Due serie tv crime recenti ed attese (forse una più dell'altra) e due delusioni (una più dell'altra).
Come uccidono le brave ragazze
Prima stagione
Avrete sicuramente sentito parlare di Come Uccidono le brave ragazze, uno dei titoli che mi sembravano interessanti quando Netflix aveva lanciato a fine luglio il classico video con le nuove uscite di agosto. La curiosità nasceva soprattutto dal vedere Emma Myers in dei panni diversi da quelli che l'hanno resa famosa in Wednesday, mentre la stori ami sembrava un giallo young adult godibile.
Lei interpreta Pippa "Pip" Fitz-Amobi, una sveglia ragazza inglese che è in qualche modo perseguitata da uno degli ultimi ricordi che ha di una ragazza uccisa qualche anno prima. La morte di Andie Bell ha infatti sconvolto tutta la comunità di Little Kilton, e Pip non può perdere questa occasione: con la scusa di un progetto scolastico decide di indagare su cosa sia successo veramente ad Andie e se è stato davvero il suo ragazzo dell'epoca, Sal, ad averla uccisa.
Non ho letto il libro di Holly Jackson da cui Come uccidono le brave ragazze è stata tratta ma, presa a sé, posso dire che è stata una piccola delusione, o per lo meno non quello che mi aspettavo.
Si parte da una storia che credo sia stata utilizzata su più fronti in serie tv e film, sia per quanto riguarda ragazze carine e popolari che scompaiono o appunto vengono fatte fuori, come succedeva in Cruel Summer per esempio, sia per quanto riguarda l'altra parte della medaglia ovvero giovani investigatori ed investigatrici che, con fatica ed osteggiati da tutti, riescono a risolvere un caso che polizia e agenti non sono riusciti a chiarire, come in Home Before Dark.
Niente di nuovo sotto il sole, e forse va bene così ché di storie davvero inedite ce ne sono poche, e soprattutto a volte il senso di certezza, di sicurezza, è forse la chiave vincente per rendere una serie (o un film) interessante per lo spettatore.
Non è stato così per me con Come uccidono le brave ragazze, che casca fatalmente proprio nella costruzione della crime story che vuole raccontare, perché l'impressione che ho avuto più volte è stata quella di essere lasciato o troppo fuori dall'intreccio del mistero da risolvere, o troppo dentro, arrivando io stesso alla soluzione prima che venisse mostrata sullo schermo.
Senza contare che sono poi troppe le coincidenze con cui Pip e le sue indagini riescono ad andare avanti, richiedendo così un costante spostamento della propria logica e credulità.
La stessa protagonista fa spesso scelte che non sono poi così logiche, nonostante ci venga presentata come una ragazza molto sveglia e intelligente.
In generale i personaggi sono tutti abbastanza piatti e poco sviluppati, nonostante facciano tutti un buon lavoro. La stessa Emma Myer secondo me non aveva molti appigli per poter spaziare con la sua caratterizzazione.
Senza contare che, come spesso accade, alcuni personaggi secondari sono interpretati da attori che non sembrano esattamente adolescenti o al massimo ventenni.
Per fortuna A Good Girl's Guide to Murder dura solo 6 episodi da circa 40 minuti ciascuno, quindi non si può dire che abbiano tirato le cose troppo per le lunghe, ma penso che si poteva fare di meglio.
Ho apprezzato comunque che abbiano miscelato bene i temi che la serie tocca, come razzismo, amicizia, droga, consensualità, integrazione e rapporti genitori-figli, senza far diventare il tutto moraleggiante.
Pare che i romanzi di Holly Jackson con protagonista Pippa, siano una trilogia, quindi immagino che se la serie Netflix riscuoterà il sufficiente successo ci saranno altre stagioni, ma è presto per dirlo.
La donna del lago
Miniserie
Sempre più attori e attrici si stanno avvicinando al mondo della serialità, consci del fatto che non si tratta più di produzioni minori o di qualità inferiore, ma possono essere intrattenimento di primo livello. L'ultima ad essersi convinta è addirittura Natalie Portman, attrice premio Oscar che fino ad ora aveva snobbato le serie tv, ma si è lanciata per La Donna del Lago, miniserie su Apple Tv +, di cui è anche produttrice esecutiva e che è terminata proprio il 23 Agosto.
Portman interpreta Maddie Schwartz, una donna e madre di buona famiglia che conduce una vita che oggi definiremmo "very demure", seguendo i dettami e le tradizioni della comunità ebraica di cui fa parte. Qualcosa però in lei esplode, facendole ritornare la sua passione per il giornalismo, quando una ragazzina di nome Tessie Durst scompare per poi essere ritrovata morta, evento che sconvolgerà la comunità di Baltimora. Siamo a metà degli anni '60 ed è impensabile che una donna venga presa sul serio come giornalista investigativa, ma Maddie è tenace e non potrà fare a meno di seguire il suo istino e cercare il killer, specie quando un'altra donna, una certa Cleo Johnson (Moses Ingram) sembra essere stata assassinata.
