Per me le serie fantasy non sono proprio il pane quotidiano, ma più una pietanza che apprezzo e che aggiungo per creare un po' di varietà alla mia dieta seriale. Vi ricorderete però che seguivo con attenzione Game of Thrones, tanto che distrussi in dettaglio l'ottava stagione qui. Non sapete invece che nel corso del tempo ho visto praticamente tutti i film de Il signore degli Anelli di Peter Jackson, quindi avevo delle aspettative su queste due serie tv, sebbene non ne sia un esperto di quelli che si ricordano ogni singolo passaggio di ogni singolo episodio.
Premetto inoltre che non si può fare un vero e proprio parallelismo fra due serie che, appartengono alla stessa macrocategoria, ma sono molto diverse da più punti di vista.
Andando per ordine, Game of Thrones: House of The Dragon è tratta da parti del romanzo Fire & Blood di George RR Martin, che non ho letto, ma sembra si tratti di un'opera divisa in più testi.
La serie è andata in onda su Sky, da fine Agosto a fine Ottobre di quest'anno, sempre con la firma di HBO, e nel corso di 10 episodi facciamo un salto indietro di circa 200 anni rispetto alla serie originale, ma soprattutto ci si concentra sulla dinastia dei Targaryen, da cui discenderà la nostra amata (ma pure mal digerita) Daenerys. Quella a cui assistiamo è proprio una guerra civile, perché il benevolo re Viserys I Targaryen non è riuscito a generare un figlio maschio che gli succeda la trono e, contro ogni regola, farà eleggere come sua futura erede la figlia primogenita Rhaenyra.
Questo non farà che scatenare l'ira del fratello di Viserys, Daemon, tipo alquanto suscettibile, ma indubbiamente guerriero molto forte, che si autoproclamerà vero erede finendo in esilio.
Nel frattempo bisogna trovare uno sposo degno per Rhaenyra, ma non sarà impresa facile, sebbene la soluzione più favorevole sarà quella di unire la casata dei Targaryen con quella dei Velaryon, ma non sarà un matrimonio particolarmente fortunato sotto tanti punti di vista.
Lo snodo però più importante, avverrà anni dopo, alla morte di re Viserys, quando la lotta per la successione del trono diventerà ancora più viva.
House of The Dragon non aveva un compito semplice perché doveva scontrarsi con la fama di una saga come Trono di Spade che, seppur con i suoi momenti più bui (in tutti i sensi), ha segnato un'epoca e alzato l'asticella nel genere. Tuttavia, anche cercando di ridimensionare le aspettative, ci sono state troppe cose andate storte per farmi appassionare a questo prequel come fu per la serie tv primaria.
La storia infatti è priva secondo me di reali punti accattivanti: sebbene anche in Game of Thrones ci fossero momenti più taciturni, ad un certo punto di arrivava quel momento di svolta che sparpagliava le carte in tavola.
In House of the Dragon questi snodi così impattanti arrivano davvero tardi, mentre buona parte della stagione si trascina su linee narrative che ho trovato poco interessanti. Questo per molti potrebbe anche essere un elemento positivo, che mi è sembrata molto più semplice da seguire rispetto ad Il Trono di spade, la quale aveva spesso e volentieri dei passaggi troppo machiavellici.
Dall'altro lato essenzialmente è un continuo discutere di chi sarà erede e si ruota intorno a giochi di potere, e questo non basta per rendere una serie così incisiva.
È vero che questo prequel vuole mettere al centro la figura femminile, attraverso due donne abbastanza diverse ma per certi versi simili, dopo la stra-presenza maschile che trovavamo in Trono di Spade e la fine del sorcio che aveva fatto l'unica donna al comando, e questo è un punto di forza.
Dall'altro lato però, a non aiutare, c'è anche un cambio degli attori principali già dopo pochi episodi, che ha creato un ulteriore distaccamento. Se la cavano tutti abbastanza bene nei loro ruoli (Matt Smith soprattutto nei panni di Daemon), riescono a trasmettere quelle sfumature grigie (quindi a volte buoni e a volte cattivi) che i personaggi di questo prodotto dovrebbero avere, ma un cast azzeccato e mediamente bravo non può far nulla se la sceneggiatura è poco coinvolgente.
Ma mi è mancato soprattutto il senso di paura, di crudeltà che infondeva Trono di Spade, e quel senso di misticismo e magia che si percepiva ad ogni episodio. Qui vediamo dei draghi ad esempi, delle belle battaglie aree, e lì finisce l'aspetto fantasy di House of the Dragon.
Ancora una volta inoltre sono caduti nell'errore di fare delle scene estremamente scure, come se non avessero imparato dagli sfottò che si è beccata negli anni Game of Thrones.
Insomma ci sarebbero tanti aspetti che potrei sottolineare, ma il mio giudizio su questo prequel è più negativo che positivo, e qui vi racconto invece cosa non ha funzionato nella seconda stagione di House of The Dragon.
Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere è invece stata resa disponibile su Prime Video dal 2 settembre al 14 Ottobre, e fa da prequel sia a Lo Hobbit che a Il Signore degli Anelli perché ci ritroviamo migliaia di anni prima a quelle vicende.
