Dept. Q: Sezione Casi Irrisolti su Netflix, è davvero un must watch?

Sono arrivato forse un po' tardi, ma credo che Dept. Q - Sezione casi irrisolti sia ancora in cima fra le serie tv più viste su Netflix anche ad oltre un mese di distanza dalla sua uscita.
La verità è che in questo periodo ho visto davvero tante crime story in formati differenti, quindi la voglia di lanciarmi subito in Dept. Q era latitante ma, pur evitandole, le review positive sembravano arrivarmi da tutti i lati, quindi era arrivato il momento di metterci una pezza.

Ad averne caricato l'aurea di essere una di quelle serie tv imperdibili c'era anche il fatto che Dept. Q è scritta da Scott Frank, già co-sceneggiatore de La regina degli scacchi, forse una delle migliori serie tv degli ultimi anni, e prodotto di punta per Netflix.

In realtà non abbiamo a che fare con una storia inedita sin dal principio: ad ispirare le vicende della serie ci sono infatti i romanzi gialli dello scrittore danese Jussi Adler-Olsen, che a loro volta sono già stati utilizzati per adattamenti cinematografici.

Il titolo Dept. Q prende proprio il nome dal dipartimento in cui verrà sbattuto lo scorbutico ma brillante ispettore Carl Mørck (interpretato da Matthew Goode di Downton Abbey e A Discovery of Witches), che avrà il compito di investigare su casi irrisolti in una fredda ed affascinante Edimburgo.


Morck infatti, a seguito di una sparatoria in cui è stato ferito gravemente un suo collega ed amico, è stato reintegrato a lavoro ma finirà in un seminterrato polveroso e gli sarà affidato il compito di risolvere alcuni cold case. 
Non è però una promozione per la sua carriera, ma una mossa tattica del dipartimento di polizia per camuffare altre magagne agli occhi dell'opinione pubblica. 

Carl però è una testa dura e, nonostante stia attraversando un periodo difficile, sia per lo stress post traumatico e dalle conseguenze a cascata di quella sparatoria, che per il figlio adolescente, si metterà sotto per risolvere il caso di Merritt Lingard (Chloe Pirrie), procuratrice distrettuale sparita ormai da 4 anni.

Pur con tutti gli elementi per essere una di quelle serie tv che seguo molto volentieri, per me Dept. Q: Sezione Casi Irrisolti è stata meno impattante rispetto alle mie aspettative. Si tratta infatti di un giallo poliziesco tradizionale, che cerca di muoversi su più binari, facendo un po' troppo, inutile, caos.

Penso che The Residence, che è stata cancellata dopo la prima stagione, ci abbia già mostrato quanto possa essere controproducente, se non stancante, cercare di impinguare una serie tv di dettagli e sempre nuovi elementi, solo per aggiungere qualche inutile episodio in più. E per lo stesso motivo credo che le nove puntate da oltre 50 minuti di Dept. Q siano eccessive.

Oltre infatti alla ricerca di Lingard, Morck si occuperà di trovare il colpevole della sparatoria che l'ha visto coinvolto, ma queste due linee narrative non sono state particolarmente avvincenti. Il ritmo è infatti appesantito sia dalle digressioni sul protagonista, sia su quelle della vita della procuratrice, tutti ambiti che non mi hanno aiutato a provare più empatia per questi personaggi.

Carl Mørck è infatti il tipico investigatore incasinato, iroso, tormentato, sboccato, spesso e volentieri respingente, che non sempre segue le regole, e che per quanto sia ben interpretato da Matthew Goode, non offre nulla di nuovo al panorama seriale. 

Non è infatti molto differente da un qualunque protagonista di True Detective, o anche da Mare di Omicidio a Easttown. E a dirla tutta le sue sedute di psicoterapia sono la parte che più ho sofferto, perché non mi sembrava dessero profondità, ma semplicemente ripetessero sempre gli stessi concetti.

Tocca anche ammettere che non è poi così geniale come si possa pensare e senza i suoi aiutanti, Akram Salim (Alexej Manvelov) e Rose Dickson (Leah Byrne), non sarebbe arrivato forse a risolvere il suo caso. Ma anche questi due colleghi sono i classici outsider che improvvisamente trovano l'occasione per avere il loro momento di gloria, rivelando doti inaspettate.

La caratterizzazione poi quasi caricaturale del "villain" della storia, contribuisce in parte a depotenziare la credibilità del caso che Morck deve risolvere, e, farci capire chi fosse il cattivo prima che la serie fosse finita, mi è sembrato un modo per forzare inutilmente le regole del giallo e allungare il brodo.

Se leggete un po' di frustrazione in questa mia recensione, sappiate che è sincera: per quanto Dept. Q mi sembrava avesse tutte le caratteristiche per tenermi incollato allo schermo, ho spesso fatto fatica a non distrarmi nel corso degli episodi. Le buone interpretazioni e l'ambientazione scozzese non sono bastate a farmi apprezzare questa serie tv Netflix fino in fondo. Per me insomma non è un titolo che farei le corse per vedere, specie se cercate qualcosa che si discosti dai crime già visti.

Potendo contare sulla saga letteraria di Jussi Adler-Olsen sempre sull'ispettore Carl Mørck, e avendo riscosso un ottimo successo, immagino che Dept. Q - Sezione casi irrisolti tornerà per una seconda stagione ma ancora non c'è stata una conferma ufficiale da parte di Netflix.

Voi l'avete vista?




Docciaschiuma freschi di Felce Azzurra, un confronto e le mie opinioni ❄🧊

Con questa estate che qui dalle mie parti non ci ha mollato un attimo, ho cercato refrigero in ogni modo possibile, incluso il momento della doccia, anzi delle docce, che si susseguono nel corso della giornata.
Sto cercando e testando diversi gel doccia che hanno aromi adatti all'estate (come questo ad esempio), e che diano una sensazione di freschezza e di benessere, e fra questi senza ombra di dubbio metto anche questi due prodotti di Felce Azzurra.

Nonostante possano sembrare due docciaschiuma similari, si tratta in verità di prodotti differenti con caratteristiche che possono adattarsi a gusti e preferenze specifiche.

Parto col Doccia Gel Menta e Lime dall'effetto Rinfrescante, che non so per quale motivo ero convinto di aver già provato, ma non ne trovo traccia qui sul blog.


