Tutti gli ingredienti per una pelle luminosa in un'unica mist

Ho come l'impressione che da un po' di tempo a questa parte la cosmesi abbia cambiato rotta, preferendo prodotti più complesse e multiattivi, piuttosto che quei cosmetici mono ingrediente che possono portare ad una skincare più elaborata, con tanti passaggi che non sempre abbiamo tempo di applicare.
Il mio personalissimo gusto è variabile in questo senso perché dipende da prodotto e da ingrediente, ed anche dal periodo, ma se siete fra quelli per cui la cura della pelle deve essere minimale, veloce e facile, allora potrebbe interessarvi questa recensione della Brown Rice Niacinamide Peeling Mist di Coxir.

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💸 €18
🏋 80ml
🗺 Made in Corea
⏳ 12 Mesi
🔬 //

È il terzo prodotto che l'azienda coreana mi ha dato l'opportunità di testare e devo dire che dopo l'olio detergente è quello che più mi ha incuriosito e credo di non aver mai provato un prodotto simile. 
O meglio ho provato tanti tonici viso, perché questo sono le mist, ma mai uno che volesse fungere anche da esfoliante.
In realtà i benefici promessi da questa Brown Rice Mist sono esattamente tre ovvero ridurre l'apparenza dei pori dilatati, migliorare la texture e illuminare l'incarnato rendendolo più omogeneo. 
Questo dovrebbe avvenire attraverso tre ingredienti specifici, ovvero Niacinamide, i cui benefici sono molteplici, l'acido tranexamico, di cui qui sul blog trovate un approfondimento dettagliato, e una miscela di alfa e beta idrossiacidi, nello specifico acido lattico e una combinazione di acido salicilico e betaina che diventano una sostanza esfoliante ma anche idratante e più delicata. 

Ma il titolo di questa recensione non è fuffa perché questa mist Coxir contiene davvero tanti altri ingredienti benefici per la pelle: dal nome infatti capite da voi che è presente l'estratto di crusca di riso che ha un potere lenitivo e antiossidante, che si unisce ad una miscela di attivi addolcenti come aloe, allantoina, estratto di centella e di Portulaca Oleracea, piante che stanno spopolando in cosmesi perché sembrano avere un effetto rinforzante per la barriera cutanea. 

C'è anche un mix di sostanze antiossidanti come gli estratti di zucca, acerola, guava (o guajava) e stella alpina, e anche una serie di ingredienti più particolari che potrei definire come cellule staminali estratte dal callo radicale di alcune piante, come aloe, tè verde e bambu, e questo procedimento ne potenzia l'efficacia e la stabilità. A questi si aggiungono la bava di lumaca e il collagene idrolizzato.

La Brown Rice Niacinamide Peeling Mist di Coxir è comunque leggerissima, con un profumo gradevole appena accennato, e viene erogata in modo estremamente sottile dallo spray. Su di me di conseguenza si assorbe davvero subito, non mi lascia residui appiccicosi e posso proseguire con la skincare abituale, con cui non ho riscontrato interazioni strane. 

Essendo una mist va utilizzata come un tonico, quindi come primo step della skincare routine sul viso pulito, erogando dopo aver chiuso gli occhi (ovviamente) e poi tamponare con le mani per distribuire il prodotto e farlo penetrare. Semplice e veloce.
Io trovo questo prodotto Coxir piacevolmente idratante, senza risultare pesante, fresco quanto basta e appunto in grado di lasciare la pelle più morbida e liscia. Escludendo i casi di esigenze mirate e specifiche e quindi della necessità di un siero o un trattamento magari per il miglioramento localizzato di macchie molto scure o impurità, credo che la Peeling Mist Coxir sia adatta a tutti i tipi di pelle, sia mista che secca o grassa, per mantenere in generale l'aspetto della pelle più omogeneo, liscio, e morbido oltre ad aumentare l'umidità della pelle.
Ma soprattutto una mist del genere piò essere la soluzione se volete sostituire con una texture più leggera e riassumere in un unico prodotto anche più sieri.


Nonostante Coxir non dichiara le percentuali degli acidi esfolianti o indichi il pH della mist (o per lo meno, io non ho trovato nulla), dall'inizio fino ad ora non ho riscontrato irritazioni con questa mist anche utilizzandola più giorni di fila, e questo secondo me deriva dal fatto che sono stati scelti acidi esfolianti delicati, ma anche perché la formulazione nel suo insieme mi sembra ben bilanciata proprio per adattarsi a chiunque.
Se ad esempio non avete mai usato niacinamide o alfaidrossiacidi e questi vi spaventano, credo sia il prodotto ideale per iniziare e vedere come la vostra pelle possa reagire. 
Inoltre se vi perplime il fatto che questi attivi possano creare problemi su zone più delicate del viso come ad esempio il contorno occhi, vi posso dire che su di me non c'è stata alcuna reazione avversa, ma se la cosa proprio vi turba non vedo limiti nello spruzzare il prodotto sulle mani o su un dischetto e tamponarlo nelle zone che vogliamo trattare evitando il resto.

La conoscevate già? Vi piacciono questi prodotti che agiscono su più livelli?



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Come Raiplay prova a stare al passo con le piattaforme streaming

Non so se ci sia un progetto particolare dietro, ma ho come l'impressione che Raiplay stia cercando di non essere completamente affossata nel panorama delle piattaforme streaming, aggiungendo qui e lì qualche contenuto più interessante al suo catalogo.
Tacito che è impossibile stare dietro ai grossi investimenti di siti come Netflix o Apple Tv+ che puntano esclusivamente sullo streaming, ma dopo Based on a true story, ho spulciato con più attenzione le proposte di Raiplay nella speranza di trovare qualcosa che potesse piacermi.


La coppia della porta accanto
Miniserie


Ispirata ad una serie tv olandese intitolata Nieuwe Buren (significa "nuovi vicini" se vi interessa), che a sua volta è l'adattamento di un romanzo di Saskia Noort, La coppia della porta accanto, produzione inglese in questo caso, vede come protagonisti Evie (Eleanor Tomlinson, A Small Light), una maestra d’asilo che si trasferisce con suo marito Pete (Alfred Enoch, Le regole del delitto perfetto), un giornalista, in una tranquilla e signorile zona residenziale alla ricerca di un nuovo equilibrio per creare quella famiglia che da tempo stanno cercando di formare.
Le cose sembrano andare anche meglio quando Evie e Pete scoprono di avere come vicini un'altra giovane coppia, Danny (Sam Heughan, Outlander), un poliziotto della stradale, e Becka (Jessica De Gouw), insegnante di yoga. Quando però il rapporto fra queste due coppie si farà più stretto, le cose inizieranno a complicarsi, e i problemi di ognuno, siano essi economici o personali, creeranno un corto circuito.

Con un cast così nutrito di bei volti non potevo non dare una opportunità a questa miniserie che è stata tutto sommato intrigante ma non eccellente. Lo potrei definire un thriller psicologico all'acqua di rosa con un risvolto vagamente sessuale, che punta al 70% sulla bellezza e sulle buone interpretazioni del cast, mentre è meno notevole la scrittura e la regia. 
Infatti La coppia della porta accanto non si basa su un intreccio narrativo così complesso da farvi arrovellare la testa, ma si lascia seguire, ha qualche momento di tensione che funziona e un'impostazione tradizionale che non richiede troppa fatica per arrivare al finale.
È una di quelle miniserie che vuole intrecciare sia dinamiche interpersonali, toccando in maniera molto superficiale tematiche anche importanti come la maternità e le problematiche ad esse legata, o i rapporti di coppia in genere, ad argomenti più ampi e situazioni di illegalità più complesse. 


