Tár e Oppenheimer: cosa penso dei film più chiacchierati

Arrivo indubbiamente tardi rispetto anche a chi ha solo una media passione cinematografica, per dirvi la mia su due film molto intensi e molto discussi dell'ultimo periodo, ma d'altronde non stiamo qui a far le corse. La verità è che non avevo un ardente desiderio, ma più una pallida curiosità di vedere queste pellicole, ed ha trovato sbocco solo di recente.


Tár (2022)


Genere: drammatico
Durata: 158 minuti
Regia: Todd Field
Uscita in Italia: 9 febbraio 2023 (cinema)/ 3 settembre 2023 (Sky/Now)
Paese di produzione: Stati Uniti d'America, Germania

Dura, inflessibile, severa e precisa fino all'ossessione, Lydia Tár è una direttrice d'orchestra, un "maestro" come vuole essere definita, di grande talento ma con un carattere non facile, che spesso si rinchiude in un divismo altezzoso. D'altronde il suo ruolo, e la fama che ne consegue, l'hanno resa tale. È un po' un cane che si morde la coda: Lydia deve essere così "strutturata" perché ricopre un ruolo che è più spesso ad appannaggio maschile, ma se non avesse questa tempra, probabilmente non riuscirebbe a mantenere la sua posizione nel mondo della musica. È entrata in un sistema e ne è diventata parte integrante, ma la sua carriera, costruita anche con sacrifici, si sbriciolerà quando le sue azioni nella vita privata, diventeranno pubbliche. 
Così Tár si ritroverà coinvolta in uno scandalo, che la obbligherà ad un cambio netto, ma soprattutto che avrà effetti differenti per lei, in quanto donna.

Dopo aver visto Tár ho capito perché se n'è parlato così tanto: in primis l'interpretazione di Cate Blanchett è eccezionale, da inizio a fine, e non l'ho trovata esagerata, forzata o macchiettistica, ma sempre calata nel ruolo di questa donna dalla personalità complessa, divisa fra privato e pubblico. È così brava che sembra quasi si tratti di una storia vera, ed invece è completamente inventato. 
È un film con una regia accurata, raffinata, e che sa muoversi su generi diversi, iniziando con toni drammatici, fino a crescere verso un sapore più thriller, e hanno saputo raccontare questa caduta di Lydia Tár anche attraverso scelte e messe in scena metaforiche ben riuscite.
Credo di aver colto anche il messaggio di fondo, dalla critica alla cancel culture di cui la direttrice è vittima, al doppio standard fra uomini e donne, passando per l'abuso di potere e il classico binomio fra genio e sregolatezza. 


Di base però Tár non mi ha lasciato nulla, anzi sono arrivato alla fine con la consapevolezza che non lo avrei rivisto. È indubbiamente un film lungo, con delle parti che secondo me potevano essere eliminate senza che ne inficiasse il risultato, e con un ritmo che non sempre mi ha convinto. L'ho trovato alla fine un racconto freddo, che non ha saputo trasmettermi quella tensione e quell'incalzare che dovrebbe avere la parte più thriller a cui facevo riferimento, quando la protagonista inizia in un certo senso a perdere la sua posizione e con essa la sua lucidità. Anche i dialoghi mi sono sembrati più rivolti a farci intendere il livello culturale dei personaggi che per essere funzionali alla storia.
Sono arrivato poi al finale in cui il mio coinvolgimento emotivo era pari a zero. Quindi per me Tár è stato quasi una perdita di tempo, come un bel macaron (una metafora che non ci azzecca, ma rende ndr.) perfettamente decorato, ma che al gusto non mi ha lasciato alcun sapore.



Oppenheimer (2023)



Genere: drammatico
Durata: 180 minuti
Regia:  Christopher Nolan
Uscita in Italia: 23 agosto 2023 (cinema)
Paese di produzione: Stati Uniti d'America, Regno Unito


Anche se fosse stato possibile in Italia, non credo che avrei partecipato al Barbenheimer, perché se per Barbie nutrivo una certa voglia di scoprire di cosa trattasse e che approccio avessero avuto, non avevo la stessa scimmia per Oppenheimer. In effetti con la cinematografia di Nolan non ho un rapporto così stretto: sono passato da Dunkirk, che avevo apprezzato, saltando Tenet, e arrivando al suo ultimo film e devo dire che le mie reazioni sono state molto vicine a quelle che ho avuto con Tár.
Penso che tutti ormai sappiate, anche chi come me non ne aveva mai sentito parlare, che Robert J Oppenheimer sia stato il padre della bomba atomica, a capo del Progetto Manhattan che appunto portò al disastro di Hiroshima e Nagasaki. La nuova pellicola del regista britannico, non vuole solo raccontare la vita del fisico, ma sondarne l'animo nel profondo attraverso momenti differenti della sua vita.