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In passato infatti avevo provato un altro doccia gel di Felce Azzurra (qui), con cui avevo avuto una buona affinità. Ed è stato altrettanto con questo Menta e Lime, che si presenta come un gel fluido, ma che a contatto con l'acqua diventa immediatamente una bella schiumetta piacevole e avvolgente.

Sulla formulazione di questo doccia gel Felce Azzurra non c'è molto da dirvi, perché è parecchio "tradizionale", in linea con i detergenti da grande distribuzione. Ho notato che sono stati aggiunti anche gli oli essenziali di foglie di menta, di arancia e limone, che immagino contribuiscano alla fragranza. 
In tal senso l'azienda ci dà persino una piramide olfattiva che è composta in testa da menta e lime, anche se non so come mai sul retro del flacone sia indicato il Pompelmo; nelle note del cuore troviamo gardenia e gelsomino mentre sul fondo ambra, legni e muschio bianco.

Di tutto questo accordo olfattivo ammetto che il mio naso percepisce, sia annusandolo che nell'uso, in primis l'odore di foglie di menta, che viene stemperato da fragranze più morbide, secondo me soprattutto gelsomino e muschio.

Non aspettatevi insomma una fragranza particolarmente sfaccettata, però sappiate che il 
Doccia Gel Menta e Lime Felce Azzurra è proprio un buon prodotto. In primis la sua efficacia sulla pelle, perché deterge, ma tutto sommato non è aggressivo come temevo. Ha una leggera azione idratante che mi ha consentito di tanto in tanto di skippare il passaggio della crema corpo. 

È in generale un prodotto abbastanza adatto a tutta la famiglia secondo me, ad eccezione di chi però ha esigenze specifiche per una accentuata secchezza anche durante l'estate.

L'azione di questo Gel Doccia Felce Azzurra la definirei un misto fra il rinfrescante e l'energizzante, ma al tempo stesso distensiva. L'aroma e la sensazione sulla pelle sono rinvigorenti e danno uno sprint, specie dopo una giornata stancante. Allo stesso tempo però, probabilmente proprio per contrasto con il grande caldo e per una maggiore delicatezza della fragranza, questa freschezza che dà mi sembra anche rilassante per il corpo. 
Un buon prodotto che potrei riacquistare.

È stata invece una assoluta novità per me la linea My Mood Felce Azzurra, che ho trovato da Lidl ma che è disponibile in altri punti vendita. Fra le tre fragranze disponibili io ho scelto Wonder Mint


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Questo Shower Gel Felce Azzurra contiene il 92% di ingredienti naturali, ma a guardare l'INCI non ho notato un grande exploit di attivi e sostanza idratanti o nutrienti. A caratterizzarlo è sicuramente la presenza di olio essenziale di eucalipto, che contribuisce al profumo.

Anche in questo caso abbiamo una piramide olfattiva che spiega un po' la fragranza del My Mood Wonder Mint: nelle note di testa troviamo menta e bergamotto, in quelle centrali eucalipto e fiore di loto, e per finire in fondo ci sono tè verde e sale marino. 
Nella mia percezione però ad emergere è proprio la fragranza balsamica dell'eucalipto e del mentolo, anch'esso presente nella formulazione, a cui si aggiunge un vago sentore salino, e l'erbosa freschezza del tè verde.

Per quanto riguarda la sua performance non mi posso discostare molto da quanto vi ho detto sull'altro doccia gel Felce Azzurra: questo gel dal bellissimo colore verde menta, diventa una schiumetta più che sufficiente per una veloce doccia estiva.


Wonder Mint è proprio un prodotto perfetto per l'estate perché sulla pelle crea proprio una intensa sensazione di freschezza, quasi pungente e balsamica e che dura anche qualche minuto dopo essersi sciacquati. Non è adatto invece se cercate quelle profumazioni più esotiche e avvolgenti, magari che ricordi un po' i solari.

Questo feeling fresco è perfetto sia se dobbiamo risvegliarci al mattino, dopo magari una nottata a sudare, e vogliamo mettere la quarta, sia dopo una giornata calda e afosa per prendere finalmente un po' di respiro.
Personalmente sto centellinando questo Shower Gel Felce Azzurra per quelle occasioni in cui sono al limite della sopportazione del caldo e cerco qualcosa che mi dia ulteriormente refrigerio. In questo periodo dell'anno faccio quasi sempre docce fredde (anche se non si dovrebbe), e vi posso garantire che la sensazione di freschezza che Wonder Mint dà è davvero forte. Però anche con l'acqua tiepida è piacevolmente fresco.


Sulla mia pelle lo trovo meno idratante dell'altro gel doccia del marchio, e necessito di farlo seguire da una lozione idratante ma non mi ha dato comunque irritazioni e fastidio, quindi questo gel doccia finirà di nuovo nei miei acquisti, e in generale vorrei provare il resto della linea My Mood



Voi avete provato questi prodotti? Come vi state rinfrescando in queste giornate?




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Film thriller in streaming, cosa vedere e cosa skippare

Per motivi diversi ho voluto recuperare due film thriller recenti che sono arrivati in streaming fra giugno e luglio. Uno mi ha convinto, l'altro un po' meno. 


Caddo Lake (2024)


Genere: drammatico, thriller, fantasy
Durata: 103 minuti
Regia: Logan George e Celine Held
Uscita in Italia: 13 Giugno 2025 (Sky/Now)
Paese di produzione: Stati Uniti d'America


Nei pressi di Caddo Lake, un lago fra il Texas e la Louisiana, si intrecciano le vite di Paris (Dylan O'Brien) e Ellie (Eliza Scanlen da Sharp Objects). Il primo è un giovane uomo che non si capacita della morte della madre: è convinto infatti che la donna non abbia avuto solo una crisi epilettica, ma che ci sia altro sotto. Ellie è invece poco più che una adolescente con una situazione familiare travagliata. Ha infatti un rapporto complicato con la madre Celeste, che ormai vive con un nuovo compagno, ed ha una sorellastra, la piccola Anna, a cui è comunque affezionata. Proprio dopo una lite con la madre, Ellie va via di casa, ma Anna la seguirà poco dopo e da lì non si avranno più tracce di lei. Così la ragazza decide di mettersi alla ricerca della sorella nelle aree paludose del lago Caddo, dove il suo destino si intreccerà a quello di Paris.


