Netflix, le novità promosse e cosa non mi è piaciuto

Fra maggio e Giugno il catalogo Netflix non è stato del tutto pauco di uscite interessanti e qualcuna sono riuscito a portarla a termine, quindi finalmente posso sciorinare tutte le mie opinioni su tre nuove serie tv.


Thank You, Next 
Prima Stagione

Ho un rapporto complicato con le serie tv turche, perché molto spesso somigliano più a delle soap e a volte manco di livello, ma tutto sommato è stato gradevole seguire questa prima stagione di Thank You, Next, che è uscita il 9 maggio e si è ritrovata in vetta alle classifiche di Netflix.

La sua protagonista è la giovane avvocata Leyla (Serenay Sarikaya), la quale riscopre la sua vita sentimentale dopo che il suo compagno storico l'ha tradita, o quasi. Leyla è un ragazza forte, spigliata, ma poco fortunata con i sentimenti, così decide di rimettersi in gioco di nuovo, spinta anche dai suoi amici e colleghi. Ma dovrà barcamenarsi fra un passato che bussa alla sua porta e un presente (o futuro) incerto e dubbioso, e soprattutto attraverserà alcune delle fasi (sette esattamente come gli episodi) e delle situazioni come molti di noi al giorno d'oggi affrontano quando si affacciano alle relazioni sentimentali.

Thank You, Next non si è inventata nulla, ma secondo me prende ispirazione da quelle dramedy romantico-sentimentali che conosciamo un po' tutti, come Sex & The City, Emily in Paris e la meno conosciuta Operazione Amore, eppure tutto sommato la ritengo una prima stagione riuscita perché fa quel che deve: riesce ad intrattenere e risulta contemporanea, e soprattutto si rivolge ad un pubblico differente.

Se infatti una grandissima quantità di serial e film Netflix sembra studiata da un algoritmo che cerca di accontentare un pubblico di giovanissimi, Thank You, Next mi ha dato l'impressione di rivolgersi a persone come me che, come la protagonista, hanno superato i trent'anni, quindi sono ormai in una fase adulta, ma allo stesso tempo sono ancora giovani per prendere le cose troppo sul serio e smettere di esplorare tutti gli aspetti che la vita ci mette davanti con leggerezza.
Leyla in questo senso è una protagonista ideale perché in lei si possono trovare sia aspetti positivi, come il suo essere affettuosa e appassionata, ma spesso contraddittoria e impulsiva, quindi immagino che l'intento fosse quello di creare una protagonista imperfetta ed empatizzabile. 

Non ho fatto cenno agli altri personaggi perché sono limitate le caratteristiche che ci danno su di loro, sono più che altro funzionali alla vicenda, e anche gli uomini con cui Leyla si interfaccia mi sono sembrati più che altro degli stereotipi caratteriali che poi confluiscono eventualmente in una tipologia di relazione. Forse fra gli uomini con cui la protagonista avrà a che fare, è Cem Murathan (Hakan Kurtaş) quello che sembra un po' più sfaccettato. Ma io credo che sapevano già ci sarebbe potuta essere una seconda stagione di Thank you, Next, poi confermata, per cui si sono limitati ad approfondire eventuali aspetti o dare troppo spazio ai personaggi secondari.

Come in ogni commedia c'è comunque una buona dose di prevedibilità, superficialità e situazioni un po' assurde, ma il vero problema per me sono stati i salti temporali: la serie infatti si muove quasi tutta in flashback e spesso va avanti e indietro nel tempo senza cambi di stile o di fotografia, e il rischio di confondersi è forte, anche se poi alla fine tutto torna.
Thank you, next comunque non fa rimpiangere troppo per impostazione le serie tv americane o inglesi, quindi credo proseguirò a vedere la seconda stagione. 


Dancing for the Devil: storia di una setta su TikTok
Docuserie 

Vi sarà capitato di aprire un social e trovarci dei bei ragazzi giovani ballare senza perdere un passo, con energia, grinta, ammiccamenti, magari per le strade di qualche metropoli americana. Belli e bravi sicuramente, con una certa influenza sui social e un numero di follower spesso importante, ma se vi dicessi che alcuni di questi fanno parte di una setta che ha fatto loro il lavaggio del cervello, costringendoli lontani dalle famiglie e a subire abusi di diverso tipo.

È proprio su questo che indaga Dancing for The Devil, il documentario chiacchieratissimo di Netflix, uscito lo scorso 29 maggio, che in tre puntate racconta la vicenda della 7M Films.Inc, quella che dovrebbe essere un'agenzia di talenti, ma sembra in realtà la facciata per una setta. Il suo fondatore infatti Robert Shinn, ex medico, è anche il padre della Chiesa di Shekinah, e queste due entità sembrano strettamente legate fra di loro, visto che, a detta degli ex rappresentati dalla 7M Films, Shinn organizzava qualunque aspetto della loro vita, e non solo, convincendoli di essere in stretto collegamento con dio.

