La maledizione della seconda stagione... queste serie tv non mi hanno convinto 👎🏻

Ormai è per me un dato di fatto: le seconde stagioni possono affossare il successo di una serie tv, o per lo meno farmi cambiare (o confermare) l'idea che ho di quella serie tv. 
Proprio nelle ultime settimane ho terminato alcuni secondi cicli di episodi che mi hanno davvero deluso, a conferma che superare questo scoglio non è affatto semplice.


Mezzanotte a Istanbul 
Seconda stagione

A distanza di oltre due anni dalla prima stagione, nonostante sapessi che c'era in programma un seguito, non avevo moltissima curiosità su Mezzanotte a Istanbul 2, perché per quanto sia una serie tv godibile, aveva i suoi difetti fin dal principio, in particolare per qualche faciloneria di troppo. Ma l'ambientazione affascinante e una storia che ha del potenziale, mi hanno spinto a proseguire e quando il 12 settembre è arrivata la seconda stagione ho deciso di proseguire mio malgrado.

In Midnight at Pera Palace 2 le cose si complicano per Esra (Hazal Kaya), non solo perché deve proseguire la sua ricerca della madre biologica e scoprire i segreti della famiglia, ma anche perché la questione dei viaggi del tempo si è espansa a macchia d'olio, ed anche Halit (Selahattin Paşalı) si ritroverà nel 1941, creando ulteriori fratture alle linee temporali, e scatenando un effetto domino che porterà alla creazione di una realtà completamente differente.

Pur mantenendo il fascino della Turchia degli inizi del secolo scorso, la seconda stagione Mezzanotte a Istanbul si incarta da sola nel voler strafare, sia con i generi che con le linee narrative. Passando dal dramma storico, con una punta di romanticismo, attraverso l'espediente del fantasy, si arriva praticamente al distopico e sono troppe le peripezie che i personaggi devono affrontare e troppe le trame e sottotrame a cui lo spettatore deve assistere, come se non si riuscisse mai a risolvere qualcosa. Così, da un momento all'altro, ti ritrovi in un'altra epoca che non sempre riconosci a primo impatto, con personaggi che improvvisamente hanno un ruolo importante nello sviluppo ma senza che questi vengano in qualche modo presentati o introdotti.
A questo si aggiunge la frustrazione di ritrovarsi solo negli ultimi due episodi ad avere alcune spiegazioni, ma soprattutto aver lasciato ancora aperte alcune parentesi che immagino debbano essere chiarite in futuro.


Questo caos finisce per rendere Mezzanotte a Istanbul, che già non è secondo me estremamente originale, meno appetibile, con momenti che cercano di essere brillanti, ma che non fanno nemmeno sorridere, e con troppo focus sulla parte fantasy di questi salterelli temporali, e meno allo sviluppo dei personaggi.
È vero che si tratta di una di quelle serie che bocciare del tutto sarebbe una cattiveria, sia perché ha una discreta messa in scena, ma soprattutto perché non ha le velleità di essere così ambiziosa, ma posso dire che sicuramente mi sono distratto molte volte mentre la guardavo.
Visto il finale e la proliferazione delle serie tv turche, immagino che anche Midnight at Pera Palace avrà una terza stagione, e mi auguro che sia anche conclusiva perché a me ha quasi del tutto annoiato.



Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere 
Seconda stagione


Non fremevo dalla curiosità anche per vedere la seconda stagione de Gli Anelli del potere, il prequel de Il Signore degli anelli che un paio di anni fa aveva fatto molto discutere, ma che forse ero fra i pochi che ne aveva apprezzato la capacità di coinvolgere, di risultare epico e soprattutto la buona messa in scena. 

Arrivata la seconda stagione su Prime Video, che ha avuto una cadenza settimanale fra il 29 agosto e lo scorso 3 Ottobre, devo ammettere che purtroppo mi sono ricreduto in negativo. 
Ho iniziato con i primi episodi con abbastanza speranza e soprattutto con l'idea che quantomeno avrei avuto un bello spettacolo da vedere, ma ho subito provato una certa fatica a seguire Gli anelli del potere, per diverse ragioni.

È vero che non sono un attento conoscitore delle opere di Tolkien e questo è forse un plus che mi ha permesso di godermi di più la serie nella prima stagione, ma qui sono venuti meno alcuni degli elementi che mi avevano convinto. 
Sicuramente hanno saputo mantenere la qualità audio-visiva che la prima stagione aveva garantito per tutti gli episodi, e ci sono stati dei momenti impattanti e anche degli sviluppi narrativi importanti, come la creazione di questi benedetti anelli e la dimostrazione dell'influenza che possono avere sui loro portatori, e Sauron (Charlie Vickers) inizia a dimostrare di cosa è capace. Ma anche in un quadro un po' più grande l'impressione che ho avuto è che gli sceneggiatori de Gli Anelli del Potere 2 sapessero dove andare a parare, e dove piazzare gli ingranaggi più grandi, ma poi non sapessero come collegare il tutto, non usando al meglio gli ingranaggi più piccoli.
Così si parte con un inizio abbastanza logico, ma poi tutta una parte centrale collassa su se stessa, visto che praticamente non accade nulla di così interessante e soprattutto si innescano delle situazioni che confondono e azzoppano la fluidità.

