Dopo il successo della prima stagione, Mike White è tornato per una seconda stagione di The White Lotus, disponibile su Sky e Now dal 7 dicembre 2022, dandogli un taglio più antologico. Infatti ci spostiamo dal bellissimo resort alle Hawaii per finire in un albergo di lusso nella mia Sicilia.
Ancora una volta la serie vuole mettere sulla graticola le contraddizioni, i drammi, le fragilità e tutti i casini che noi esseri umani ci portiamo dietro, e anche mettere alla berlina la classe privilegiata, che può sembrare impeccabile, ed invece nasconde sempre più ombre.
Sarebbe tutto bello sulla carta, ma il problema di The White Lotus è che poi non riesce ad applicare queste idee nel concreto, e se già non ero stato un fan della prima stagione, questa seconda è stata per me anche peggio.
L'unico collegamento fra i vecchi e i nuovi episodi dei questa serie HBO è la presenza di Jennifer Coolidge, di nuovo nelle vesti di Tanya Mcquoid-Hunt, che è ormai una fedelissima delle catene di hotel White Lotus (fra poco potrà ritirare anche una parure di coperte a furia di raccogliere punti), in vacanza col marito conosciuto proprio alle Hawaii, ma il cui rapporto sembra già scricchiolare ad inizio della loro vacanza.
Conosciamo però anche altri personaggi, come Valentina (la nostra Sabrina Impacciatore) che dirige proprio la sede siciliana di questi lussuosi alberghi, e ci sono anche due coppie di amici benestanti, composte da Daphne e Cameron Sullivan (Meghann Fahy e quel miracolo umano di Theo James) e Harper ed Ethan Spiller (interpretati da una bravissima Aubrey Plaza e Will Sharpe), i quali però vivono il rapporto con tensioni e competitività.
Ma troviamo anche tre dei componenti maschili della famiglia italo-americana Di Grasso, che finiranno per mettere a confronto lo scarto generazionale che li separa.
The White Lotus: Sicily ripesca insomma moltissime delle dinamiche che avevamo visto nella prima stagione, ritornando con un cast corale e ampio che dovrebbe offrire angolazioni e storie differenti, ma se le esagerazioni e il tono grottesco che il primo capitolo ci aveva dato mi sembravano dannosi per la serie stessa, qui il problema è quasi opposto. La storia infatti mi è sembrata priva di mordente, di originalità, di succo, quasi come se venisse abbozzata senza mai scendere a fondo e approfondire qualche aspetto.
Le stesse tematiche che la prima stagione tutto sommato riusciva a trasmettere in modo chiaro e palese, per quanto potessero risultarmi telefonate, si perdono quasi del tutto in The White Lotus 2.
Ad esempio il quartetto di amici di cui vi parlavo sopra dovrebbe ancora una volta rappresentare questa ricca classe borghese americana piena di contraddizioni, vizi ed eccessi, ma io li ho trovati tutti abbastanza noiosi, e le loro dinamiche interne mi sono sembrate ripetitive, già viste, e poco interessanti.
Allo stesso modo i Di Grasso raccontano vicende assolutamente vecchie e poco innovative per una serie che vuol farsi riconoscere ed emergere. Tutto ciò però credo discenda dal fatto che i personaggi sono molto stereotipati e trattati superficialmente, e raramente mostrano un guizzo di profondità in più rispetto a quello che ci si aspetta dalla loro copertina.
Sì, purtroppo anche la Valentina di Sabrina Impacciatore non riesce affatto ad avvicinarsi al manager Armond che interpretava Murray Bartlett nella prima stagione, che magari risultava decisamente isterico ma più interessante e meglio costruito.
Oltre a non percepire chiara quella critica sociale che la serie vorrebbe narrare, non ho notato qualche interpretazione o dialogo che riesca a spiccare sopra gli altri.
Non mi soffermo nemmeno sui tantissimi cliché, fra mafia e cibo, ed sugli accenti random di Simona Tabasco e Beatrice Grannò (rispettivamente Lucia e Mia nella serie) che sono stati inseriti in The White Lotus 2 perché ci sono abituato.
Non mi aspettavo invece che la parte più thriller e drammatica della serie fosse così poco d'impatto, e che non ci fosse quel crescendo tensivo che avevamo visto nella prima stagione. Qui invece si è preferito lasciare che la sonnolenza azzoppasse lo spettatore, aggiungendo anche un inutile episodio in più che rende il ritmo più farraginoso e la serie più noiosa, per srotolare tutto l'intreccio solo in un finale dallo svolgimento dubbio.
Di questa seconda stagione si salvano però le musiche, che mi sono sembrate ricercate e spaziano da artisti del passato a quelli più recenti, e ovviamente anche i paesaggi siciliani che vengono sicuramente enfatizzati, anche se mi hanno fatto notare che alcune scene sono girate a Cefalù, nonostante dovrebbero essere ambientate a Taormina.
The White Lotus Sicily è l'emblema di come voler troppo a volte sia davvero la strada peggiore da intraprendere, e sinceramente, a meno che non senta odore di qualche svolta interessante, non credo vedrò la ormai confermata terza stagione.
Non fosse stato per il tanto clamore in patria e qui, l'avrei vista, apprezzata e dimenticata. Invece tutti a parlare di capolavoro, premi di qua e di là e ho storto il naso.
RispondiEliminaMolto meglio la prima stagione, che già esagerava un po'.
Qui come dici non c'è crescendo, ci si perde, e non tutto funziona. Si lascia guardare nelle bellezze siciliane e degli attori coinvolti, creando meme e GIF, cosa che ormai mi infastidisce come metodo di produzione.
Questa acclamazione a capolavoro mi lascia perplesso, anche perché non ha davvero nulla di unico.
EliminaNon ti dico però quante me ne hanno dette su Facebook per questa recensione