Diciamo che non sempre riesce a centrare il punto: credo infatti che The Couple Next Door doveva o essere compressa, per avere un maggiore impatto e ritmo, sfoltendo soprattutto storyline secondarie che non portano a nulla, o allungata con degli approfondimenti più curati. È questa secondo me la problematica più grande di questa serie tv, non avere quel quid che la renda davvero un po' più distinguibile da un semplice intrattenimento televisivo.
Se vi interessa recuperarla su Raiplay, sappiate che secondo me c'è qualche inghippo nel minutaggio perché il totale dei 6 episodi, che sono stati trasmessi in due serate su Rai2, dovrebbero essere composti da 283 minuti circa, ma se fate il conto, le sei puntate sul sito raggiungono i 325 minuti. Non ho capito cosa abbiano combinato, ma resta comunque una serie tv sufficiente.



V.C. Andrews’ Dawn
Miniserie


Più o meno lo stesso discorso potrei farlo per Dawn perché più o meno segue lo stesso percorso di La coppia della porta accanto: si tratta di una produzione americana questa volte ed è adattata dalla saga familiare sui Cutler di V.C. Andrews (scrittrice prolifica e pare vendutissima), composta da quattro romanzi in totale e che raccontano le vicende della giovane Dawn Longchamp, una ragazza di umili origini il cui destino verrà completamente sconvolto quando con la sua famiglia finalmente riesce a farla iscrivere ad una scuola privata in cui può proseguire e ampliare la sua passione per il canto. Tuttavia non solo verrà bullizzata da una tipica mean girls proveniente da una famiglia benestante, appunto i Cutler, ma scoprirà un importante segreto sulla sua nascita.

Non posso dirvi troppo sulla storia perché vi togliere parte del piacere, visto che in ognuno dei film si scopre qualche dettaglio in più sulla vita di Dawn, e anche perché si tratta di una narrazione molto lineare, in cui ogni capitolo, e quindi ogni film, conclude una parte della storia ma lascia una porta aperta per il seguito. 

Il risultato è una saga cinematografica che è praticamente una miniserie, dove ogni film equivale ad una puntata, e la potrei definire una sorta di young-adult cupo e imperfetto ma che, dopo questi due primi episodi almeno, funziona. Fino ad ora infatti sono stati trasmessi su Rai2 i primi due film, "Dawn" e "Dawn - Segreti sepolti" mentre il 24 giugno e lunedì 1 luglio arriveranno gli altri due capitoli "Fantasmi del passato" e "Sussurri nella notte".

Se il primo episodio pone quindi le basi della storia di Dawn, soprattutto dal punto di vista appunto personale per quanto riguarda la scoperta di alcuni segreti di famiglia, nel secondo la vita della ragazza si espande, anzi comincia quasi un nuovo capitolo, andando a studiare canto in una nuova scuola, ma come dice lei stessa non può aver dimentica tutti i misteri che ha scoperto e i traumi che ha subito, e che inevitabilmente si porta dietro.

Potrei copia incollare la mia opinione su V.C. Andrews’ Dawn rispetto all'altra miniserie perché essenzialmente ha gli stessi pregi e difetti: non ha nulla che la renda unica o particolare, anzi ci sono momenti che richiedevano approfondimenti maggiori per risultare più completi (e meno strani), o essere gestiti diversamente per sembrare meno prevedibili. Purtroppo queste problematiche se così possono essere definite, si acuiscono nella seconda puntata, Segreti Sepolti, e soprattutto nell'approccio con questo insegnante che arriva nella scuola di Dawn. Ma più in generale secondo me, se nella prima puntata c'è tanta carne sulla graticola, nella seconda il ritmo è un po' meno incisivo, lasciando che molti momenti di svolta arrivino solo nella parte finale.
Tra l'altro se nel primo episodio conosciamo una Dawn combattiva e non stereotipata, nel secondo film mi è sembrata un po' troppo lagnosa per buona parte del tempo.

Per tradurre in poche parole, se le vicende di Dawn vi prendono dal primo momento e cercate un intrattenimento potrei direi leggero, senza impegno, di facile approccio, allora potrebbe essere una miniserie che vale la pena vedere. Tra l'altro anche in questo caso abbiamo un cast più o meno noto che fa quel che può, fra cui la stessa Brec Bassinger, che interpreta la protagonista, ma anche Jesse Metcalfe, il giardiniere John di Desperate Housewives, che interpreta Ormand Longchamp, il padre di Dawn. Nel secondo episodio di V.C. Andrews’ Dawn c'è anche Fran Drescher, la Tata, nei panni di una affittuaria eccentrica, ma pare che purtroppo non ci sarà nei prossimi film. 
Come vi dicevo Rai2 trasmetterà e poi renderà disponibili su Raiplay gli ultimi due episodi verso fine giugno e inizi di luglio, e vista la durata di poco più di un'ora potrei vederli a tempo perso, anche solo per capire che cosa ne sarà della povera sventurata Dawn.




Balea Gel Pads occhi Beauty Hyaluron, vale la pena provarli?

Continua il mio focus sulla cura della zona del contorno occhi con un prodotto che avevo ficcato in un ordine fatto sul sito di DM Italia e che forse potrebbe fare al caso vostro.
Sono i Beauty Hyaluron Gel Pads di Balea e mi avevano incuriosito per il loro INCI semplice ma pieno di attivi utili.


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🔎 DM, Catena dei negozi
💸 €4.99
🏋 3 confezioni con 2 pads
🗺 Germania
⏳ monouso
🔬 //

Ho ancora utilizzato pochi prodotti per il viso di Balea, ma già inizio a farmi un'idea più generale, e su questi patch occhi ho anche una opinione positiva ma con una accortezza.


  • Cosa sono e come si usano 📋

I gel pads Beauty Hyaluron di Balea sono delle maschere per il contorno occhi dal potere idratante e decongestionante e composti da hydrogel. Si presentano come le classiche lunette che vanno a coprire la zona perioculare e possono essere lasciate agire, su pelle pulita ovviamente, per 10 o 20 minuti, procedendo poi a picchiettare gli eventuali residui di siero. A me è capitato di lasciarli anche mezz'ora abbonante e non mi ha dato problemi o fastidi. 
Balea indica questi patch occhi come indicati anche a chi porta le lenti a contatto, ed è una indicazione che leggo per la prima volta su un prodotto del genere, ma mi fa piacere come specifica.
Non è inoltre indicato dall'azienda ma io li ho messi in frigo qualche minuto prima di utilizzarli proprio per accentuare la freschezza che danno.