Non posso dire troppo sulla trama di Caddo Lake perché è uno di quei film che ti rivela la sua natura nel corso della visione e che parte solo dal tipico dramma sudista per poi diventare un thriller con una tinta fantasy spiccata.

In questo senso, Caddo Lake a me ha convinto più nella seconda che nella prima parte: infatti il drammone familiare iniziale mi è sembrato già abbastanza visto e poco emotivamente coinvolgente. Mi ha fatto tornare alla mente ad esempio La ragazza della palude, ma chissà quanti altri film sono ambientati nel sud degli Stati Uniti e raccontano di famiglie sfasciate e di figli che lottano con i genitori.

È comunque una ambientazione ancora efficace, e che in Caddo Lake è perfetta per la storia che racconta dandole quel fascino di mistero e di distacco dalla modernità più che azzeccato.


Tocca anche ammettere che tutta la prima parte del film non crea grandi sviluppi narrativi o approfondimenti, ma è appunto una preparazione per la seconda.
Quando Caddo Lake infatti imbrocca la strada del thriller e man mano costruisce una tensione crescente, mi ha convinto decisamente di più. Questo secondo tempo, se così posso chiamarlo, si lascia seguire facilmente, anche se chiede un minimo di attenzione ai dettagli. A me, come credo a molti, il twist sci-fi di Caddo Lake, ha ricordato un po' la serie tv Netflix Dark, sia per modalità che per intreccio. 

Quello che poi posso aggiungere, restando fuori dalla palude dello spoiler, è che il finale aggiunge un tocco agrodolce che ho apprezzato. Mi sono sembrate buone le interpretazioni di un po' tutto il cast, seppur siano soprattutto Ellie e Paris a portare avanti tutto.
Nulla di imperdibile, nulla di estremamente originale, ma Caddo Lake è un film riuscito nei suoi intenti e tocca dargliene credito.


Black Bag - Doppio Gioco (2025)

Genere: thriller, drammatico
Durata: 93 minuti
Regia: Steven Soderbergh
Uscita in Italia: 30 Aprile 2025 (Cinema)/ Noleggio Streaming
Paese di produzione: Stati Uniti d'America, UK

George Woodhouse (Michael Fassbender) e sua moglie Kathryn (Cate Blanchett) sono due astuti ed affiatati agenti della National Cyber ​​Security Centre, con un matrimonio solido quasi invidiato da amici e colleghi, ma anche qualche ombra. George in particolare verrà incaricato di trovare una talpa all'interno dell'intelligence: qualcuno con cui collabora sembra essere in possesso di una potente arma informatica, un virus di nome Severus.

Fra i sospettati ci sono Clarissa (Marisa Abela), specialista per la NCSC di immagini satellitari, l'agente Freddie (Tom Burke), il colonnello James (Regé-Jean Page), la psichiatra della sede in cui lavorano Zoe (Naomie Harris) e purtroppo anche sua moglie Kathryn. Tutti insomma esperiti nel nascondere segreti ed agire in incognito, ma George dovrà essere ancora più inflessibile per scovare il colpevole.

Non ho volutamente visto al cinema Black Bag, pensando che sarebbe stato più azzeccato vederlo in streaming (a noleggio ancora), ma purtroppo anche dalla poltrona di casa il risultato non cambia.

Il cast è davvero uno dei pochi elementi che posso sottolineare positivamente: da nomi così, a cui si aggiunge anche Pierce Brosnan, non puoi che aspettarti ottime interpretazioni. Allo stesso tempo la regia di Steven Soderbergh gioca con luci, ombre, inquadrature che cercano di scavare il solco della tensione che un film del genere ricerca. E poi si vede che la produzione generale è buona. 

Il problema di Black Bag: Doppio Gioco è però la sceneggiatura, che mi è sembrata fredda, distaccata, vecchia, troppo verbosa e poco dinamica. Cade anche un eventuale paragone con Mr. & Mrs. Smith a cui potrebbe far pensare, perché non ha la stessa malizia e ironia. 

Manca poi proprio quel senso di pericolo, di necessità, di tensione e questo secondo me è in parte derivato da come ci vengono raccontati i personaggi. Probabilmente infatti, per cercare di trasmettere la loro freddezza e determinazione come spie, buona parte di quei (tanti) dialoghi sono privi di intensità e di profondità e quindi l'impressione è che tutti parlino a vuoto.
Anzi a dirla tutta, anche i personaggi non suscitano neppure lontanamente simpatia o empatia. 

Ammetto che la mia curiosità e il mio interesse per Black Bag hanno traballato più volte mentre vedevo il film perché se non fosse per il fascino degli attori, non c'è davvero qualcosa che mi ha colpito.
È come se avessero voluto creare un nuovo classico, intrecciando il dramma amoroso, alla storia di spionaggio, al whodunit, ma senza mai centrare del tutto uno di questi generi.

Se in streaming, Black Bag - Doppio Gioco mi è parso una occasione sprecata, immagino che al cinema sarei rimasto doppiamente deluso. 

Solari coreani: questi due potrebbero essere quelli giusti per te

Ho avuto modo di provare due solari, in due formati diversi fra loro, che secondo piaceranno a molti di voi.

Sono entrambi del brand coreano Village 11 Factory, che avevo avuto modo di presentare l'anno scorso qui, e che ha particolarmente a cuore l'impatto ambientale dei suoi cosmetici. Infatti è spiccata la loro attenzione alla sostenibilità dei packaging e delle formulazioni. 

Crema solare Village 11 Factory Daily Mild Sun Fluid SPF 50+

Due tipologie di SPF in parte diverse, soprattutto nell'applicazione e nello scopo, ma che condividono alcuni elementi nelle loro composizioni. Village 11 Factory arricchisce i suoi prodotti con l'11% di V11 Complex, una loro miscela di attivi composta da 11 estratti dalla terra e dal mare, ad effetto idratante e protettivo. In questo complesso infatti troviamo sostanze come gli estratti di alga laminaria, liquirizia, camu camu e baobab, dal potere antiossidante e rivitalizzante, o quelli di amamelide e lichene islandico dall'azione antiinfiammatoria.

A questi si uniscono l'immancabile Niacinamide, che supporta la barriera cutanea, e l'Adenosina che aiuta l'elasticità cutanea. Ma per chi sono pensati secondo me questo solari di Village 11 Factory?


