Il titolo inglese "The King Who Never Was", il re che non è mai stato, secondo me rende bene quanto racconta la docuserie Netflix Il Principe, che ruota attorno parte della vita di Vittorio Emanuele di Savoia.
Non fatevi trarre in inganno perché nulla è come potrebbe sembrare: lungi dall'essere una cronistoria del vissuto del principe mai diventato re, questa docu-serie, con la regia di Beatrice Borromeo Casiraghi, racconta altro.
Siamo nell'agosto del 1978, nelle acque dell'isola di Cavallo, quando Vittorio Emanuele sparò un colpo di carabina sullo yatch di Nicky Pende, con l'accusa di avergli sottratto un gommone. Sull'imbarcazione però ci sono tanti altri giovani che stavano trascorrendo la notte, fra cui l'appena diciannovenne tedesco Dirk Hamer, che rimarrà gravemente ferito e che purtroppo perderà la vita. Su quella barca c'è anche sua sorella Birgit, all'epoca anch'ella molto giovane, con davanti una carriera da modella.
In una serie di ammissioni, ritrattazioni, una giustizia fallace e una battaglia mai in fondo terminata, Il Principe ricostruisce questa storia e non solo, e secondo me lo fa in un modo comprensibile e completo.
Si parte indubbiamente da Vittorio Emanuele, e la Borromeo non ci fa una noiosissima biografia, ma ci racconta solo i momenti salienti del suo vissuto: dall'infanzia in esilio, subito dopo la proclamazione della repubblica in Italia, fino appunto ai suoi problemi con la giustizia. Perché l'erede di casa Savoia, oltre ad essere stato accusato dell'omicidio di Dirk alla fine negli anni '70, tornerà alla ribalta quando, dopo aver ottenuto la possibilità di rientro in Italia, finirà nello scandalo di Vallettopoli nel 2006. Sembrano due circostanze lontane, ma il documentario mostrerà tutti i collegamenti.
Nel suo voler essere sopra le parti però anche la famiglia Hamer verrà raccontata nelle sue ombre, perché se da un lato Birgit ha chiesto per 40 anni che venisse fatta giustizia grazie a prove in teoria schiaccianti, dall'altro lato, il suo capostipite, il dottor Ryke Geerd Hamer creerà più che qualche momento di difficoltà.
Il Principe riesce secondo me a portare alla luce non solo un fatto di cronaca che all'epoca fu discusso ovunque, e quindi farlo conoscere anche a chi come me era troppo giovane per ricordarlo o addirittura non c'era, ma anche raccontare uno spaccato importante della storia d'Italia come appunto la fine della monarchia.
Il tutto è raccolto in soli tre episodi, disponibili dal 4 luglio, da circa 40 minuti ciascuno, quindi da recuperare in un sorso. Lo stile poi mi è parso curato ma fluido, scorrevole, in grado di trattenere davvero l'attenzione.
Il quadro che esce da Il principe è grottesco, desolante e stranamente ironico, che ti lascia quel desiderio di volerne ancora. Nonostante il documentario non vuole dare un giudizio, Vittorio Emanuele non risulta certamente la vittima di tutta una congiura, come forse a volte tenta di suggerire, che fino all'ultimo dimostrerà la sua incostanza e incoerenza, e la sua incapacità di essere diverso da com'è.
Ad affiancarlo c'è la moglie Marina Doria, che non solo non appare ma parla solo francese, e dal figlio Emanuele Filiberto che cerca di dare un'immagine più contemporanea e pulita di qualcosa che ormai è stantio e malandato. Perché, in fondo, Vittorio Emanuele è figlio del privilegio che l'ha reso, contro i fatti, sopra le parti, e lo dimostrerà fino all'ultimo.
Birgit Hamer invece ha trovato, in qualche modo, dopo anni di battaglia ed anche accuse a suo carico, la sua pace, seppur sia stata coinvolta in un dramma che alla fine ha distrutto la sua famiglia.
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