Quando mi approccio ad un film ho spesso paura di non capirlo, o di non essere comunque in grado di decifrarne il contenuto, e poi sapere eventualmente riportare le sensazioni che mi suscita. Ho avuto la stessa paura anche con È stata la mano di Dio, ma come sempre mi sono detto, che in ogni caso, anche qualora non ne avessi colto tutti i dettagli, nessuno se la sarebbe presa. Eppure fioccano ovunque bei pareri sul nuovo film di Sorrentino, ma merita davvero?
In una miscela di realtà e finzione, È stata la mano di Dio racconta uno spaccato dell'adolescenza dello stesso Sorrentino, la perdita dolorosa e tragica dei genitori, che ovviamente lo segnerà a vita, il rapporto con il fratello, le prime scoperte, fra cui quella più importante con il cinema e la regia. Fa da sfondo una Napoli verace, fatta di credenze popolari e religione, scandita dal prima e dopo Maradona, e non senza contraddizioni, in cui però non manca mai un'ottica umana e sincera.
È stata la mano di Dio è però anche uno sguardo al futuro, al rielaborare quei traumi e quei torti che, in forme e modi diversi, abbiamo più o meno tutti subito, per farne un bagaglio di coraggio e forza.
Genere: drammatico, biografico Durata: 130 minuti Regia: Paolo Sorrentino Uscita in Italia: 24 Novembre (cinema)/15 Dicembre 2021 (Netflix) Paese di produzione: Italia |
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Temevo, come vi dicevo di non riuscire a cogliere la poetica di questo film, e invece mi è arrivata forte e chiara, mi ha colpito, coinvolto e fatto riflettere. È stata la mano di Dio ha infatti quel sapore di malinconico, di tragedia e ilarità, in un alternarsi quasi di minuto in minuto, esattamente come è in fondo la vita, a volte.
La sensazione che ho avuto lungo tutto il film è stata quella di una celebrazione, in parte, di un sentimento, di un ricordo e di un vissuto comune a molti che in quegli anni erano coetanei di Fabietto Schisa, il nome che ha dato Sorrentino al suo alter ego. Ma è il film stesso secondo me la rievocazione di un cinema del passato.
Ne esce anche un ritratto chiaro di questa famiglia, dei rapporti che hanno fra di loro, soprattutto dell'amore che Sorrentino ha provato per la madre, e le ombre che, come in qualunque famiglia, si stagliano sugli Schisa.
È stata la mano di Dio mi ha colpito perché anche le scene più grevi, più strane, magari spiazzanti a primo impatto, che generalmente mi fanno storcere il naso, perché sembrano appartenere ad altri contesti e tipologie di film, hanno alla fine un senso e nell'insieme un significato più profondo.
Mi riferisco ad esempio, e credo che ormai non sia più uno spoiler, alle scene di nudo di Luisa Ranieri, che ci dà una zia Patrizia erotica e malinconica, la pecora nera della famiglia che però ha una sua sensibilità, una sua lungimiranza unica.
In effetti il cast tutto è azzeccato e ben calato. Personalmente non amo moltissimo Toni Servillo, eppure nei panni di Saverio Schisa non l'ho trovato macchiettistico. Splende invece la fragilità di Teresa Saponangelo nel ruolo di Tina, la madre di Fabietto. E lo stesso Filippo Scotti mi è piaciuto e mi è sembrato credibile e interessante.
Capisco però anche le (credo) poche recensioni negative che possono essere state mosse a È stata la mano di Dio. Oltre al fatto che tutte le opinioni, se espresse con cognizione di causa, sono legittime, penso che sia normale non ritrovarsi nel vissuto di Fabio/Sorrentino, non sentire affinità.
Io stesso ad esempio ho sentito che l'emotività era molto oscillante, e pur trovando alcune parti sicuramente drammatiche ed intense, non posso certo dire di essermi commosso. Capirei inoltre se qualcuno ritenesse troppo lungo questo film, che alla fine ha una storia lineare, e che secondo me, nella parte finale, rallenta un po' troppo e si concede dei tempi su una parentesi poco utile all'economia stessa del film.
