Gli ultimi saranno ultimi (2015)


Gli ultimi saranno gli ultimi poster

Paese di produzione: Italia
Genere: commedia, drammatico
Regia: Massimiliano Bruno


Luciana è una donna normale, con una vita normale. Ha un marito che ama, ha un lavoro a contratto, ha degli amici a cui vuole molto bene, ma vorrebbe di più.
Come tutti, anche Luciana ha i suoi sogni
Vorrebbe un lavoro più stabile, vorrebbe partecipare a cene eleganti, vorrebbe ricevere regali, vorrebbe che suo marito mettesse la testa a posto e trovasse un impiego stabile, vorrebbe avere un bambino, anche se al giorno d'oggi, come fai?
C'è la crisi. I bambini costano, il lavoro oggi c'è e domani boh.
Vive un po' a testa bassa, cercando di portare avanti la sua vita.
E poi c'è Antonio, il poliziotto, che più che la crisi economica soffre la crisi di mezza età, soffre un passato che non lo lascia in pace e un presente fra colleghi che lo bullizano e un amore che non arriva.

Ma la vita ti stressa e ti spinge a spostare sempre più la levetta dell'auto controllo, il quotidiano trasforma le difficoltà in impossibilità, fin quando la pressione non arriva al limite e saltano tutte le valvole. E in un attimo, decidi di reagire e cambiare tutto.

Dal teatro al cinema, Gli ultimi saranno ultimi racconta una storia quotidiana e realistica. Una commedia che però, a battute simpatiche, alterna momenti intensi e drammatici; si toccano argomenti seri e sentiti, come l'accettazione del diverso in un piccolo paese, il tradimento, la crisi economica appunto, il lavoro, le dinamiche relazionali, e le difficoltà della vita odierna.
Forse anche troppi temi per stare in una sola pellicola.
Da un lato ti senti quindi a tuo agio, che il "mal comune, mezzo gaudio" è sempre di moda. Dall'altro però il dramma a volte diventa troppo, troppo teatrale, troppo enfatizzato, quasi grottesco; e il grottesco a volte porta ad uno stacco dall'immedesimazione
Nel tentativo di farci stare tutto, il risultato può essere un cenone di capodanno: hai mangiato bene ma ti senti gonfio e stanco.
Un po' come gli americani, che farciscono i film di Natale come tacchini, però questa volta il tacchino sei tu.
Il personaggio di Antonio è l'emblema del troppo, ché pare messo apposta giusto per aggiungere ancora più tematiche sociali ad un quadro che non ne ha bisogno. Ma penso pure ad alcune scene con la Cortellesi: lei brava, ma in parti davvero crude, a mio avviso, non riesce benissimo.
Resta un film gradevole. La prima parte l'ho trovata un po' lenta, proprio perché, parlando di quotidianità, non ti pare quasi di vedere un film e pensi un po' "Sì, ok ma che me ne importa?!"; poi ingrana la marcia.
Solo una cosa non posso assolutamente accettare: Paola Cortellesi che si spalma di Cera di Cupra sul collo.



Voto 6






6 commenti:

E tu cosa ne pensi?

Info Privacy

  1. Potrebbe darsi che l'enfatizzazione sia voluta, per andare un po' sopra le righe... Non so, non avendolo visto, non posso sapere "da che parte stia" questo film, se serio o serio ma non troppo^^

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Credo che l'enfasi sia dovuta dal fatto che il personaggio è stato scritto per il teatro, quindi un altro tipo di recitazione. Inoltre viene considerato come un film drammatico, per cui dovrebbe essere serio :)

      Elimina
  2. Mi sono ripromessa di vedere questo film al più presto perché amo da matti Paola Cortellesi e Fabrizio Bentivoglio. Poi ho sentito che nella colonna sonora c'è la canzone degli Afterhours "Quello che non c'è" (quel gran genio di Manuel Agnelli... E' unico!!). In una parola: andare al cinema oppure non mi rivolgerò più la parola!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hai fatto una giusta osservazione che mi ero un po' perso: la colonna sonora, ma l'ho persa perché nel film si perde anche un po' (a meno che non conosci i pezzi)

      Elimina
  3. Cera di Cupra è IL MALE. Mi hai incuriosito comunque, se non sbaglio ho intravisto questo film su Sky, forse lo guarderò.

    RispondiElimina

Vi sono piaciuti