Village 11 Factory Daily Mild Sun Fluid SPF 50+ PA++++


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Inizio col solare che ha una consistenza più tradizionale, visto che il Daily Mild Sun Fluid è una lozione cremosa a base di filtri chimici ad ampio spettro, UVA e UVB, ma è stata testata anche contro le luci blu degli schermi.

Gli attivi skincare che invece Village 11 Factory ha aggiunto sono principalmente volti ad idratare la pelle, come pantenolo, diverse forme di acido ialuronico e glicerina. In questo caso l'azienda specifica che contiene il 2% di niacinamide e lo 0.04% di adenosina. Ho visto che c'è anche l'estratto di Portulaca che ha un'azione antinfiammatoria e protegge le cellule dai raggi UV.

Il Daily Mild Sun Fluid SPF50+ ha una texture che come dicevo definirei cremosa: sicuramente ci sono solari dalla consistenza più liquida/fluida, ma ciò non toglie che l'applicazione sia comunque estremamente facile. Infatti, non avendo filtri minerali, non crea praticamente scia bianca, e in poco tempo si assorbe risultando molto leggera sul viso.


Inoltre non ha una fragranza particolarmente intensa, io ad esempio sento l'odore tipico dei filtri solari, a cui si aggiunge un vaghissimo sentore di lavanda, ma è una profumazione abbastanza leggera e evanescente. 
Come la stessa Village 11 Factory specifica, si tratta di un solare dal finish glow, e lo sappiamo che quando una azienda coreana afferma una cosa del genere, è impossibile che non sia vero. Pur restando un SPF portabile e dalla texture sottile, il Daily Mild Sun Fluid dà al viso una luminosità abbastanza visibile. Si può controllare questo finish con una cipria, ma se avete una pelle mista o grassa, o in questo periodo sudate molto (chi non lo fa!?), è inevitabile che nel giro di un paio di ore si finisce per tornare lucidi.

È per questo che secondo me questa di Village 11 Factory - come indica l'azienda stessa, quindi non è una sorpresa - è una protezione solare perfetta per pelli normali o secche, che vogliono un prodotto idratante ed emolliente che mantenga questa sensazione di comfort nel corso delle ore.

Se inoltre non vi disturba particolarmente questa lucidità, può essere anche un buon SPF per chi sente la pelle seccarsi con l'esposizione solare o se ad esempio trascorrete molte ore in stanze con aria condizionata e cercate un solare che non disidrati ulteriormente la pelle. 

Come per molti solari coreani, parliamo pur sempre di un finish elegante, e di un prodotto che si setta e non risulta appiccicoso o eccessivamente umido sul viso. Inoltre il Daily Mild Sun Fluid Village 11 Factory funziona bene come base trucco, non interferendo con i prodotti che si applicano dopo.
Inoltre lo trovo un prodotto delicato perché non solo lascia la pelle idratata, ma anche perché non mi brucia gli occhi nemmeno nel corso della giornata. 

Nonostante Village 11 Factory non parli di un SPF resistente all'acqua, la stessa azienda indica che ha testato questo solare affinché duri fino a 24 ore dopo essere stato applicato solo una volta. Ovviamente è sconsigliato non riapplicare la protezione solare specie dopo aver sudato molto o essere stati in acqua, però ho notato che il loro Sun Fluid SPF 50+ resiste un po' durante la rimozione, venendo meglio via con una doppia detersione.
Viste le altissime temperature di questa estate e la mia pelle mista, per il momento metto da parte questo solare Village 11 Factory ma conto di riprenderlo già a settembre.




Village 11 Factory Perfect Airy Sun Cushion SPF 50+ PA++++


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🔎 Miin CosmeticsAmazon, Stylevana
💸 €10.99
🏋 14g
🗺 Corea
⏳  12 mesi
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Non avevo mai provato un solare cushion ed è stata una esperienza interessante quella avuta con questo di Village 11 Factory.
In primis vorrei poteste toccare il pack di questo solare perché il compact sembra una di quelle pietre leggermente ruvide che si trovano sulla spiaggia. Ma anche al suo interno si presenta molto bene perché sembra solido, con un grande specchio e il "cuscino" che trattiene il prodotto è separato e protetto da un tappo che invece funge da porta spugnetta.

Non mi è chiaro se Village 11 Factory avesse pensato a creare dei refill per questo Airy Sun Cushion, perché non li ho visti in vendita ma la parte centrale si stacca dal resto del compact. 
A parte questi tecnicismi sulla confezione, il Perfect Airy Sun Cushion ha altri aspetti che lo rendono diverso rispetto all'altro solare del marchio.

 
Infatti, pur offrendo sempre una protezione da raggi UVA, UVB e Luci Blu, nell'INCI troviamo sia filtri fisici che chimici. Inoltre sono stati aggiunti altri 5 estratti vegetali oltre al V11 Complex, come ad esempio l'estratto di aloe, di radice dell'olmo David e di viola, tutte con potere idratante, antiinfiammatorio e anti ossidante. Ovviamente sono sempre presenti le varie forme di acido ialuronico, e le altre sostanze che abbiamo visto più su.

L'Airy Sun Cushion SPF 50+ Village 11 è secondo me completamente inodore specie quando lo si stende sulla pelle, e promette un finish glow e di idratare a lungo la pelle. 
E sono premesse che questo solare mantiene, ma che secondo me deve essere approcciato con le dovute aspettative. In primis non vi è dubbio secondo me che vada utilizzato ed inteso esclusivamente per rinnovare la protezione solare che abbiamo già sul viso.


Il Cushion infatti contiene poco prodotto, che durerebbe solo qualche giorno se ne volessimo fare delle applicazioni efficaci. Inoltre prelevarne a sufficienza per poter arrivare alle quantità corrette da rispettare l'SPF richiederebbe troppo tempo e pazienza. Il Perfect Airy Sun Cushion SPF 50+ è quindi quel prodotto da portarsi dietro, per riapplicazioni "on-the-go" facili e veloci, ma non è secondo me adatto a tutti.

