Anatomia di una caduta e gli altri film di Febbraio

Non solo commediole romantiche in questo febbraio, ma per fortuna ho visto (e recuperato) anche film più corposi, con storie più intense. Ecco le mie opinioni.


La ragazza più fortunata del mondo (2022)


Titolo originale: Luckiest Girl Alive
Genere: Drammatico, Giallo, Thriller
Durata: 115 minuti
Regia: Mike Barker
Uscita in Italia: 7 Ottobre 2022 (Netflix)
Paese di produzione: Stati Uniti d'America

Tiffany "Ani" FaNelli (Mila Kunis) è una di quelle ragazze che punta in alto nella vita, nell'amore e sul lavoro. Ha deciso di avere il meglio da tutto, cercando un uomo che le potesse permettere agi e lussi, ma anche impegnandosi nella carriera, non tirandosi indietro nell'essere scomoda e irriverente. Eppure Tiffany è perseguitata da quanto le è accaduto da adolescente, ne ha continui flash e la creazione di un possibile documentario proprio su quella vicenda potrebbe smontare la sua aurea di donna perfetta. La sua maschera sta cadendo, le sfuggono sempre più battute fuori dal copione, e la linea fra finzione e realtà si è sempre più assottigliata, e Ani ormai è sull'orlo del precipizio, con una emotività che non riesce più a controllare. Come potrà uscirne?

Era da diverso tempo che volevo vedere Luckiest Girl Alive, che è arrivato su Netflix nel 2022, e che è tratto da un romanzo omonimo di Jessica Knoll, ed anche se sono arrivato tardi penso di poter dire che mi ha soddisfatto. Mi è piaciuto infatti come in principio il personaggio di Tiffany resti ambiguo, ed in generale la sua figura non sia mai immacolata, ma si percepisce comunque come la sua esperienza e si suoi traumi non vengano compresi dalla società ma anche da chi le sta vicino e dovrebbe amarla. Ho trovato poi interessante che ci sia un crescendo narrativo, ma senza scadere a tutti i costi in rivelazioni shockanti o colpi di scena inattesi. Perché in fondo quello che accade non porta tanto ad un cambiamento esteriore (che comunque ci sarà) ma ad un mutamento interiore in Ani, che troverà la sua strada e sceglierà una maggiore sincerità.

Mi sono anche piaciute le interpretazioni di Mila Kunis e Chiara Aurelia (l'avevamo già vista in un ruolo in parte simile in Cruel Summer), che non caricano mai i loro ruoli e la drammaticità che richiedono, ma sanno rappresentare le sfumature che Ani racconta. 
La ragazza più fortunata del mondo è però un film di Netflix e come tale non può non lasciare qualche perplessità. Oltre al fatto che la storia di Tiffany sembra davvero piena di drammi, forse anche troppi per una persona sola (anche se poi la vita può far schifo a volte), e che alcune linee narrative e personaggi restano sospesi, mi è sembrato che alcune volte il film si ripetesse, e che in generale risultasse un po' troppo costruito, pulito, e impacchettato.

Penso che il tema del victim blaming venga raccontato molto meglio in Una Donna Promettente, che è tanti scalini più sopra rispetto a La ragazza più fortunata del mondo. Anche i personaggi secondari mi sono sembrati molto unidimensionali, soprattutto il fidanzato di Tiffany/Ani, interpretato da un ingellato Finn Wittrock, il cui rapporto con la protagonista secondo me è trattato in modo un po' superficiale. Ad esempio a me non è sembrato che chiarissero cosa lui sapesse del passato di Tiffany.
Resta però un film promosso, con una discreta intensità, che si segue volentieri e che non mi ha annoiato. 


