Chiacchierato, nominato ai premi più prestigiosi (fra cui 13 Nomination agli Oscar), per poi essere criticato per questioni non sempre legate al film, Emilia Pérez non si è fatto mancare nulla.
Genere: musical, thriller, drammatico Durata: 130 minuti Regia: Jacques Audiard Uscita in Italia: 9 Gennaio 2025 (Italia) Paese di produzione: Francia, USA, Messico, Belgio |
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La storia segue le vicissitudini di una giovane avvocata Rita Mora Castro (Zoe Saldana), sfruttata in uno studio legale a Città del Messico. Un giorno però riceve una strana telefonata e scopre che dall'altro lato della cornetta c'è una persona particolare: Juan "Manitas" Del Monte (Karla Sofía Gascón), un noto boss del cartello della droga che ha una richiesta per lei.
Del Monte vuole ritirarsi dagli affari (diciamo così) ma soprattutto vuole abbracciare la sua vera identità e diventare donna. Rita lo aiuterà sapendo che tanto non avrebbe nulla da perdere, ma quando incontrerà di nuovo Del Monte, ormai diventata Emilia Pérez, ci sarà un nuovo ruolo per lei.
Ho potuto vedere il nuovo film di Jacques Audiard che ne ha firmato anche la sceneggiatura, quando era già diventato oggetto di meme e polemiche collaterali, ed è stato meglio di quanto temessi, ma peggio di quanto sperassi.
Di base ho amato molto l'idea di usare la struttura di musical, che non risulta ampolloso come ci si può aspettare, per poi racchiudere al suo interno altri generi e tematiche. Emilia Pérez infatti ha nuance thriller, è sicuramente drammatico, ma ha anche qualche accenno di commedia, e il tutto è condito da esibizioni canore e danzate ben messe in scena. In questo senso è senza dubbio Zoe Saldana a rivelare un talento ampio, ma la bravura di tutto il cast è sicuramente un altro plus del film.
In questo mare magnum di generi si inseriscono molte tematiche: l'inclusività è centrale, e da essa derivano i diritti delle donne e delle persone queer, ma in Emilia Pérez questa inclusività assume un altro connotato.
La protagonista, con la sua transizione, non solo deve confrontarsi con un tabù che la vorrebbe chiusa in un ruolo che la società e il suo "ambiente" le hanno imposto, ma Emilia Pérez cerca anche il suo riscatto tentando di rimediare agli errori del passato da boss, attraverso una organizzazione alla ricerca delle vittime del cartello. Ne emerge, nel corso del film, un personaggio sfaccettato, con anche le sue fragilità e difetti.
In questo senso, forse il punto più interessante e meglio riuscito del film è la scena in cui l'avvocata si confronta con il medico che dovrebbe operare Del Monte, facendogli capire che corpo e mente finiscano spesso per coincidere.
Il riscatto e la ricerca della libertà e della propria essenza sono però caratteristiche di tutti i personaggi: da Rita che è stanca di essere sfruttata come avvocata, a Jessica (Selena Gomez), la moglie di Del Monte, che si è ritrovata incastrata in un matrimonio complicato, e che fino alla fine dovrà lottare.
Quello che mi ha sorpreso di Emilia Pérez è stata la fluidità, perché tutto ciò che vi ho raccontato (e molto altro) è narrato in modo coerente e scorrevole, e si segue piacevolmente. È vero che la storia di per sé non ha punti in cui incastrarsi, anzi, ma essendo un musical potevano esserci dei momenti più mosci. Invece i brani, per quanto non siano pezzi memorabili o orecchiabili, sono stati utilizzati come dialoghi, non creando quell'effetto di distaccamento e a volte sfinente di altri musical.
Il fatto è che Emilia Pérez è stato per me tanto messo bene insieme quanto poco d'impatto emotivo, quasi si fossero impegnati nella tecnica ma non nella sostanza.
Vi dicevo che la storia è molto lineare e il finale, onestamente, mi ha quasi fatto rivalutare negativamente il film nel complesso per la banalità del suo sviluppo.
Ma anche con tutte le parti precedenti non ho avuto un legame così forte: Emilia Pérez fa riflettere sicuramente ma mi è sembrato quasi un esercizio ben eseguito, ben messo in scena e ben interpretato e non altrettanto ben sentito. Ho avuto l'impressione che tutte quelle tematiche a cui facevo riferimento ed anche questo bisogno viscerale di verità, di amore, fossero solo abbozzi, come se tutto nascesse e morisse nello stesso istante. Non c'è mai un approfondimento, ma si passa subito all'argomento successivo che può essere funzionale a quel momento del film.
A mente fredda infatti mi sono reso conto che tutto quello che avevo visto, e colto, che fosse più o meno diretto, non aveva lasciato segno.
Per quanto poi riguarda altre critiche che Emilia Pérez ha ricevuto, non posso dire la mia opinione sulla questione degli accenti utilizzati dalle attrici, ritenuti poco credibili, ma non amato molto il doppiaggio di Vladimir Luxuria per la protagonista, perché a volte suonava artificioso.
Non ho condivido invece le critiche per questa rappresentazione ritenuta negativa del Messico (che mi hanno ricordato quelle recenti per Avetrana per Qui non è Hollywood) che d'altronde è lo sfondo ad una storia drammatica come tanti altri luoghi al mondo. Dall'altra parte non ho capito invece - ma magari mi sfugge qualche aspetto tecnico - come mai Karla Sofía Gascón sia candidata a vari premi, come gli Oscar appunto, come protagonista: tralasciando la polemica che l'ha coinvolta per le accuse di razzismo, Zoe Saldana ha molto più spazio di lei sullo schermo, è impegnata nei pezzi coreografati più complessi, e soprattutto mette in moto le vicende più e più volte.
Nell'insieme mi è sembrato un progetto interessante, ma Emilia Pérez non è riuscito ad incollarsi nella mia memoria e soprattutto alla mia sensibilità.
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