Sono state rese disponibili in streaming praticamente nell'ultimo mese ed è stato semplice recuperare queste due miniserie perché i loro generi sono del tutto affini al mio gusto, ma non le considero particolarmente di rilievo nel loro insieme, e ve lo spiego nella mia recensione.
Asunta
Miniserie
Poco dopo l'uscita di Baby Reindeer su Netflix si è affacciata una nuova miniserie che si è accaparrata in breve tempo le prime posizioni della classifica dei prodotti più visti, sempre perché tratta da una storia vera. Asunta infatti racconta le vicende e soprattutto le indagini che seguirono il ritrovamento di una bambina di origini cinesi, la prima adottata in Galizia, Asunta Basterra appunto, che era stata data per scomparsa e che invece venne rinvenuta morta. Al dramma di una giovane vittima però se ne aggiunse un altro: i primi indiziati per questo omicidio furono proprio i genitori adottivi di Asunta, Alfonso Basterra e Rosario Porto.
I due infatti fornirono infatti testimonianze e dichiarazioni speso incongruenti o contraddittorie, ma le indagini, condotte da un agguerrito giudice Malvar, non sono affatto semplici e soprattutto i due imputati si dichiareranno innocenti fino alla fine.
Quello di Asunta è uno dei casi che ancora oggi, a distanza di più di dieci anni, suscita curiosità perché appunto non c'è stata una prova schiacciante che accusasse i genitori della ragazzina, rendendo tutto il caso dubbio e sospeso, e infatti ci vollero due anni prima di arrivare alla conclusione del processo.
La miniserie proposta da Netflix in questo senso riesce a raccontare tutte le prospettive della vicenda in modo chiaro e completo, sia delle indagini con tutte le linee investigative che vennero prese in considerazione, sia nel ricostruire le dinamiche familiari fra i Basterra e anche come i media si approcciarono alla vicenda e il peso che hanno avuto nell'opinione sociale che si creò sul caso. Ne esce una vicenda cruda, shockante, che fa anche riflettere sul rapporto genitori-figli.
El Caso Asunta è però una di quelle serie tv che non riesce a creare quel pathos necessario quando si ha a che con fatti reali che inevitabilmente vengono spoilerati anche solo leggendo una pagina Wikipedia.
Il talento degli sceneggiatori in questo senso sta proprio nel sapere dare il giusto taglio alla narrazione, ma in questo caso si ha la sensazione di vedere un legal drama misto ad un true crime documentaristico, che finisce per coinvolgere poco. O per lo meno, a me è mancato qualcosa, nonostante le buone interpretazioni di Candela Peña e Tristán Ulloa, che ricoprono i ruoli dei genitori adottivi di Asunta, e la capacità di questa miniserie di portare al grande pubblico una vicenda che molti (incluso me) potrebbero non conoscere. L'impressione che ho avuto è che 6 episodi siano anche troppi per raccontare in questo modo le vicende e anche se non ci si annoia, ti aspetti qualcosa di più.
Invece, di mezzo ad appunto le indagini, ci piazzano delle parentesi sulla vita privata del giudice Malvar (Javier Gutiérrez) che onestamente non hanno alcun peso nella serie in generale se non un riempitivo che in qualche modo cerca di raccontarne il carattere burbero, ed il suo personaggio ha un andatura abbastanza stereotipata, del classico investigatore che vuole a tutti costi terminare le indagini in fretta e dare la colpa a chi ritiene più papabile in tal senso.
Per farla breve, con Asunta, per quanto sia una miniserie ben realizzata, ho avuto più o meno le stesse impressioni che mi ha dato ad esempio La verità secondo Maureen K.: ti porta alla scoperta di una storia drammatica, contemporanea ed interessante, ma lì finisce.
Shardlake
Miniserie
Tratta dai romanzi di C. J. Sansom e disponibile su Disney + dal primo maggio di quest'anno, ho definito Shardlake come una sorta de Il Nome della Rosa più inglese. La miniserie prende il nome del suo protagonista, ovvero l'avvocato Matthew Shardlake, che viene assunto da Thomas Cromwell (sì, siamo nel 1500) per indagare su criminosi fatti accaduti nel monastero Benedettino di San Donato, in un paesello sperduto.
