|Sotto la copertina|
I primi libri terminati dell'anno (potevo fare di più)

Per questo 2024 non avevo buoni propositi in particolare, se non forse quello di cercare di leggere di più, almeno un libro a mese. Non me lo sono impresso a fuoco sulla pelle perché mi conosco, ma volevo provarci, e non ci sono riuscito. Per però stimolarmi un po' di più ho deciso di far diventare Sotto la copertina un appuntamento quadrimestrale quasi tassativo, così da essere io stesso più proattivo.

La prima lettura terminata in questo 2024 è Il Canto di Calliope della scrittrice inglese Natalie Haynes.

Titolo originale: A Thousand Ships
Genere: narrativa, fantasy
Editore: Sonzogno/Marsilio
Pagine: 319
Data di pubblicazione: 10 Febbraio 2022
Prezzo: €13/ ebook €3.99

Proseguendo sui passi che scrittori come Madeline Miller ad esempio, Haynes ha tentato una riscrittura del mito greco, ed in particolare della guerra di Troia, ma da una prospettiva completamente diversa, ovvero quella femminile. Si parte quindi con Calliope, la musa che dovrebbe ispirare Omero a raccontare quello che è accaduto durante le battaglie e la caduta della città, ma questa volta muta le voci e i volti dei protagonisti, raccontando di tutte coloro che in parte hanno subito gli avvenimenti, come Andromaca, la moglie di Ettore rimasta vedova, o sua cognata Cassandra, tormentata dal suo dono di profezia a cui nessuno dà ascolto, o coloro che ne sono state in qualche modo protagoniste dirette, come Pentesilea, regina delle Amazzoni che sarà uccisa da Achille. 

Ma Il Canto di Calliope non dimenticherà anche le voci di quelle donne, che seppur dalla parte di vittoriosa, saranno comunque coinvolte in maniera più drammatica, come ad esempio Clitemnestra, moglie di Agamennone, che cercherà la vendetta per la perdita della figlia Ifigenia, o Penelope, che aspetta il ritorno del marito Ulisse. Una coralità di donne ben riuscita e ben miscelata perché fra i volti più noti vengono messe in mezzo anche protagoniste meno famose. 
È un romanzo secondo me accattivante, se amate la mitologia ma magari non la conoscete a menadito, perché in questo secondo caso secondo me rischiereste di risentire ancora una volta vicende più o meno note, seppur da una angolazione differente. Non serve infatti una conoscenza così dettagliata di questi personaggi e delle vicende che li riguarda, basta appunto quello che abbiamo studiato a scuola, o al massimo qualche ricerca extra per approfondire magari le figure meno conosciute. 

Il canto di Calliope come dicevo ha uno stile di scrittura che mi è piaciuto, semplice ma curato e che ho trovato anche molto scorrevole, e che sa anche muovere un coinvolgimento emotivo, perché il fil rouge è che la guerra tocca tutti.
Ho apprezzato inoltre come Calliope sia quasi un personaggio più contemporaneo per il suo modo di esprimersi. Ho invece un po' sofferto le parentesi su Penelope, per cui Haynes secondo me non ha trovato il metodo di narrazione ideale: queste epistole che appunto la moglie di Ulisse invia al marito, in cui racconta le sue sensazioni su quanto sta accadendo e quello che viene a scoprire, tendono ad essere un po' troppo didascaliche, schematiche, ripetitive come se non avesse trovato un modo più interessante per scriverne e non rendere la regina di Itaca come una mera narratrice.
Al netto di questo sicuramente conto di leggere altri libri di Natalie Haynes, a cominciare da Il vaso di Pandora.

In questo 2024 volevo anche recuperare una pecca che da tempo mi portavo dietro, ovvero non aver mai letto nulla di Michela Murgia, ed ho voluto metterci una pezza iniziando dal suo ultimo romanzo Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi, non restando del tutto convinto. 