Felicità (2023)


Genere: Drammatico, Commedia
Durata: 104 minuti
Regia: Micaela Ramazzotti
Uscita in Italia: 21 Settembre 2023 (Cinema)/ 3 Febbraio 2024 (Sky/Now)
Paese di produzione: Italia

A Febbraio di quest'anno è arrivato su Sky il primo film scritto e diretto, oltre che interpretato, da Micaela Ramazzotti, con il titolo di Felicità, che racconta uno spaccato contemporaneo.
Desiré (Ramazzotti appunto) e Claudio (Matteo Olivetti) sono due fratelli, molto simili ma molto diversi: la prima infatti a fatica si è in parte emancipata da una famiglia antiquata, disfunzionale e oppressiva, mentre il secondo è ancora troppo influenzato dal padre e dalla madre (Max Tortora e Anna Galiena) e questo spingerà il ragazzo in uno stato emotivo molto complicato. Sarà solo Desirè a capire che il fratello ha bisogno di un aiuto psicologico serio, mentre i genitori cercheranno di sminuire la cosa.

Felicità è un film che ho visto volentieri ma che non rivedrei perché secondo me manca di un quid, di un nervo, di quel pugno allo stomaco che un po' ti aspetti da temi così seri ma anche così vicini a noi tutti i giorni. Non posso dire che mi sia annoiato, ma è come se alla fine non mi abbia lasciato poi molto, non ci fosse nulla su cui potessi soffermarmi o che in qualche modo mi turbasse emotivamente. Con questo non voglio dire che lasci indifferenti, e infatti mi è sembrato strano venisse considerato come commedia, considerando le tematiche e il fatto che si rida molto poco, ma non scava poi così a fondo. Tra l'altro narrativamente parlando mi sembra che alcune parentesi nella storia, seppur secondarie, vengano lasciate sospese, dando ancora di più un senso di linearità e prevedibilità che non aiuta.

C'è però di peggio: se il cast infatti se la cava molto bene nei vari ruoli, alcun personaggi mi sono sembrati troppo didascalici. Penso soprattutto ai genitori dei due ragazzi, che anche nei dialoghi devono, in vari modi, sottolineare la loro ottusità.
O ancora, il rapporto fra Desirè e il suo compagno (interpretato da Sergio Rubini) non ho capito dove volesse andare a parare e quale fosse poi alla fine il motivo per così tanta litigiosità.

Il mio pensiero è che Felicità probabilmente non avrebbe funzionato per me nella visione al cinema, mi sarebbe sembrato ancora più scialbo e magari noioso, ma soprattutto incapace di trovare una chiave di lettura che possa rendere ancora più potente questa storia. Nulla da eccepire invece sulla prova da regista di Micaela Ramazzotti, anche se non ho trovato una grande creatività o idee originali, mi è sembrato tutto abbastanza pulito e ordinato. 



Anatomia di una caduta (2023)


Titolo originale: Anatomie d'une chute
Genere: Thriller
Durata: 150 minuti
Regia: Justine Triet
Uscita in Italia: 26 Ottobre 2023 (cinema)
Paese di produzione: Francia
Si è già aggiudicato una Palma d'Oro e due Golden Globe fra gli altri premi, e cinque candidature all'Oscar, e anche per questo Anatomia di una caduta sta facendo chiacchierare. 

Una produzione francese con protagonista Sandra Hüller nei panni di Sandra Voyter, una scrittrice che vive col marito Samuel e il figlio Daniel, che ha soli 11 anni ed è ipovedente. Improvvisamente però Samuel viene trovato morto davanti al loro chalet in montagna, a seguito molto probabilmente di una caduta dal piano a cui stava lavorando. Sarà la moglie la prima indiziata, ma è stata realmente lei ad uccidere l'uomo o solo un incidente?

Non so se qualcuno pensi che faccia il bastian contrario per partito preso, ma per me, guardare film o serie TV che alla fine non mi convincono, non è proprio appassionante, anzi direi più una perdita di tempo. Purtroppo devo farlo ancora anche nel caso di Anatomia di una caduta, perché onestamente non ho trovato le caratteristiche di un film pluripremiato. La storia si lascia seguire senza problemi, e se magari avessero alleggerito la durata 20 minuti lo avrei trovato ancora più scorrevole. Inoltre è ben interpretato sia da Sandra Hüller, che soprattutto dal giovane Milo Machado-Graner.

Tuttavia Anatomy of a fall mi ha dato l'impressione di uno di quei gialli di seconda mano che davano in TV il sabato sera. Sia la messa in scena che la regia infatti non mi sono sembrate così particolari ed affascinanti da ritenerle superiori alla media di altri film della categoria o meno. Dicono che sia stata volutamente scelta una impostazione più spartana e fredda per trasmettere un maggiore realismo, ma a me non solo non è arrivata questa intenzione, ma avrebbe avuto senso se ci fosse stata una differenza stilistica fra le scene. 

