Ho volutamente dedicato uno spazio unico a A Family Affair come titolo del momento, ma nel corso di questa prima metà di luglio ho visto altri film. Sono forse in quel periodo in cui ho voglia di concentrarmi su un'unica storia che inizi e che finisca e non venga protratta per chissà quanto episodi come accade nelle serie tv. Mi sono anche messo a recuperare alcuni film che da tempo volevo vedere, ma ho cercato di non lasciare indietro le novità.
Il piacere è tutto mio (2022)
Titolo originale: Good Luck To You, Leo Grande Genere: commedia, drammatico Durata: 97 minuti Regia: Sophie Hyde Uscita in Italia: 10 novembre 2022 (Cinema) Paese di produzione: Regno Unito |
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Nancy Stokes è la protagonista de Il piacere è tutto mio, ed è una insegnate di religione in pensione che ha sempre vissuto i suoi ruoli di madre, moglie e appunto professoressa, in modo rigido e inflessibile, ma una volta rimasta vedova e con i figli ormai grandi, qualcosa in lei è cambiato. Così decide di assumere un giovane gigolò che si fa chiamare Leo Grande e con lui iniziare degli incontri sessuali in una camera d'albergo. Ma Nancy porta ancora il peso ed il retaggio del ruolo che ha avuto, oltre alla vergogna per non essere più una ragazzina, ma Leo riuscirà a sbloccarla non solo da un punto di vista sessuale. In realtà questi incontri saranno per entrambi l'occasione per esplorare il reciproco mondo interiore, i limiti che si sono posti e le paure che li hanno bloccati.
Sin dalle prime scene de Il piacere è tutto mio ho avuto l'impressione che si trattasse dell'adattamento di un'opera teatrale, perché l'impostazione è quella: due personaggi, in una stanza sola, con molti dialoghi fitti e dei tagli alle scene che fanno pensare alla fine di un atto. In realtà non c'è dietro il canovaccio di una pièce, ma è una storia che funziona comunque molto bene, e che parte indubbiamente con l'argomento (per alcuni tabù) della riscoperta della sessualità in età matura, ma che si espande verso poi altri temi.
Così la Nancy di Emma Thompson diventa una protagonista ironica ma sempre naturale, mai sopra le righe, con una voglia di mettersi in gioco ma con tanta paura del giudizio altrui, quasi fosse una adolescente. Leo invece è un gigolò fuori dai canoni, nonostante la bellezza non azzarda mai e non è mai brusco, ma approccia la sua cliente con dolcezza, esplorando tutti i suoi desideri.
Quelli che alla fine dovrebbero essere incontri di fugace sesso a pagamento, diventano quasi sessioni dallo psicologo per entrambi, e lo so che state pensando che teatralità più profondità possano risultare pesanti, ma in Il piacere è tutto mio tutti gli elementi sono ben bilanciati, i temi dell'accettazione di sé e del superamento delle proprie paure si toccano con leggerezza e ironia, il ritmo non si ferma mai, ma è un costante scambio fra i due.
Se i più pudici potranno non apprezzare Good Luck To You, Leo Grande per il modo in cui racconta la sessualità e mostra il corpo nudo di una donna che non ha più 20 o 30 anni, a me è spiaciuto invece quando si esce fuori da quella stanza d'albergo e quindi da quella sorta di bozzolo che protegge i suoi abitanti, un microcosmo che mi è piaciuto per quello che racconta e per come lo fa.
La moglie del presidente (2023)
Titolo originale: Bernadette Genere: commedia, drammatico, biografico Durata: 93 minuti Regia: Léa Domenach Uscita in Italia: 24 aprile 2024 (Cinema) / Luglio 2024 (Tim Vision) Paese di produzione: Francia |
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Dopo una breve apparizione al cinema all'inizio di quest'anno, è arrivato su Tim Vision un film che mi incuriosiva e che si è rivelato una commedia gradevole e d'intrattenimento.
Ispirandosi in modo lasco alle vicende di Bernadette, moglie di Jacques Chirac, scopriamo come sono stati i 12 anni anni, dal 1995 al 2007, per l'ex premier dame all'interno dei palazzi del potere. In prima battuta infatti Bernadette fa fatica ad accettare la sua nuova posizione soprattutto perché offuscata e messa in un angolo dal marito, ma lentamente riuscirà a ritagliarsi il suo spazio e anzi si dimostrerà molto più forte e determinata, ribaltando la sua posizione.
Catherine Deneuve interpreta una Bernadette Chirac astuta, ironica, e di una certa tempra, in quello che parte come un film biografico, ma che poi racconta una storia di affermazione femminile che vuole soprattutto far sorridere e tenere compagnia. Non c'è infatti qualche approfondimento sulla politica di Chirac o la situazione socio economica della Francia, e non c'è nemmeno il tempo di approfondirla sia perché il film ha un ritmo incalzante, sia perché non è l'intento de La moglie del presidente. Si strizza infatti più l'occhio ad alcuni gossip del periodo, per mantenere quella allure leggera.
