Sono arrivato forse un po' tardi, ma credo che Dept. Q - Sezione casi irrisolti sia ancora in cima fra le serie tv più viste su Netflix anche ad oltre un mese di distanza dalla sua uscita.
La verità è che in questo periodo ho visto davvero tante crime story in formati differenti, quindi la voglia di lanciarmi subito in Dept. Q era latitante ma, pur evitandole, le review positive sembravano arrivarmi da tutti i lati, quindi era arrivato il momento di metterci una pezza.
Ad averne caricato l'aurea di essere una di quelle serie tv imperdibili c'era anche il fatto che Dept. Q è scritta da Scott Frank, già co-sceneggiatore de La regina degli scacchi, forse una delle migliori serie tv degli ultimi anni, e prodotto di punta per Netflix.
In realtà non abbiamo a che fare con una storia inedita sin dal principio: ad ispirare le vicende della serie ci sono infatti i romanzi gialli dello scrittore danese Jussi Adler-Olsen, che a loro volta sono già stati utilizzati per adattamenti cinematografici.
Il titolo Dept. Q prende proprio il nome dal dipartimento in cui verrà sbattuto lo scorbutico ma brillante ispettore Carl Mørck (interpretato da Matthew Goode di Downton Abbey e A Discovery of Witches), che avrà il compito di investigare su casi irrisolti in una fredda ed affascinante Edimburgo.
Morck infatti, a seguito di una sparatoria in cui è stato ferito gravemente un suo collega ed amico, è stato reintegrato a lavoro ma finirà in un seminterrato polveroso e gli sarà affidato il compito di risolvere alcuni cold case.
Non è però una promozione per la sua carriera, ma una mossa tattica del dipartimento di polizia per camuffare altre magagne agli occhi dell'opinione pubblica.
Carl però è una testa dura e, nonostante stia attraversando un periodo difficile, sia per lo stress post traumatico e dalle conseguenze a cascata di quella sparatoria, che per il figlio adolescente, si metterà sotto per risolvere il caso di Merritt Lingard (Chloe Pirrie), procuratrice distrettuale sparita ormai da 4 anni.
Pur con tutti gli elementi per essere una di quelle serie tv che seguo molto volentieri, per me Dept. Q: Sezione Casi Irrisolti è stata meno impattante rispetto alle mie aspettative. Si tratta infatti di un giallo poliziesco tradizionale, che cerca di muoversi su più binari, facendo un po' troppo, inutile, caos.
Penso che The Residence, che è stata cancellata dopo la prima stagione, ci abbia già mostrato quanto possa essere controproducente, se non stancante, cercare di impinguare una serie tv di dettagli e sempre nuovi elementi, solo per aggiungere qualche inutile episodio in più. E per lo stesso motivo credo che le nove puntate da oltre 50 minuti di Dept. Q siano eccessive.
Oltre infatti alla ricerca di Lingard, Morck si occuperà di trovare il colpevole della sparatoria che l'ha visto coinvolto, ma queste due linee narrative non sono state particolarmente avvincenti. Il ritmo è infatti appesantito sia dalle digressioni sul protagonista, sia su quelle della vita della procuratrice, tutti ambiti che non mi hanno aiutato a provare più empatia per questi personaggi.
Carl Mørck è infatti il tipico investigatore incasinato, iroso, tormentato, sboccato, spesso e volentieri respingente, che non sempre segue le regole, e che per quanto sia ben interpretato da Matthew Goode, non offre nulla di nuovo al panorama seriale.
Non è infatti molto differente da un qualunque protagonista di True Detective, o anche da Mare di Omicidio a Easttown. E a dirla tutta le sue sedute di psicoterapia sono la parte che più ho sofferto, perché non mi sembrava dessero profondità, ma semplicemente ripetessero sempre gli stessi concetti.
Tocca anche ammettere che non è poi così geniale come si possa pensare e senza i suoi aiutanti, Akram Salim (Alexej Manvelov) e Rose Dickson (Leah Byrne), non sarebbe arrivato forse a risolvere il suo caso. Ma anche questi due colleghi sono i classici outsider che improvvisamente trovano l'occasione per avere il loro momento di gloria, rivelando doti inaspettate.
La caratterizzazione poi quasi caricaturale del "villain" della storia, contribuisce in parte a depotenziare la credibilità del caso che Morck deve risolvere, e, farci capire chi fosse il cattivo prima che la serie fosse finita, mi è sembrato un modo per forzare inutilmente le regole del giallo e allungare il brodo.
Se leggete un po' di frustrazione in questa mia recensione, sappiate che è sincera: per quanto Dept. Q mi sembrava avesse tutte le caratteristiche per tenermi incollato allo schermo, ho spesso fatto fatica a non distrarmi nel corso degli episodi. Le buone interpretazioni e l'ambientazione scozzese non sono bastate a farmi apprezzare questa serie tv Netflix fino in fondo. Per me insomma non è un titolo che farei le corse per vedere, specie se cercate qualcosa che si discosti dai crime già visti.
Potendo contare sulla saga letteraria di Jussi Adler-Olsen sempre sull'ispettore Carl Mørck, e avendo riscosso un ottimo successo, immagino che Dept. Q - Sezione casi irrisolti tornerà per una seconda stagione ma ancora non c'è stata una conferma ufficiale da parte di Netflix.
Voi l'avete vista?