A volte, in coppia, tocca scendere a compromessi e sorbirsi delle serie tv che non ci attirano particolarmente. A volte ne veniamo alla fine comunque attratti, altre ci ritroviamo di fronte a dei flop clamorosi. Ho proprio due telefilm disponibili su Netflix che mi hanno lasciato ben più che deluso.
I pazienti del dottor Garcia
Miniserie
Tratto dal romanzo della scrittrice spagnola Almudena Grandes, morta prematuramente nel 2021, e racconta vicende reali a fatti inventati. Conosciamo infatti il dottor Guillermo Garcia che, nella Madrid del 1936, con l'ascesa del regime dittatoriale franchista, decide di aiutare i comunisti mettendo a disposizione le sue conoscenze mediche, ma questo lo metterà a rischio. Sarà per caso che conoscerà la spia Manuel Arroyo, il quale gli fornirà i documenti per scappare in Argentina e poter sfuggire alla persecuzione. Fra i due nascerà una forte amicizia ma sono destinati a vivere lontani.Tuttavia qualche anno più tardi, nel 1946, Garcia verrà ancora una volta coinvolto da Manuel in un'altra missione: questa volta dovranno smantellare un'organizzazione clandestina che vuol far espatriare i criminali del Terzo Reich. Ma ci vorranno almeno altri 30 anni prima che Guillermo e Manuel potranno riabbracciarsi.
Vi ricordate Totems? È una serie tv francese dello scorso anno disponibile su Prime Video, di cui probabilmente ho parlato solo io (qui). Se questa vi è piaciuta, allora apprezzerete anche I Pazienti del Dottor Garcia, ma, se mi avete letto, saprete che a me quella serie (che ha una storia e abbraccia un periodo storico differente ndr.) non piacque molto, e anche questa di Netflix non è stata di mio gradimento.
Starete forse pensando che abbia una repulsione per la storia e che magari dovrei evitare proprio queste vicende, ma non è così, perché di base Los pacientes del doctor García avrebbe proprio le carte per attirarmi, ma nella pratica risultano tutte sparpagliate e mal giocate.
La vicenda si dipana, come vi accennavo, in diversi luoghi e soprattutto in periodi storici differenti, ma anche con la massima attenzione e un infarinatura del periodo storico, risulta faticoso stare appresso a tutti i filoni.
Non sempre viene indicato in quale annata ci troviamo, ma soprattutto c'è una gestione strana dei personaggi, che sono parecchi e che spuntano come funghi dopo un temporale autunnale. Così ti ritrovi da un lato i protagonisti che cambiano nome per salvarsi la pelle, e costanti nuovi personaggi che non sai bene da dove escano e quale sia il loro scopo.
Tutta questa marmaglia di soggetti non hanno poi modo di mostrare un percorso di caratterizzazione particolare: lo stesso Guillermo Garcia non lo conosciamo in quanto tale, ma solo in funzione alla narrazione.
Sono invece meno utili delle randomiche scene di sesso che fanno sembrare i personaggi come dei ninfomani in preda ad una fregola adolescenziale.
I 10 episodi de I pazienti del dottor Garcia, disponibili su Netflix dal 28 aprile, andavano epurati proprio da queste parti, per cercare di rendere la serie più centrata e comprensibile. Ne avrebbe giovato anche il finale, che fra parrucche posticce e frettolosità, chiude la storia fortunatamente, ma non appaga lo spettatore.
Riesco a salvare il cast, anche se purtroppo il doppiaggio in italiano (e quelle scene di sesso) danno all'insieme il sapore di una soap opera non ben riuscita.
I Pazienti del dottor Garcia, essendo appunto ispirato ad un romanzo, non avrà una seconda stagione, per fortuna.
Il sarto
Prima stagione
Dalla Spagna passiamo alla Turchia con una serie tv che forse va anche peggio rispetto alla precedente.