Appena applicato infatti noto due cose: il finish è naturale, né luminoso né matt, ma lascia una lieve alone biancastro che, seppur si attenua dopo qualche minuto, può essere un problema per carnagioni più scure. Nel corso delle ore inoltre tende un po' a lucidarmi, quindi assocerei questo Sun Cushion Village 11 Factory ad una cipria. 
Ne apprezzo però molto sia la leggerezza, sia il modo in cui sfuma, perché non richiede troppa pazienza per una applicazione omogenea, e si setta senza risultare appiccicoso. 


Ma il suo scopo ideale secondo me è per riapplicare la protezione solare sopra il make-up. Nel tempo ho provato tanti solari stick per questo utilizzo, e nonostante i video su Instagram dicano che siano facili da usare, veloci e che non intacchino il trucco, la verità non è proprio questa. Strisciare un prodotto stick sul viso quasi sempre comporta due cose: si possono perdere alcune briciole di solare, magari fra le sopracciglia o la barba, che devono essere rimosse o sfumate manualmente; inoltre inevitabilmente si finisce per spostare il trucco, sia per l'azione chimica (eventuale oleosità) del prodotto, sia per quella meccanica.

Un solare come il Perfect Airy Sun Cushion SPF 50+, per quanto inevitabilmente sollevi un po' il make-up, mi dà l'impressione di non spostarlo troppo, e soprattutto di poter gestire meglio l'applicazione. 
Quindi se avete questa esigenza specifica, secondo me questa di Village 11 Factory è un'ottima alternativa per chi cerca proprio questa tipologia di prodotto. 
Gli unici appunti che possono fare è che ovviamente la spugnetta va lavata dopo un paio di usi (ma spero lo facciate anche senza sottolinearlo), e che il compact può essere un po' ingombrante se avete una borsa piccola. 


Conoscevate questi solari? Quale tipologia preferite?





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Le nuove serie tv brevi da vedere anche in una sola serata!

Leggere, divertenti, a volte profonde ma soprattutto brevi e perfette per le sere d'estate in cui non abbiamo tanta voglia di stare ore e ore davanti allo schermo, queste due serie tv in streaming mi sono piaciute parecchio.


Overcompensating - L'inganno
Prima Stagione


L'attore comico Benny Drama, o Benny Skinner, non dirà molto ai più da noi in Italia, ma è molto conosciuto in America (specie sui social) e credo che con Overcompensating, su Prime Video dal 15 Maggio, abbia fatto un bel passo in avanti.

Scritta e prodotta proprio da Skinner, la serie tv gira intorno alle vicende di Benny, un ragazzo che è appena entrato al collage ed ha le carte in regola per diventare una matricola popolare. Al liceo era infatti il tipico ragazzo che primeggiava in tutto, dallo sport agli studi, ma il problema è che il suo era solo un meccanismo di sovracompensazione.

Benny infatti è segretamente omosessuale, ma una volta arrivato al college non riuscirà proprio ad essere se stesso e quindi tenterà di emulare i maschi alfa delle confraternite del campus. Il primo passo è trovare una ragazza con cui fare sesso, e così si avvicinerà a Carmen (Wally Baram), la quale, a sua volta non vuole restare in disparte nella fauna universitaria.
Entrambi però resteranno ingabbiati in quel microcosmo superficiale e vuoto, dove sembra che l'unico modo per sopravvivere è avere una etichetta.


Pur partendo da situazioni che possono essere "di nicchia", come il coming out o la vita nei college americani, che non è minimamente paragonabile alle dinamiche italiane, Overcompensating riesce a smarcarsi da queste tematiche per parlare di altro. 

Certo, il focus è su Benny, e su tutti i suoi modi, a volte assurdi, per uniformarsi e sfuggire dai suoi reali desideri, eppure credo che in molti, a livelli diversi, si possano ritrovare in quelle tecniche di "camouflage". E se Benny e la sua omosessualità non dovessero bastare, anche gli altri personaggi, per motivi differenti, cercano di restare a galla in un mondo che non è semplice. Ad avermi colpito è ad esempio Grace (Mary Beth Barone), la sorella maggiore di Benny, che col tempo rivela una doppia frustrazione: da un lato, l'aver sacrificato i propri desideri per adattarsi a un fidanzato e a una vita universitaria che non la rappresentano; dall’altro, il sentirsi oscurata dall’ombra del fratello, ritenuto fin troppo 'perfetto'."


Overcompensating gioca su due binari quindi, parlando sia di accettazione di se stessi, con i nostri sogni, pulsioni e preferenze, sia rispetto agli altri, alle loro aspettative, al ruolo in cui credono di doverci incasellare. Questo ovviamente passa anche dai social, e la serie tv Prime mostra anche questo risvolto.
Infatti credo che il sottotitolo italiano "L'Inganno" sia inutile perché un po' banalizza e semplifica un argomento complesso e contemporaneo.  

Oltre alla durata degli otto episodi, che non raggiungono mai i trenta minuti, a rendere Overcompensating facilmente approcciabile c'è anche uno stile ultra-pop, specie per le canzoni scelte, alcuni momenti simpatici che sfruttano proprio gli stereotipi della vita dei college americani e tutto il filone dei film che la raccontano, e delle buone interpretazioni, fra cui un paio di camei inaspettati. In verità mi ha stupito ritrovarmi attori come Connie Britton e Kyle MacLachlan in ruoli comunque secondari.

Purtroppo il punto debole della serie è l'originalità e in alcuni passaggi sembra che Overcompensating cada in quei cliché che cerca di ribaltare. Per il resto è perfetta per una serata estiva.
Prime Video non ha ancora confermato il rinnovo per una seconda stagione quindi tocca aspettare ancora un po'. 



Adults
Prima stagione


È arrivata su Disney+ proprio il 2 Luglio e me la sono bevuta nel giro di pochissimo perché Adults è una di quelle comedy che ti fa compagnia senza sforzo.

I protagonisti sono un gruppo di ragazzi e ragazze che vivono insieme nella casa di Samir (Malik Elassal), sono tutti giovani, ma non ancora veri e propri adulti, seppur devono confrontarsi con cose "da grandi". Ognuno di questi ragazzi ha appunto le sue fisime, nevrosi, stranezze e i suoi punti forti ma per quanto ci provino non sempre riescono a fare le scelte più mature e responsabili, o a dire la cosa più giusta. 