  • Gli ingredienti 🧪

Balea punta molto l'attenzione sulla presenza di acido ialuronico, agente idratante strafamoso, e sul pantenolo, vitamina lenitiva e riparatrice per la pelle, ma c'è molto altro in questi patch occhi. Infatti il secondo ingrediente è già la glicerina, quindi ottima per idratare, e poi si prosegue con l'estratto di mela, antiossidante e quello fermentato di alga verde Clorella, che è essenzialmente una fonte di aminoacidi e quindi ha un effetto compattante per la pelle. Ho notato in questi patch occhi Balea anche la pectina, che noi conosciamo per fare la marmellata ma che sulla pelle ha sempre un effetto idratante. Stesso discorso per il saccarosio, un umettante. 
Ho notato che non ci sono veri e propri ingredienti decongestionanti, come la caffeina ad esempio, ma appunto l'effetto sgonfiante e anti fatica è dato più che altro dalla loro freschezza.
Per una volta inoltre non trovare ad esempio alcool in un prodotto tedesco per me è un plus.

Una piccola curiosità, come dicevo si tratta di patch occhi in gel, quindi senza alcun tessuto, e credo che siano composti da un derivato della farina di Konjac, proprio la pianta asiatica da cui si ricavano anche le spugne. 

  • Perché mi piacciono 👍🏻
Ho apprezzato subito questi patch occhi Balea perché è stato facile usarli, si avverte subito quella piacevole sensazione di freschezza, e l'assenza di alcun fastidio durante la posa. Mi piace infatti che i gel pads Balea non scivolano sul viso anche se si fanno delle faccende, e credo che la forma leggermente più piccola, rispetto a molti prodotti di questa tipologia che finiscono per coprire praticamente tutte le guance, possa essere apprezzata da chi ha un viso più minuto e fa fatica a trovare dei patch occhi che non siano dei lenzuoli.

A me poi è piaciuta l'idratazione che rilasciano e che è più che soddisfacente sul mio contorno occhi secco, e che non lasciano residui appiccicosi. Il siero si assorbe completamente, e subito dopo infatti ci applico la crema che sto usando al momento per intensificare e sigillare l'idratazione e si sono sempre comportati bene, anche come base trucco.
Non ho gonfiori in particolare da contrastare ma ho notato che rendono la zona più luminosa e le occhiaie meno marcate, proprio probabilmente perché sono così freschi e li metto in frigo. 
Beauty Hyaluron Gel Pads sono (o meglio sono stati, li ho terminati) un'ottima aggiunta alla routine del mio contorno occhi proprio perché idratano a fondo e leniscono, rivitalizzano e rendono lo sguardo meno stanco. Apprezzo anche che Balea li abbia pensati per una posa più lunga perché onestamente mi sembra sempre uno spreco quando leggo di lasciare una maschera idratante in posa per 5 minuti, quando magari è così intrisa di siero che servirebbe almeno il triplo del tempo per beneficiarne a pieno. 


  • Perché non mi piacciono 👎🏻

Sebbene li reputi delle maschere occhi efficaci, c'è un aspetto di questi pads che non mi piace ed è la zigrinatura, il pattern che hanno stampato sui patch, o che comunque gli si stampa sopra dai supporti di plastica in cui sono inseriti. Questa texture infatti finisce per trasferirsi temporaneamente sulla pelle, e nell'ottica di un prodotto che deve lisciare la zona è un po' un controsenso. Si notano appena, una volta tolti, non vanno a raggrinzire definitivamente la pelle, ma su un contorno occhi già segnato può lasciare un po' perplessi il fatto di non avere dei patch completamente lisci.
La cosa contraddittoria è proprio che riescono a distendere i piccoli segni di espressione, ma ne lasciano altri seppur per pochi minuti. Quindi secondo me, se questo aspetto vi disturba particolarmente, potrebbe essere l'unico deterrente a tenervi lontani da
questi pads gel Balea

Finalmente nuovi film... che non mi hanno convinto

Solo nelle ultime settimane sono riuscito a vedere alcuni dei film che agli inizi del 2024 mi avevano incuriosito e che per svariati motivi avevo perso al cinema, ma finalmente ho potuto recuperarli. Mi aspettavo mi convincessero di più, ma come sempre non è tutto bianco o nero. 


Finalmente l'alba (2023)


Genere: Drammatico, Storico
Durata: 119 minuti
Regia: Saverio Costanzo
Uscita in Italia:  14 febbraio 2024 (Cinema) / Noleggio online
Paese di produzione: Italia

A Roma, negli anni '50, si stanno tenendo i casting per raccogliere le controfigure per un grande colossal che si sta girando in quei giorni a Cinecittà e, con la scusa di accompagnare la sorella, Mimosa (Rebecca Antonaci) una giovane e ingenua ragazza, si ritroverà a vivere un'esperienza unica che la porterà a conoscere le luci e le ombre di quel cinema che ama tanto. Mimosa diventerà una bambola da usare e muovere in un mondo fatto di bugie, doppie facce, invidie e superficialità, ma imparerà, da una lunga, interminabile notte, forse la lezione più importante della sua vita.


L'idea dietro a Finalmente l'Alba è quasi monumentale quanto quei colossal e quel cinema che Saverio Costanzo vuole omaggiare, perché appunto da un lato cerca di raccontare un'epoca passata che ha segnato indelebilmente la settima arte, mischiando personaggi e fatti reali a finzione, dall'altro darci un romanzo di formazione su una protagonista che dovrebbe essere una controparte più pura e forte contro quel mondo corrotto. Il risultato per me è stato un film bello da vedere, con un cast che convince e attira, e nomi come Lily James, Joe Keery che credo di non aver mai visto fuori da Stranger Things, Willem Dafoe e Alba Rohrwacher che sono un po' una certezza, ed un budget sicuramente da capogiro vista la ricostruzione di set cinematografici e non solo, ma che lascia poco e nulla da un punto di vista emotivo.


È vero che si ha la sensazione di non sapere mai cosa aspettarsi da un punto di vista narrativo da questa lunga notte, ma Finalmente l'alba indugia, senza poterselo permettere, in una storia in fondo poco originale e con una protagonista ben interpretata ma che a me ha suscitato poco. La presa di consapevolezza di Mimosa è infatti così telefonata da fare a pugni con quella imprevedibilità che invece il film sembra voglia ispirare, e l'allegoria finale, con scelte grafiche discutibili, mi è sembrata quasi risibile. 
Per fare un bel film dal sapore autoriale non serve per forza farlo durare due ore, ma forse Costanzo non l'ha ancora be compreso. Io però quelle due ore gradirei averle di nuovo indietro. 



Priscilla (2023)


Genere: Drammatico, Sentimentale, Biografico
Durata: 113 minuti
Regia: Sofia Coppola
Uscita in Italia: 27 marzo 2024 (Cinema) 
Paese di produzione:  Stati Uniti d'America, Italia

Dopo l'Elvis di  di Baz Luhrmann mi sembrava affascinante ascoltare anche l'altra metà della storia, e Priscilla di Sofia Coppola, lo fa dalla fonte primaria, ovvero dalla biografia Elvis and Me della stessa ex moglie del re del rock, che è anche produttrice del film.
Priscilla aderisce ai fatti reali della conoscenza fra una allora giovanissima ragazza di appena 14 anni, e un già affermato Elvis Presley, di 10 anni più grande e che si divideva fra la carriera musicale e cinematografica e il servizio militare. Fu proprio mentre era nell'esercito che Elvis incontrò Priscilla per la prima volta, legandosi a lei in un rapporto che portò al matrimonio nel 1967. Quella che però sembra la favola che tantissime ragazze dell'epoca (e non solo) sognavano, diventa per Priscilla una montagna russa fatta di alti e bassi. Il rapporto con Elvis è fatto sì di affetto e di amore, ma anche di lunghe attese, di ordini da eseguire, di ricatti emotivi, di sbalzi di umore a volte violenti e interessi ed entusiasmi spesso mutevoli.

