Ho recuperato due film su NOW e non è andata come mi aspettavo

Vista la pecunia, al cinema o in streaming, di novità piacevoli, mi sono dedicato in questi giorni a recuperare due film usciti su NOW nel corso di giugno e che volevo vedere da un po'. Peccato che non sia andata come mi aspettavo.



We Live In Time - Tutto il tempo che abbiamo (2024)


Genere: drammatico, sentimentale 
Durata: 107 minuti
Regia: John Crowley
Uscita in Italia: 6 Febbraio 2025 (Cinema) / 8 Giugno 2025 (Sky/NOW)
Paese di produzione: Francia, UK

Almut (Florence Pugh) e Tobias (Andrew Garfield) sono una giovane coppia con una bambina e approcci diversi alla vita. Almut ad esempio è una promettente chef che porta quella forza richiesta in cucina anche nella vita privata. Tobias è invece un po' più nevrotico, prende sempre appunti, ed ha già un matrimonio fallito alle spalle. Un giorno però Almut scopre che un vecchio male è tornato a farle visita, questa volta più aggressivo di prima e così dovrà affrontare la malattia, che inevitabilmente coinvolgerà anche Tobias. Ma il loro rapporto non è solo un cancro da sconfiggere, ma dieci anni fatti di momenti belli e non.

Lo dico subito, senza mezzi termini: per me We Live in Time è stata una sorpresa in negativo. Mi aspettavo un film drammatico, con una forte componente emotiva, ed invece mi son trovato con un film senza carattere. Non che sperassi in uno straordinario esempio di innovazione e originalità, perché i film sulle malattie hanno ormai scavato in tutti i modi le argomentazioni possibili sulla tematica. Però quantomeno una sceneggiatura coinvolgente sarebbe stata auspicabile. Invece ho trovato due protagonisti poco empatizzabili, chiusi in una storia che non offre nulla, soprattutto per come è impostata.

We Live In Time cerca di sfuggire dalla banalità proponendo un racconto che non segue un senso cronologico, ma è una scelta che crea confusione e che non è supportata da un montaggio interessante. Ma è un metodo che finisce anche per smorzare tutto l'interesse per la storia: quello a cui si assiste sembra proprio una sequela di scene tenute assieme più per necessità che per una reale scelta creativa.

Si vede poi lo sforzo per cercare di creare pathos e commozione nello spettatore, ma è un tentativo così smaccato che finisce quasi per infastidire.

Poi ho sofferto anche un po' i due protagonisti, per quanto Florence Pugh e Andrew Garfield siano dei bravi attori. O meglio, avrei voluto che We Live In Time ci desse un focus maggiore su Almut, che sembra un personaggio sfaccettato, per quanto non emani una grande simpatia. Poteva però ad esempio offrire di più, specie riguardo la sua passione per la cucina. Poi però le fanno prendere delle scelte, specie sulla parte finale del film, che mi hanno proprio mostrato quanto gli sceneggiatori cercassero di mungere del dramma da una storia che forse non ne aveva abbastanza. 

Tobias invece in più parti mi ha infastidito, col suo modo molle (che è diverso dall'essere sensibile, dolce o vulnerabile), con le frasi che sembrano uscite da un vecchio Tumblr e questi occhioni da cane perennemente bastonato. In ogni caso non si capisce cosa leghi i due, perché il film non lo mostra.

We Live In Time - Il Tempo che abbiamo mi ha lasciato alla fine più indispettito che commosso e che se avessi visto al cinema avrei sopportato ancora meno.



Itaca - Il ritorno (2024)


Titolo originale: The Return
Genere: drammatico, storico
Durata: 116 minuti
Regia: Uberto Pasolini
Uscita in Italia: 20 Gennaio 2025 (Cinema) / 30 Giugno 2025 (Sky/NOW)
Paese di produzione: Francia, UK, USA, Italia, Grecia

Uberto Pasolini film la regia di un film che ha il sapore di grande classico, e che si ispira agli ultimi passaggi dell'Odissea, in quella storia che credo conosciamo un po' tutti.

Odisseo (Ralph Fiennes) è tornato alla sua Itaca dopo 20 anni dall'aver combattuto la guerra di Troia, trovando una situazione completamente stravolta: sua moglie Penelope (Juliette Binoche) è accerchiata dai Proci che vorrebbero prenderla in moglie per raccogliere le ricchezze del regno. Ma c'è anche Telemaco (Charlie Plummer), figlio di Ulisse, che cova rabbia e risentimento per il padre che l'ha abbandonato. Con l'astuzia che lo caratterizza, Odisseo si farà strada verso tutto ciò che un tempo gli era appartenuto.

Se il mito di Ulisse è già stato usato in svariate occasioni dal mondo dell'intrattenimento, cinematografico e non, Itaca. Il Ritorno tenta una carta differente, risultando come dicevo un classico con un guizzo di contemporaneità. È un classico perché non stravolge l'opera di Omero, o comunque della mitologia greca nello svolgimento dei fatti, e perché questo nuovo adattamento ha secondo me una impostazione molto teatrale. Dialoghi, silenzi, messa in scena, mi hanno fatto pensare molto ad un'opera teatrale, e questa scelta non mi è dispiaciuta affatto.

Ma The Return cerca di umanizzare i personaggi che ben conosciamo, dando loro delle emozioni forse diverse, più moderne di quanto mi aspettassi.
Ralph Fiennes con la sua interpretazione di Odisseo regge praticamente tutto il film: è intenso, ma non è solo l'eroe greco, scaltro e agile noto anche ai muri. Qui Ulisse è un uomo spezzato dalla guerra, dalla lontananza da casa, che si porta dietro i traumi, la frustrazione, la desolazione e i sensi di colpa di tutta una vita.

Estremamente umana è anche la Penelope di Juliette Binoche, non solo una moglie amorevole che aspetta il suo sposo, ma una donna di polso, che non può che provare che sentimenti contrastanti verso il marito, e che non si limita a disfare la sua tela, ma la strappa con la rabbia di chi si sente tradita e senza speranze. 

Itaca - Il ritorno non deve però la sua riuscita solo alla bravura degli attori, ma anche ad alcuni momento più di impatto, come la scena di Ulisse che saluta il suo cane Argo. 
Ma a scelte azzeccate ne seguono altre che mi hanno convinto meno, come la durata eccessiva rispetto alla storia, e che colpisce anche il ritmo. Avrei voluto anche ci fosse più spazio per Penelope, per un maggiore sguardo umano su di lei, e anche sul figlio, ma come dicevo la figura di Ulisse è la più centrale.
Magari non sarà un film per tutti, vista la tematica, ma nonostante mi aspettassi comunque qualcosa di già visto e poco ispirato, The Return mi ha sorpreso con una interessante interpretazione del mito. 




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