Genere: narrativa, raccolta di racconti
Editore: Mondadori
Pagine: 144
Data di pubblicazione: 16 maggio 2023
Prezzo: €17/ ebook €10.99

In realtà è a tutti gli effetti una raccolta di racconti brevi con personaggi differenti, che in qualche modo si incontrano o comunque hanno degli elementi in comune. Comune è anche l'aggettivo che utilizzerei per definire queste storie, visto che ognuno dei protagonisti che Murgia mette in scena, ha una vita appunto normale, fatta di alti e bassi, con qualche innegabile stranezza, mania o in un momento di particolare difficoltà che li porta a mettersi in gioco in modo differente. 

Michela Murgia con la sua scrittura sempre precisa, affilata, mai scontata entra in questi spaccati di vita, mettendoci secondo me anche una vena autobiografica, ma riuscendo a renderli comunque interessanti nella loro quotidianità, e puntando ovviamente l'attenzione a questo quadro variopinto di umanità. Storie semplici, ma che, come nella realtà, possono avere delle complessità, magari nel modo in cui i protagonisti affrontano i momenti più duri, come la malattia, la fine di una relazione, o la perdita di una persona cara.

Il problema per me di Tre Ciotole è che si è dovuto scontrare sia con le aspettative altissime che avevo nei confronti delle opere di Murgia, sia col fatto che generalmente non amo le raccolte di racconti. In questo caso le diverse 12 storie non sono state per me tutte sempre interessanti allo stesso livello, per cui in alcuni casi avrei voluto sapere molto di più di quel personaggio, restando magari a bocca asciutta, in altri invece mi sembrava di non riuscire a trovare un vero e proprio significato a quanto stessi leggendo. Lo stile Murgia aiuta sicuramente perché sa trasmettere questi spaccati umani in modo intenso ma senza troppi giri di parole, è una lettura abbastanza veloce, che non incespica mai troppo, che però mi hanno appassionato più per come sono stati messi nero su bianco che per quello che contengono
Anche in questo caso conto di recuperare altri libri di Michela Murgia.

Proprio nei ringraziamenti di Tre Ciotole, c'era citato uno scrittore che avevo messo nelle mie liste infinite di ebook da leggere, e quindi ho pensato fosse il momento più azzeccato per spuntare questa casellina. Il nome in questione è quello di Alessandro Giammei, scrittore e professore a Yale e figlio "d'anima" come lui stesso si definisce proprio di Michela Murgia. Ho letto il suo Cose da Maschi, e anche in questo caso non sono mancate le perplessità.


Genere: saggio
Editore: Einaudi
Pagine: 200
Data di pubblicazione: 7 Marzo 2023
Prezzo: €14/ ebook €8.99

In questo suo manuale più che romanzo, Giammei raccoglie alcuni degli oggetti comuni, come gioielli, fermacravatte, smalti, ma anche atteggiamenti e modi di semplicemente muoversi nel mondo, per raccontare come mai alcuni di questi vengano legati socialmente al genere maschile e altri al genere femminile, che valore hanno in entrambi i casi, cosa rappresentano e cercando di scardinare questa visione spesso stereotipata. Un approccio interessante in cui Giammei mescola aneddoti personali, ricordi, momenti della sua carriera accademica e professionale in generale, insieme ad accenni più pop, parlando di cinema, serie tv, e intrattenimento in generale ma anche storia e attualità. E mi verrebbe da dire "tale madre, tale figlio" perché anche in questo caso, come per Michela Murgia, lo fa con uno stile di scrittura davvero scorrevole, ragionato ma non ampolloso, che sa usare i giri di parole senza però renderli dei valichi insormontabili. A me affascina sempre quando un tipo di scrittura riesce ad essere stimolante, e ad unire tutti i riferimenti culturali e non con estro e linearità, ma se faccio però un passo indietro, non mi resta molto di Cose da Maschi.

Sono fra quelli e quelle che almeno una volta nella vita, specie da ragazzino, si è sentito dire da parenti o affini (credo mai dai miei genitori) quale sarebbe stato il giusto atteggiamento da maschio, e quale invece da femmina, e cosa fare o non fare in tal senso, e pensavo che Cose da Maschi portasse delle nuove riflessioni interessanti sulla questione. Invece l'impressione è che spesso si assiste ad una disquisizione, quasi ad una lezione in cui appunto l'insegnante in cattedra indugia sulla sua brillante preparazione, ma che io, da studente, sarei costretto a ripetere a memoria in un ipotetico esame. Proprio quel podio che è uno degli oggetti su cui Gianni stesso disquisisce, finisce per essere il suo più grande problema, seppur magari non sia intenzionale di salirci.
Insomma, Cose da Maschi alla fine mi è risultato un po' fine a se stesso, non in grado di creare una vera e propria riflessione al di fuori delle pagine del libro, riuscendo a metà.
Non credo andrei a ritroso nella bibliografia di Alessandro Giammei, ma probabilmente in futuro starò attento ad eventuali sue nuove opere. 



