Già dai primissimi episodi è stata eletta come la serie tv imperdibile del 2025, osannata a capolavoro da più parti, ma come sempre penso che bisogna vedere un'opera per intero prima di potersi esprimere. E visto che il 31 gennaio è arrivata l'ultima puntata di M. Il figlio del Secolo su Sky, mi sono preso il mio tempo per dirvi la mia.
Diretta da Joe Wright e tratta dall'omonimo romanzo di Antonio Scurati, M. Il figlio del secolo vede un Luca Marinelli completamente trasformato nei panni di Benito Amilcare Andrea Mussolini, ancora relativamente giovane, prima socialista, poi fondatore del fascismo. Ma qui siamo ancora agli inizi, a partire dal 1919, quando la prima guerra mondiale era terminata da poco e l'Italia ne era uscita fragile e in crisi, fino al 1925, quando lo stesso Duce rivendicherà il suo ruolo nell'omicidio del deputato Giacomo Matteotti.
M - Il figlio del secolo non si limita però solo a raccontare i fatti storici e diciamo il meccanismo che porterà all'ascesa del fascismo e del duce, ma ci dà uno sguardo interno ed esterno di Mussolini, mostrandoci anche aspetti della sua vita privata, fra mogli, amanti ed ovviamente le sue strategie politiche.
È un lavoro particolare: il libro di Scurati viene infatti definito un romanzo storico, e questa accezione non va sottovalutata perché sottolinea come, sebbene il contesto cronologico, storico, anche socio-politico, sia curato e preciso, ci siano poi delle romanzature e dei rimaneggiamenti che non sarebbero corretti se fosse un documentario.
Ma M Il Figlio del Secolo ci vuole raccontare secondo me la storia ma con una chiave di lettura particolare: è come assistere ad un drammatico spettacolo teatrale con Mussolini che è un po' il burattinaio della sua epoca e dei sui contemporanei. Il duce interpretato da Marinelli ci guarda in faccia, rompe la quarta parete e ci racconta lui stesso le sue sensazioni, o, cosa sta per accadere. Come ci avverte, lui è una bestia e sente il tempo prima che arrivi, e noi con lui sappiamo cosa accadrà, quindi non può negarci la realtà, mentre si presenta istrionico e prepotente con chi lo circonda o lo affronta.
Nonostante però queste romanzature, questa narrazione e questo stile che a volte diventano grotteschi, a tratti quasi comici, M Il Figlio del Secolo riesce a rendere benissimo quella tensione, quella sensazione di paura, di inatteso, che il periodo storico viveva realmente. Questo anche grazie anche alla violenza, che fu il metodo che il fascismo attuò sistematicamente per arrivare al potere e per poter controllare tutti gli apparati istituzionali e i cittadini, e che la serie stessa non si risparmia di mostrarci in modo anche diretto e sanguinolento.
M - Il Figlio del secolo diventa una miniserie cruda ma fatta di contrasti: vorremmo quasi ridere di quelle persone e di quei personaggi, ma non possiamo escludere quei sentimenti negativi, di fastidio, di repulsione, ma anche appunto di oppressione per quello a cui assistiamo.
Credo di poter dire con certezza che abbiano a che fare con uno dei progetti più interessanti che ho visto in questi primi mesi del 2025, e sicuramente uno dei più curati. In M sembra che tutto contribuisca a trasmettere quelle sensazioni che vi dicevo sopra: la regia, le luci, la messa in scena (molto teatrale), il montaggio che qui e lì inserisce filmati d'epoca, alcune scelte creative e appunto passaggi frenetici, scattosi.
Dal punto di vista tecnico, è evidente la straordinaria cura nei dettagli, probabilmente frutto di un investimento significativo: gli scenari sono numerosi e ci si sposta spesso tra ambientazioni molto diverse. Alcune soluzioni artistiche mi hanno ricordato un po' Babylon Berlin, anche se in M - Il figlio del secolo ad esempio le luci e le ombreggiature sono più saturate, cupe e nette.
Ma senza dubbio è la recitazione di Luca Marinelli a rappresentare il vero punto di forza della serie: trasformato fisicamente, ci restituisce un Mussolini complesso e stratificato, sfacciato ma anche fragile, a tratti quasi farsesco, eppure freddo e calcolatore. Nonostante la dimensione narrativa e le inevitabili licenze artistiche, la sua interpretazione trasmette un realismo disturbante, rendendo difficile non scorgervi frammenti di verità. Non mi stupisce che sia stato un processo estremamente impegnativo per l’attore immergersi così a fondo in un personaggio tanto ingombrante.
Come dicevo su, ho visto tutti gli 8 episodi di M. Il figlio del secolo, e nonostante mi sembra che la qualità sia più o meno omogenea da inizio a fine, mi è venuto a mancare, nel corso delle puntate, un po' di ritmo e di mordente. Escludendo la drammaticità degli eventi a cui si assiste, e un eventuale coinvolgimento emotivo, ma guardando la serie a mente fredda, mi è mancato un po' l'impatto iniziale nel corso della stagione.
Questa teatralità e tutta l'impostazione stilistica della serie tv di Joe Wright secondo me rendono il prodotto non solo non adatto a tutti, ma nel lungo periodo credo crei una sovrastruttura ed un peso che non sempre la narrazione e la densità degli eventi riescono a sorreggere al meglio.
Così i tempi sembrano dilatarsi, non tanto a favore della costruzione della tensione, ma più che altro per seguire il registro scelto dalla serie.
Questo si traduce, più praticamente, nella caratterizzazione marginale dei personaggi secondari. Soprattutto quando ad esempio negli ultimi episodi Giacomo Matteotti (Gaetano Bruno) ha maggiore rilievo, ci viene comunque raccontato in modo estremamente funzionale alla narrazione e agli eventi e non come una personalità più complessa. Lo stesso vi potrei dire di un po' tutte le figure femminili, come quella di Margherita Sarfatti (Barbara Chichiarelli), che non hanno uno sviluppo effettivo, nonostante attrici di talento.
Ciò non toglie comunque valore a M. Il figlio del secolo che è sicuramente una serie tv da vedere, che ha trovato una chiave di lettura più interessante per parlare di storia e che entra per me fra le migliori proposte di questo 2025.
Anzi è comunque una serie tv che i nostri tempi necessitano, e che appunto stimola ad una visione critica di quanto accadde in quegli anni.
Marinelli si è detto contento se M. tornasse per una seconda stagione, e i libri di Antonio Scurati sono ben quattro, quindi ci sarebbe tutto il materiale per proseguire.
Dunque M. Il figlio del Secolo "è stata eletta come la serie tv imperdibile del 2025, osannata a capolavoro da più parti". O tempora o mores, avrebbe detto Cicerone... a quando una serie tv su Hitler?
RispondiEliminaNon sono certissimo di aver capito il tono del tuo commento. L'essere stata eletta come serie dell'anno non è qualcosa che proviene da me, ma da tutto quello che ho letto e notato in giro.
EliminaSe la domanda su Hitler è seria, penso che in patria ce ne siano di serie tv.
Ma lo so che non proviene da te! Ci mancherebbe! Per me 'sta roba è apologia di reato, altro che "stimolo a una visione critica di quanto accadde in quegli anni"! Un secolo è passato, ma in Italia la nostalgia di Mussolini c'è, eccome se c'è! Solo che si cerca di dissimularla in vari modi, ad esempio facendone una serie tv!
EliminaOddio non so se hai visto la serie ma non c'è alcuna nostalgia né esaltazione, anzi, ne esce fuori un personaggio odiosissimo. Se a qualcuno fa comunque "simpatia" non credo sia un problema della serie
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