Perché Saltburn non mi ha convinto

Durante le vacanze natalizie ho visto diversi film su Prime Video, e fra questi c'è stato anche il chiacchieratissimo Saltburn, che ho recuperato, lo confesso solo per capire come mai se ne parlasse così tanto.


Genere: drammaticothriller, commedia
Durata: 131 minuti
Regia: Emerald Fennell
Uscita in Italia:  22 Dicembre 2023 (Prime Video)
Paese di produzione: Stati Uniti d'America, Regno Unito

Siamo nel 2006 e Oliver Quick (Barry Keoghan) è un ragazzo comune che frequenta un collage grazie ad una borsa di studio, ma che riesce, stranamente, a diventare amico di uno dei ragazzi più popolari, ambiti e ricchi del campus: Felix Catton (Jacob Elordi). Oliver diventerà subito ossessionato dal ragazzo e quando gli proporrà di trascorrere insieme l'estate nella sua tenuta di campagna, Saltburn appunto, non se lo farà ripetere due volte. Questa ossessione però diventerà presto malata e tutto il castello di carte creato da Oliver stenterà a reggersi in piedi.

Dopo Una donna promettente, che è forse uno dei film che ho preferito negli ultimi anni, Emerald Fennell scrive e dirige Saltburn che però secondo me è ben lontano dalla genialità e dalla sottigliezza della pellicola precedente. Questo nuovo film ha infatti un inizio sicuramente intrigante, sembra che possa accadere di tutto, ed ha il sapore quasi di un horror psicologico. Ma quando tutte le carte vengono disposte sul tavolo, si capisce la mancanza di idee originali e di una storia che potesse essere davvero coinvolgente, ed il film si trascina in questa prevedibilità fino alla fine. 
Saltburn infatti non mi ha sorpreso, anche perché di doppiogiochisti pronti a tutto ne abbiamo visti molti nel mondo del cinema e Oliver è forse l'ultimo e quello meno scaltro. O meglio, non è tanto lui ad essere poco bravo nel muovere i suoi passi nel mondo dei Catton, ma sono questi ad essere dipinti in modo tale da far funzionare le cose per il ragazzo.

La Fennel infatti secondo me ha sbagliato due volte: la prima nel non trovare una sceneggiatura davvero forte, la seconda nel non costruire degnamente i suoi protagonisti ma rendendoli degli stereotipi senza una motivazione di fondo. Del talento di Rosamunde Pike e Richard E. Grant non si discute, e lo stesso Jacob Elordi fa un buon lavoro (sebbene mi sembra messo giusto perché può attirare il pubblico adatto affinché un film del genere faccia scalpore), ma tutti sembrano privi di logica nel loro muoversi e nelle scelte che fanno, o appunto dei cliché.
Un esempio che non costituisce secondo me uno spoiler è l'atteggiamento di Felix che sembra abbia una sorta di generosità, di calore, che la sua famiglia non sembra avere, solo però per motivi di copione, perché appunto deve distinguersi dagli altri Catton e far partire la vicenda.

Forse ne esce peggio il personaggio di Barry Keoghan: lui si è davvero dato in questo ruolo, e non parlo solo del nudo frontale, ma di come incarna tutti gli animi di Oliver, ma io personalmente non ho colto il suo movente.
Infatti non credo si capisca se la sua sia solo fame di potere, un arrivismo atavico e incontrollabile, pronto a tutto, o se è mosso da una sorta di amore-odio per questa famiglia che sembra avere tutto ed invece è soltanto vuota, superficiale, insensibile, e, dal suo punto di vista, immeritevole di ricchezza, privilegio e benessere, e che quindi vuole distruggere.
È come se Saltburn fosse stato pensato per un pubblico digiuno di storie che può restare sorpreso da una narrazione così, forse per i più giovani su cui un attore bello e in voga possa fare da specchietto per le allodole, e un paio di scene disturbanti (anche se sono certo abbiate visto molto di peggio) possano creare quello shock value che portano il suddetto pubblico a parlarne sui social.

Si punta molto insomma sul lato sessuale, sensuale, dell'intrigo, con una punta queer che non guasta, e meno su temi caldi che invece avrebbero dato profondità al film come le disparità sociali, le personalità manipolatorie ed ossessive, e molto altro, che però, forse, quel pubblico ipotetico a cui immagino sia pensato, non avrebbe gradito. 
Spesso inoltre è necessario sospendere la propria logica per poter credere che ciò che appare sullo schermo sia coerente. 

Insomma mi viene da pensare che si tratti più di una forma di marketing che di un reale film pensato artisticamente per portare qualcosa di diverso. Onestamente se l'avessi visto al cinema probabilmente sarei rimasto deluso.
Saltburn però ha una regia, una estetica e una fotografia che mi sono piaciuti molto, come la scelta dei colori, dei contrasti, alcune scenografie ricche e costumi che risultano particolarmente metaforici. Anche la colonna sonora si merita una promozione, ma per il resto è un film che non mi ha lasciato nulla, le cui due ore forse sono eccessive, specie in confronto a quanto vengano costruiti i personaggi. 




2 commenti:

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  1. "non è tanto lui ad essere poco bravo nel muovere i suoi passi nel mondo dei Catton, ma sono questi ad essere dipinti in modo tale da far funzionare le cose per il ragazzo"
    Ecco centrato il punto come meglio non si potrebbe. Sopravvalutato.
    (e aspetto di vedere Perfect days..)

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    Risposte
    1. Forse il "poco" non ci stava in quella frase 😅🤔
      Non conosco Perfect Days

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