C'è ad esempio Billie (Lucy Freyer), che per cercare di essere presa più seriamente al lavoro, e non solo come la quota Gen Z a cui chiedere i nuovi trend, finirà disoccupata. O Issa (Amita Rao) che pur essendo convinta di saper risolvere ogni problema, finisce sempre per creare qualche pasticcio. Poi c'è Anton (Owen Thiele, che ha un piccolo ruolo anche in Overcompensating) che pur sembrando il più scafato del gruppo, non riesce in fondo a lasciarsi andare nei rapporti sociali.

Adults è stata subito paragonata a Friends, ma non mi spingerei in confronti che rischierebbero di risultare impari, anche solo per il fatto che l'ultima arrivata difficilmente può reggere l'impatto emotivo che un cult detiene. Questa prima stagione di Adults la definirei più che altro una buona sit-com ben riuscita, che sa far sorridere e che ti lascia quella sensazione di simpatia e affetto verso i protagonisti.

Questa massa di scalmanati infatti, piena di disagi, finisce per creare quell'effetto di "famiglia per elezione", che dà un po' un senso di casa, di nostalgia, di qualcosa che abbiamo vissuto o potremmo vivere tranquillamente se riuscissimo a trovare un gruppo di persone con altrettanta alchimia.

In effetti a vincere in Adults è proprio la chimica che c'è fra i personaggi: nonostante non ci siano caratteri così definiti e netti, come potremmo trovare in Friends, è come se Billie, Issa, Anton, Samir e Paul (Jack Innanen) funzionassero all'unisono in questo caos che è la vita.

Adults riesce a diventare una operazione feel-good proprio perché mette tutti i suoi protagonisti allo stesso livello, con i loro pregi e difetti, e toglie qualunque forma di critica o giudizio.

È quindi un tipo di divertimento a volte caotico, altre tenero, che viene sviluppato in fretta e che può magari non essere apprezzato da chi magari è un po' più in là con gli anni (senza offesa), sia da chi non entra in sintonia con le sit-com. 
La narrazione infatti è ciclica, ogni intoppo, problema, discussione si risolve a fine episodio, e sono pochi gli argomenti che vengono sviluppati in più di una puntata. 

Pur non brillando per originalità, si finisce per affezionarsi ai personaggi di Adults, molti dei temi toccati escono comunque dalla generazionalità e finiscono per diventare universali. La stessa serie aprirà qualche finestra sul mondo degli adulti, quelli veri, mostrandoli altrettanto impreparati alla vita, seppur con qualche esperienza in più.
Se ci dovessero essere una seconda stagione, tornerò qui ad aggiornare, ma io credo che Adults possa ancora offrire molto. 




Fragranze Estive 2025: La Mia Selezione di Profumi Compagnia delle Indie

Quando ho parlato e provato per la prima volta delle 8 nuove fragranze Parfum de Voyage di Compagnia delle Indie, ho subito spontaneamente suddiviso i loro profumi per stagione, in base al mio gusto. E questa volta voglio raccontarvi la mia esperienza con tre fragranze delle loro fragranze che trovo perfette proprio per l'estate.


Se ve lo foste persi, qui vi avevo raccontato di come è nata Parfum de Voyage: una gamma di eau de toilette pensate per creare un viaggio sensoriale, ma anche per essere adatte ad essere portate in viaggio o comunque sempre con noi. I formati sono pensati per essere imbarcati in aereo e le confezioni di alluminio sono resistenti (io stesso le ho già portate in vacanza senza problemi). E poi sono tutte made in Italy e low cost, quindi si possono provare e switchare in base al proprio gusto del momento.

La scorsa volta vi ho parlato di due fragranze Compagnia delle Indie con note più floreali, che si adattano per me alla primavera, ma comunque alla bella stagione, mentre queste tre eau de toilette Parfum de Voyage sono per me molto adatte al periodo dell'anno più caldo, per la loro freschezza e per le note che le caratterizzano.

Come dico sempre, questa è una mia personalissima preferenza, ma nelle recensioni dettagliate cerco di raccontarvi anche la versatilità dei prodotti per poterli adattare a momenti dell'anno differenti.



Compagnie delle Indie Parfum De Voyage | 9 Menta e Zenzero


INFO BOX
🔎 Sito dell'azienda, Grande distribuzione
💸 €6.40
🏋 100 ml
🗺  Italia
⏳ 36 Mesi
🔬 //

Una carica di energia per una fragranza distintiva e accattivante. Un elogio alla libertà che si esprime con un top vivace di Pompelmo Rosa e foglie di Menta si fonde col cuore speziato di Zenzero e Noce Moscata per poi arrivare alle calde e avvolgenti note legnose, il tocco ambrato finale dona una scia dalla forte personalità.

Quando vi ho mostrato su Instagram questa linea Compagnia delle Indie, la fragranza Menta e Zenzero è quella che più vi ha incuriositi, complice secondo me il nome che evoca elementi freschi e speziati. Ed in effetti questa Eau de Toilette Parfum de Voyage unisce queste due anime e lo fa in modo molto interessante.

Appena vaporizzata infatti prevalgono le note di foglie di menta fresca e un accento più agrumato, che insieme hanno un ottimo equilibrio e danno una bella ariosità alla profumazione. 
Queste note di testa hanno una buona stabilità, ma lentamente emergono le note di fondo: al mio naso arriva prima l'aroma ambrato, che si unisce poi a quello più legnoso, senza però rendere Menta e Zenzero troppo scura e profonda.
La mia sensazione è che la piramide olfattiva faccia come uno switch per cui le note che prevalgono nel tempo sono quelle di fondo, ma accompagnate da un residuo dell'aroma fresco delle note di testa, che alleggeriscono l'insieme.

Questo accordo rende Menta e Zenzero Parfum de Voyage una delle proposte più interessanti per me del brand, e ammetto che fra queste tre è quella che ho utilizzato più spesso. Come dicono gli inglesi è un "no brainer": in qualunque situazione, di giorno o di sera, per una occasione più o meno formale, l'ho sempre trovata azzeccata, piacevole da avere addosso. Mi fa sentire in ordine, pulito, e pur avendo una ottima intensità, non la trovo una fragranza invadente o che possa infastidire.