In effetti Oppenheimer ha un approccio interessante proprio perché non è una biografia tradizionale e cronologica, ma si muove su più piani temporali, e soprattutto non si limita solo a raccontarci come si arrivò al lancio della bomba atomica, ma concentra molto su quelle che furono le reazioni prima, specie al primo test chiamato Trinity, e dopo, quando il fisico dovrà affrontare le conseguenze del suo lavoro, pubblicamente e privatamente. Qui arriva la parte che più ho apprezzato, perché da sensazioni contrastanti.
Nei panni di Oppenheimer troviamo un Cillian Murphy impeccabile, calato con tutti gli arti all'interno del suo ruolo, ma soprattutto in grado di darci le sfaccettature del suo personaggio, con lati di luce, ma tantissimi lati di ombra, soprattutto sulla consapevolezza che il fisico avesse sulla pericolosità del suo lavoro. Ma c'è anche una parte appunto pubblica che oscilla fra chi celebrava l'operato di Oppenheimer e chi invece giustamente l'ha criticato. 


Inoltre conosciamo un Robert che, come qualunque essere umano, ha lati contrastanti del carattere: sa essere molto forte, ma anche molto debole, a volte tormentato, diviso fra due donne molto diverse fra di loro.
Ho poi trovato stranamente appassionante la parte sul primo test nucleare: Nolan in questo senso riesce a creare un pathos crescente, pur essendo noi consci di sapere quali saranno i risultati di quella prima detonazione. In realtà, e lo vedremo in seguito, il film non si preoccupa di chiarire quali siano state le conseguenze anche solo di questo primo esperimento, anzi secondo me le mette un po' sotto al tappeto minimizzandole. 
Ottimo anche Robert Downey Jr. completamente trasformato nei panni di Lewis Strauss, un politico che voltò le spalle al fisico. 
A parte questi aspetti, devo ammettere che la visione di Oppenheimer per me è stata davvero stancante e straniante. 

Si viene infatti completamente abbattuti da un inizio molto concentrato sulla fisica quantistica, con dialoghi stretti e con una musica di sottofondo costante che rende il tutto ancora più pesante, ma non basta. Infatti Christopher Nolan miscela flashback e flashforward e lo fa con un uso della color correction tutto suo: ho letto infatti che ha voluto utilizzare il bianco e nero per le parti oggettive ed "esterne" e i colori per le parti più soggettive. Una scelta che non so se sia stata apprezzata, ma io, col senno di poi, ho capito che mi ha estenuato. 
Ma forse c'è di peggio, perché in tre ore di film, che è quasi considerabile come un rapimento, non ho trovato approfondimenti su Oppenheimer stesso, su cosa lo abbia spinto a lavorare al progetto, e su quel che sia successo effettivamente dopo. Ci arriviamo noi al fatto che potrebbe essere stato mosso da una voglia di progresso e di risoluzione del conflitto a sfavore dei tedeschi, ma il film lascia tanti punti interrogativi e che sia lo spettatore ad avere già informazioni in mano. 

Lo stesso vale per tanti personaggi secondari (tra l'altro interpretati da attori da A-List) che diventano quasi figuranti nel corso delle vicende, dai tanti fisici illustri che hanno aiutato o si sono confrontati con Oppenheimer, fino alle donne che gli sono state a fianco e che non trovano almeno una bidimensionalità.
L'inghippo io credo sia stato nel voler fare un film che fosse biografico ma non troppo, a cui non dare una ovvia linearità che potesse risultare banale, ma questo ha fatto perdere, secondo me, di chiarezza e di coinvolgimento al film, non lasciandomi poi molto da provare e su cui riflettere davvero.



6 commenti:

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  1. Sapevi che nel 1980 la BBC produsse una miniserie televisiva di sette episodi basata sulla vita di Oppenheimer?
    In quell'occasione il fisico statunitense era interpretato dall'attore Sam Waterston.

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    1. Non lo sapevo! Grazie, chissà se si può recuperare da qualche parte...

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    2. La serie della BBC si svolge grosso modo fra il 1942 (anno in cui Oppenheimer è chiamato dal governo statunitense a dirigere il cosiddetto progetto Manhattan) e il 1954 (anno in cui Oppenheimer è sollevato da ogni incarico a seguito di un'inchiesta promossa dal famigerato senatore McCarthy).

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    3. Sì, è passato moltissimo tempo ma ricordo ancora qualcosa... ad esempio, quando Oppenheimer - dopo il cosiddetto Trinity Test - pronuncia la frase passata alla storia "Sono diventato Morte, il distruttore di mondi"... o quando - a guerra finita - si scontra con la gelosia del collega Edward Teller, l'ostilità dei militari, il delirio di onnipotenza dei politici, la meschinità della moglie.

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    4. Un Oppenheimer più reattivo insomma 😅

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