Tre serie tv che non mi hanno convinto fino in fondo...

Sono le ultime serie tv che ho terminato in questo 2021, e la speranza era quella di chiudere in bellezza, ma purtroppo non è così. Pur infatti con i loro pregi, queste tre serie non hanno avuto secondo me quel mordente che potesse renderle molto più interessanti e di impatto. Vediamo un po' in cosa si sono persi.


Il tempo che ti do
Miniserie


Lina e Nico sono due trentenni che un po' per caso finiscono per innamorarsi. Due anime gemelle che condivideranno ben nove anni della loro vita, fino a quando la loro relazione finirà per incrinarsi, e i due si separeranno a fatica. Così inizierà un percorso fra la nostalgia del passato e le difficoltà del presente di andare avanti e riuscire a dimenticarsi.


Il tempo che ti do è una produzione spagnola di Netflix, arrivata sulla piattaforma il 29 Ottobre di quest'anno e che ha una caratteristica particolare: i 10 episodi di cui è composta durano giusto 11 minuti, che si dividono fra passato e presente, in tempistiche scandite ad inizio puntata. Un'idea originale, perché non mi pare di aver visto qualcosa del genere. Ma la struttura generale non riesce a salvare una storia che, seppur realistica, non ha appigli originali e interessanti da cui svilupparsi, che non sia quello trito delle coppie al capolinea. 


Anzi secondo me questi tempi ridotti hanno azzoppato ancora di più Il Tempo che ti do, che non riesce ad approfondire nulla, dai motivi che portano alla separazione di Lina e Nico, alla loro stessa psicologia. Più volte ho perso il segno fra passato e presente, ma ho fatto anche fatica a realizzare che la storia fra i protagonisti sia durata quasi 10 anni, perché comunque il loro rapporto sembra abbastanza superficiale. 


In generale poi mi è sembrato ci si focalizzasse troppo sul punto di vista di Lina e pochissimo su quello del ragazzo, con un quadro secondo me sbilanciato. Ma, parlando di lei, non ci fornisce qualcosa di nuovo: ho trovato ad esempio onestamente scadente e banale l'idea del viaggio per cercare di superare questo periodo di difficoltà dopo la rottura.
È un peccato perché le carte da giocare c'erano, la metafora del tempo per dimenticare un amore poteva acchiappare, gli attori sono belli, giovani e sufficientemente bravi, ma non ho trovato le emozioni che cercavo, e, nonostante la durata brevissima, non me la sento di dirvi di provare a recuperare Il tempo che ti do. Non mi è chiaro se ci sarà una seconda stagione, ma non mi interessa molto saperlo. 


Made For Love
Prima stagione


Un'altra coppia è la protagonista della serie tv distopica Made For Love, andata in onda su Sky il 13 Dicembre di quest'anno. Conosciamo così l'egocentrico magnate della tecnologia Byron Gogol e la sua adorabile moglie Hazel Green, che vivono in un idilliaco bozzolo ultra tech dove ogni cosa è controllata dall'uomo, persino i rapporti sessuali. Le cose però inizieranno ad andare male quando Hazel sarà costretta a farsi impiantare un chip che la vedrebbe completamente privata della sua già scarsa autonomia. Per Hazel l'unica strada sarà scappare e cercare di chiedere il divorzio, ma Byron le starà molto più che alle calcagna.


Specifico subito che Made For Love è qualche tacca sopra l'altra serie tv: certo che abbiamo sempre una coppia in crisi, ma il tono da commedia dark la rende già più interessante, e qualche momento di tensione, ed un paio di twist narrativi, aiutano a creare la giusta curiosità nel proseguire fra gli 8 episodi. Dall'altro lato le puntate durano circa mezz'ora, quindi è una serie tv a portata di tutti.
Made for love è poi sagace, strizza l'occhio all'attualità già solo dall'assonanza del nome Gogol, ed ha delle sotto trame interessanti. 