Per questa prima parte dell'anno credo potessi fare un po' di più, ma ci proverò nel corso dei prossimi quattro mesi.
Voi cosa state leggendo?




Il siero rosa di The Ordinary diventato virale è da provare!

Nel corso dell'ultimo anno The Ordinary ha rinnovato la sua linea con nuovi prodotti e riformulazioni, e io ho cercato di recuperarli tutti nel corso del tempo, e non potevo perdermi il famoso siero virale rosa che dovrebbe svolgere una azione riparativa per la barriera cutanea.
È il Soothing & Barrier Support Serum, e credo che abbia fatto scalpore non solo per questo suo colore rosa shocking che, spoiler, non deriva da coloranti, ma anche perché è un prodotto differente fra quelli proposti fino ad ora da The Ordinary in generale.



INFO BOX
🔎 TheOrdinary.com, BeautyBay, Sephora
💸 €20.40
🏋 30ml
🗺 Made in Canada
⏳ 12 Mesi
🔬 //


Se infatti il brand canadese si è fatto conoscere principalmente per le sue formulazioni mono attivo, questo nuovo siero scardina questa tendenza portando una composizione più articolata e spuntando una casella che ancora era scoperta nel range di The Ordinary.

Il Soothing & Barrier Support Serum promette infatti di ripristinare la barriera cutanea in 2 ore e aumentare dell'86% il livello di idratazione della pelle, e questo dovrebbe accadere attraverso 8 attivi scelti che svolgono queste funzioni da prospettive diverse, e che sono già elencati sul sito The Ordinary, ed abbiamo:

  • la Vitamina B12, o Cianocobalamina, che pare aiuti appunto a rinforzare la barriera cutanea riducendo la secchezza e i rossori, ma sia anche la causa del colore rosa Barbie del siero. Pare abbia anche un effetto antiossidante;
  • 3 forme attive di acido gallico (propil gallato, gallil glucoside ed epigallocatechina gallil glucoside (EGCG)) generalmente estratte dalle foglie di tè verde, alle quali viene associato un effetto anti radicali liberi e antiossidante, ma anche antiinfiammatorio e in grado di lenire e combattere irritazioni cutanee;
  • Bisabololo, aiuta a ridurre l'aspetto degli arrossamenti della pelle;
  • Complesso lenitivo che The Ordinary non esplica, ma io credo sia composto da sostanze come il Triacetato di pantenile, un derivato del pantenolo, e la Naringenina, che pare sia un flavonoide contenuto nel pompelmo con proprietà antiossidanti, lenitive e riparative;
  • sfingolipidi e fosfolipidi, due ceramidi di estrazione vegetale che contribuiscono alla resistenza della barriera cutanea;
  • il 2% di Niacinamide, che fa sempre bene quando si tratta di sostanze dermo compatibili e mi ha fatto piacere vedere che The Ordinary ne ha specificato le percentuali;
  • sostanze umettanti e idratanti derivate dallo zucchero, come lo xilitolo;
  • estratti di Centella Asiatica come asiaticoside, acido madecassico e acido asiatico, derivati dalla Gotu Kola che aiuta a proteggere la pelle dalle sostanze irritanti.

Esplorando più in dettaglio l'INCI del Soothing & Barrier Support Serum si trovano altre sostanze che credo siano state incluse da The Ordinary in quel generico complesso lenitivo, e che hanno i nomi patentati di Skinrepair-11 che ha una struttura simile alle ceramidi di tipo 2, SymCalmin e SymSitive, che svolgono una azione anti prurito e lenitiva. Inoltre c'è anche l'estratto di zenzero che è conosciuto per il suo effetto antiossidante e anti infiammatorio, e gli steroli della colza, emollienti e relipidanti.
Oltre a questa formula decisamente più elaborata rispetto agli standard The Ordinary, anche la texture mi è sembrata molto diversa dal solito: se il 90% dei loro sieri è acquoso, qui ci avviciniamo ad una consistenza più lattiginosa, fluida, un po' più spessa del solito ma comunque in grado di distribuirsi bene sulla pelle e stendersi sulla pelle in modo facile e veloce. Anche l'assorbimento su di me è abbastanza rapido.

