Ho molte cose da dire su questi due film e purtroppo non sono positive

Mi rendo sempre conto quanto le aspettative siano poi pesanti nel giudizio di un film (o di qualunque cosa opinabile) e che per quanto ci provi a metterle da parte, poi finiscono per influenzarmi. 
Così due film visti di recente sono naufragati sotto al peso di attese mai corrisposte, o quasi.


Giurato Numero 2


Titolo originale: Juror #2
Genere: thriller, drammatico

Durata: 114 minuti
Regia: Clint Eastwood
Uscita in Italia: 14 Novembre 2024 (Cinema)
Paese di produzione: USA


Clint Eastwood firma la regia di un legal drama che ho recuperato un po' in ritardo rispetto alla sua uscita al cinema e che se nel suo insieme non mi è dispiaciuto, ma non riesce a lasciare il segno.

Justin Kemp (Nicholas Hoult) è un giornalista e sta per diventare padre, visto che la moglie Ally (Zoey Deutch) è a pochi mesi dal parto, e un giorno, come capita a molti cittadini americani, viene scelto per far parte di una giuria popolare e vagliare un caso piuttosto delicato. Un uomo, un certo James Michael Sythe (Gabriel Basso), viene accusato di aver ucciso la compagna Kendall e il pubblico ministero Faith Killebrew (Toni Collette) sembra del tutto intenzionata a dimostrare la sua colpevolezza.

I giurati però non saranno dello stesso avviso, dimostrandosi discordi, specie Justin che aprirà un varco verso i suoi colleghi che inizieranno a guardare la vicenda da un'altra prospettiva e ad essere meno sbrigativi. L'uomo infatti sa più di quanto dice, anche se in prima battuta teme sia solo una coincidenza. Allo stesso modo Killebrew inizierà a non essere più certa di cosa sia davvero accaduto quella notte a Kendall.

Non posso dirvi di più sulla trama di Giurato numero 2 perché lo spoiler è facile e credo che un legal thriller vada anche apprezzato per i suoi colpi di scena. In realtà ci sono altre caratteristiche che mi aspetto da questo genere, ovvero un caso giuridico solido che ti coinvolga in tutti i suoi snodi, una buona caratterizzazione dei personaggi e colpi di scena che funzionino, e questo film di Clint Eastwood alla fine è secondo me non spicca in nessuno di questi aspetti. 

È una storia che si segue facilmente, che non so quanto possa essere del tutto realistica visto che, pur non conoscendo benissimo il sistema giudiziario americano, sembra che manchi qualcosa. In particolare il ruolo di Toni Colette sembra più di facciata, mentre sul piano pratico solo alla fine fa quel lavoro che avrebbe dovuto fare precedentemente e lo dice il film stesso: è l'accusa che deve trovare le prove per incastrare il colpevole. Se il processo fosse stato un po' più solido, il testimone oculare che era stato individuato sarebbe durato due minuti e il caso sarebbe stato chiuso o forse non sarebbe nemmeno esistito.


I momenti di suspense non sono così forti, anzi a volte sono prevedibili e non sempre sono riusciti a lasciarmi così impreparato a capire cosa sarebbe accaduto dopo, o dall'altro lato arrivano in modo un po' troppo salvifico per essere credibili. Considerate che dobbiamo farci star bene già la prima casualità per cui Justin si trovi proprio ad essere scelto per questa giuria.
Non aiuta neanche la stilizzazione dei personaggi di Giurato numero 2: Justin è il tipico bravo ragazzo, quasi padre di famiglia che ovviamente si trova davanti ad un forte dubbio morale, e la faccia angelica di Nicholas Hoult rispetta a pieno questo stereotipo. Allo stesso modo tutti gli altri membri della giuria sono racchiusi in degli schemi noti e limitati, spesso appunto stereotipati, e anche accusa e difesa (Chris Messina) non hanno spazio di manovra. 


L'impressione generale che ho avuto è che Juror #2 sia un film molto televisivo, con una regia pulita e semplice ma che non dà molto di nuovo o di particolare. Si coglie il dilemma morale di non sapere come fare a non finire in mezzo ai guai, ma anche non dare la colpa ad un innocente, ed è chiara l'accusa al fallace sistema giudiziario americano, ma Giurato numero 2 come arriva se ne va.



Campo di Battaglia (2024)


Genere: storico, drammatico
Durata: 104 minuti
Regia: Gianni Amelio
Uscita in Italia: 5 Settembre 2024 (Cinema)
Paese di produzione: Italia

Nonostante fosse in concorso per il Leone d'oro, mi è sembrato che il nuovo film di Gianni Amelio sia passato in sordina al cinema, e ne capisco i motivi.

