Discorsi fra me e me



Ho sempre avuto una naturale e spontanea tendenza alla riflessione, che sia per le scelte che mi tocca compiere, per quel che accade intorno a me, ma anche per quel che faccio, per come mi presento al mondo e quello che dico. Una riflessività che spesso ho dovuto frenare, per non cadere nella spirale di un eccessivo tentativo di controllo della realtà, che lo sappiamo, è impossibile. 

La cosa che mi ha sempre stupito di me è che a questo modo a volte incessante di riflettere, si affianca poi una certa istintività più caotica. Sono sempre stato acqua e fuoco allo stesso tempo, e questo mi piaceva.
Ma la vita è come il moto ondoso che cambia costantemente, ed ogni volta che avanza un'onda possiamo fare due cose: saltare o cercare di nuotarci in mezzo. Difficilmente si può solo galleggiare, e cercare di non opporre resistenza significa sprofondare.

Per molto tempo mi sono sentito come una barca capovolta, e a quel punto sì che l'unica soluzione, quella più ovvia e spontanea, è lasciarsi trascinare a fondo, dove è più buio.Acqua e fuoco sono diventati ansie, dubbi, paure, che mi hanno spinto forse ancora più in basso. E non so da dove venisse quella voce che continuava a ripetermi che sarebbe andato tutto comunque male, sempre nascosto dalle cose belle.

In una strana dicotomia fra l'essere vulnerabili, ma non potersi mostrare come tali, o forse era solo un'altra delle paure, chi lo sa. Non sono stati gli ultimi anni il solo problema, ma le persone che come me nascono con una dose di tristezza in più, sanno già che dovranno essere endemicamente più forti.
In questo tempo ho perso sicuramente passi, occasioni, momenti, fiducia e coraggio ed è servita forse la chiusura più dolorosa degli anni più difficili per poter andare avanti.

Le maree non passano, arrivano e basta, ma lentamente mi è sembrato di affievolire quel peso, non mi sono più sentito una barca il cui unico destino è sprofondare. Ansie, dubbi e paure non spariscono dall'oggi al domani, ma sono riuscito a tornare ad oscillare fra acqua e fuoco. Non più un relitto ma un seme, che per quanto in fondo possa finire, sa che riuscirà a trovare la strada verso la luce.


4 commenti:

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  1. Siamo tutti vulnerabili, fili d'erba sbatacchiati, per dirla alla Zerocalcare (che sicuramente ti piacerà); una barca di fragile balsa, ma che riesce anche ad adeguarsi a vento e correnti. Ne sono certo.

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    1. Sono un po' bombardato da Zerocalcare, ma non lo conosco così bene. Mi sa che mi tocca vedere l'ultimo lavoro di cui tanti parlano.

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  2. "Nascono con una dose di tristezza in più".
    Mi dici niente. Non è un bel bagaglio.
    Grazie per questa bella condivisione, sono tra i post che preferisco qui da te. Un abbraccio.

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