House of the dragon e le altre serie terminate ad Agosto

Pensavo che sarebbe stato un agosto pauco di serie tv, ma fra quelle iniziate e quelle che sarebbero terminate nel corso del mese, non mi sono mancati titoli interessanti da vedere e quindi ecco il punto della situazione.


House of The Dragon
Seconda stagione

Ci sono voluti due anni per avere una seconda stagione di House of The Dragon, il prequel di Game of Thrones, che non era esattamente fra le serie tv che stavo più attendendo.
Il fatto è che la prima stagione, per quanto avesse l'allure di quella che comunque fu una delle migliori serie degli ultimi anni, era ben lontana dai fasti che furono, portando sullo schermo una storia che non aveva il nervo del GOT originale.
La seconda stagione di House of The Dragon è forse la pezza peggiore del buco, visto che si continua narrativamente sullo stesso schema, con la contrapposizione fra Aegon II Targaryen e sua madre Alicent Hightower (Olivia Cook) e Rhaenyra Targaryen (Emma D'Arcy) con i suoi draghi e i suoi alleati convinta che sia lei la reale proprietaria del trono. 
Nel mentre c'è anche un tormentato Daemon (Matt Smith) che fa un po' i fatti suoi mentre viene perseguitato da visioni del futuro.

Messa così, seppur in maniera semplicistica e stringata per evitare spoiler, sembra che la trama brulichi di momenti interessanti, ma la verità è che House of The dragon 2 è ancora più tediosa della prima stagione. Al netto di un quarto episodio in cui c'è finalmente un po' di azione, il resto è tutto un discutere sul da farsi, un organizzare costante questa benedetta guerra o come evitare eventualmente che si scateni. Come se non ci fosse una vera e propria trama, ma ognuno delle pedine racconta la sua brama di potere e ordisca il proprio piano di rivalsa. 
Alcuni di questi dialoghi e confronti sono davvero ben fatti, intensi, incisivi e mi è sembrato che anche la recitazione fosse un pelo più precisa (ad eccezione di Matt Smith che è sempre perfetto), ma a livello fattuale io mi sono spesso annoiato.
Più che voler proseguire sia nello sviluppo dei personaggi che in quello della storia, sembra che questa seconda stagione voglia tenere tutti i suoi protagonisti al calduccio, in salvo, ben tutelati, non sia mai che si spaventino.


Si annulla così la tensione, quel senso di pericolo e quella percezione che tutto possa cambiare all'improvviso per una visione quasi confortante.
George R. R. Martin e Ryan Condal preferiscono mettere in reale pericolo giusto quei personaggi come Rhaenys Targaryen, che per quanto forse una delle più savie e determinate di tutta la baracca, alla fine non ne spostava gli equilibri generali.

Io sono poi fra quelli che non ricordano ogni singolo dettaglio, nome o collegamento, perché le serie tv le guardo in modo tranquillo, senza il taccuino a lato per appuntare tutto, e inoltre non ho la base dei libri, ma non credo che in questa seconda stagione tutte le trame e gli archi narrativi siano stati chiariti e portati avanti senza vuoti.

Ma in generale non puoi farmi una stagione in cui l'unico momento saliente arriva alla fine e non ce lo mostri nemmeno, perché è anticlimatico visto che resti con un pugno di mosche in attesa di quella battaglia che per sette episodi non si è vista. La sensazione che ho avuto è che magari avessi capito male e che ci fossero altre due puntate da vedere, e invece no, schermo nero e una lunga attesa di almeno due anni in vista della terza stagione. 

House of the Dragon 2 alla fine è stata una stagione di passaggio in vista del terzo capitolo, senza però saper del tutto intrattenere e convincere, e che inguaia il futuro della serie: se poco poco non è epica come dovrebbe e ci si aspetta, allora sarà un vero flop.