Nel mio piccolo posso dire che sì, È stata la mano di Dio merita davvero, forse anche la candidatura agli Oscar.
Io sono una di quelle che, purtroppo, non è rimasta colpita. E più passano i giorni più mi sento in colpa perché come fa a non colpirmi una tragedia reale, messa in scena da chi l'ha vissuta e ha dovuto, a 16 anni, raccogliere i cocci della sua vita? Sto ancora pensando al post da scrivere, perché per la prima volta mi sento totalmente inadeguata.
RispondiEliminaSe posso, non dovresti sentirti inadeguata, perché fra il capire la drammaticità dei fatti (cosa che immagino tu faccia bene), e apprezzarne il modo in cui questi vengono raccontati e quindi possono essere empatizzati dallo spettatore, c'è differenza. Evidentemente non ti è arrivato, e va bene così
EliminaA me non ha convinto, e ne ho scritto da me.
RispondiEliminaOk, ti leggerò se riesco.
EliminaGià messo nella lista delle cose assolutamente da vedere ;)
RispondiEliminaAllora aspetto di sapere che te ne pare!
EliminaL'ho già detto credo, da metà film in poi non ho smesso di piangere. Non ho smesso di vedere la bellezza di un racconto così personale trasformato in arte, di una seduta dal psicologo che si fa intrattenimento.
RispondiEliminaLa vita che trabocca all'inizio e il suo sfaldarsi e ricomporsi.
Vorrei rivederlo, anche se un po' ho paura che perda la potenza della prima volta, su grande schermo.
Credo sia inevitabile che una seconda visione sia meno intensa della prima, ma se ti è piaciuto a tal punto direi di provarci
EliminaNon so se merita davvero, ma mi tocca vederlo in ogni caso..
RispondiEliminaBuon recupero!
EliminaPremetto che non sono una gran fan di Sorrentino che mi ha spesso irritato come è accaduto per "La Grande Bellezza".
RispondiEliminaMa "È stata la mano di Dio" lo ritengo un piccolo capolavoro di struggente malinconia.
L'ho visto lasciandomi trascinare dalla fotografia, dalla perfezione dei particolari, dalla bravura di quasi tutti gli attori (resto perplessa per Luisa Ranieri) dalla vicenda dolorosa e personale che il regista ha voluto raccontarci, forse per riuscire ad esorcizzare quella tragedia che indubbiamente ha cambiato la sua vita. Certo, in alcuni momenti è lento, dei personaggi sono un po' troppo sulle righe ma rispecchiano, ti assicuro, l'epoca e lo spirito dei napoletani. E poi, io c'ero. C'ero tra quelle strade, a respirare quegli umori. Quell'assurdo amore per il Pibe de Oro. C'ero e sono testimone. Quella Napoli è uno dei mondi che mi porto dietro per sempre, ovunque sia. E che amo, imperfetta e bellissima.
Grazie per aver condiviso il tuo pensiero Mariella! Credo che molti che hanno vissuto Napoli in quel periodo non possono che apprezzare questo film. Anche io come te non ho amato moltissimo i lavori di Sorrentino, ma questo mi "chiamava".
EliminaBaci!
Ciao Pier, ammetto che anche io non sono una gran fan di Sorrentino, mi è piaciuto abbastanza solo la serie Young Pope, però questo film mi ha incuriosita e l'ho voluto vedere e mi è piaciuto molto. Ammetto che mi ha attratto la trama strettamente personale e che fosse ambientato a Napoli negli anni '80. Certo la tragedia è devastante si piange molto, ma ci sono anche risate, fatti grotteschi, il ritratto di una famiglia che (seppure con le loro "magagne") sa divertirsi e educare i figli in maniera giusta.Un conglomerato di vita piena il cui fulcro è la crescita di un ragazzo forzata da una tragedia immensa.
RispondiEliminaCiao Arianna! Credo proprio sia uno di quei film che un po' tutti possiamo fare nostro, un po' tutti possiamo sentirlo vicino a noi e al nostro vissuto.
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