Leviamo subito il grosso interrogativo di mezzo: questo siero viso rosa colora la pelle? Secondo me no, o meglio appena applicato sembra lasci un vago alone rosato, che immagino le pelli già arrossate o con rosacea possano temere, ma una volta che si assorbe io non noto nulla. Ho fatto anche la prova con un fazzolettino bianco per accertarmi di non avere le traveggole ed in effetti non si è sporcato di rosa. 


Il Soothing & Barrier Support Serum è inodore, anche se io ci sento un vago sentore metallico, probabilmente dato dalla miscela degli attivi, ma non è fastidioso come odore.
The Ordinary dice che si può utilizzare mattino e sera, prende appunto la collocazione di un siero all'interno della routine, e funziona insieme a qualunque prodotto ad eccezione di quelli che contengono vitamina C, immagino perché l'azienda sia ancora convinta che la niacinamide e questa sostanza non vadano d'accordo, ma sappiamo non essere così.
Ho usato questo siero viso per diverso tempo, e l'ho portato anche nel mio ultimo viaggio perché ho pensato potesse essere un prodotto da usare in caso di necessità, e si è rivelato più utile di quanto immaginassi.

Nella vita di tutti i giorni mi è piaciuto utilizzarlo non solo perché è divertente per via del colore, ma perché dà una gradevole sensazione di idratazione, di pelle lenita e morbida. Ma mi è piaciuto molto anche in quei giorni in cui faccio la rasatura della barba e lì si è rivelato su di me essere davvero efficace.
Spesso infatti anche i sieri lenitivi o con sostanze anti irritazioni, tendono a pizzicare sul mio viso dopo la rasatura, mentre con questo non capita, anzi sento subito che dà alla pelle comfort e una sensazione di maggiore resistenza. Capisco in questo senso i claim di The Ordinary nel dire che in 2 ore ripara la barriera cutanea, anche se bisogna ammettere che per avere un vero e proprio beneficio su una cute danneggiata è necessario un uso costante. 


Per il mio viaggio in Spagna, durato comunque quasi una settimana, mi ero portato un po' di tutto, anche perché avevo il bagaglio in stiva, incluso questo siero da usare in caso di necessità, ma con l'idea che per via del caldo non mi servisse un prodotto lenitivo. Invece, forse a causa del cambio di acqua o semplicemente per lo sbalzo di temperatura, o probabilmente per i pollini che mi hanno anche dato problemi alle labbra, mi sono ritrovato con la pelle più secca, tirante, quasi leggermente irritata, e questo prodotto The Ordinary mi ha aiutato a non far peggiorare la situazione, ma anche a ripristinare maggiore idratazione e forza della barriera cutanea. 

Come vi dicevo, io non ho avuto alcun problema ad integrare il Soothing & Barrier Support Serum The Ordinary con gli altri prodotti che stavo già utilizzando quotidianamente, non ho notato sbriciolamenti o fare pellicole con altri sieri e creme.
Credo che da solo possa essere un buon idratante per pelli miste e grasse, ovviamente anche con diverse tipologie di irritazioni, magari date da acne o da altri fattori, mentre per le cuti più secche può essere un buon siero idratante, che si sente sulla pelle e non svanisce in un nano secondo dando la sensazione di non aver messo nulla, e da accompagnare con una buona crema idratante.


So che il prezzo di questo prodotto è poco in linea con gli standard di The Ordinary ma bisogna tenere presente che è una formulazione più elaborata e completa rispetto agli altri loro sieri e che quindi può prendere il posto ad esempio del booster di niacinamide o del prodotto idratante che state utilizzando.

