Recensioni (senza filtri) di due nuovi (ed evitabili) film Netflix

Fra la fine di Ottobre e gli inizi di Novembre, Netflix ha lanciato un paio di titoli che mi ispiravano già prima della loro uscita, per ragioni che non riguardavano strettamente la trama dei film, ma più che altro il contorno, come regia e cast.


Pain Hustlers - Il business del dolore (2023)



Genere: drammatico
Durata: 122 minuti
Regia: David Yates
Uscita in Italia: 27 Ottobre 2023 (Netflix)
Paese di produzione: USA

Dopo PainKiller, Netflix è tornata a parlare della pandemia di oppiacei in America con Pain Hustler in cui ha piazzato attori del calibro di Emily Blunt, Andy Garcia e Chris Evans, ma ce ne era davvero bisogno?
La storia la conosciamo: una azienda farmaceutica in crisi tenta di recuperare il terreno perso puntando tutto su un unico farmaco e soprattutto puntando a scelte di marketing discutibili attraverso le capacità comunicative di una miriade di belle ragazze, fra cui Liza Drake (Emily Blunt appunto). Lei è una giovane madre che deve sbarcare il lunario, e che si imbarcherà in questa impresa, coinvolta da Pete Brenner (Chris Evans) non senza dubbi e reticenze, fino a quando le scoppierà fra le mani.

La logica nel riproporre di nuovo il tema della epidemia da farmaci legalmente prescritti, ma che possono causare una estrema dipendenza con la peggiore delle conseguenze, pare stia nel fatto che gli Stati Uniti stiano affrontando un'altra ondata di queste dipendenze malate. Un argomento quindi attuale, e lo stesso film si ispira a fatti realmente accaduti, ma da un punto di vista dell'intrattenimento a mio avviso bisogna saperlo sfruttare per non risultare fine a se stesso.
Ho deciso di vedere Pain Hustlers - Il business del dolore infatti perché speravo che questo nuovo film trovasse una angolazione e una chiave di lettura differente rispetto a Painkiller, ma purtroppo non ci riescono. 
Se la storia comunque è sempre la stessa, anche se cambiano gli attori, purtroppo si ripete anche la struttura e l'idea dietro al progetto, anzi fa doppiamente male leggere che la regia è di David Yates, che dopo le saghe di Harry Potter e Animali fantastici, scade in un prodotto anonimo.

Pain Hustlers non è malaccio come film, e se non avete visto la serie tv Netflix (o la precedente su Disney +) vi potrebbe pure appassionare, perché ha ritmo, tutti i passaggi son ben incastrati fra di loro e, ad eccezione di qualche eccesso di Chris Evans, è pure ben interpretato. Non si sono però posti l'obbiettivo di trovare una vera e propria nuova strada da battere: è vero che questa volta è una insider che racconta le vicende, ma ci ritroviamo sempre con questa voce fuori campo che spiega le svolte narrative e le solite parti che mimano delle interviste ai personaggi, come se fosse più un documentario che finzione. Il tutto in maniera poco credibile ovviamente perché dare un duplice aspetto allo stesso personaggio, attore e pseudo persona realmente esistita, crea ulteriore distacco.


Anche quella vaga vena ironica, cinica, e sopra le righe viene ripresa da Pain Killer, ma ho notato una differenza: infatti, credo che le tempistiche del film, al contrario della serie, abbiano ridotto all'osso la prospettiva dei pazienti che finivano, a loro insaputa, in una vera tossicodipendenza. Abbiamo però un punto di vista interno, quello di Liza appunto, che potrebbe prestare il fianco per parlare di come la crescita economica personale, l'arrivo ad ogni costo ad un traguardo, il tipico american dream, purtroppo a volte non è sostenibile se non a discapito di altre persone, ma non ci sono approfondimenti da questo punto di vista.
Per cui sì, Pain Hustlers può essere la compagnia di una sera per chi non conosce questa tematica e non ha visto le altre serie, per il resto è evitabile.


