso, più coinvolgente!
EliminaSperavo di essere più presa anch'io da Tore, che ha buoni momenti, un finale che ha saputo commuovermi ma anche molti "momenti da videoclip" o "momenti da Netflix" a sacrificare qualche approfondimento.
RispondiEliminaNon so quante volte mi sono addormentata nel primo episodio de Tutta la luce che non vediamo, poco interessata, poco coinvolta, l'ho abbandonato nonostante i soli 4 episodi.
Lo capisco, non è una di quelle serie particolarmente avvincenti che riescono a coinvolgere. L'ho guardata e bon, passato oltre
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