Ammetto che avevo qualche riserva su questo siero rosa sia perché la fama sui social non garantisce che il prodotto sia davvero valido, sia perché il colore così acceso fa pensare ad una roba giocattolosa ma poco efficace alla fine, ed invece con questo Soothing Serum hanno saputo creare un cosmetico attraente da un punto vista estetico ma con degli attivi ben scelti e una formulazione completa. 






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Spagna di ritorno: cosa ho visto, dove sono stato, cosa mi è piaciuto (e cosa no)

Non c'è quasi mai un tempo giusto per le cose. Aspettare che le stelle si allineino, che le situazioni si appianino, che hai finalmente l'umore giusto per affrontare quella cosa non sempre è possibile. A volte tocca tuffarti e basta, prendere le cose come vengono e mettere il casco da astronauta, quella boccia che ti tiene al riparo da tutto.
Suonerà ingrato (ma non lo è) però era più o meno questo lo spirito che cercavo di avere quando mi sono messo su un aereo e sono ritornato in Spagna. Non mi sembrava il momento ideale, quello con lo spirito più leggero con cui puoi allontanarti dalla quotidianità staccando davvero, ma, appunto, le occasioni arrivano senza poi troppi margini di controllo e quindi si va.

La prima tappa l'ho conosciuta già due anni fa, ovvero Madrid, ma sarebbe stata solo una questione meramente pratica per una organizzazione di voli che non sto qui a raccontare. Un treno ci avrebbe infatti portati dalla capitale spagnola alla meta effettiva, ma nella fretta non abbiamo considerato gli stringenti controlli nelle stazioni spagnole e la tassa extra sui bagagli troppo grandi.
La fortuna (o l'aspetto da persone stanche e poco sveglie) ci bacia e in un paio di ore arriviamo a Cordoba.

Senza alcun pregiudizio, ammetto che l'Andalusia non era una delle destinazioni a cui aspiravo nell'idea di un ipotetico prossimo viaggio fuori dall'Italia, ma è stata una bella sorpresa.
L'albergo che ci attendeva, il Sercotel Córdoba Medina Azahara, oltre a stanze ben insonorizzate e una colazione generosa di cui ho approfittato senza vergogna, ha anche un'ottima posizione quasi affacciata sul giardino de La Victoria (che non esploreremo mai del tutto, ma può essere una attività a tempo perso), che ci ha permesso di uscire subito a passeggiare dopo aver lasciato i bagagli, visto che a pochi passi avremmo raggiunto Plaza de las Tendilla, uno dei centri più frequentati, da cui si diramano le vie dei negozi e dei ristoranti, e che diventerà in seguito uno dei punti da cui raggiungere le mete del mio itinerario.
Appena arrivato a Cordova mi sono reso subito conto di un paio di cose: le app del meteo non si sbagliavano sul caldo, il tramonto sembra non arrivare mai e i centri dentali (a volte anche estetici o poliambulatorio) sono stranamente ad ogni angolo e sembrano in grado di riportarti in vita.

Ma non era mia intenzione fare turismo sanitario, e appunto, dopo una passeggiata serale attorno alle mura della Moschera, e una ottima cena da Macsura Gastrotaberna, unendo tradizioni andaluse a rivisitazioni più moderne, era necessaria una lunga notte di riposo, visto che il giorno seguente sarebbe stato il primo di vera esplorazione.
Decidiamo che è meglio riorganizzare parte del mio itinerario ed iniziamo infatti dalla Puerta de Almodóvar, di epoca medievale con davanti la famosa statua di Seneca, e proseguiamo lungo le mura che racchiudevano la medina, la Muralla de la calle Cairuán, fino a raggiungere l'Alcázar de los Reyes Cristianos, una fortezza che è stata anche residenza reale, ma ha avuto scopi differenti nel corso del tempo. 

Le belle sale interne non offrono tantissimi stimoli, ad eccezione forse della sala dei mosaici romani, ma oltre che fresco e piacevole da percorrere, è possibile raggiungere alcune delle parti più alte dell'alcazar che hanno una vista spettacolare e che danno uno spoiler su un'altra zona da non perdere del palazzo, ovvero i giardini, rigogliosi, anche loro rinfrescanti nelle zone d'ombra e ben curati. 
Non molto distanti ci sono anche i Bagni califfali, ovvero un hammam del decimo secolo, ma ce ne ricorderemo quando ormai saranno chiusi.