Stefano (Gabriel Montesi, che non avevo riconosciuto in Dostoevskij) e Giulio (Alessandro Borghi) sono due medici che durante la prima guerra mondiale si occupavano di curare i giovani soldati mandati al fronte, e sono anche due amici d'infanzia. Però i due uomini hanno approcci completamente differenti sul lavoro: Stefano è irreprensibile e rimanda al fronte chiunque lui reputi in grado di proseguire la guerra, sapendo che molti di questi si facevano male da soli pur di non tornare a combattere; Giulio invece capisce che quei ragazzi non erano affatto preparati ad un evento molto più grande di loro e deciderà come può di aiutarli. 
Tutto però precipita rapidamente quando la voce che qualcuno sta aiutando gli autolesionisti e la nuova arrivata, l'infermiera Anna (Federica Rosellini) sarà fra quelli che aiuterà a far venire fuori la verità.


Campo di Battaglia, che si inspira ad un romanzo intitolato La Sfida di Carlo Patriarca, ha un incipit che mi è sembrato molto interessante: nonostante il titolo infatti, noi non vediamo mai le classiche scene di guerra, ma il film vuole suggerirci che c'è un'altra lotta che si sta consumando oltre quella al fronte. Infatti pone anch'esso un dilemma morale difficile da chiarire: è meglio agire secondo la legge, secondo le necessità storiche e secondo il dovere, o muoversi attraverso una morale più umana e caritatevole? Sono diciamo queste le sponde opposte che i due protagonisti rappresentano, e infatti Giulio e Stefano hanno anche comportamenti spesso contrastanti.

Un approccio al tema della guerra originale, che poi raccoglie in sé tanti altri spunti, tematiche e sottotesti, ma Campo di Battaglia non riesce mai a uscire da questa piattezza che lo contraddistingue.

Partendo dal fatto che buona parte di queste tematiche, come le discriminazioni femminili in ambito accademico e nell'esercito stesso, visto che ad esempio i siciliani non riuscivano ad ottenere i permessi per tornare a casa essendo troppo lontana dal fronte, non vengono mai sviluppate, c'è altro che azzoppa il film di Amelio. 

È infatti piatta la storia, che non ha mai un guizzo utile a movimentare il ritmo, e il suo sviluppo che diventa inevitabile, così come sono piatte le dinamiche fra i protagonisti. Le buone prove attoriali di un po' tutto il cast infatti non riescono a colmare caratterizzazioni molto limitate alla funzionalità della storia. Ad esempio il personaggio dell'infermiera Anna ne esce secondo me malissimo, ma anche Stefano alla lunga sembra ottuso.

Il tentativo di realismo, mostrandoci ad esempio un esercito fatto di giovanissimi ragazzi inesperti che parlano a stento il dialetto della loro regione, si perde in altre sottigliezze meno credibili, come le barbe perfettamente rasate dopo giorni di agonia su letto in un ospedale militare.

Poi ci sono scelte che non ho amato affatto come ad esempio accennare un vaghissimo (anche questo non sviluppato) interesse amoroso fra i tre protagonisti, ma anche aspetti tecnici, come le musiche poco azzeccate ai fatti, e alcune luci innaturali che facevano un effetto film per la tv. 
Arrivato alla fine Campo di Battaglia, che pure cerca una sua attualizzazione fra appunto la guerra e l'epidemia di febbre spagnola che si consumò in quegli anni, mi aveva lasciato un po' un senso di vuoto, come se mancasse qualcosa, soprattutto una emotività che invece mi sarei aspettato.

3 commenti:

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  1. A me Giurato numero 2 è piaciuto molto. E' vero, non è originalissimo ma mette angoscia per la natura plausibile di ciò che racconta, e per dilemmi morali con i quali è facile immedesimarsi e cominciare a riflettere, ponendosi domande scomode. Inoltre, gli attori sono molto bravi.

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    1. Gli attori sono bravi, è vero, ma a me angoscia molto di più sapere di essere innocente ed essere incolpato ingiustamente, piuttosto che il contrario. Poi dell'homo homini lupus se ne parla da sempre

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  2. Stavolta non ti seguo. Non dico nulla su "Campo di battaglia" (che a me è piaciuto molto), ma qui si parla di stile e il gusto è del tutto personale, alzo le mani. Ma su Eastwood non sono proprio d'accordo: mi pare evidente che il regista non ricerchi la verosimiglianza ma ponga un dilemma morale e ci obblighi a ragionarci sopra. Un dilemma non indifferente.

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