The Killer (2023)


Genere: Thriller, azione, drammatico
Durata: 118 minuti
Regia: David Fincher
Uscita in Italia: 10 Novembre 2023 (Netflix)
Paese di produzione: USA

Dopo qualche anno di distanza dalle scene, Michael Fassbender ritorna sullo schermo nei panni di un killer. Un uomo misterioso, di cui non conosciamo mai il vero nome, ma che svolge il suo strano mestiere con una meticolosa e religiosa precisione, seguendo le sue regole che sembrano quasi quelle di un rituale sacro. Se non fosse un uomo assoldato per uccidere altre persone, si potrebbe dire che abbia un'etica lavorativa che punta alla perfezione, dove nulla viene lasciato al caso, e che viene assunto come sicario proprio per la sua capacità di organizzare attacchi senza lasciare traccia (o quasi). Tutto va per il meglio nella sua carriera, ma un giorno un colpo non va a segno come dovrebbe, e questo scatena un effetto domino che porterà il killer lungo una strada di vendetta.


Posso dire che noia? Avevo approcciato The Killer sperando di vedere un thriller d'azione ben fatto che potesse essere coinvolgente, non il mio genere preferito, ma qualcosa che apprezzo di tanto in tanto, ed invece mi sono ritrovato con un film lento e ripetitivo. L'incipit, per quanto risibile, visto che per tutto il tempo il voice over ci ammorba su quanto debba essere meticoloso un killer, crea quella scintilla e quella tensione che mi aspettavo, ma poi il film si adagia presto nello stile del revenge movie più tradizionale, dove il protagonista fa le sue tappe, quasi fosse una via crucis, per trovare tutti coloro che gli hanno fatto un torto.
Casualmente è sempre un passo avanti, sia quando si tratta di agire di furbizia che nello scontro fisico. Il nostro Killer non si trova mai davvero in difficoltà, e questo secondo me azzoppa quella tensione iniziale.


Inutile dire che la messa in scena è valida, la regia di Fincher è curata, e Michael Fassbender riesce a spegnere parte del suo fascino per diventare questo uomo che deve, per mestiere, passare inosservato, ma nemmeno lui può rianimare un personaggio appiattito dalla ripetitività e che ha un unico slancio istintivo solo perché gli hanno toccato la ragazza.
Anche spendere qualche parola sul restante cast è superficiale perché hanno tutti ruoli così marginali che incidono quasi nulla sul film.
Manca una trama, e tutto gira intorno al costante monologo del killer che riflette sul suo compito e, trasversalmente, sulla consumistica società contemporanea. Riflessioni che purtroppo non lasciano granché, esattamente come questo film che non fornisce spunti oltre a ciò che vedi sullo schermo. Non ho trovato pathos, dramma, spesso appunto manca di tensione per colpa di una inevitabile prevedibilità o di scelte narrative poco forti, e in generale per una mancanza di originalità.
Confesso che spesso mi trovavo a perdere di attenzione e coinvolgimento, quindi sì, secondo me The Killer è assolutamente evitabile. 

4 commenti:

E tu cosa ne pensi?

Info Privacy

  1. Anche per me The K_.iller con un sacco di difetti (a cominciare dal pippone iniziale sul sicario perfetto e poi toppi come un profano qualsiasi..) ma comunque ben oltre la media di infinite ciofeche che spesso non riusciamo ad evitare a priori ..

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti stavo per dire che concordo sul fatto che va oltre la media, ma poi pensandoci mi sono detto perché dovrebbe? Secondo me hanno settato l'asticella alta e non hanno, per me, raggiunto i loro obiettivi. A questo punto meglio un film fatto peggio, ma più coinvolgente

      Elimina
  2. Ciao Pier! Io non li conosco ma potrei consigliarli a mio marito che sembrano più il suo genere ^_*! Un bacione

    RispondiElimina

Vi sono piaciuti