Usciti dall'Alcazar, il percorso è stato semplice: dopo aver superato il mulino dell'Albolafia, raggiunto l'imponente Puerta del Puente, ed aver percorso l'altrettanto massiccio Ponte Romano che attraversa il fiume Guadalquivir, siamo arrivati alla Torre de la Calahorra, fortezza di origine musulmana che oggi contiene il Museo Vivo de al-Ándalus che però abbiamo evitato senza troppi rimpianti, perché c'era altro da fare.
Dopo una breve sosta infatti abbiamo visitato uno dei posti più suggestivi che abbia mai visto: la grande Moschea-Cattedrale di Cordoba.

Non solo le mura esterne sono bellissime, ma l'esperienza all'interno della Mezquita è unica, perché si passa dal labirinto di colonne in penombra della parte musulmana, all'altissima cattedrale cristiana eretta in centro in stile gotico-rinascimentale, che è secondo me l'emblema di come nel tempo si siano fusi stili, culture, tradizioni, religioni e popoli. 


Usciti dalla frescura della Mezquita- Catedral, non ci restava che pranzare, provando per la prima volta il famoso flamenquin cordobese, una sorta di mega involtino di carne pastellato e fritto, e, per rientrare verso l'albergo abbiamo deciso di perderci per le stradine della Judería, il quartiere ebraico. Qui non serve seguire un itinerario specifico, ma basta perdersi per le stradine caratterizzate dalle tipiche case bianche con i cornicioni colorati e i vasi di fiori appesi alle pareti, e sbirciare all'interno dei patios, questi cortili interni alle abitazioni curatissimi, pieni di piante e angoletti dove riposare. Solo il giorno seguente ci siamo ricordati di passare per Calleja de las Flores.
La juderia è al tempo stesso una delle zone più interessanti ma anche delle ovviamente più turistiche e credo tocchi beccare il periodo dell'anno in cui la calca di visitatori non renda l'esperienza troppo caotica. 

Il viaggio a Cordoba è stata anche l'occasione per ritrovare vecchie conoscenze e la cena è diventata un ulteriore modo per conoscere l'accoglienza della Spagna del sud, che avrei riscoperto anche più avanti nel viaggio, e siamo stati invitati ad uno dei ristoranti tipici che comunque avrei voluto provare, cioè Taberna La Montillana. Compartir è la parola che ho sentito più spesso a tavola, e così si condividono piatti della tradizione andalusa, come l'ensaladilla, la mazamorra (la versione bianca del salmorejo), i boquerones e le berenjenas (melanzane croccanti) con miel. 
Dopo una passeggiata che ci ha fatti arrivare fino alle colonne del Tempio Romano di Cordova (nulla di imperdibile, sebbene l'altezza faccia impressione, ma erano quasi nascoste da ponteggi e teloni) passando dal Cristo de los Faroles, che non rivedremo più con la luce del giorno. 
Se i primi giorni abbiamo esplorato la parte più nota e anche turistica di Cordoba, nell'ultimo di permanenza effettivo rimasto a disposizione abbiamo avuto modo di esplorare una parte zona meno frequentata, che porta ad esempio al Palacio de Viana e in generale le viuzze del quartiere di Santa Marina.

La mia scarpinata è poi continuata costeggiando il Guadalquivir, passando davanti l'eremo dei Santos Mártires, che un po' spiazza nel suo contesto, e risalendo verso Plaza de la Corredera, che onestamente non mi ha colpito, restando più in basso fra le mie preferenze delle piazze spagnole che ho visto. 

Dopo un lungo pranzo con autoctoni e non nel bellissimo patio di una taberna che volevo provare, ovvero los Berengueles, dove ho finalmente provato il famoso tinto de verano buono e fresco, ad accompagnare ancora piatti tradizionali, e arrivato il tempo di battere verso l'albergo, riposare e pensare all'ultima cena cordobense, puntando ad uno dei ristoranti forse più sofisticati ed eleganti che avevamo nelle vicinanze, ovvero La Casa de Manolete Bistro, proprio nell'abitazione del torero Manolete. Una esperienza.
Probabilmente ho sottovalutato il fascino di Cordoba prima di partire ma ho ritrovato una città gentile, che si lascia calpestare (nel senso più buono del termine) e conoscere in ogni modo possibile, accogliendo e condividendo le sue sorprese.