Tierra de Mujeres - Intrecci di vite 
Miniserie


Prodotta e interpretata da Eva Longoria, Tierra de Mujeres è disponibile su Apple Tv+ ed è terminata lo scorso 24 luglio dopo l'uscita a cadenza settimanale. 
Ispirandosi vagamente al romanzo La tierra de las mujeres di Sandra Barneda, la protagonista è Gala (Longoria appunto), una donna in carriera che sembra vivere una vita agiata, in procinto di lanciare un nuovo business a New York. Un bel sogno che però finisce in frantumi quando scopre che il marito Fred in realtà è pieno di debiti e ricercato da tizi poco simpatici che devono riscuotere quanto gli deve. Invece di risolvere il guaio però Fred fugge, e non riuscendo a rintracciarlo Gala decide di fare lo stesso, portando con se sua madre Julia (Carmen Maura) e sua figlia Kate (Victoria Bazúa), nel paesino sperduto della Spagna di cui è originaria sua madre.

Qui Gala spera di trovare un rifugio sicuro, ma scoprirà che Julia le ha raccontato diverse bugie sulla sua giovinezza e quindi sul suo passato, menzogne che la costringeranno a rivedere ancora una volta i suoi piani.

Portando un po' le vibes di Desperate Housewives, Tierra de mujeres già dal titolo fa capire che si tratta di una serie tv al femminile, con donne dal carattere forte che si confrontano e si scontrano fra loro.
La Gala di Eva Longoria non può non far pensare ad una sorta di Gabrielle Solis più matura ma sempre glamour; sua madre Julia è una donna affetta da demenza senile, ma ancora tosta e con una giovinezza turbolenta, e Kate invece è una adolescente che però sa essere riflessiva. 

Proprio le differenze fra tre protagoniste principali offrono il fianco ad affrontare l'argomento rapporti intergenerazionale. Ma è comunque il tema della famiglia quello portante, visto anche in epoche differenti e con approcci più o meno sani.
Attorno alle tre protagoniste girano altrettante donne volitive, coraggiose, lavoratrici in una storia che si fraziona in vari generi: si parte dalla dramedy, ma ci sono venature da soap e con qualche momento da crime-thriller.


A guardarla nel suo insieme Tierra de Mujeres - Intrecci di vite è abbastanza godibile, scorrevole e ritmata, giocando su qualche colpo di scena più o meno riuscito, ma è andando avanti dai primi episodi e guardando nel dettaglio che il buon punto di partenza non viene rispettato del tutto.
Fra qualche forellino nella trama, qualche momento telefonato, o già visto, o poco credibile, e l'assenza di qualche approfondimento dove necessario, Land of women secondo me non riesce a distinguersi in questa terra fertile di costanti nuove produzioni seriali.

Restano ottime ovviamente le interpretazioni, Eva Longoria e Carmen Maura sono due prime della classe, e i paesaggi spagnoli sono un bellissimo sfondo alle vicende, ma ammetto che dalla storia mi aspettavo qualcosa in più.
Il finale lascia uno spiraglio ad una possibile seconda stagione, ma in realtà Tierra de Mujeres sarebbe pensata come una serie limitata quindi non credo ci sarà un altro capitolo.
Piccolo avviso ai naviganti: la serie tv ha molti dialoghi in spagnolo, quindi se non masticate la lingua o vi scoccia leggere i sottotitoli, potrebbe annoiarvi. 