Sembra infatti che fu Elvis che ad esempio creò l'immagine (iconica diciamolo) di Priscilla con i capelli super cotonati e il trucco marcatissimo per farle risaltare gli occhi azzurri, e lui che scelse i suoi look, plasmando quella ragazzina ingenua nella sua bambola preferita.
Ne esce quindi il ritratto di una coppia segnata fin dal principio, a tratti disturbante, la cui relazione è stata forse più amara che dolce, ma con una Priscilla che col tempo saprà trovare la sua strada e spiccare il volo. 
Non mi ero reso conto che in fondo Priscilla e Finalmente l'alba sono simili per certi versi, ed in sostanza delle storie di formazione dove la protagonista supera la dimensione del sogno (sempre rivolto al mondo dello spettacolo) e trova se stessa, il proprio valore e la propria forza, ma nell'ottica di un film biografico mi aspettavo qualcosa di più.
Priscilla infatti non riesce a spiccare secondo me per qualche elemento particolare: è tutto molto curato, come spesso accade nei film di Sofia Coppola, ma da un punto di vista sia narrativo che emotivo non posso dire di esserne stato travolto.

Cailee Spaeny e Jacob Elordi sono indubbiamente belli, e se la prima fa tutto sommato un buon lavoro, il secondo mi è sembrato più anonimo, meno potente di Austin Butler, probabilmente proprio per non cercare di oscurare troppo la protagonista. 
Il problema però è più ampio: l'impressione che ho avuto anche in questo caso è che ci si soffermasse su cose che di minore importanza, non dando a Priscilla la possibilità di essere raccontata a 360 gradi. È vero che l'ex moglie di Elvis era giovanissima e che molto probabilmente aveva riposto in Presley le sue speranze per il futuro e questo aveva azzoppato qualunque slancio di indipendenza, ma se qualcuno mi dovesse chiedere qual è il quadro sulla protagonista che ne esce da questo film di Sofia Coppola, non saprei cosa raccontare.

Il finale anche soffre di questo sbilanciamento temporale e sembra affrettato, quando invece avrebbe potuto appunto approfondire quella ritrovata Priscilla.
L'intento di raccontare la storia vera di un amore probabilmente tossico, scremandola dalla romanzatura mielosa del gossip, è un progetto interessante, ma Priscilla, oltre a far storcere il naso a chi idolatra Elvis, non riesce ad appagare quella attesa di approfondimenti, restando un biopic da televisione.


Aftersun (2022)


Genere: Drammatico
Durata: 101 minuti
Regia: Charlotte Wells
Uscita in Italia: 6 gennaio 2023 (Mubi) 
Paese di produzione: Gran Bretagna, Stati Uniti d'America

Aftersun non è una novità, ma da noi non è mai arrivato al cinema, è andato invece in onda in esclusiva su Cielo il 3 giugno, e si può vedere in streaming anche sulla piattaforma Mubi, e ammetto che è stata la presenza di Paul Mescal che mi ha convinto a dargli una chance, pur non sapendo nulla della storia. 
Ci ritroviamo alla fine degli anni '90, e Sophie (Francesca Corio) è una bambina di 11 anni in vacanza in un resort (all'epoca si chiamavano villaggi turistici) in Turchia con il giovanissimo padre Calum (Mescal appunto), infatti molti li scambiano per fratelli. Sembra una vacanza qualunque, con i suoi momenti di divertimento, noia e scoperta, ma in realtà c'è altro: Sophie non più bambina, ma con 20 anni di più, sta riguardando i filmati che faceva al padre, cercando non solo di ricostruire i ricordi ormai sfumati di una estate così lontana, ma di cogliere quello che non aveva capito all'epoca sul padre.

Ammetto che dopo aver visto Aftersun, mi sono mancati dei tasselli per comprendere a pieno la storia che la regista scozzese Charlotte Wells ci ha voluto raccontare, e anche il finale non mi ha aiutato a convincermi del tutto.
Durante la visione sicuramente ho colto una certa malinconia, un malessere serpeggiante che però si può notare solo attraverso piccoli flash, qualche dialogo o scene fuori campo che non sempre chiariscono ogni singolo aspetto della storia. Ho capito che Calum è infatti un uomo che si porta dietro qualcosa che lo schiaccia, che non lo fa sentire a suo agio in alcune situazioni, come se stesse cercando se stesso, e se stesse cercando di dare alla figlia una testimonianza del suo passaggio, una eredità umana. 
Ho però avuto bisogno sia di rivedere alcune scene, sia di leggere in rete per raccogliere quei tasselli che mi potessero dare le spiegazioni che cercavo. Non sto qui a fare una analisi di Aftersun o a darvi io una chiave di lettura, perché un po' come accade in Estranei, è uno di quei film che mi ha fatto riflettere, che può colpire corde emotive e umorali differenti, e che appunto sia apre a diverse interpretazioni. 

Devo però riconoscere che se il film con Andrew Scott mi aveva coinvolto da inizio a fine, questo della Wells mi ha lasciato spesso indifferente, ad eccezione di qualche momento di commozione arrivata più per le mie percezioni che per quello che il film racconta.

Se superficialmente si coglie che il film vuole raccontare un rapporto particolare genitore-figlio, della ricerca della memoria e della salute mentale ed emotiva, per andare più a fondo è come se lo spettatore di Aftersun debba fare un lavoro di decifrazione un po' troppo intenso per poterne uscire soddisfatto dalla visione. O per lo meno, se io mi sono spinto a cercare di voler capire cosa sia accaduto, e mi sia appunto ritrovato a fare le mie riflessioni e conclusioni, immagino che per molti risulti troppo criptico (in alcune sequenze davvero non ho capito le inquadrature) e finiscono per cassarlo e basta. 
Probabilmente se mi fossi informato prima (cosa che non amo fare) avrei avuto un approccio e un feedback diverso, ma ora vi dico che Aftersun è un film da vedere con una attenzione particolare, in cui cogliere dettagli e momenti, e che comunque merita sia per le interpretazioni dei protagonisti, che per questa ricostruzione del mood anni '90 che però non sembra una posticcia operazione nostalgia. 




Bioderma CicaBio SPF 50+, scoperta o flop?