A far emergere la figura di Bernadette ci pensa anche la caratterizzazione dei personaggi maschili che tende al caricaturale, ma senza mai farle diventare delle macchiette o senza esagerare. Le interpretazioni infatti sono tutte buone, ma il film alla fine lo porta a casa la Deneuve.
Non ho molto da dire sulla messa in scena o sulla regia: tutto è abbastanza realistico in termini di ricostruzione dell'epoca e l'impostazione registica è semplice, infatti ci portano nei vari periodi temporali in modo scorrevole e "tradizionale".
Il risultato è un film che probabilmente al cinema mi avrebbe detto poco, aspettandomi sempre molto dalla visione su grande schermo, ma che è un buon intrattenimento in streaming e che, nonostante parli di qualche decennio fa, si attualizza nella contemporanea importanza dell'aspetto e dell'approccio in politica (a volte anche più dei contenuti).
Hit Man - Killer per caso (2023)
Genere: commedia, noir, thriller Durata: 115 minuti Regia: Richard Linklater Uscita in Italia: 27 Giugno 2024 (Cinema) / Paese di produzione: Stati Uniti d'America |
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Glen Powell è chiaramente nel periodo d'oro della sua carriera, e sembra stia mettendo le spunte a tanti successi, almeno sulla carta. Dopo Tutti Tranne Te è ricapitolato in un titolo molto chiacchierato, e che avevo visto in giro presentato come una commedia thriller dalla sceneggiatura solida e divertente, ma io non ho visto nulla di tutto questo.
Il protagonista di Hit Man è Gary Johnson (Powell appunto), un professore di psicologia e filosofia dalla vita ordinaria, come lui stesso si presenterà con un banalissimo voice over, ma che arrotonda il suo stipendio facendo da consulente tecnico per la polizia. Per caso un giorno però si trova a prendere il posto di un agente di polizia sotto copertura che finge di essere un killer da assoldare su pagamento. Così Gary trova un terzo lavoro, e diventa Ron, un finto sicario che smaschera persone che vogliono uccidere qualcuno. Riesce anche ad avere un discreto "successo" in questo ambito, diventando anche più carismatico e sicuro nella vita di tutti i giorni, fino a quando non si innamora di Maddy, una donna che vuole uccidere il marito.
Di idee che funzionano ce ne sono alcune in Hit Man, e Glen Powell (che fa anche da produttore qui) si è scelto un ruolo che lo vede trasformista, impegnato in tutte le versioni di questo killer che muta in base ai diversi clienti, dal figlio che vuole restare orfano, alla moglie che vuole diventare vedova. E pare che la vicenda sia ispirata a fatti realmente accaduti, ma a me devo dire che ha fatto poco effetto.
Per buona mezz'ora a dirla tutta mi sono anche annoiato in attesa che il film ingranasse e la trama prendesse il volo, decollo che per me è stato un po' fiacco.
Non c'è stato per me quel momento di particolare ilarità, sebbene mi sembra ci sia palese l'intento di far sorridere il pubblico (vedi appunto quei camuffamenti di Gary a cui facevo riferimento su). Si passa poi alla commedia dell'equivoco, che dura ben poco per fortuna e quando poi la faccenda si dovrebbe fare più seria, non mi è sembrato si sviluppasse questo thriller così noir ed intrigante. Anzi, la storia è così lineare e prevedibile che si conclude con una escalation poco credibile, e quando si rientra nell'ambito della commedia romantica non migliora.
Non che la chimica fra Powell e Adria Arjona non sia buona, ma i loro personaggi sembrano più che altro legati da una passione carnale per potersi spingere a mettere in ballo tutto.
Non so quanto di vero ci sia in Hit Man, immagino soltanto l'incipit della storia e appunto il personaggio di Gary Johnson, ma quello sullo schermo risulta poco verosimile: ce lo presentano come un professore vagamente sfigato, ma un taglio di capelli fuori moda e una polo sformata non nascondono facilmente la fisicità di Glen Powell, e la sua evoluzione è repentina e telefonata.
I dialoghi poi non brillano particolarmente, non c'è una linea che mi sia rimasta impressa e si filosofeggia di identità, personalità, sulle maschere che mettiamo e sullo stato della società attuale (specie americana), ma tutto si accartoccia col finale, visto che Gary/Ron segue la sua amata solo perché le piace, nonostante tutti i grandi discorsi.
Se spogliato dal clamore e dalle eventuali aspettative, Hitman può essere una commedia come tante, da prendere per quello che è, ma se vi aspettate quella tacca in più potreste restare delusi.
Hitman al cinema curiosi del tanto ben averne sentiro dire, ma quando arriva la sverniciata farghiana, quasi uno sbirciare oltre il tema disarmato dell’inganno e del raggiro, finisce per risultare un altro sbaffo fuori luogo. Delusi anche noi.
RispondiEliminaCi siamo fatti confondere dalle aspettative, anche se forse era meglio farlo diventare una commedia pura
EliminaNelle mie corde l'ultimo, gli altri non tanto, anche se non avevo del tutto scartato il prima, ma dopo aver letto penso che rinuncerò.
RispondiEliminaCosa ti ha fatto cambiare idea sul primo?
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