Fatemi fare una doverosa premessa: so che ci sono molti estimatori delle serie tv turche, ed è un genere che ormai ha raggiunto una sua autorevolezza. Dal mio punto di vista però molte somigliano a delle soap, sia nello stile registico che per le storie che raccontano, ma qualcosa si salva. Io avevo tutto sommato apprezzato Midnight at Pera Palace ad esempio.
Il sarto gira intorno alla figura di Peyami, un giovane e affermato stilista che però deve affrontare diverse problematiche familiari. Da poco è morto una persona molto importante per lui (non vi faccio spoiler), ma oltre al lutto deve anche gestire il padre affetto da un disturbo psichico. Proprio a causa del padre, Peyami si porta dietro anni di bullismo, soprattutto da ragazzino.
Oltre alle difficoltà familiari, il sarto deve occuparsi dell'abito da sposa per Esvet la ragazza che sposerà il suo problematico amico Dimitri, e non sa che abusa di lei fisicamente e psicologicamente.
Ho notato che le serie tv turche, sia di Netflix che non, tentano sempre di legare le tradizioni culturali, religiose e sociali autoctone, ad un sapore più contemporaneo, ma purtroppo non sempre le cose si sposano, ed il risultato ha un forte sapore anacronistico. Terzi (questo il titolo originale) non solo casca in questa imboscata stilistica, ma non riesce ad emergere né da un punto di vista narrativo né per la caratterizzazione dei suoi protagonisti.
La storia infatti è ricca di vuoti narrativi, banalità prevedibili, e momenti poco credibili. Lo stereotipo del terzetto eroe - principessa da salvare - cattivone si basa sul nulla, perché nessuno mette in discussione l'altro in alcun modo, non ci sono reali motivazioni che spingono affinché accadano determinati avvenimenti, se non il dovere di copione.
Molto spesso è necessario far finta che ciò che racconta Il Sarto sia credibile, perché nella realtà non lo sarebbe affatto.
E, a proposito dei personaggi, non se ne salva uno. Peyami infatti sembra catatonico il più delle volte, l'attore non sembra dare sfumature o reazioni particolari al suo personaggio, e non si capisce perché nasconda così tanto il suo vissuto quando in verità non ha la fama di Donatella Versace, e soprattutto non gli è capitato nulla di così diverso e oscuro rispetto a tante altre persone.
Esvet è dipinta come un foglio di carta trasparente: piatta, scialba, vittima di un abuso da cui riesce però a scappare, senza però trovare un rifugio ben lontano dal suo aguzino o cercando di chiedere apertamente aiuto.
Dimitri, a proposito, è un pazzo scellerato che non ha avuto abbastanza ceffoni da ragazzino avrebbe bisogno di essere di essere rinchiuso in un buon reparto di psichiatria. Inutile dire che Peyami non si espone minimamente sul comportamento del caro amico, anzi si cerca di trovare un escamotage per giustificarlo.
Anche Dimitri non si capisce bene da cosa sia turbato, perché ancora una volta i creatori de Il sarto non hanno pensato ad un percorso di sviluppo per i personaggi.
Tutto però sembra enfaticamente e pomposamente melodrammatico ma, lungi dal declassare la gravità delle azioni scatenate da una mentalità ottusa e retrograda o peggio ancora violenta, la sostanza è ben poca. Purtroppo non aiuta la messa in scena che alterna momenti abbastanza ben curati a flashback che risultano cheap e a volte anche inutili, ed una regia banale, da soap appunto, che punta molto su questi primi piani stretti su facce contrite.
L'unico aspetto positivo de Il Sarto è che scorre velocemente e si tratta solo di sette episodi.
Non senza reticenze ho visto la seconda stagione, già in uscita il 28 Luglio di quest'anno sempre su Netflix, ne parlo qui.
Tranquillo proprio.. ;)
RispondiEliminaNel senso che te le saresti evitate comunque o che ci sono andato giù pesante? 😂
EliminaDici a me, ma certe cose che le vedi a fare? :D
RispondiEliminaL'ho specificato nell'intro basta leggere 😅
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