Indubbiamente è tristemente attuale come viene condotta l'indagine, la gogna mediatica a cui la presunta colpevole viene sottoposta nonostante appunto non ci siano elementi evidenti contro di lei. Tuttavia tutta la lunga parte in tribunale sembra già vista e quando l'accusa porta come prova uno dei libri di narrativa della protagonista, si arriva al ridicolo. Con la stessa logica George R. R. Martin sarebbe accusabile di chissà quali crimini. 

Tutto il film ruota intorno alla sottile linea che separa realtà e finzione, e soprattutto la percezione personale e soggettiva che abbiamo sui fatti. La stessa Sandra infatti si ritrova a smontare ogni singola accusa fornendo appunto la sua prospettiva sui fatti che le vengono mossi, ma non è così che funzionano centinaia di film? Inoltre lei stessa soffre la difficoltà di esprimersi in francese (o meglio in italiano per la versione doppiata) preferendo l'inglese, ma non vedo come possa rendere le cose particolarmente più complicate, visto che non si scompone mai, non sembra una che si sente incompresa. Non si può nemmeno dire che sia una sola donna contro tanto uomini, perché la stessa giudice è donna.

O ancora, il film ovviamente punta ad un'altra difficoltà di comunicazione e soggettività di percezione, incarnata dal figlio Daniel che è diviso fra l'affetto per la madre e il caos di essere ancora un bambino con una limitazione fisica, ma a me sembra ovvio e scontato che un bambino cieco possa provare sensazioni contrastanti e quindi essere schiacciato dall'emotività una volta interrogato o messo al banco degli imputati.

Anche nella costruzione del rapporto fra Sandra e il marito Samuel, una coppia con le sue complicazioni, non ho notato elementi così distinguibili, non c'è questa dissezione che forse ci sia aspetta delle dinamiche di coppia. Il fatto è che Anatomia di una caduta gioca molto sul non detto, sul non mostrato, e non è una scelta poi così rivoluzionaria, soddisfacente o così innovativa, e secondo me non si nota nemmeno tutta quella sottigliezza che il film vorrebbe mettere in scena.
Alla fine la giuria dà un suo verdetto ma noi spettatori non sappiamo se sia davvero ciò che è accaduto, ma se dicessi che ho passato le notti ad arrovellarmi su questo, mentirei spudoratamente perché onestamente Anatomia di una caduta non mi ha trasmesso nulla, lasciandomi praticamente indifferente. 




6 commenti:

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  1. Anatomia di una caduta avrebbero potuto chiamarlo Autopsia di un cadavere e sarebbe durato come un telefilm. Sopravvalutato.

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  2. A me Anatomia di una caduta è piaciuto molto, l'ho trovato uno dei migliori visto quest'anno in occasione della "Oscar run", un thriller/non thriller di rara pochezza, a livello di personaggi, uno peggio dell'altro tranne quel povero ragazzino. La Hüller è favolosa sia qui che in La zona d'interesse, era un'attrice che non conoscevo e mi ha davvero sorpresa!

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    1. Sull'attrice non posso che essere d'accordo, ma sul film boh, questo fascino non ce lo trovo. Puntare al non detto non mi sembra proprio l'innovazione della storia del cinema

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  3. Anatomia di una caduta è riuscito a convincere anche una malata di crime come me, che storie e vicende simili ne ha trovate. Non pensare a The Staircase è stato difficile, ma sono stata risucchiata dalla freddezza della regia, dalla sceneggiatura che non sbava.
    Ma capisco che possa sembrare poco originale, a tratti l'ho pensato anch'io.

    Felicità l'ho perso a Venezia e l'ho perso al cinema, continua a non ispirarmi e non mi stai facendo cambiare idea :)

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    1. Anatomia di una caduta mi è sembrato più che poco originale, direi scolastico. Mi hai ricordato che The Staircase sta parcheggiata da chissà quanto in attesa e ancora non l'ho vista.

      Felicità può restare tranquillamente fra i film da non recuperare.

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