Non incontriamo infatti Frodo Baggins e La Compagnia dell'Anello, ma ritroviamo Galadriel, l'elfa che conoscevamo (all'epoca era interpretata da Cate Blanchett), che teme l'insorgere di una minaccia antica e cercherà nuovi alleati. La guerra contro il signore oscuro Morgoth è terminata e si vive un periodo di pace, ma non tutti sono di questa opinione. Infatti anche un giovane mezzoelfo Elrond sta tentando di ristabilire un rapporto fra elfi e nani proprio per il pericolo imminente.
Assisteremo così ad uno scontro fra forze del bene e del male, che porteranno alla nascita di Sauron, e alla creazione dei famosi anelli.
The Rings of Power, nonostante possa attingere a pochissime pagine delle opere di Tolkien, riesce a creare una storia corale e multitrama che ha avuto tutti gli elementi che mi aspettavo da una serie tv del genere, seppur con qualche mancanza.
Pare che dietro la produzione di Gli anelli del potere, Amazon abbia messo davvero una quantità di denaro spropositata, e secondo me questo investimento si vede, anche se non è forse del tutto ripagato.
Questo prequel de Il signore degli anelli sembra infatti non aver accontentato i fan più attenti e accaniti delle opere tolkiane perché ci sono troppi stravolgimenti rispetto ai romanzi dell'autore, ma da quanto ho letto proprio per ragioni legali non è stato possibile attingere a quei personaggi e a quelle storie che lo scrittore inglese aveva così dettagliatamente raccontato.
Di conseguenza per alcuni questa serie non s'aveva da fare, io invece l'ho trovata, nel suo insieme, coinvolgente.
Infatti in ognuno degli episodio ci sono tutti quegli elementi che ricordavo dai film, come l'avventura, i colpi di scena, le battaglie, qualche dialogo più divertente e un mondo variegato e coerente, popolato di pelopiedi (antenati degli hobbit), elfi, nani, umani e orchi. Questo è stato per me il vero punto di forza ed ha reso la visione piacevole, con solo pochi momenti di noia, e nonostante possa sembrare una trama molto fitta di personaggi, alla fine ci si raccapezza benissimo.
Mi è piaciuto anche il lavoro fatto in CGI perché tutti gli ambienti e la messa in scena mi sono sembrati molto ben curati e convincenti.
Se invece devo sottolineare le note dolenti di The Rings of Power, non posso non ritornare a quei momenti di noia, che seppur pochi, ci sono stati, ma soprattutto si vede che è un lavoro "all'americana", forse più commerciale e alla portata di un palato poco fine in questo genere come il mio. Inoltre mi è mancata quell'aurea di magia e poesia che trasmettevano i film.
E sempre cercando di non fare spoiler sul finale, ho avuto l'impressione che lo svelamento del cattivo di turno fosse troppo improvviso e non del tutto convincente.
Il cast è all'altezza, ma non mi è sembrato ci siano queste interpretazioni stellari, o che qualcuno spicchi particolarmente nel suo ruolo. Probabilmente qualche approfondimento in più sia sulla storia che sui personaggi avrebbe dato maggiore dimensione e appunto profondità all'insieme.
Quindi anche Il Signore degli Anelli: Gli anelli del potere ha i suoi difetti e sono anche abbastanza marcati, ma devo dire che l'ho preferita leggermente ad House of Dragon, l'ho trovata più stimolante, e pur non aspettando con estrema curiosità la seconda stagione, immagino che la recupererò.
Infatti ne ho parlato qui nella nuova recensione.
Voi quale delle due saghe avete preferito?
La mia bolla online la pensa completamente all'opposto, hanno distrutto RoP (soprattutto sceneggiatura e recitazione) e amato HoD (per gli stessi motivi). Ringrazio House of Dragon per avermi fatto fare pace con il mondo di GoT dopo le delusioni dell'ultima stagione; i salti temporali purtroppo sono obbligatori e previsti anche dal libro che non è un romanzo ma una finta cronaca storica parziale ricca di gossip e notizie volutamente false quindi la versione narrativa dello show è una sorpresa anche per i lettori.
RispondiEliminaSulla recitazione un House of the dragon posso essere d'accordo, sulla sceneggiatura meno. Molti l'hanno chiamata Beautiful con i draghi e in effetti fra matrigne, incesti, matrimoni, figli e figliastri, gli argomenti sono da soap.
EliminaIl salto temporale lo capisco, ma avrei lasciato sempre gli stessi attori, con look molto differenti
Completamente d'accordo con la tua analisi di House of the Dragon. House of the Dragon mi ha deluso.
RispondiEliminaAnche i draghi mi hanno deluso. Brutta l'animazione. E brutta anche l'estetica. Non un'evoluzione, ma un'involuzione rispetto a Game of Thrones.
Io ho una idea strana sulle animazioni, nel senso che comunque un drago mi sembrerà sempre finto 😅
EliminaCapisco il tuo punto di vista, ma i draghi mi affascinano. Non so dire il perché. È così e basta :-)
EliminaCi sta dai 😄
EliminaThe Rings of Power è andato in onda su Prime Video, ma non su Sky, per cui non l'ho visto.
RispondiEliminaSe proprio ti incuriosisce puoi fare il periodo di prova gratuito se non erro di 30 giorni.
Elimina