Non so se sia una corrispondenza esatta, perché non ho fatto un confronto diretto, ma a me Menta e Zenzero Parfum de Voyage ricorda vagamente Savage di Dior, ma risulta più morbida, fresca e più unisex rispetto al brand francese. Per il mio gusto questa eau de toilette è forse leggermente più ad appannaggio maschile, ma la vedo azzeccata anche per una donna, magari in un altro periodo dell'anno. Io stesso ammetto che potrei indossare Menta e Zenzero anche in stagioni meno calde perché è una profumazione abbastanza versatile.

La performance della fragranza 9 Compagnia delle Indie è poi ottima: resta a lungo sia sulla pelle che sui vestiti, dove anzi mi capita di sentirla anche il giorno dopo averla utilizzata. 



Compagnie delle Indie Parfum De Voyage  | 16 Sale di Mare e Legno di Cedro


INFO BOX
🔎 Sito dell'azienda, Grande distribuzione
💸 €6.40
🏋 100 ml
🗺  Italia
⏳ 36 Mesi
🔬 //

Fragranza evocativa e pungente. Ricorda nella testa e nel cuore il profumo del mare, arioso e lucente, con ventate iodate di alghe e di macchia mediterranea di mirto e rosmarino. Muschi spontanei e legni consumati dal sole e dal sale chiudono il fondo di ambra grigia cullata dalle onde.

Sale di Mare e Legno di Cedro Parfum de Voyage si merita per me un perfetto secondo posto, anche se questa non è esattamente una classifica.
È infatti una fragranza che sa proprio di estate, di brezza marina. L'apertura infatti ha quasi esclusivamente note salmastre, acquatiche, pungenti come l'odore del mare trasportato dal vento. Spruzzarsela da proprio una bella sensazione di freschezza ma anche di rilassatezza, perché non è una di quelle fragranze che diventano troppo penetranti e forti. 
Infatti, pur persistendo la nota salina lungo tutto il tempo che questo profumo si sviluppa e resta percepibile, arriva ad un punto in cui le note di muschio e legni di cedro si palesano, dando rotondità all'insieme della profumazione.


In questo caso le note legnose sono un po' più dolci rispetto a Menta e Zenzero, e probabilmente in questo contribuisce anche l'ambra che però non riesco a distinguere. 
Non c'è comunque un elemento nella piramide olfattiva di questo profumo che lo renda più maschile che femminile (o viceversa). Ma Sale di Mare e Legno di Cedro è una fragranza un po' più particolare fra queste Parfum de Voyage, sempre portabile, ma indubbiamente vi devono piacere queste note.
Secondo me poi si parla in questo caso di un profumo abbastanza stagionale, adatto quasi esclusivamente all'estate.  

In generale è una profumazione che mi piace indossare principalmente nelle occasioni all'aperto, magari proprio quando sapevo di essere vicino al mare, e tendenzialmente in situazioni meno formali. A volte l'ho usata quasi come una mist corpo prima di vestirmi. Sale di Mare e Legno di Cedro ha un'ottima durata sia sui tessuti che sulla pelle, in linea con la qualità del brand. 



Compagnie delle Indie Parfum De Voyage | 27 Note Marine e Bergamotto


INFO BOX
🔎 Sito dell'azienda, Grande distribuzione
💸 €6.40
🏋 100 ml
🗺  Italia
⏳ 36 Mesi
🔬 //

Una fragranza che vi trasporterà lungo la costa del Mediterraneo dove le note energetiche degli agrumi si fondono con la briosa brezza marina in un accordo gioioso ed irresistibile. Una scia di legni e muschi preziosi vi travolgerà accompagnandovi nelle vostre fughe dal quotidiano.

Nonostante il nome possa richiamare un po' la fragranza di cui vi ho appena parlato, 27 Note Marine e Bergamotto ha la sue caratteristiche particolari e anzi si distingue bene dagli altri profumi Compagnia delle Indie. Infatti abbiamo una apertura piacevolmente agrumata appena erogato, con delle note che non sono banali o troppo pungenti come può capitare con le fragranze citriche. Anzi danno una bella ariosità, leggerezza e frizzantezza. 

Poco dopo l'erogazione, queste note si attenuano dando spazio all'accordo di fondo che vede note legnose ingentilite e rese un po' più pulite dal muschio e accompagnate da accenti leggermente salini. Infatti secondo me questo profumo Parfum de Voyage è salmastro solo in minima parte, più per dare carattere e originalità alla fragranza, che per svoltarla completamente.


Il caso ha voluto che la 27 Note Marine e Bergamotto si beccasse il terzo posto non solo per una questione di ordine numerico, ma anche per una mia preferenza fra queste profumazioni Compagnia delle Indie. È comunque un ottimo profumo, che indosso sempre volentieri e che mi fa sentire in ordine, pulito e che non risulta invadente o fastidioso. Come dicevo, gli accenti più pungenti di agrumi e sale, vengono ingentiliti e perdono un po' di potenza nelle ore dopo l'erogazione. 

È una fragranza che personalmente ho preferito più per il giorno, specie in occasioni poco formali e che mi è capitato di usare talvolta come se fosse una mist. La metto come terza classificata solo perché Note Marine e Bergamotto mi è sembrata meno persistente sia sulla pelle che sugli indumenti, aspetto che può essere ottimo se cercate un profumo non troppo invadente. Se però puntate ad una performance più duratura, vi potrebbe sembrare un po' meno efficace rispetto agli altri profumi Compagnia delle Indie.

Note Marine e Bergamotto mantiene comunque una sua flessibilità: è una fragranza abbastanza unisex, e che io stesso indosserei anche durante la primavera o in una bella giornata di inizio autunno.




Spero che la mia prospettiva sulla linea Parfum de Voyage vi possa dare qualche dritta interessante.

Se Compagnia delle Indie vi incuriosisce, ma non sapete dove trovare i loro prodotti oltre al loro e-shop, potete contattare il servizio clienti info@compagniadelleindie.com che vi indicherà il rivenditore più vicino. 







Due nuovi film senza pretese che mi sono piaciuti

Sono passati forse un po' in sordina, ma la voglia di staccare da contenuti più impegnativi mi ha fatto scegliere di vedere questi due film usciti nel corso di giugno. Non sono i titoli più acclamati, ma hanno svolto la loro funzione.


