Quando ho saputo che Disney+ avrebbe riadattato il romanzo di Stefania Auci, la mia curiosità è schizzata, avendo letto il romanzo a suo tempo, e specie perché questa estate sono stato proprio in quelle che furono parte delle terre dei Florio.
La serie su I Leoni di Sicilia doveva insomma rispondere a delle aspettative abbastanza alte per convincermi, e le carte, oltre al materiale di partenza, le aveva tutte: dal cast, con Miriam Leone, alla regia di Paolo Genovese.
I regnanti senza corona, così sono stati definiti più volte i Florio, che da Bagnara Calabra si trasferirono a Palermo alla fine del 700, e dove costruirono il loro impero, pezzo per pezzo, partendo dalla vendita di spezie e soprattutto di chinino, per curare la malaria. Paolo Florio teneva il polso degli affari, affiancato dal fratello minore Ignazio, e dalla moglie Giuseppina, con cui però i rapporti si deteriorarono soprattutto con l'arrivo sull'isola.
È però col proprio con Ignazio prima e col figlio di Paolo, Vincenzo, dopo, che la famiglia Florio diventa una delle dinastie più ricche e note in tutta Italia, in grado di espandere il proprio controllo su più settori della economia, della società e della politica.
Stefania Auci aveva secondo me fatto un buon lavoro a tradurre in parole quelli che furono quasi due secoli di storia, fra alti e bassi, ma la serie tv doveva scontrarsi non solo con la difficoltà di adattamento fra generi diversi, ma anche con una storia non semplice, che è calata in un contesto storico brulicante e in divenire, con l'Unità d'Italia, Garibaldi, le rivoluzioni e il colera.
Fare quindi un paragone fra I Leoni di Sicilia libro e serie tv sarebbe sbagliato, anche perché quest'ultima si concede alcune differenze (poco influenti nel contesto più ampio) e non avrebbe potuto competere con la certosina descrittività del testo scritto.
Ho preso quindi la serie Disney, arrivata in due parti il 25 ottobre e l'1 Novembre, quasi come un'opera a sé e devo dire che fin da subito ho notato il grosso investimento che il colosso ha fatto per questa produzione, immagino con l'intento di poterla rendere appetibile ad un ampio mercato internazionale, e le carte in regola per riuscirci ci sono tutte.
Una saga familiare ottocentesca con costumi, scenografie, effetti speciali curatissimi ha l'appeal per essere apprezzato da tutti e questa rappresentazione de I Leoni di Sicilia mi è sembrata convincente, non solo per la qualità della messa in scena ma proprio per come è stata impostata la storia, rendendola scorrevole e per nulla noiosa.
È vero, sono un po' di parte perché mi ha fatto piacere vedere sfruttati i luoghi che ho visitato o che comunque conosco, non nego il campanilismo, ma penso anche che abbiano saputo scegliere i giusti interpreti per raccontare questa storia, sia maschili che femminili, da Michele Riondino a Vinicio Marchioni da Ester Pantano a Donatella Finocchiaro. Anzi, sono forse le donne ad avere la maggiore attenzione, perché se è vero che, vista l'epoca, sono stati i maschi Florio a creare questo impero, è anche vero che I Leoni di Sicilia si prestano a parlare anche della figura delle donne all'interno di una famiglia e di una società strettamente patriarcale.
Per una volta insomma non mi è nemmeno troppo pesato il modo di recitare per lo più italiano, spesso enfatico e troppo teatrale, ma ci sono altri passaggi che invece mi hanno convinto meno.
Partendo proprio dai personaggi, mi è pesato che non siano stati in grado di creare qualche sfumatura in più, soprattutto nel Vincenzo Florio di Michele Riondino, che mostra la caparbietà e la testardaggine di un uomo deve portare una grossa eredità come gli è stato insegnato, ma si gioca poco sulla sua possibile ambiguità fra bene e male.
Sono più sfaccettate, come vi anticipavo, le figure femminili, sia Giulia Portalupi di Miriam Catania, che diventa centrale per praticamente tutta questa prima stagione de I Leoni di Sicilia, e che rappresenta una donna che guarda avanti, più moderna ma non per questo del tutto avulsa dal contesto, e soprattutto la Giuseppina di Ester Pantano e Donatella Finocchiaro, che riescono a raccontarne tutti gli spigoli acuminati da una vita che non è andata come voleva.
Anche nei loro potevano essere caratterizzate in maniera più variegata, ma credo che questo possa essere considerato il male minore.
Gli aspetti che infatti non ho completamente tollerato sono i tagli sfumati verso uno schermo nero e una frase che ci introduce ad un nuovo contesto e un nuovo periodo storico, che si sono ripetuti praticamente per tutta la serie tv e che mi sono sembrati un po' degli escamotage pigri per muoversi fra le linee narrative. Penso sia stata quasi una costrizione per gli ideatori dover tagliare sui tempi, avendo una storia molto ampia e stratificata, sebbene lineare, e solo 8 episodi su cui spalmarla, ma i personaggi e le vicende avevano bisogno di più cuore.
Disney non ha voluto osare troppo nell'impostazione de I Leoni di Sicilia, dandole una classicità che da un lato può piacere a molti, ma dall'altro posso capire che per una fetta di pubblico appaia troppo didascalica e tradizionalista. Hanno osato invece dove non dovevano, ovvero nella colonna sonora, che, senza tanti giri di parole, è fra le peggiori mai sentite.
L'idea di introdurre brani contemporanei in contesti non storicamente o stilisticamente coerenti può essere una trovata geniale o, come in questo caso, un disastro. Se in Bridgerton ad esempio hanno saputo adattare la musica allo stile, e se in The Handmaid's Tale (sto recuperando la quinta stagione ndr) i brani pop risultano dissacranti rispetto a scene drammatiche o violente, ne I Leoni di Sicilia la musica scelta risulta semplicemente fuori contesto e sovrastante, e spesso tagliata anche male. Ci fossero stati degli elementi, magari nella regia o nella color correction, più moderni, avrebbe avuto un senso come in C'è ancora domani, senza andare troppo lontano, ma avendo tutti gli aspetti di un classico, la musica doveva essere coerente secondo me. E no, non significa per forza musica classica, e no, una colonna sonora più tradizionale non lo avrebbe reso automaticamente una versione de Il Gattopardo, sono storie diverse.
I Leoni di Sicilia ha diversi "ma", ed un finale ancora da delineare visto che la stessa Stefania Auci ha scritto anche il seguito del primo romanzo, che apre le porte al percorso di Ignazio Jr interpretato da Eduardo Scarpetta, ma non ci sono ancora conferme sulla seconda stagione da parte di Disney+.
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