Dopo Assassinio a Venezia, abbiamo fatto un'altra capatina al cinema non senza fatica. Ho dovuto infatti un po' inseguire la visione di Jeanne du Barry - La favorita del re perché lo avevano piazzato ad orari improponibili, ma alla fine ce l'ho fatta.
Titolo originale: Jeanne du Barry Genere: biografico, storico, drammatico Durata: 113 minuti Regia: Maïwenn Uscita in Italia: 30 agosto 2023 (Cinema) Paese di produzione: Francia, Belgio, UK |
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Non credo serva che racconti la storia di Marie-Jeanne Bécu, che poi divenne contessa du Barry, perché è possibile leggerla su qualunque libro di storia: lei, che da umili origini, riesce ad emergere grazie a bellezza e sensibilità, conquistando il cuore di Re Luigi XV e diventando una delle figure più potenti ma anche una delle più controverse all'epoca, al punto da essere associata profondamente alla posizione dei regnanti, e farne la stessa fine.
Questa Jeanne du Barry diretta ed interpretata dall'attrice e regista francese Maïwenn non è però una storiografia dettagliata della figura della favorita del sovrano in un determinato contesto socio politico, ma punta molto di più al lato personale, romantico, intimo e interno, di una ragazza, poi donna, che appunto ha fatto di tutto per trovare la sua posizione nel mondo.
Non che venga meno lo sfarzo di Versalles, anzi: la fotografia, i costumi, la pomposa magnificenza estetica dell'epoca è secondo me ricostruita alla perfezione. Jeanne du Barry è anzi un film luminoso, spesso caldo e morbido. Mi aspettavo però, lo ammetto, che avessero riuscito a focalizzare meglio la posizione della favorita nella scala sociale, anche perché tutti a corte gridano allo scandalo non appena si palesa la contessa, specie le figlie del re, ma probabilmente avrebbe avuto più senso se avessero contestualizzato il potere che poteva avere la favorita.
Questa Jeanne du Barry invece è più una eroina sognante, naïve, spontanea, romantica appunto, che punta ad essere sempre se stessa, e credo che comunque funzioni perché mi ha coinvolto anche emotivamente, pur con la consapevolezza che nella realtà ci fosse una maggiore furbizia e consapevolezza nel muoversi nello scacchiere della corte francese.
La mia emotività è scaturita proprio dal fatto che il film spoglia (a volte anche fisicamente, come nel primo incontro fra Luigi e Jeanne) dagli orpelli reali i suoi personaggi, lasciandoci la storia di un amore sincero e reciproco, e di una donna che alla fine si è ritrovata incastrata in uno schema molto più grande di lei, venendone in qualche modo fagocitata.
In maniera più sotterranea, senza diventare un manifesto di wokismo, Jeanne du Barry – La favorita del re parla anche di indipendenza, specie in una corte in cui il re rappresenta il sole, come aveva imposto Luigi XIV, intono a cui girare, dando alla protagonista dei tratti un po' più contemporanei, ma senza dimenticare la sua epoca (vedi ad esempio il rapporto col suo paggio di origini bengalesi Zamor).
In questo senso ho trovato tutto sommato valida e gradevole l'interpretazione di Maïwenn, e più in generale il cast non mi è sembrato affatto male.
Johnny Depp ad esempio ci dà appunto anche lui un Luigi XV più umano, ma è inevitabile che la sua figura ne esca comunque male, visto che sembra (come in fondo era) più concentrato ai suoi affari di letto che alla politica. Non è il ruolo della vita per l'attore, non abbiamo una caratterizzazione così dettagliata, ma visto il caos nella sua vita privata e pubblica, potrebbe essere la giusta strada da seguire.
Non tutti gli attori però se la cavano bene, vedi il robotico Delfino/ Luigi XVI di Diego Le Fur (che ok, è giovanissimo, ma alla sua età ci sono attori che spaccano). Ottimo invece Benjamin Lavernhe nel ruolo del primo valletto del re.
Proprio con Depp posso aprire le porte a quello che invece non mi è piaciuto di Jeanne du Barry, ovvero la dimensionalità dei personaggi, che risultano tutti poco approfonditi e quindi poco coinvolgenti.
Prendo ad esempio Madame du Barry, che è la principale: è vero che ci raccontano buona parte della sua vita, ma è molto spesso il voice over ad avere la meglio, con la conseguenza che risulta quasi documentaristico e non più cinematografico, e capirei se qualcuno non dovesse appassionarsi alla sua storia (o a quella che ci raccontano).
Un minutaggio leggermente ridotto, specie nelle parti in cui Marie-Jeanne Bécu imparò tutti i dettami di corte per diventare la favorita, non mi sarebbe spiaciuto.
Jeanne du Barry si colloca un po' sotto le mie aspettative, ma è un film che secondo me comunque riesce nel suo intento, che non è un capolavoro (e nemmeno forse si presenta come tale) e che ho visto volentieri.
Questo lo guarderei persino io che non guardo nulla.
RispondiEliminaPerò a casa, niente cinema.
Ciao! Come mai non guardi nulla? 🤔
EliminaComunque non credo tarderà ad arrivare in streaming
Ho qualche difficoltà di concentrazione e a rimanere ferma a lungo seduta.
Eliminaah ok, comprensibilissimo allora!
EliminaPur con tutti i difetti che hai citato, presenti e riconoscibili, a me è piaciuto parecchio, ma sono di parte, adoro l'epoca trattata.
RispondiEliminaAnche io, amando il genere e l'epoca, difficilmente lo avrei bocciato in toto
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