Sguazza nel mondo di intrighi politici, negoziati segreti e sotterfugi diplomatici una delle più recenti serie tv Netflix che si è fatta notare sulla piattaforma, e si intitola The Diplomat.
È una esplosione a far partire i motori de La Diplomatica, che ruota proprio attorno la figura di una ambasciatrice, e che mi ha lasciato diversi dubbi.
A seguito di quello che sembra essere a tutti gli effetti un attentato su una nave, che comporterà la morte di parecchi marinai inglesi, l'ambasciatrice di carriera Kate Wyler (Keri Russell) degli Stati Uniti dovrà volare nel Regno Unito per cercare di mediare tra i due paesi, sventare crisi di stato e capire chi abbia potuto commettere questo attentato.
Tuttavia Kate si porterà dietro il marito Hal Wyler (Rufus Sewell), anch'egli ambasciatore noto e affermato, con cui però è in un periodo di crisi. Sono entrambi molto diversi, una più pratica e spartana, l'altro più istrionico e sopra le righe.
Non diventerà semplice per Kate entrare nello stile della cerimoniosa ambasciata inglese, e risolvere i conflitti privati e politici.
Appena mi sono approcciato a La Diplomatica, mi aspettavo qualcosa di diverso. Infatti credevo che si trattasse di una serie tv thriller con un forte sfondo politico, ed in effetti l'incipit sembra suggerire che sia così, ma lo sviluppo prende la strada della tangente.
È indubbiamente una serie tv contemporanea, che cala una storia inventata ma verosimile, nel nostro panorama politico, fra guerre in corso e discussioni socio-politiche.
Tuttavia, in questi primi otto episodi infatti, disponibili su Netflix dal 20 Aprile, il ruolo della diplomatica sembra quasi quello di una sorta di spia sempre impegnata a non far esplodere una terza guerra mondiale. Non so quanto la serie sia realistica (qualcuno afferma che lo sia poco), ma c'è una frenesia, questi costanti intrighi e doppi giochi, che da un lato danno indubbiamente ritmo alla narrazione, dall'altro lato confondono e rendono il tutto a volte caotico e poco piacevole da seguire.
Ci sono sicuramente scelte che ho apprezzato, come quello di far entrare Kate in un mondo prettamente maschile con le indubbie difficoltà che può avere una donna, ma senza farla sorgere a paladina del femminismo. Non è il suo essere donna la parte complessa, ma è proprio il ruolo che riveste.
Dall'altra parte è ridondante questa ossessione per proporle costantemente abiti nemmeno fossimo ne Il Diavolo Veste Prada.
Keri Russell mi piace molto in questi ruoli in cui deve essere forte e allo stesso tempo mostrare una fragilità e sfaccettatura più privata, e lei non ha assolutamente colpe nel mio giudizio generale su The Diplomat.
Le colpe invece ce l'ha il personaggio di Rufus Sewell: lui è bravissimo a fare la parte del "disturbatore", sa essere caustico ed elegante, ma tutto quello che riguarda lui secondo me ha un interesse pari a zero per gli spettatori. Ho trovato letteralmente imbarazzante il suo bagno in quella sorta di pozza, ed a volte è poco credibile che una persona con i suoi atteggiamenti potesse avere un ruolo di spicco.
Il cast comunque se la cava bene, sia i principali che i secondari, ma c'è proprio un problema di appeal e caratterizzazione a non funzionare secondo me.
The Diplomat ha poi il difetto di essere estremamente verbosa, e ti ritrovi sommerso da una serie interminabile di dialoghi che non sempre è facilissimo seguire, e soprattutto considerando che ogni episodio dura un'ora circa, alla lunga può anche stancare.
La quasi assenza di una colonna sonora asciuga sicuramente l'impatto, rendendola più realistica forse, ma comunque non dà respiro alla narrazione, ed accentua questa sensazione di logorrea. È bello seguire delle serie tv che non siano solo uno svuota cervello, ma collegare e capire tutti dialoghi di questa serie tv è praticamente un lavoro, e non sempre vi si riesce. Se vedete le serie tv magari la sera da stanchi, non garantisco possiate arrivare alla fine.
Inoltre questa serie Netflix mi sembra finisca per tradire i suoi intenti con situazioni inutilmente e più o meno involontariamente comiche, che non solo non fanno ridere ma risultano fuori contesto. Va benissimo sciogliere la tensione, ma non servono scazzottate ridicole per rendere una storia più simpatica.
Il binge watching per me nel caso de La Diplomatica non è stato spontaneo, ma solo volto a cercare di ritrovare un capo da cui iniziare a seguire l'ordito della narrazione. Non è una serie impossibile da vedere, e la qualità della realizzazione è buona, ma speravo che The Diplomat mi convincesse e coinvolgesse di più.
Netflix ha già confermato una seconda stagione che spero sappia dare un po' più focus a questa serie tv.
A voi cosa ve ne è sembrato?
Parte benino poi, a mio parere, si accartoccia su se stessa diventando più una soap opera a tratti persino stupidina (le schermaglie amorose tra le varie coppie sono stancanti) Lei è brava (anche se il fatto di non farle lavare mai i capelli e contemporaneamente proporle abiti sempre stupendi non ho capito cosa c'entri con quello che vorrebbe essere la serie) lui pure, ma dopo un pò stancano entrambi. Il finale apertissimo non mi ha invogliato comunque a proseguire con la prossima stagione.
RispondiEliminaÈ quello che dicevo anche io per quanto riguarda gli abiti: io tutti questi personaggi politici, ministri, ambasciatori e affini che sfilano in abiti da sera, non li vedo mai.
EliminaNon mi sono soffermato sulla seconda stagione perché non posso negare che la vedrò anche solo per curiosità, ma se si prendono i loro tempi, non mi spiace affatto
Serie verbosa, dici bene, ma forse proprio in questo si differenzia dal magma generale, assieme ad una bravissima Russell nonostante la sua idiosincrasia verso gli shampoo.. purtroppo 'ste serie cominciano a finire tutte sospese e uno può anche restarci male..
RispondiEliminaIn effetti si prestava ad essere una miniserie, magari qualcosa di antologico che di volta in volta apriva e chiudeva una parentesi, invece così diventa solo un allungamento costante. Sento odore di almeno 3 stagioni
Elimina