Ogni anno quando arriva l'estate cerco di darvi quante più alternative possibili in termini di protezione solare perché penso che tanti ancora non ne facciano un uso costante non trovando la formulazione più congeniale al proprio tipo di pelle e alle proprie preferenze. Quindi spazio fra prodotti che sono in vendita in settori differenti, dai brand coreani a quelli da grande distribuzione, fino ai marchi disponibili in profumeria, parafarmacia e farmacia, e per quest'anno ho scelto il solare Cicabio SPF50+ di Bioderma.

cicabio bioderma spf50+


INFO BOX
🔎 Profumeria, parafarmacia, Amazon
💸 €13
🏋 30ml
🗺 Made in Francia
⏳  6 Mesi
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Trovavo infatti interessante il concetto di questo solare, ma anche un po' confuso e mi sono detto "proviamolo!".
La gamma Cicabio Bioderma nasce per prendersi cura di pelli sensibili o sensibilizzate da fattori esterni, quindi anche con cicatrici, secchezza, prurito, e favorire la naturale guarigione della pelle, creando uno strato protettivo, ancora di più nel caso di questa versione con spf 50+, che contribuisce anche a contrastare la formazione di macchie scure post infiammazione (come quelle dopo un brufolo per capirci).
Nello specifico nel solare Cicabio troviamo filtri UVA e UVB, ma ha poi tutta una serie di attivi pensati proprio per ripristinare una pelle alle condizioni ottimali, come il brevetto Antalgicine™, che fa parte dei prodotti Bioderma, e che immagino sia composto anche da un lipopeptide, che ha la funzione di calmare la pelle. 
O ancora, dal nome stesso capite che la gamma Cicabio, incluso questo solare viso, contiene estratti di centella asiatica, noti per le loro capacità lenitive e ricostituenti, e ci sono ovviamente sostanze umettanti come acido ialuronico e frutto oligo-saccaridi.

È come dicevo, un vero e proprio trattamento per la pelle, ma come anticipavo, la Cicabio SPF 50+ ha molti aspetti che mi hanno lasciato in dubbio. 

Intanto in rete si trovano due diversi formati, uno da 40 e questo che ho io da 30ml, e formulazioni con alcune differenze.
Ma a parte questo, anche le istruzioni che da Bioderma mi sembrano strane: sul retro si legge di applicare piccole quantità di prodotto su zone fragilizzate, quindi immagino aree con macchie scure o cicatrici che non vogliamo far peggiorare con l'esposizione solare, ma poi specifica che si può utilizza su viso, labbra, corpo e che può fungere da base trucco, quindi non capisco se sia solo da usare localmente o appunto in modo più ampio o in entrambi i modi. Inoltre, sempre Bioderma, sottolinea che in caso di esposizione solare dobbiamo applicare una protezione sul resto del corpo, ma mi chiedo, allora a che serve questa crema se comunque devo utilizzare un spf extra? Chi se ne va in giro con un patchwork di solari applicati a chiazze?
Forse sono io che perdo colpi, d'altronde l'età avanza, ma mi sembra che ci sia un po' di caos su come appunto sia il caso di utilizzare questo solare e soprattutto su quale sia il suo scopo.


Ho provato quindi ad utilizzarla come una crema solare qualunque, su tutto il viso, ma proprio non mi ci sono trovato, anzi ammetto che tutte le volte che l'ho utilizzata, ho avuto voglia di lavarmi il viso perché mi sentivo impiastricciato.
La Cicabio SPF50 + Bioderma è infatti una crema abbastanza soda, ma tutto sommato facile da stendere e che non fa patina bianca proprio perché contiene filtri chimici, ed ha anzi un lieve colorito verde che immagino tenti una microcorrezione di eventuali rossori e imperfezioni. Non ci sono profumi aggiunti, odora semplicemente di crema solare, aspetto che dovrebbe rendere il prodotto più delicato, ma comunque l'azienda sconsiglia di applicarlo sul contorno occhi, anche se io l'ho fatto senza problemi. 
Ho cercato di far funziona questo solare Bioderma in tutti i modi ma non c'è stato verso, e penso che anche dalla foto possiate capire il motivo. È infatti una di quelle protezioni che si adagia sulla pelle e lì resta, con la sua bella patina untuosa e lucida, e non si setta praticamente mai.

Tralasciando la lucidità, che in qualche modo si può arginare con una cipria e che ci può stare visto che non promette opacità, la cosa peggiore per me è che non si asciughi e di conseguenza appena tocco il viso me la sento sulle mani. Inoltre, anche se appena messa tutto sommato è leggera, nel corso delle ore mi fa sentire il viso appunto untuoso e impiastricciato, ma non così idratato.
Nei miei esperimenti infatti per farla funzionare ho cercato di giocare un po' riducendo la skincare che utilizzo sotto, e sono finito ad applicare solo un tonico o un unico siero prima di questo solare Cicabio, ma comunque non è servito a molto, perché il feeling finale è sempre lo stesso.
A questo punto mi potreste dire che sono io ad avere usato male il prodotto perché appunto dovrebbe essere applicato su zone limitate, ma mi chiedo, allora non ha più senso applicare prima un siero o un trattamento antimacchia e rinforzante, e poi un solare che agisca e copra su tutto il viso, piuttosto che un prodotto del genere?

Personalmente infatti, se so che sarò particolarmente esposte al sole, oltre che applicazioni abbondanti e ripetuto dell'SPF che ho in uso, cerco di picchiettare ancora più prodotto in quelle aree più sensibili (soprattutto nei nel mio caso) o proprio evito che vegano esposte coprendomi, ma non vedo il senso di un prodotto extra che tra l'altro ha una texture poco elegante.

Ditemi la vostra esperienza se vi va!






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Netflix, le novità promosse e cosa non mi è piaciuto

Fra maggio e Giugno il catalogo Netflix non è stato del tutto pauco di uscite interessanti e qualcuna sono riuscito a portarla a termine, quindi finalmente posso sciorinare tutte le mie opinioni su tre nuove serie tv.


Thank You, Next 
Prima Stagione

Ho un rapporto complicato con le serie tv turche, perché molto spesso somigliano più a delle soap e a volte manco di livello, ma tutto sommato è stato gradevole seguire questa prima stagione di Thank You, Next, che è uscita il 9 maggio e si è ritrovata in vetta alle classifiche di Netflix.

La sua protagonista è la giovane avvocata Leyla (Serenay Sarikaya), la quale riscopre la sua vita sentimentale dopo che il suo compagno storico l'ha tradita, o quasi. Leyla è un ragazza forte, spigliata, ma poco fortunata con i sentimenti, così decide di rimettersi in gioco di nuovo, spinta anche dai suoi amici e colleghi. Ma dovrà barcamenarsi fra un passato che bussa alla sua porta e un presente (o futuro) incerto e dubbioso, e soprattutto attraverserà alcune delle fasi (sette esattamente come gli episodi) e delle situazioni come molti di noi al giorno d'oggi affrontano quando si affacciano alle relazioni sentimentali.

Thank You, Next non si è inventata nulla, ma secondo me prende ispirazione da quelle dramedy romantico-sentimentali che conosciamo un po' tutti, come Sex & The City, Emily in Paris e la meno conosciuta Operazione Amore, eppure tutto sommato la ritengo una prima stagione riuscita perché fa quel che deve: riesce ad intrattenere e risulta contemporanea, e soprattutto si rivolge ad un pubblico differente.

