The Holdovers è un film carino, ma non da Oscar

Metti che una sera ti vada di andare al cinema, ma ti sembra che i film in programmazione siano un po' tutti troppo impegnativi per il momento, e quindi decidi di dare una opportunità a quello che forse ti attira meno, ma che ti sembra possa essere il più leggero.
È stato così che ho son finito di vedere The Holdovers - Lezioni di vita, la nuova pellicola con Paul Giamatti, e con diverse candidature agli Oscar, fra gli altri premi.

Genere: drammaticocommedia
Durata: 133 minuti
Regia: Alexander Payne
Uscita in Italia: 18 Gennaio 2024 (Cinema)
Paese di produzione: Stati Uniti d'America

Veniamo subito trasportati al 1970 con una cura evocativa dell'epoca così certosina che sembra quasi di sentirne l'odore di quegli anni, anche se nemmeno c'ero, e siamo alla Barton Academy, un college nel New England, i cui studenti non vedono l'ora di tornare a casa per le feste natalizie. In questa accademia lavora anche il burbero e intransigente professore di storia antica Paul Hunham (Paul Giamatti appunto), che, non avendo una famiglia da raggiungere, dovrà restare nel campus per badare ad alcuni ragazzi, anche loro rimasti bloccati alla Barton per ragioni differenti. 
Quello che sembra uno sgangherato gruppetto si ridurrà ulteriormente e Hunham si ritroverà solo con Angus Tully, uno dei ragazzi più brillanti ma anche più scapestrati dell'istituto. A fare da paciere fra i due c'è anche un'altra figura, ovvero la capocuoca Mary Lamb (Da'Vine Joy Randolph), che di recente ha perso il figlio nella guerra del Vietnam.

A guardare il trailer di The Holdovers - Lezioni di Vita, sembra di avere a che fare con una commedia ritmata e spassosa, che dovrebbe portare ad una più ampia riflessione, ma non è esattamente così. Tutto il film è infatti intessuto di una costante malinconia, che confluisce da vari punti. Già aver ambientato la storia durante le feste di Natale, e che ci troviamo con tre protagonisti essenzialmente soli, non è proprio la partenza più friccicarella che ci si possa aspettare. È vero che l'uscita in Italia del film è avvenuta dopo le festività, quindi questo potrebbe dargli un impatto differente su di noi, ma oltre l'atmosfera che evoca, sono le storie di tutti i personaggi ad essere ammantate di momenti bui, che li hanno resi in fondo quello che sono. 
Nel corso di The Holdovers si scoprono proprio alcune delle sterzate che hanno vissuto Paul, Angus e Mary e che ognuno avrà modo di affrontare non solo personalmente ma appunto come lezione da imparare e da insegnare.

Tutti e tre sono un po' dei residui, e sono rimasti indietro o bloccati quasi in un bozzolo, in una corazza che si sono costruiti, ed ognuno si darà la possibilità di andare oltre, di avere ancora un'altra chance.
In fondo il film di Alexander Payne ha pure un bel messaggio, è una sorta di coming of age senza età, ma che non arriva, che non colpisce come dovrebbe, per diverse ragioni.
Ovviamente non abbiamo a che fare con un thriller che deve basarsi su colpi di scena e momenti di tensione, ma tutti i punti principali di The Holdovers, inclusa anche la sua partenza, sono già noti o prevedibili, e danno al film una sensazione di trascinato. Considerate che secondo me una buona mezzora poteva essere evitata, ma si sono autocostretti a dover seguire quasi tutti i giorni delle feste e quindi a riempire dei tempi non necessari. 

Gli attori, a partire appunto da Giamatti, fanno tutti delle interpretazioni ottime di questi "scarti" della società, di queste anime solitarie che si sono quasi sempre trovate a vagare all'ombra di loro stesse, ma i ruoli che devono interpretare, in fondo, sono molto superficiali.
Mi è sembrato infatti che il film racconti o mostri ben poco di questi personaggi, e nella forse volontà di uscire da una stereotipia, finisce per non delinearli nemmeno tanto bene. Paul Hunham è il tipico professore all'antica, di quelli che ti lasciano i compiti delle vacanze un minuto prima che suoni la campanella, ma non sappiamo bene come e perché abbia sviluppato questo suo carattere o come mai si porti dietro questa gran solitudine. Ha subito dei contraccolpi, è vero, ma per chi la vita è facile o giusta? Dall'altro lato è però in grado di dimostrare empatia e sensibilità ad esempio nei confronti di Mary, quindi non ci stupisce che in realtà possa anche lui provare sentimenti.

Angus Tully invece ci viene presentato come uno scapestrato ma in realtà mi è sembrato un ragazzo normalissimo, a volte anche dolce e disponibile verso gli altri, e che per la quasi totale parentesi natalizia alla Barton riesce a mantenere la calma, anche se chiunque avrebbe iniziato a darsi martellate sui mignoli pur di sopportare il tedio.
Va meglio con Mary, ma il suo personaggio diventa meramente funzionale ad inserire un'altra sottotraccia, perché non c'è un arco narrativo completo, e soprattutto è quella più libera di muoversi e raggiungere la sua famiglia, con cui sembra avere anche un bel rapporto.

Per essere una commedia drammatica, The Holdovers non si sbilancia in nessuna di queste due caratteristiche: sì ha qualche battuta o qualche dialogo più brillante e divertente, e non sono un mostro, è normale restare colpiti da storie di solitudine o di difficoltà. Ma non dà nulla allo spettatore se non appunto una vaga piacevolezza a vedere un film costruito bene, perché gli manca spontaneità, coinvolgimento, sentimento, non si arriva alla pancia lasciandola annodata, non si scava nel petto, lasciando il calore che dovrebbe. 



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