The Umbrella Academy
Quarta stagione


L'otto agosto è arrivato su Netflix il quarto e l'ultimo capitolo di The Umbrella Academy, e si sa che i finali non sono mai facili da gestire, sia per chi li crea, che deve accontentare tutti, sia da chi li guarda, che deve gestire le proprie aspettative.
In questa quarta stagione, che non si basa sui fumetti, ci troviamo sei anni dopo rispetto ai fatti precedenti, quando i "figli" dell'egoista ed eccentrico miliardario Reginald Hargreeves sono finalmente riusciti a riallineare le linee temporali e salvare il mondo ma si ritrovano tutti senza poteri.
Così Luther (Tom Hopper) è diventato uno sgangherato spogliarellista, Diego (David Castañeda) e Lila (Ritu Arya) hanno messo su famiglia e sono entrambi annoiati dai loro ruoli di genitori, Allison (Emmy Raver-Lampman) vive con un germofobico Klaus (Robert Sheehan) e tenta di diventare una attrice. Viktor (Elliot Page) sembra quello che ha trovato maggiore stabilità, mentre Cinque (Aidan Gallagher), diventato un agente della CIA, sta seguendo una pista: pare che esista un gruppo di fondamentalisti che sono a conoscenza delle linee temporali e della Umbrella Academy.
Ma sarà Ben, uscito di prigione, a (ri)accendere la miccia, scatenando la catarsi e quindi la fine del mondo. 


The Umbrella Academy è forse l'unica serie tv basata su super eroi che sono riuscito a seguire per così tanto tempo perché, oltre all'azione, alla componente fantasy, alle situazioni assurde, grottesche o splatter in cui finiscono i protagonisti, c'è anche una componente familiare. Quella degli Hargreeves è in fondo una famiglia disfunzionale, ed ognuno dei suoi membri ha i suoi traumi e i suoi complessi, ma che troverà la sua unicità e la sua forza. 
Tuttavia una serie tv come The Umbrella Academy è fatta per intrattenere e questa stagione finale ci riesce secondo me solo in parte.
Questa quarta stagione infatti riprende le dinamiche delle precedenti, soprattutto della prima, ma hanno asciugato la narrazione, puntando a soli sei episodi contro i 10 degli anni precedenti, così da mantenere un buon ritmo, e forse con la sotterranea consapevolezza che era meglio non portarla per le lunghe. Ma questo pone due problemi: il primo è che tante linee narrative vengono lasciate in sospeso, ed il secondo è che c'è uno sbilanciamento fra gli sviluppi dei vari protagonisti.


Soprattutto fra gli episodi 4 e 5 c'è stata meno centratura, un maggior rallentamento specie perché ci hanno tenuti troppo appresso ai problemi di Klaus. In generale non tutte le storyline hanno secondo me del tutto senso, e non tutti i personaggi riescono ad avere un arco narrativo completo, o meglio se nel quadro d'insieme le cose prendono una piega definitiva, non tutti i fratelli Hargreeves, da un punto di vista personale, hanno uno sviluppo.
Mi riferisco soprattutto a Luther, di cui ad esempio non sappiamo che fine abbia fatto la moglie, ed Allison, ma non posso dire di aver apprezzato il ritorno ad una più melodrammatica caratterizzazione di Viktor, che è tanto potente quanto pesante in ogni cosa che dice e fa. 

Ho invece amato il duo Gene e Jean, interpretati da Megan Mullally, che non ho subito riconosciuto, e Nick Offerman, che gestiscono il gruppo degli "illuminati" convinti di conoscere le linee temporali.

È stata forse meno convincente anche la vena sarcastica, elemento portante di The Umbrella Academy ma che in questa quarta stagione non ha brillato, facendomi sorridere davvero poco e niente.
Non posso dire però nemmeno di aver dovuto tirar fuori i fazzoletti, perché anche nel momento di massima tensione e sacrificio, non c'è stata secondo me una costruzione emotiva importante che desse allo spettatore il tempo e il coinvolgimento necessari per empatizzare.
Alla fine un po' ci si affeziona a questa banda di strampalati ma umani supereroi e quindi un po' mi spiace salutarli, e se da un punto di vista emotivo il finale forse non è stato come mi aspettavo, almeno nei fatti la storia ha un suo senso.
Senza contare che arrivare ad un finale programmato prima della improvvisa cancellazione, è già un grande traguardo per una qualunque serie tv di questi tempi.


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