Se infatti una grandissima quantità di serial e film Netflix sembra studiata da un algoritmo che cerca di accontentare un pubblico di giovanissimi, Thank You, Next mi ha dato l'impressione di rivolgersi a persone come me che, come la protagonista, hanno superato i trent'anni, quindi sono ormai in una fase adulta, ma allo stesso tempo sono ancora giovani per prendere le cose troppo sul serio e smettere di esplorare tutti gli aspetti che la vita ci mette davanti con leggerezza.
Leyla in questo senso è una protagonista ideale perché in lei si possono trovare sia aspetti positivi, come il suo essere affettuosa e appassionata, ma spesso contraddittoria e impulsiva, quindi immagino che l'intento fosse quello di creare una protagonista imperfetta ed empatizzabile. 

Non ho fatto cenno agli altri personaggi perché sono limitate le caratteristiche che ci danno su di loro, sono più che altro funzionali alla vicenda, e anche gli uomini con cui Leyla si interfaccia mi sono sembrati più che altro degli stereotipi caratteriali che poi confluiscono eventualmente in una tipologia di relazione. Forse fra gli uomini con cui la protagonista avrà a che fare, è Cem Murathan (Hakan Kurtaş) quello che sembra un po' più sfaccettato. Ma io credo che sapevano già ci sarebbe potuta essere una seconda stagione di Thank you, Next, poi confermata, per cui si sono limitati ad approfondire eventuali aspetti o dare troppo spazio ai personaggi secondari.

Come in ogni commedia c'è comunque una buona dose di prevedibilità, superficialità e situazioni un po' assurde, ma il vero problema per me sono stati i salti temporali: la serie infatti si muove quasi tutta in flashback e spesso va avanti e indietro nel tempo senza cambi di stile o di fotografia, e il rischio di confondersi è forte, anche se poi alla fine tutto torna.
Thank you, next comunque non fa rimpiangere troppo per impostazione le serie tv americane o inglesi, quindi credo proseguirò a vedere la seconda stagione. 


Dancing for the Devil: storia di una setta su TikTok
Docuserie 

Vi sarà capitato di aprire un social e trovarci dei bei ragazzi giovani ballare senza perdere un passo, con energia, grinta, ammiccamenti, magari per le strade di qualche metropoli americana. Belli e bravi sicuramente, con una certa influenza sui social e un numero di follower spesso importante, ma se vi dicessi che alcuni di questi fanno parte di una setta che ha fatto loro il lavaggio del cervello, costringendoli lontani dalle famiglie e a subire abusi di diverso tipo.

È proprio su questo che indaga Dancing for The Devil, il documentario chiacchieratissimo di Netflix, uscito lo scorso 29 maggio, che in tre puntate racconta la vicenda della 7M Films.Inc, quella che dovrebbe essere un'agenzia di talenti, ma sembra in realtà la facciata per una setta. Il suo fondatore infatti Robert Shinn, ex medico, è anche il padre della Chiesa di Shekinah, e queste due entità sembrano strettamente legate fra di loro, visto che, a detta degli ex rappresentati dalla 7M Films, Shinn organizzava qualunque aspetto della loro vita, e non solo, convincendoli di essere in stretto collegamento con dio.

Dancing for the Devil: The 7M TikTok Cult inizia più o meno dal 2019, quando Melanie e Miranda Wilking, due sorelle già conosciute su Instagram e Tik Tok, entrarono in contatto con questa "agenzia" attraverso un altro ragazzo, sempre un ballerino, che già ne faceva parte. Se però Melanie si discostò subito dall'agenzia, ritenendo le dinamiche interne alquanto strane, Miranda decise non solo di restare, ma iniziò a frequentare (per poi sposare) quel ragazzo che la inserì nella 7M, e divenne parte della setta a pieno regime. O quantomeno questo è quello che hanno denunciato i genitori e la stessa Melanie nel 2022 durante una diretta online, affermando che non riuscivano ad avere contatti con la figlia Miranda e che questa addirittura avesse evitato il funerale del nonno.

Si apre così una storia a più livelli e con diverse testimonianze, che questa docuserie Netflix cerca di raccontare, visto che le accuse che sono state rivolte a Shinn spaziano dalla cattiva gestione dei contratti dei ballerini, in cui sembra che solo una piccola parte dei loro guadagni andasse a loro, fino ad accuse di molestia e circonvenzione. Ma come si può dimostrare che delle persone adulte e nel pieno delle loro facoltà si siano fatte convincere a tal punto?

Quella di Dancing for the devil è una storia decisamente inquietante e ancora aperta, perfetta per chi ama le crime story basate su fatti reali. La cosa più impattante secondo me è che si tratta di una storia non solo recente, e sotto gli occhi di tutti, ma ancora da chiarire del tutto, con una causa civile ancora in corso e un processo che arriverà nel 2025, ma ovviamente anche la risposta di Shinn e dei suoi associati che hanno fatto causa per diffamazione rigettando ogni accusa.

Il documentario Netflix comunque risulta abbastanza informativo, e uno stile abbastanza tradizionale, portando sia le testimonianze degli ex artisti di 7M che gli audio reali che dovrebbero incastrare l'agenzia-setta.
Anche se non avere una risposta finale definitiva (come può capitare, sia chiaro), può portare lo spettatore a trovare un po' frustante, e spero che ci sarà un proseguo sulla vicenda, credo che Dancing for the Devil voglia comunque puntare l'attenzione sia ai danni che possono causare i social e la ricerca del successo, ma anche il trauma subito dalle ragazze e dai ragazzi che per anni (a volte decenni) hanno preso parte alla chiesa di Shekinah.



Hacks
Seconda stagione


Visto che mi sono dilungato parecchio sulle altre serie, cercherò di essere telegrafico sulla seconda stagione di Hacks, che finalmente è arrivata su Netflix il primo giugno con un paio di anni di ritardo rispetto alla programmazione americana dove da poco è terminata la terza stagione e c'è già il rinnovo per un quarto capitolo.

Se nella prima stagione avevamo visto Debra (Jean Smart), una comica di fama dalla carriera ormai consolidata, conoscere la sua nuova giovane autrice Ava (Hannah Einbinder), con un inevitabile scontro fra le due, troppo incapaci di mettere da parte i lati disfunzionali dei propri caratteri per cercare di andare d'accordo, adesso le cose cambiano. 
Debra infatti è in tournee e Ava la seguirà con tutto ciò che comporta avere a che fare con una diva in un momento delicato della sua carriera ma anche affrontando alcuni momenti duri del suo privato.


Hacks 2 cerca, spostando le protagoniste in un lungo viaggio per l'America, di far proseguire anche il percorso umano e la crescita di entrambe, visto che ormai conoscono pregi e difetti l'una dell'altra e quanto male sappiano farsi a vicenda. Sia Debra che Ava cercano insomma di riparare ai torti che si sono fatte, con un atteggiamento più maturo, e comprendendo che entrambe hanno spesso atteggiamenti simili e che si portano dietro traumi, dubbi e ferite.

Sono stato abbastanza poetico e ho evitato lo spoiler vero? Ma la verità è che questa seconda stagione fa davvero qualche passo avanti rispetto ai dubbi che mi aveva lasciato la prima, proprio perché si occupa di più dello sviluppo caratteriale delle protagoniste, e punta a linee narrative un po' più coincise.
L'ho insomma apprezzata di più rispetto agli episodi precedenti ma non posso dire che ad oggi Hacks sia la mia serie tv preferita di cui non posso fare più a meno. 