Bisogna però contestualizzare: Enrico VIII infatti stava riformando la chiesa, passando all'anglicanesimo, ma non fu un processo facile al punto che dovettero agire in maniera diciamo decisa per "risolvere" la faccenda. In questo contesto il lavoro di Shardlake sarà molteplice: da un lato deve trovare delle prove tangibili che dimostrino la dissolutezza del monastero per Cromwell, trovare la verità sui fatti criminosi di cui sopra, ma anche accontentare la corona che vuole in ogni caso la chiusura del luogo di culto.
Shardlake è, in breve, un period drama medievaleggiante che si veste da giallo, con tanto di indagini, una sorta di aiutante per il protagonista, morti improvvise e situazioni di pericolo per l'avvocato che diventa subito scomodo nel monastero. In questo senso a miniserie riesce molto bene e, sebbene abbia uno stampo abbastanza classico, si segue volentieri, è ben interpretata da tutto il cast ed ha una messa in scena efficace e curata. I soli 4 episodi sono diciamo a stento sufficienti per spiegare il contesto storico più ampio, infatti viene tutto riassunto nella prima puntata, ma bastano per raccontare in modo completo le vicende, e si arriva ad una conclusione soddisfacente. In realtà, essendo protagonista di più romanzi, Shardlake potrebbe diventare una sorta di serie antologica, ma ancora è presto per dirlo perché non c'è ancora un rinnovo ufficiale.
Questo finale però pone anche un dubbio morale ed etico sulla ricerca della verità, e su come è meglio gestirla per il bene di tutti.
Oltre però ad una mancanza di generale originalità, ci sono altri piccoli problemi che rendono Shardlake non la migliore fra le produzioni seriali in streaming. La stretta aderenza allo stile del giallo infatti evita che vi siano particolari approfondimenti sui protagonisti, al netto di un cast valido (c'è anche Sean Bean, sebbene in un ruolo limitato). Anche dello stesso Matthew, interpretato da un ottimo Arthur Hughes, attore realmente disabile e non frutto di trucco prostetico e CGI, è solo un avvocato che deve risolvere il mistero del monastero, non ha una particolare tridimensionalità.
L'inclusività e l'ottica più contemporanea però comporta l'inserimento nel cast di alcuni attori neri, che nell'Inghilterra del '500 stonano abbastanza, specie messi in quelle che all'epoca potevano essere delle cariche rilevanti.
Se questi difetti che ho sollevato non vi sono di impaccio ed amate entrambi i generi che la serie abbraccia, penso che Shardlake meriti una chance perché è un giallo "cotto e mangiato", che crea un intrattenimento semplice ma curato, perfetto anche per chi non ha troppo tempo per le serie tv.
Asunta mi ha fatto venire i nervi. Un true crime con una marea di diversivi infilati a forza, tutto e tutti tesi a certificare la colpevolezza degli indagati fino a convincere lo spettatore di un'improvvisata finale a sovvertire le congiunture astrali, magari durante il processo. Invece no. Nessun escamotage e i due genitori adottivi condannati entrambi. Ma per favore!
RispondiEliminaDici che hanno costruito la serie come se avessero una verità differente da raccontare? A me non è sembrato, o meglio credo abbiano voluto raccontare le diverse prospettive sulla storia, ma alla fine è noto come sia andata a finire
EliminaSapevo che era una storia vera ma non ho googolato per non rovinarmi il finale.. ma costruito davvero in maniera di fa apparire e sparire prove a gogo'..lo sperma del tipo sulla maglietta?! Boh!
EliminaCosí imparo..del resto gli spagnoli abbastanza maestri..stavolta proprio no..eppoi quella lagnosa della madre!!
La eventuale prova di una violenza non è però apparsa e scomparsa, ma è stata una contaminazione in laboratorio, per cui è stata esclusa appena si è capito che il "proprietario" dello sperma era altrove e non in Galizia. È questo il punto: le indagini non sono state condotte con estrema professionalità, e la serie lo spiega abbastanza bene.
EliminaDicono che la madre fosse davvero così lagnosa, ma non ho visto filmati reali.
Il mio consiglio è comunque di googleare 😅