Raffa, su Disney Plus, è un docufilm incompleto ma intenso

Ricordo ancora quando, andando a casa di mia nonna (cioè sempre, abitando a poche porte di distanza), lei mi diceva che stava guardando o che aveva visto Raffaella, come se fosse una di famiglia o se ne esistesse una sola. Ma quando sei così iconica, in fondo basta solo un nome, a volte anche abbreviato, per essere subito riconosciuta a ricordata ed è quello che è successo con la Carrà.
A distanza di quasi tre anni dalla sua scomparsa, dopo un breve giro al cinema, su Disney+ il 27 Dicembre 2023, è arrivato un docu-film in tre parti e intitolato proprio Raffa, che vuole raccontare la vita e la carriera del caschetto biondo più famoso in Italia e non solo.

Dall'Emilia Romagna riuscirà a conquistare il mondo, ma la vita privata e pubblica di Raffaella Carrà, nata Pelloni, non è stata sempre semplice, anzi, ha avuto degli inizi nel mondo dello spettacolo difficili: prima lascia una accademia di danza, poi non viene apprezzata nel settore cinematografico perché la sua bellezza, come dirà lo stesso Marco Bellocchio, non spacca lo schermo nei primi piani, ma troverà il suo spazio in televisione e con la musica. 
È questo che Raffa, diretto da Daniele Luchetti, cerca di condensare in tre episodi, percorrendo in modo abbastanza cronologico tutti i passaggi della vita e della carriera (incluso anche qualche passo falso) della Carrà, e tutto ciò che ha contribuito non solo a farla diventare la regina della televisione italiana e una star nei paesi dell'America Latina e in Spagna, come programmi di successo, tour mondiali, e canzoni diventate veri e propri inni, ma anche come sia diventata emblema di modernità, femminismo e una paladina dei diritti LGBTQ+, ed abbia cambiato così la storia della società, della televisione e della cultura.

Raffa infatti non può fare a meno di collocare la carriera della Carrà all'interno anche del suo contesto storico, visto che ad esempio si ritroverà in Spagna durante il Franchismo, o il contraccolpo che subì quando la obbligarono ad andare in onda (anche se era registrata) durante il rapimento di Aldo Moro. 

Ho trovato molto interessante anche come sia stata raccontata la sua figura e la capacità di essere apprezzata dal pubblico in modo trasversale per la sua simpatia, per il suo talento, per il carisma, ma anche per come era capace di unire sessualità e sensualità, senza diventare volgare, ma rompendo così tantissimi schemi in una Italia ancora molto conservatrice e sotto la bolla del potere del vaticano.
Non mancano diversi punti di vista in questo documentario Disney+ visto che si susseguono le testimonianze di chi l'ha conosciuta da giovanissima, come il primo fidanzato, a chi conosceva Raffaella Pelloni, ovvero il nipote Matteo, e l'assistente personale che l'ha accompagnata in molti dei suoi viaggi.

Il ritratto che se ne coglie è quello di una donna e una artista determinata, forte, instancabile (pare che perdesse addirittura due chili durante alcuni suoi spettacoli), ma non manca anche quella parentesi più privata e difficile che la accompagnerà per tutta la vita, e soprattutto nel rapporto con gli altri (e con gli uomini): l'abbandono da parte del padre che scatenerà in Raffaella la paura di essere lasciata. Questa ferita si coglie soprattutto nel rapporto con i due compagni di vita della Carrà, ovvero Gianni Boncompagni prima, e Sergio Japino dopo. Ma si parlerà anche della figura della madre, molto rigida e della mancata maternità.

A me però sarebbe piaciuto sentire di più la voce stessa di Raffaella, che, in confronto a tante dichiarazioni anche meno utili, come ad esempio quella di Tiziano Ferro o di Fiorello, trova molto meno spazio, se non attraverso qualche intervista rilasciata sui giornali e pochi momenti di altre sue comparsate televisive.

La stessa figlia di Boncompagni, Barbara, una delle presenze e degli autori del documentario, ha affermato che il materiale a loro disposizione è praticamente sconfinato, e che questo film sarebbe potuto durare davvero molte ore.

Io credo però che, se i primi due episodi (che poi al cinema è stato trasmesso ovviamente tutto unito) sono più che chiari e completi nel riunire proprio tutti gli elementi del primo ventennio circa della carriera della Carrà, è l'ultima puntata che soffre un po', che mi è sembrata più sbrigativa, e in parte incompleta, fermandosi praticamente al Carramba! Che Sorpresa! del 1995.
Al netto di questo Raffa è però un documentario intenso e commovente, che racconta bene quella che è diventata un simbolo di libertà, diversità, uguaglianza, di chi voleva lasciare il segno ed essere ricordata ed ha saputo fare in modo che questo avvenisse per sempre: semplicemente donando tutta se stessa al suo pubblico. 

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