Sono degli scandali più o meno noti il perno attorno a cui girano due serie tv che ho terminato di recente, e che sono accomunate proprio da queste tematiche scottanti e dai risvolti drammatici, ma anche dalla mia opinioni su di loro.
A Very British Scandal
Miniserie
Se A Very British Scandal vi suona familiare è perché questa miniserie è stata creata dalla stessa casa produttrice che nel 2018 pubblicò A Very English Scandal (ne parlai qui), quindi si potrebbe definire quasi la seconda stagione di una serie antologica. Un cambio di nome di cui disconosco le ragioni, ma nella sostanza si tratta della stessa cosa, visto che la nuova serie, disponibile su Tim Vision dal 21 Aprile, racconta sempre di un fatto di cronaca realmente accaduto che ha sconvolto e fatto parlare l'opinione pubblica inglese.
Se in A Very English Scandal ci si concentra sul caso dell'omosessualità del politico Jeremy Thorpe, in A Very British Scandal ci troviamo sempre negli anni '60 ma assistiamo al contorto divorzio tra i duchi di Argyll, Margaret Campbell e Ian Campbell.
Premettendo che nessuna delle due parti ne esce pulita da questa vicenda, credo che questa miniserie riesca a dipingere una profonda disparità di genere fra uomo e donna, dove l'immagine e la reputazione di quest'ultima poteva essere macchiata facilmente, e la stessa Margaret verrà schiacciata completamente da questo divorzio, e finì per essere considerata una donna da evitare persino dai suoi non proprio santi amici. Il suo peccato fu quello di voler vivere liberamente la propria sessualità, che all'epoca era visto come mortale, ma che ancora oggi ha un peso diverso a seconda che si tratti di un uomo o una donna. Lo abbiamo visto anche in Pam & Tommy se vogliamo far riferimento ad un accadimento più recente.
A Very British Scandal riesce a dare un quadro completo di questa vicenda su tutti i suoi livelli, risultando impeccabile da un punto di vista tecnico e scenografico, e con una recitazione altissima. Paul Bettany e Claire Foy ci raccontano due personaggi sfaccettati, interessanti da un certo punto di vista, ma pieni di vizi, traumi e ombre.
Una buona serie tv che però rispetto al capitolo precedente ha toni davvero molto più drammatici, e soprattutto secondo me non riesce a palesare davvero quella che era l'opinione pubblica sulla vicenda: sembra infatti che tutto quello che riguarda gli ex coniugi Argyll si svolga dietro quattro mura o al massimo all'interno di un tribunale.
Sperando non ci siano altri cambi di nome, vedrei volentieri una seconda (o meglio terza) stagione di A Very British Scandal qualora venga rinnovata.
Anatomia di uno scandalo
Miniserie
Anatomia di uno scandalo si muove in effetti su binari vicini a A Very British Scandal, ma ci riporta ai giorni nostri e si concentra soprattutto sulla tematica del consenso in un rapporto sessuale. E potrebbe sembrare un argomento difficile ed interessante, ma lo sviluppo in questa miniserie Netflix lascia alquanto a desiderare.
Sono pochi o meglio nulli gli spunti originali di Anatomia di uno scandalo, e spesso l'ho trovata prevedibile in quei colpi di scena, con tanto di primi piani dei personaggi sotto shock, che dovrebbero fornire nuovi sviluppi, ed invece restano appesi e poco approfonditi.
Nonostante le buone interpretazioni di Rupert Friend, Sienna Miller, Naomi Scott e Michelle Dockery, tutti i personaggi mi sono sembrati tratteggiati con superficialità. L'esempio lampante è come viene rappresentata l'accusatrice del deputato James Whitehouse: non sappiamo nulla di lei, oltre a ciò che racconta in tribunale, e non sparirà dalla circolazione non appena il processo è concluso. Lo stesso vale per la signora Whitehouse, le cui reazioni sembrano andare a vuoto.
Seppur si tratti di sei episodi, ci sono pochi aspetti approfonditi, e gli stessi rapporti fra i personaggi risultano strani, freddi, poco chiari ed anche gli intrecci sul versante politico mi sono sembrati semplicistici.
I flashback di cui Anatomy of a Scandal fa abuso sono spesso irritanti, a volte scattosi, altre con effetti che sembrano datati.
Tutto questo credo sia dovuto al fatto che i creatori della serie hanno tentato di mantenere quanta più suspense possibile per convogliare il tutto in un finale di impatto, ma non ci sono riusciti bene.
Anatomia di uno scandalo è infatti una serie tv guardabile ma che se ne va come arriva, che non spicca in qualcosa, e che mi è sembrata al di sotto rispetto i recenti lavori di David E. Kelley (anche se vista Big Sky non mi stupisce che quest'uomo abbia alti e bassi).
Non c'è ancora una conferma per una seconda stagione, ma secondo me potrebbe dare poco un rinnovo.
Pensa che li credevo lo stesso prodotto. Ma come, non c'era pure Sienna Miller con la Dockery, in questo scandalo inglese?!
RispondiEliminaAh, ma è in costume?!
Uscire a poco tempo di distanza e con titoli simili non ha giovato, ma al momento sono così indietro con titoloni più di grido che il tuo tiepido entusiasmo non aiuta a smuoverli dai fanalini di coda.
È vero, due titoli così simili nell'arco di poco possono confondere. L'unica differenza è la piattaforma, ma per il resto...
EliminaChe titoli dovresti recuperare?
A stretto giro ho in programma WeCrashed, Station Eleven, The Dropout, il finale di This is us e Under the banner of heaven, mentre cerco di stare al passo con Better Call Saul per evitare spoiler settimanali.
EliminaInsomma, un programma ricco e fitto, quasi troppo.
Assolutamente ricco. WeCrashed e The Dropout vorrei vederle, ma chissà quando riesco! Grazie comunque e complimenti per la tempra con This is us
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