Hazel ad esempio è un personaggio ben strutturato, con una infanzia ed una adolescenza difficile, che si ritroverà incastrata in una relazione in cui è emotivamente plagiata e abusata, con la conseguente fuga per poter ritrovare la sua identità lontana da un marito opprimente e dalla tecnologia (suona familiare?).
Il problema di Made for Love è che non mi ha trasmesso molto. Le parti più sopra le righe non mi sono sembrate così divertenti, anzi le avrei evitate, mentre quelle più drammatiche non mi hanno minimamente smosso. Mi è mancata l'amarezza per questa storia che potrebbe essere molto più dura.


La stessa corsa al gatto con il topo, fra Hazel e Byron, perde subito di mordente e di interesse, quando si capisce che lei comunque in qualche modo la spunterà. Inoltre sono un po' troppo vaghe le ragioni psicologiche e pratiche, che hanno spinto Hazel a restare per 10 anni con un uomo che non la rispetta e di cui non sembra mai realmente innamorata.
C'è già in programma una seconda stagione, e le buone interpretazioni del cast, fra cui Cristin Milioti e Billy Magnussen, mi fanno pensare che Made for Love potrebbe almeno meritare un recupero, ma per me è mancata appunto una certa intensità.


American Crime Story: Impeachment
Terza Stagione


Non posso certamente mettere in linea con le altre due produzioni questa terza stagione di American Crime Story, ma nella serie tv antologica di Ryan Murphy mi è decisamente mancato qualcosa. Dopo la tutto sommato buona seconda stagione sull'assassinio di Gianni Versace, Impeachment si concentra sul Sexgate che coinvolse l'allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, la giovane stagista Monica Lewinsky e colei che fece esplodere la bomba ovvero Linda Tripp.


Nulla di nuovo sotto il sole, visto che American Crime Story: Impeachment ricostruisce tutto sommato bene lo scandalo fra gli anni '90 e gli inizi del 2000, che divenne motivo di gossip ovviamente in tutto il mondo. Avere la stessa Monica Lewinsky fra i produttori esecutivi sicuramente ha contribuito ad una certa precisione.
Personalmente non conoscevo tutti gli aspetti della vicenda e nemmeno i suoi protagonisti, come ad esempio la figura di Linda Tripp, ma l'eccelsa interpretazione di una irriconoscibile Sarah Paulson, secondo me restituisce molto bene l'immagine di questa donna ambigua e fintamente mossa da buone intenzioni. 
Ho fatto anche fatica a riconoscere subito Clive Owen nei panni di un Bill Clinton freddo, beffardo, scostante.


Impeachment inoltre propone una ricostruzione ottima dell'epoca in ogni suo dettaglio, e riesce a far emergere da questa storia, anche altre tematiche come le dinamiche di potere, una società ancora fortemente sessista, l'arrivo di internet e il peso dei mass media che negli anni '90 erano spesso fuori controllo.
Se i primi episodi di questa terza stagione di American Crime Story sono secondo me un po' caotici, con il proseguire delle puntate si inquadra meglio il percorso della narrazione, tuttavia ho trovato oscillante il ritmo, che spesso secondo me si perde in dettagli meno importanti.


È vero che la serie ci fornisce un quadro abbastanza completo, ma mi è mancata una certa centratura: sembra infatti che la pluralità di punti di vista proposti crei un po' di spaesamento. Per esempio molto spesso l'attenzione è rivolta in modo eccessivo su Linda Tripp, o ci viene introdotta Hillary Clinton giusto per darci un'ulteriore prospettiva. Lo stesso posso dire di Paula Jones, la prima ad accusare l'ex presidente Clinton.
Più che un coro ben diretto, questa terza stagione di American Crime Story mi è sembrato un caos di voci, a discapito purtroppo del coinvolgimento. Una lettura più asciutta degli avvenimenti, che comunque possono essere approfonditi ovunque, avrebbe dato ad Impeachment uno stile più tagliente ed appassionante. 

2 commenti:

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  1. Ciao Pier..queste serie tv non le ho viste ma ne sto vedendo alcune molto carine..devo dire che c'è sempre molta scelta anche se alcune lasciano un pò a desiderare.. Un bacione

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