È maggiore secondo me il senso di affiatamento e di famiglia che si è creato fra le protagoniste e gli altri assistenti di Debra, che si muovono durante questo tour come se avessero creato un loro ecosistema funzionante, ma spostando lo sguardo ci sono aspetti che mi sono sembrati sbilanciati. Buona parte di questa seconda stagione cincischia su situazioni non sempre utili per poi arrivare in fretta e furia ad un finale, che vede una grossa evoluzione sia per appunto Debra che per altri personaggi secondari. L'impressione è che si siano accorti in corso di produzione che non avevano 10 episodi come nella prima stagione ma solo 8, e quindi hanno dovuto affrettare le cose per farci stare tutto quello che volevano dire. 
Con Hacks ho sempre l'impressione di avere a che fare con una coperta corta, che se tiri da un lato scopri che dall'altro ci sono tante cose da sistemare, come, per quanto mi riguarda, l'assenza di momenti davvero divertenti e la prevedibilità di quelli più emotivi.
Chissà quanto toccherà aspettare per la terza stagione.



Questi prodotti corpo costano poco ma valgono molto (TUTTO sotto i 10€)

Quando si tratta della cura del corpo non amo spendere grandi cifre e cerco sempre valide alternative più economiche. Non avendo grandi problemi cutanei sulla pelle del corpo infatti non mi serve andare a comprare brand particolari, ma mi posso rivolgere alle opzioni della grande distribuzione, anche perché tendo a smaltire i prodotti corpo con molta facilità, quindi costo e reperibilità sono due caratteristiche che non sottovaluto.

Ho cinque prodotti che sono parte della mia routine per cura del corpo quotidiana, che appunto costano meno di 10 euro e magari possono darvi qualche dritta.


Cien Docciacrema Argan & Cocco



INFO BOX
🔎 Lidl
💸 €1.59
🏋 500 ml
🗺 Italia
⏳  12 Mesi
🔬 Vegan

Sono certo che conosciate già i docciacrema di Cien ma se così non fosse vi racconto perché secondo me meritano una chance. La confezione e la grafica strizzano l'occhio ad un'altra marca nota, ma ciò non toglie che sia un docciaschiuma valido ed economico. Secondo me però l'impatto iniziale può traviarvi: infatti non ha la consistenza di una crema appunto, ma è proprio un gel mediamente sodo e fluido, che è arricchito con estratto di cocco da agricoltura biologica, olio di argan e glicerina, fra le sostanze idratanti ed emollienti. Per il resto il suo INCI non mi sembra si discosti troppo dai prodotti da grande distribuzione, e Cien specifica che non contiene microplastiche.

Oltre alla consistenza non in crema, c'è un altro aspetto da tenere presente ovvero il fatto che questo Docciacrema Cien non profuma di cocco, ma ci sento molto le note dell'argan, è una fragranza che quindi si avvicina più alla famiglia degli aromi orientali, più avvolgente e calda. È una profumazione che trovo molto gradevole, ma che non mi pare di sentire sulla pelle una volta terminata la doccia.

Con queste doverose premesse posso però dirvi che questo prodotto Cien mi ha convinto: è un gel appunto che diventa una schiuma soda con qualunque spugna lo utilizzi, e che si mantiene durante tutto il tempo del lavaggio. Sulla mia pelle risulta delicato, ma in grado di detergere bene, quindi perfetto per la doccia di tutti i giorni, e, a meno che non abbiate esigenze specifiche, adatto a tutta la famiglia e un po' a tutti i tipi di pelle. È il bagnodoccia più delicato che abbia mai trovato? No, ma nel corso del tempo (il flacone è quasi terminato) non mi ha creato secchezza, prurito e irritazioni, e anzi mi lascia la pelle abbastanza morbida e liscia. 
L'unico vero neo che posso trovare a questo Docciacrema Cien è che serve qualche secondo in più per sciacquarlo via, ma non mi lascia comunque residui. 
So che c'è un'altra variante di questo docciagel, e conto di provarlo prima o poi.

Fun fact: se leggete bene scoprirete che questi docciacrema Cien sono prodotti dalla nota Mil Mil 76, azienda di cui ero solito parlare decenni fa qui sul blog. Alla fine tutto torna.



Alverde Lozione Corpo & Siero 2in1
con Vitamina C, E ed F


INFO BOX
🔎 dm-drogeriemarkt.it, catene DM
💸 €2.79
🏋 250ml
🗺 Germania
⏳ 12 Mesi
🔬Natrue, Vegan 

Qui in Sicilia il caldo è già esploso da qualche tempo, e negli ultimi giorni devo dire che siamo a livelli estivi, quindi le mie routine si stanno alleggerendo sempre più e questa lozione corpo Alverde si è rivelata perfetta. A dire il vero avevo iniziata ad utilizzarla qualche mese fa ma le temperature erano ancora più basse e la mia pelle era più secca, adesso invece è perfetta.
È una crema corpo dalla texture fluida e leggera che è arricchita con appunto quella miscela di vitamine che si trovano in vari ingredienti. Abbiamo infatti oli leggeri come quello di soia che contiene per sua natura anche vitamina F, e che troviamo in vari acidi grassi contenuti nella formulazione, e di cocco. Fra i vari umettanti scelti da Alverde abbiamo la glicerina, ed estratti vegetali come quello di lime, cetriolo e kiwi che contengono vitamina C e antiossidanti, c'è anche una forma di vitamina C derivata ovvero l'ascorbil glucoside. La vitamina E è apportata invece da due forme di tocoferolo.

Il concetto è insomma un po' quello di un prodotto viso, che ha anche attivi a scopi più ampi, ma per il corpo.
Come molti prodotti tedeschi anche questa Lozione corpo Alverde contiene alcol, ma a me non ha dato fastidio e non l'ho sentito nemmeno nella profumazione, che, a proposito, mi ricorda l'olivello spinoso quindi una fragranza agrumata e fresca, non troppo persistente, ma piacevole.

Come dice il nome stesso, questa di Alverde è appunto una crema molto fluida, quasi un latte, che si stende istantaneamente e non fa alcuna scia bianca, né mi è risultata appiccicosa o untuosa perché si assorbe velocemente e mi posso vestire alla velocità della luce.

Quello che mi piace però di questa lozione è che ad una consistenza leggera, che il mio corpo non risuda nemmeno in questi giorni di caldo, anzi risulta abbastanza fresca, hanno saputo dare un effetto idratante che si percepisce abbastanza bene. È ovvio che una pelle molto secca anche in estate, o chi trascura l'idratazione del corpo, non possa trovare la risposta in una crema così leggera, ma chi non ha grossi problemi di disidratazione secondo può apprezzarla. Io riesco a trovare in questa lozione il comfort sufficiente per arrivare alla doccia successiva con una pelle morbida e idratata. Se cercate una crema corpo per l'estate, datele una possibilità.