Dancing for the Devil: The 7M TikTok Cult inizia più o meno dal 2019, quando Melanie e Miranda Wilking, due sorelle già conosciute su Instagram e Tik Tok, entrarono in contatto con questa "agenzia" attraverso un altro ragazzo, sempre un ballerino, che già ne faceva parte. Se però Melanie si discostò subito dall'agenzia, ritenendo le dinamiche interne alquanto strane, Miranda decise non solo di restare, ma iniziò a frequentare (per poi sposare) quel ragazzo che la inserì nella 7M, e divenne parte della setta a pieno regime. O quantomeno questo è quello che hanno denunciato i genitori e la stessa Melanie nel 2022 durante una diretta online, affermando che non riuscivano ad avere contatti con la figlia Miranda e che questa addirittura avesse evitato il funerale del nonno.

Si apre così una storia a più livelli e con diverse testimonianze, che questa docuserie Netflix cerca di raccontare, visto che le accuse che sono state rivolte a Shinn spaziano dalla cattiva gestione dei contratti dei ballerini, in cui sembra che solo una piccola parte dei loro guadagni andasse a loro, fino ad accuse di molestia e circonvenzione. Ma come si può dimostrare che delle persone adulte e nel pieno delle loro facoltà si siano fatte convincere a tal punto?

Quella di Dancing for the devil è una storia decisamente inquietante e ancora aperta, perfetta per chi ama le crime story basate su fatti reali. La cosa più impattante secondo me è che si tratta di una storia non solo recente, e sotto gli occhi di tutti, ma ancora da chiarire del tutto, con una causa civile ancora in corso e un processo che arriverà nel 2025, ma ovviamente anche la risposta di Shinn e dei suoi associati che hanno fatto causa per diffamazione rigettando ogni accusa.

Il documentario Netflix comunque risulta abbastanza informativo, e uno stile abbastanza tradizionale, portando sia le testimonianze degli ex artisti di 7M che gli audio reali che dovrebbero incastrare l'agenzia-setta.
Anche se non avere una risposta finale definitiva (come può capitare, sia chiaro), può portare lo spettatore a trovare un po' frustante, e spero che ci sarà un proseguo sulla vicenda, credo che Dancing for the Devil voglia comunque puntare l'attenzione sia ai danni che possono causare i social e la ricerca del successo, ma anche il trauma subito dalle ragazze e dai ragazzi che per anni (a volte decenni) hanno preso parte alla chiesa di Shekinah.



Hacks
Seconda stagione


Visto che mi sono dilungato parecchio sulle altre serie, cercherò di essere telegrafico sulla seconda stagione di Hacks, che finalmente è arrivata su Netflix il primo giugno con un paio di anni di ritardo rispetto alla programmazione americana dove da poco è terminata la terza stagione e c'è già il rinnovo per un quarto capitolo.

Se nella prima stagione avevamo visto Debra (Jean Smart), una comica di fama dalla carriera ormai consolidata, conoscere la sua nuova giovane autrice Ava (Hannah Einbinder), con un inevitabile scontro fra le due, troppo incapaci di mettere da parte i lati disfunzionali dei propri caratteri per cercare di andare d'accordo, adesso le cose cambiano. 
Debra infatti è in tournee e Ava la seguirà con tutto ciò che comporta avere a che fare con una diva in un momento delicato della sua carriera ma anche affrontando alcuni momenti duri del suo privato.


Hacks 2 cerca, spostando le protagoniste in un lungo viaggio per l'America, di far proseguire anche il percorso umano e la crescita di entrambe, visto che ormai conoscono pregi e difetti l'una dell'altra e quanto male sappiano farsi a vicenda. Sia Debra che Ava cercano insomma di riparare ai torti che si sono fatte, con un atteggiamento più maturo, e comprendendo che entrambe hanno spesso atteggiamenti simili e che si portano dietro traumi, dubbi e ferite.

Sono stato abbastanza poetico e ho evitato lo spoiler vero? Ma la verità è che questa seconda stagione fa davvero qualche passo avanti rispetto ai dubbi che mi aveva lasciato la prima, proprio perché si occupa di più dello sviluppo caratteriale delle protagoniste, e punta a linee narrative un po' più coincise.
L'ho insomma apprezzata di più rispetto agli episodi precedenti ma non posso dire che ad oggi Hacks sia la mia serie tv preferita di cui non posso fare più a meno. 

È maggiore secondo me il senso di affiatamento e di famiglia che si è creato fra le protagoniste e gli altri assistenti di Debra, che si muovono durante questo tour come se avessero creato un loro ecosistema funzionante, ma spostando lo sguardo ci sono aspetti che mi sono sembrati sbilanciati. Buona parte di questa seconda stagione cincischia su situazioni non sempre utili per poi arrivare in fretta e furia ad un finale, che vede una grossa evoluzione sia per appunto Debra che per altri personaggi secondari. L'impressione è che si siano accorti in corso di produzione che non avevano 10 episodi come nella prima stagione ma solo 8, e quindi hanno dovuto affrettare le cose per farci stare tutto quello che volevano dire. 
Con Hacks ho sempre l'impressione di avere a che fare con una coperta corta, che se tiri da un lato scopri che dall'altro ci sono tante cose da sistemare, come, per quanto mi riguarda, l'assenza di momenti davvero divertenti e la prevedibilità di quelli più emotivi.
Chissà quanto toccherà aspettare per la terza stagione.



0 comments:

Posta un commento

E tu cosa ne pensi?

Info Privacy

Vi sono piaciuti