L'amico fedele (2024)

Titolo originale: The Friend
Genere: drammatico, sentimentale 
Durata: 120 minuti
Regia: Scott McGehee e David Siegel
Uscita in Italia: 5 Giugno 2025 (Cinema)
Paese di produzione: USA


Tratto dall'omonimo romanzo di Sigrid Nunez - che, insieme a questi due, è ritenuto uno dei migliori del XXI Secolo dal New York Times - L'amico fedele ci fa conoscere la scrittrice e insegnante di composizione letteraria Iris (Naomi Watts), che non se la sta passando bene. Sta infatti elaborando il lutto dell'amico e mentore Walter (Bill Murray), morto suicida da poco. Iris non solo però deve affrontare questo momento di impasse emotiva, ma si ritroverà con un nuovo coinquilino molto particolare.

La moglie di Walter, Barbara (Noma Dumezweni), le lascia infatti in affidamento Apollo, un grande alano non più giovanissimo che lo scrittore amava profondamente. Iris ama gli animali, ma soprattutto i gatti, e quindi dovrà imparare a gestire Apollo, con tutte le difficoltà che ne conseguono, specie perché nel suo condominio non sono ammessi animali.
Ma alla fine l'uno diventerà indispensabile per l'altra.


È un film che ha sbagliato periodo e tempistiche questo di Scott McGehee e David Siegel, perché è la tipica commedia drammatico-sentimentale, che in prossimità delle feste natalizie, o comunque in inverno, sarebbe stato un perfetto comfort movie da guardarsi sul divano.

L'amico fedele infatti è uno dei tanti film che racconta le dinamiche e la convivenza fra uomo e animale domestico, e che vuole raccogliere tutto quel pubblico che ama gli animali e che magari ha attraversato o sta attraversando un lutto. 
Il film stesso si muove in fondo su due prospettive: quella di Iris, che sta elaborando la perdita del suo amico, e deve anche gestire i sensi di colpa e i dubbi che una perdita così improvvisa possono generare; e poi c'è il punto di vista di Apollo che, seppur non sia parlante, riesce a trasmetterci altrettanto senso di rabbia, frustrazione e smarrimento. 


L'amico fedele non è però un film deprimente, perché comunque cerca anche di raccontare il rapporto di amore puro, incondizionato e forte fra un umano e il suo animale.
Ma la definizione di comfort movie non può che legarsi anche al concetto di prevedibilità, e questo film purtroppo pecca molto in tal senso. 

Il vero problema è però la durata: quasi due ore sono troppe per una storia che più o meno sappiamo dove andrà a parare, e che serve principalmente a smuovere malinconia e tenerezza nello spettatore. In tutto questo tempo poi si affollano troppi personaggi, molti dei quali non vengono sviluppati bene, come Walter ad esempio, e situazioni non sempre credibili, come i motivi per cui Barbara lascerà Apollo a Iris.
Per questo, senza pretese e senza aspettative particolari, L'amico fedele può essere piacevole da recuperare, sia che siate appunto quel pubblico a cui fa riferimento questo film, sia se cercate un titolo facile da approcciare, con una messa in scena pulita e sobria e un buon cast (c'è pure Ann Dowd, alias Zia Lydia). Per chi cerca forti emozioni e originalità, non può che essere un flop.



Sweethearts (2024)

Genere: commedia
Durata: 98 minuti
Regia: Jordan Weiss
Uscita in Italia: 25 Giugno 2025 (Sky/Now)
Paese di produzione: USA


Jamie (Kiernan Shipka) e Ben (Nico Hiraga) sono migliori amici sin dall'infanzia, e adesso sono diventati matricole nello stesso college. Sono due giovani ragazzi molto diversi fra loro, visto che Jamie è molto decisa, ma fa fatica a fare amicizia per via del suo passato; Ben invece è fin troppo accomodante e non riesce mai a dire no a qualcuno. Entrambi però hanno lo stesso problema: ufficialmente stanno ancora insieme ai rispettivi fidanzatini del liceo, Simon (Charlie Hall) e Claire (Ava DeMary) che però sono rimasti nella loro città natale.
Oltre alla distanza però, sia Jamie che Ben sentono che quelle relazioni hanno fatto il loro tempo e non li stanno aiutando a crescere. Così decideranno di escogitare un piano per lasciare i loro fidanzati, e sceglieranno il Giorno del Ringraziamento per farlo, ma non sarà una impresa semplice.

È arrivato direttamente in home vision questo Sweethearts, che ammetto ho visto solo per la presenza di Kiernan Shipka, la quale obbiettivamente, dopo Le Terrificanti Avventure di Sabrina, sta faticando a trovare produzioni altrettanto interessanti (vedi Red One).
Qui secondo me sono importanti le aspettative generali: Sweethearts può sembrare una rom-com tradizionale, con protagonisti due giovani, ma invece secondo me è più vicina alla commedia pura, che sfocia spesso nello stile demenziale dei film anni '90/'00. Di romantico infatti non c'è moltissimo perché il vero tema è l'amicizia sotto varie forme, e da cui inevitabilmente consegue l'accettazione di se ma anche la crescita, con la necessità di fare le scelte più giuste.

Jamie e Ben infatti non sono due ragazzini del liceo, ma si stanno affacciando al mondo degli adulti, vogliono imparare ad essere responsabili, ed hanno dei lati dei loro caratteri da smussare. Questo secondo me è un approccio un po' più fresco rispetto ai film del genere.


Una buona idea che però non è sviluppata sempre al meglio, perché come anticipavo, Sweethearts scade in quel tipo di commedia che disegna gli adolescenti, o comunque i giovani, come dei debosciati che fanno solo feste a base di alcol e sesso. Di conseguenza ricorre spesso a quelle situazioni demenziali che non sempre fanno ridere, e che a volte sembrano superate.

Sweethearts poteva anche durare 10 minuti in meno, perché cerca a tutti i costi di inserire il coming out di Palmer (Caleb Hearon), amico dei due protagonisti, sempre con la logica che si tratta di un film che vuole anche parlare di crescita. Non sarebbe una parentesi di per sé sbagliata, se non fosse che risulta un po' calcata in mezzo alle avventure di Ben e Jamie.

Al netto di questi piccoli problemi, e se preso senza la convinzione di avere a che fare con una commedia romantica in senso stretto, Sweethearts è comunque un film carino, leggero e che a volte fa anche sorridere. La collocazione in streaming, per una serata poco impegnativa, è più che azzeccata. 




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