Sono abbastanza testardo quando si parla di terminare la visione di un film o di una serie tv che non mi soddisfa, anzi a volte sono anche recidivo recuperando sequel, rinnovi e nuove stagioni. Con i libri per non posso fare lo stesso: sono un lettore abbastanza lento e Sotto la Copertina (come ho chiamato le mie recensioni dei libri qui sul blog) è un gioco di parole ma è anche la realtà, visto che leggo prima di dormire. Ho quindi deciso che se un libro non mi soddisfa dopo magari un capitolo o due, lo abbandono senza andare avanti.
Generalmente è una cosa che non apprezzo fare, specie nell'ottica di poterne parlare qui, ma è successo con ben due romanzi che non sono riusciti a stimolarmi ad andare avanti, il primo di questi è Finché il caffè è caldo dello scrittore giapponese Toshikazu Kawaguchi.
Titolo Originale: Before the coffee gets cold Editore: Garzanti Pagine: 192 Data di pubblicazione: Marzo 2020 Prezzo: rilegato € 15.10 / ebook € 9,99 |
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Si trova proprio in Giappone la caffetteria speciale intorno a cui gira il romanzo: in questo luogo infatti è possibile sedersi ad un tavolo che consente di tornare magicamente indietro nel tempo, ad un punto del nostro vissuto che ci ha segnati e desideriamo rivivere, magari con la speranza che possa cambiare qualcosa, soprattutto con le persone che fanno parte del nostro passato. Non è però semplice poter sfruttare il magico potere della caffetteria, perché bisogna seguire cinque regole, fra cui la più importante, ovvero terminare il caffè prima che si raffreddi.
Ho approcciato Finché il caffè è caldo con l'idea che potessi trovarmi davanti ad uno stile diverso da quello a cui sono abituato perché, su due piedi, non ho ricordo di scrittori giapponesi nei miei anni di letture. L'idea alla base inoltre aveva attirato la mia curiosità. Tuttavia mi sono impantanato dopo il primo capitolo per vari motivi: infatti la scrittura di Kawaguchi mi è sembrata troppo semplicistica e più che sviluppare i personaggi, e la narrazione, tende quasi a ripeter gli stessi concetti. Pur non risultando noiosa, o scarsa nel ritmo, mi sono ritrovato subito ad avere bisogno di altro, specie da un punto di vista emotivo, perché quanto avevo letto non mi aveva propriamente stregato.
Finché il caffè è caldo è suddiviso come in quattro linee narrative, che girano sempre intorno al locale e che però coinvolgono personaggi differenti. Questo un po' mi incuriosiva nel proseguire, ma iniziato il secondo capitolo, ho avuto un effetto déjà-vu: mi sembrava che stessi cominciando da capo sempre con poco mordente. Se inoltre i personaggi del primo episodio mi avevano suscitato una empatia pari a zero, complici alcune reazioni che ho fatto fatica a comprendere, mi sembrava un accanimento inutile sperare che gli altri, con questo stile di scrittura, potessero darmi qualcosa in più.
In definitiva Finché il caffè è caldo non mi è sembrato delicato, favoleggiante, magari misterioso, con il suo stile unico, ma semplicemente poco coinvolgente e d'impatto.
Il secondo romanzo che ho abbandonato senza alcun senso di colpa è La milanese. Capricci, stili, genio e nevrosi della donna che tutto il mondo ci invidia di Michela Proietti.
Editore: Solferino Pagine: 253 Data di pubblicazione: Settembre 2020 Prezzo: rilegato € 16.15 / ebook € 9,99 |
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Premetto che, non essendo milanese, ero conscio si sarebbe trattato di un libro non del tutto adatto a me, ma mi aspettavo una lettura ironica, leggera, dal sapore fresco e glamour che coinvolgesse anche una città che mi piace molto. In realtà si tratta di una sorta di guida-compendio su come dovrebbe essere una milanese doc, quali luoghi dovrebbe frequentare, che prodotti dovrebbe usare, quali sono le scuole più adatte per i figli, e tutta una serie di situazioni che una perfetta meneghina mette in atto in maniera più o meno conscia per affrontare la vita di tutti i giorni.
L'intento di Michela Proietti è sicuramente di intrattenere, ma nel proseguire la lettura diventa un po' pesante: sembra infatti uno sciorinare di cose da fare o meno, più che un racconto fluido, magari un po' kitsch e appunto divertente.
La milanese che ne esce da questo libro mi è sembrata quasi un automa chic impostato su una modalità ossessiva, più che una donna in carne ed ossa che ovviamente può avere i suoi gusti e i suoi vezzi. Una descrizione quasi anacronistica e stereotipata da cui mi è stato difficile ricavare l'umorismo che dovrebbe essere alla base, e per questo mi sono ritrovato a chiedermi se avesse senso continuare a leggere.
In questo caso non mi è dispiaciuto lo stile di scrittura, che anzi mi sembra azzeccato per quel che si vuole raccontare, il problema però è il contenuto. Faccio anche mea culpa nell'aver scelto forse io la lettura sbagliata, vivendo in un contesto ben lontano da quello del libro, ma penso che il bello dei romanzi sia poter esplorare dei mondi anche diametralmente opposti dai nostri, magari per sognare, sorridere, o semplicemente per conoscere realtà differenti.
Onestamente, secondo me, La milanese non riesce in nessuno di questi intenti, motivo per cui non ho alcun senso di colpa nell'aver abbandonato la lettura a metà.
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Due tipici romanzi di quelli che sfoglio curios(distratt)amente in libreria, ma che non arriveranno mai in cassa.. ;)
RispondiEliminaVero, il problema è che leggo ebook e quindi ci casco 😅
EliminaCiao! Io ho letto il primo e mi è piaciuto! La trovo una lettura senza molte pretese e molto carina se si vuole un pò di leggerezza. Ho faticato molto coi nomi perchè non me li ricordavo e questo mi ha fatto un pò di caos in testa! Non avevo mai letto un libro di uno scrittore giapponese ma penso che proverò a leggere anche gli altri due che ha scritto ^_*! Il secondo libro non lo conosco!
RispondiEliminaCiao! Mi fa piacere che ti sia piaciuto, io purtroppo non l'ho trovato né leggero né pesante (in senso buono), proprio insipido.
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