Molto spesso mi ritrovavo ad annoiarmi, ma in particolare, quando arrivavano quei momenti davvero di impatto, che dovevano sparigliare le carte in tavola, mi veniva da fare spallucce e pensare "ok, andiamo avanti", proprio perché quegli snodi, magari anche accompagnati da battaglie o scene d'azione, non arrivano attraverso una costruzione solida ma passaggi spesso confusi o peggio, rifiniti con un'ascia, scattosi e raccontati anche un po' male.
Penso soprattutto a quello che doveva essere uno degli elementi di Rings of Power, ovvero l'influenza degli anelli su chi li indossa, che qui sembra usata strumentalmente giusto per bloccare e sbloccare alcune storie.

Sono poi tante le linee narrative e personaggi secondari, come la miracolosa guarigione off screen (come tante altre cose che non accadono sullo schermo) di Arondir (Ismael Cruz Còrdova), che contribuiscono solo a creare ulteriori perplessità.

Noiosetta anche tutta la parentesi sulla scoperta dell'identità dello Straniero, e dei pelopiedi, oltre che molto telefonata, ma questi sono solo esempi che posso fare senza cadere nello spoiler perché è un discorso molto più ampio che appunto potrei fare per ogni episodio. 

Sono arrivato quindi un po' sui gomiti alla fine di questa seconda stagione de Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere e mi è spiaciuto anche perché in fondo è una delle serie tv fantasy forse più ambiziose di questi ultimi anni, e non essendo il mio genere preferito ho bisogno che sia molto più appagante di così. 
Devo anche sottolineare che ad eccezione di Charlie Vickers, Charles Edwards (che interpreta Celebrimbor), e pochi altri, non mi pare ci siano prove recitative di chissà quale livello.

Mi ha stupito leggere che Amazon voglia comunque continuare con altre stagioni, per arrivare alle 5 promesse in partenza, nonostante il calo di pubblico rispetto alla prima stagione. La mia speranza è che trovino una maggiore centratura nelle future stagioni di Rings of Power, togliendo di mezzo l'inutile, o io leverò la serie dalla mia scaletta.


Tutto chiede salvezza
Seconda stagione


Ad esattamente due anni di distanza da quella che nasceva come una miniserie, è tornata per una seconda stagione Tutto chiede Salvezza, che era stata tratta dal romanzo biografico di Daniele Mencarelli, e che aveva avuto un buon successo fin dal principio soprattutto per il tema, ovvero quello della salute mentale, e soprattutto del rapportarsi e dell'attraversare questo tipo di sofferenza.
Un modo di raccontare abbastanza schietto, diretto, a volte anche leggero, ma soprattutto una scelta importante, visto che Netflix è una piattaforma molto vicino alla generazione più giovane.
Ma poi ci sono io, vecchio brontolone, che non mi ero fatto ammaliare dalle tematiche ma ero rimasto perplesso sia da alcune scelte narrative che soprattutto dal modo in cui queste venissero espresse dagli attori.
Questa seconda stagione di Tutto chiede salvezza però cerca un nuovo slancio: ci troviamo due anni dopo il primo capitolo, e Daniele (Federico Cesari) sta studiando infermieristica ed ha avuto l'opportunità di fare un tirocinio proprio nella struttura in cui aveva subito il TSO.


Un nuovo inizio, certo, ma Daniele non ha ancora una quotidianità felice: la sua stabilità psicofisica è ancora fragile, il rapporto con Nina (Fotinì Peluso) si è sgretolato dopo che hanno avuto una bambina, e soprattutto deve affrontare i nuovi pazienti dell'ospedale San Francesco, che sembrano molto meno accoglienti di quando anche lui era un degente.

Una scelta interessante quella di Tutto chiede Salvezza 2, coerente e naturale con quanto avevamo visto nella prima stagione, ma che comunque non supera secondo me ancora una volta la prova.
Allargare infatti lo sguardo sulla vita di Daniele, fra una vecchia relazione, la paternità, ed il bisogno di andare avanti personalmente e lavorativamente, comporta che tutto ciò che gli gira intorno diventa solo abbozzato. 
Aver ristretto i tempi, non più sette episodi ma cinque come le settimane di tirocinio del protagonista, non dà spazio per poter conoscere meglio i nuovi pazienti, specie Armando (Vittorio Viviani), e Paolo (Marco Todisco), che diventano figurine per accennare soltanto ad altre problematiche.

Ma peggio mi sento per quanto riguarda Matilde (Drusilla Foer) e Rachid (Samuel Di Napoli), due degli "aguzzini" di Daniele nella sua prova da infermiere: se il ragazzo alla fine ha una sua parabola più o meno logica, Matilde, seppur con un background doloroso e affascinante, e potendo sfruttare il magnetismo di Foer, ha uno sviluppo troppo netto e improvviso per risultare credibile.

Anche Nina diventa solo una degli antagonisti di Daniele, ma non ha un ruolo o uno sviluppo che va oltre il protagonista.
Ma soprattutto Tutto chiede salvezza 2 non supera il grosso problema di dialoghi spesso finti, che suonano come demagogici e non spontanei fra i personaggi, e soprattutto reazioni spesso esagerate, portate all'estremo, o facilonerie nel raccontare alcune di quelle problematiche, come il rapporto di Daniele con i farmaci e l'alcol.

Il finale di questa seconda stagione cerca poi di chiudere qualche arco narrativo, ma in effetti ne lascia aperti alcuni, che temo possano riversarsi in una terza stagione ancora più concentrata sull'ambito sentimentale di Daniele, e quindi ancora più distante dal punto di partenza. 


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