Spero che questa introduzione seriosa vi faccia capire quanta roba sia La donna del lago e quanto fosse pulsante la mia curiosità e le mie aspettative prima di vederla, e quanto altrettanto cocente sia stata la mia delusione una volta arrivato alla fine dei 7 episodi di cui è composta.
Anche in questo caso abbiamo una serie tv tratta da un romanzo, di Laura Lippman per essere precisi, che tra l'altro si ispira a due fatti realmente accaduti e a come questi vennero trattati in modo differente dalla stampa dell'epoca.
Il primo impatto con La donna del lago è più che positivo e si capisce che l'investimento di Apple Tv deve essere stato importante perché l'impressione che si ha è quella di una produzione cinematografia che non ha badato a spese per cast e ricostruzione dell'epoca, con scene e costumi ottimi.
È però lo sviluppo che non mi ha convinto: l'idea di far proseguire e quasi confrontare i vissuti delle due donne, molto vicine nel modo in cui la società le marginalizza, ma comunque molto diverse, mi piaceva, ma poi diventa tutto un guazzabuglio.
Ci vogliono infatti tre episodi prima che la storia inizi davvero e che la parte più thriller finalmente inizi ad essere dispiegata. Impiegare praticamente metà stagione per porre le basi e farci conoscere tutte le pedine sullo scacchiere mi è sembrato un po' troppo, anche perché La donna del lago è una serie tv a cadenza settimanale e seguirla in contemporanea, senza accumulare episodi, è stato un po' frustrante.
La conferma che i primi episodi fossero troppo dilatati l'ho trovata nel fatto che gli ultimi hanno effettivamente una durata inferiore, per cercare di dare ritmo all'intreccio che forse più interessa, ed arrivare ad una risoluzione.
Credo che l'intento (buono sicuramente) di questa costruzione narrativa sia dovuta al fatto che volessero rendere più articolata e meno convenzionale una vicenda che in realtà non è così complessa, ma anche poter inserire quanti più temi possibili per creare uno scenario storico più "realistico" e completo.
Si parla infatti di razzismo a più livelli, di antisemitismo, di oppressione verso le donne e di diritti ancora assenti, di disuguaglianza sociale, della politica e dei tumulti dell'epoca, ma anche di salute mentale, ma anche qui è tutto troppo.
Quello che manca in Lady in the lake è invece spesso la tensione, quella reale spinta a voler vedere cosa accade dopo senza troppi giri e perdite di tempo.
E la serie di minutaggio ne ha parecchio a disposizione ma punta a troppe scene oniriche (e anche qualche copulazione che avrei evitato) che non ci dicono nulla sia sulla protagonista che sull'avanzamento della storia. Dedicare un'intera puntata a una sequela di sogni e visioni, e lasciare l'ultimo episodio come spiegone della parte crime è quel colpo di grazia che non mi aspettavo.
Sono sicuramente buone le interpretazioni di Natalie Portman e Moses Ingram anche se sono convinto si potesse fare qualche sforzo più con i dialoghi che spesso suonano finti e altisonanti.
Pur avendo tutte le carte in regola per essere una serie tv di primissimo livello (ed in parte lo è), La donna del lago secondo me non ha saputo coniugare e far coesistere il dramma sociale con l'indagine da thriller tradizionale, finendo per perdersi dietro scelte che non sempre ho capito. Sarà colpa mia, ma è un peccato.
In queste due settimane ci siamo sciroppati le serie Inventing Anna e L'uomo delle castagne.. nella prima la cosa più carina è stata - dopo esserci chiesti a ripetizione come erano tordi quelli che abboccavano alle balle di Anna - che Netflix ha pagato fior di diritti per la sua storia. Tordi anche noi a pieno titolo.. ahah
RispondiEliminaLa seconda buon thriller un poco arrampicato sul finale.
Inventing Anna l'ho visto quando uscì due anni fa ed anche io mi ero chiesto come hanno fatto ad abboccare 😅
EliminaL'uomo delle castagne l'ho messo in attesa da quando è uscito, ma ancora non ho trovato tempo e modo di vederlo, all'epoca se ne parlò bene da quel che ricordo..
Non ho ancora visto A Good Girl’s Guide ma ho letto tutti e tre i libri quest’inverno e solo il primo vale veramente la pena, ti tiene con il fiato sospeso e mantiene un minimo di credibilità; gli altri due, soprattutto il secondo, sono chiaramente stati aggiunti dopo per prolungare il successo ottenuto.
RispondiEliminaCiao! Ho letto qui e lì che nella serie hanno limato alcuni aspetti della serie... speriamo che magari, rispetto ai libri, facciano un po' un percorso inverso, migliorando i prossimi capitoli 😅
EliminaPeccato per la seconda, sicuramente la più interessante.
RispondiEliminaÈ quella su cui riponevo più speranze
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