Balea Crema piedi
contro duroni e callosità



INFO BOX
🔎 dm-drogeriemarkt.it, catene DM
💸 €1.69
🏋 50ml
🗺 Germania
⏳ 12 Mesi
🔬//

Visto che siamo in estate l'attenzione alla cura dei piedi secondo me deve aumentare, e se durante il resto dell'anno mi limito ad esfoliare e applicarci la crema corpo, con la bella stagione cerco prodotti più specifici, e questa crema piedi Balea è stata una piccola scoperta. 
Lo so, non è il prodotto più elegante, ma qui siamo fra di noi, in famiglia, quindi non ci formalizziamo. 
Contiene infatti tutte sostanze che si adattano a contrastare ispessimenti e callosità, come appunto urea, acido salicilico ed acido citrico (gli acidi della frutta a cui fa riferimento) che idratano ed esfoliano la pelle, per un effetto rigenerante. Proprio per questi attivi l'azienda suggerisce di sciacquare bene le mani dopo l'uso.
Balea ha poi unito sostanze idratanti come la glicerina, ed ammorbidenti come l'allantoina, ed è un prodotto pensato anche per i diabetici.


Come dicevo su, curo gli arti inferiori tutto l'anno, quindi non arrivo mai in estate con una situazione disastrosa (fatelo anche voi, per voi stessi), ma ho comunque ottenuto dei benefici e visto la differenza con questa crema piedi Balea. La sua consistenza è soffice, si stende bene e non mi risulta untuosa (anche se io metto sempre un calzino perché faccio quasi un impacco con un po' più di prodotto), e si assorbe velocemente. Mi è piaciuta molto anche la sua profumazione agrumata e fresca, molto adatta allo scopo della crema, ma è soprattutto il suo effetto che mi ha convinto, perché riesce ad ammorbidire, lisciare e idratare le zone secche e ruvide dei piedi e alleviare eventuali fastidi. 

È bene che lo ripeta anche se mi sembra ovvio: se il vostro problema di ispessimenti è importante, è meglio procedere  prima con una esfoliazione manuale perché nessuna crema può far nulla.
Questa crema piedi di Balea mi è sembrata una alternativa a quella Cien di cui avevo parlato qualche tempo fa, è un prodotto per me promosso e che dà anche una vaga sensazione di freschezza che non mi dispiace.
So che l'azienda ne ha anche una con il 25% di urea e sarei curioso di provarla. 



Biolis Nature Deodorante No Gas al Tè Verde Bio
Rinfrescante


INFO BOX
🔎 Tigotà, e-commerce
💸 €2.50 (offerta)
🏋 75 ml
🗺 Made in Italia
⏳ 12 Mesi
🔬Vegan, Non testato sugli animali

Dopo Iris e Melagrana, mi mancava da provare il deodorante Biolis nella variante Tè Verde rinfrescante, visto che adesso ho un Tigotà più a portata di mano. Non ho riscontrato grandi differenze fra questi prodotti, sia a livello di resa che di INCI, quindi non posso che confermane l'efficacia che hanno su di me. Come i fratellini, anche il deodorante Tè verde è a base di Triethyl Citrate, una sostanza che agisce contro la proliferazione batterica e quindi i cattivi odori, e che è stata unita all'amido di riso e allo zinco ricinoleato che hanno una azione assorbente.
La formulazione, che è composta al 98% di ingredienti di origine naturale, è poi arricchita con avena, pantenolo e bisabololo dall'effetto idratante e lenitivo, e dall'estratto di tè verde appunto e tocoferolo, che sono due ingredienti antiossidanti.

Il Deodorante Biolis al Tè Verde ha una profumazione molto gradevole, fresca, con una nota vagamente legnosa e talcata, ma non invadente, così da non scontrarsi con altre fragranze che usiamo.
È necessario shakerarlo bene prima dell'uso e devo dire che nonostante sia un liquido lattiginoso, viene erogato bene dalla confezione e soprattutto si asciuga abbastanza in fretta, tanto che non ho notato macchie sui vestiti.

Ho un po' una mia paranoia per cui evito di utilizzare ogni singolo giorno deodoranti con antitraspiranti, anche perché per le mie giornate normali non ho la necessità di un prodotto prodotto particolarmente performante. Infatti i deodoranti con antibatterici li scelgo proprio per un effetto più delicato, per le situazioni quotidiane meno stressanti e quando non necessito di un prodotto che non vada a bloccare la sudorazione, ma in qualche modo la regoli. 
Questo deodorante Biolis (ma potrei parlare in generale rispetto agli altri provati) riesce a tenermi fresco e in ordine per circa 8 ore, non abbandonandomi improvvisamente e reggendo anche quando le cose si fanno un po' più difficili e adesso che le temperature sono superiori ai 25 gradi. Ovviamente se so di avere una giornata davanti più movimentata e stressante, prediligo altro, ma per il quotidiano di una persona che come me non una sudorazione particolarmente pungente, va più che bene.
Oltre a non macchiare i tessuti, il deo Tè verde è abbastanza delicato anche sulla pelle perché non mi ha dato irritazioni o prurito.


Eyfel Eau de parfum M1 


INFO BOX
🔎 Online 
💸 €6.70
🏋 50 ml
🗺 Turchia
⏳ 36 Mesi
🔬//

Una routine corpo che si rispetti non può che avere anche il suo profumo economico e fra le mie riserve da tanto tempo c'era questo di Eyfel che è un brand turco che produce delle repliche di marchi più noti. La loro gamma va a codici, quindi M sta per la linea maschile, U per la unisex e W per ovviamente la femminile. Io ho scelto dalla linea uomo il profumo M1, che pare si ispiri ad Acqua di Giò.
Sul sito di Eyfel si legge che la piramide olfattiva è così composta 

Nota di testa: mandarino, limone, bergamotto, lime
Nota di cuore: coriandolo, note marine, fresia, ciclamino
Nota di fondo: legno di cedro, muschio, muschio, patchouli

Quindi una fragranza che potrei definire fresca, e generalmente abbastanza maschile, senza però risultare troppo dura e pesante, anzi quello che mi è piaciuto di questa eau de parfum Eyfel è proprio la portabilità. Il mio naso percepisce sicuramente l'apertura agrumata e fresca delle note olfattive, mentre coglie meno il cuore della profumazione, di cui sento soprattutto le note marittime e un accenno di quelle floreali. Ma M1 Eyfel si setta su di me su una profumazione più legnosa, ma comunque fresca, nulla che renda la fragranza invadente.

Vi stavo anticipando che quello che a me piace di questo prodotto è la portabilità: è infatti un profumo che indosso tutti i giorni senza pensarci, mattino e sera, che mi fa sentire in ordine senza invadere lo spazio altrui e senza stancarmi nel corso delle ore. Tendenzialmente è un aroma che apprezzo più con la stagione calda ma potrei anche usarlo in una bella giornata autunnale per dare un po' di brio. 

Nonostante non sia fra le eau de parfum più intense e con più scia che abbia mai sentito, M1 Eyfel su di me dura parecchie ore, sia sui vestiti che sulla pelle.
Non saprei dirvi quanto in realtà somigli ad Acqua di Giò perché non ho fatto un confronto, posso dirvi che rispetto ad un altro equivalente di cui ho parlato qui, questo di Eyfel ha un po' più di carattere, ci sento di più il fondo legnoso e quindi è leggermente meno fresca.
Se come me vi annoiate con i profumi, li cambiate in base ad umore e stagione, e ne cercate uno economico che non risulti troppo impegnativo, magari da alternare ad altri brand più famosi o costosi, Eyfel può essere una opzione. In futuro sicuramente scartabellerò il loro catalogo che è davvero ampio.


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