Il mattino seguente sarebbe stato l'ultimo giorno a Cordoba, e dopo un'ultima passeggiata ed aver preparato le valigie, ci siamo spostati nell'ultima meta di questa permanenza in Spagna: Siviglia, raggiungibile in un'ora di treno.

Sevilla non è stata solo una destinazione scelta, ma anche necessaria per poter rientrare con un volo diretto in Sicilia, e quindi l'esperienza è stata diversa. In questo caso infatti l'albergo era più distante dal centro perché la Feria de Abril, una festa primaverile tipica, ha reso la disponibilità di alloggi più limitata, ma nulla è stato perduto. Infatti dalla nostra posizione autobus e taxi in più o meno 10 minuti ci hanno subito consentito di arrivare ad una delle zone più belle di Siviglia, le Setas o Metropol Parasol. Avremmo imparato più tardi che il biglietto per accedervi vale per 48 ore e quindi conviene farlo subito per poter visitare la struttura in più momenti della giornata e ne vale sicuramente la pena, non solo per quanto appaia impressionante la struttura, ma per la vista che si ha dall'alto di tutta Siviglia. 
Dopo una breve passeggiata per le vie della città passando dalla chiesa di San Salvatore, da Plaza de San Francisco, Plaza Nueva, il programma per la serata era già organizzato: prima una sosta in albergo (lo specifico perché non si sa mai) e poi avevamo già una prenotazione dalla vista spettacolare. Il ristorante Abades Triana infatti sporge proprio sul Guadalquivir, ed è direttamente frontale alla torre dell'Oro e allo skyline della città, inclusa la Giralda. E sì, letteralmente si paga anche la vista.

Il giorno seguente, quindi l'ultimo a Siviglia e in Spagna, ci siamo concentrati sui posti più famosi: dopo appunto la Cattedrale, che non avremo modo di visitare all'interno, avevamo già prenotato online i biglietti per la Real Alcázar de Sevilla, la regia reale che rispetto alla controparte cordobense ha anche degli interni particolarmente ricchi, specie per struttura e decorazioni alle pareti e ai soffitti. Non manca anche il bel giardino, con pavoni che pascolano liberamente. Unico neo la mancanza di un percorso preciso da seguire: ogni area del palazzo viene descritta all'entrata, ma nessuna freccia indica quale zona sia meglio visitare per prima o con una logica.

Per pranzo ho voluto optare su un posto carinissimo e tutto rosa, il Moya Brunch, per variare sui piatti tradizionali che avevamo provato più volte. Se avete fretta in effetti non è l'ideale, come dicono le recensioni l'attesa non è breve, ma merita.

Subito dopo aver fatto capolino alla casa del barbiere di Siviglia, ci siamo diretti verso un'altra delle grandi attrazioni della città, ovvero Plaza de España. Credo sia impossibile non restare di stucco davanti a questa imponente piazza che già dal suo accesso si dimostra sontuosa. Vi ricordate della Feria? Bene, credo che grazie a questo evento, la Plaza, come gli altri luoghi, non fosse estremamente incasinata, ed è stato tutto molto più piacevole.



Plaza de Espana è situata all'interno del Parque de María Luisa che è stato un ottimo rifugio per prendere un attimo di respiro dal caldo della giornata ma anche per scoprire un altro angolo della città immerso nella natura che merita una visita. 
La serata ci ha poi confermato quanto vi dicevo sul caos che la Feria ci ha evitato, infatti il ristorante che abbiamo prenotato, Terraviva, proprio vicino Plaza Nueva, era quasi deserto, e quindi è stata un'ottima cena in tranquillità, e ancora una volta con una cucina meno tradizionale e più contemporanea. L'obiettivo però dell'ultima serata a Siviglia non era solo rifocillarci, ma anche salire sulle Setas per lo spettacolare gioco di luci che la illuminano la sera. L'attesa di un tramonto che non arriva prima delle 21 e una fila stranamente lenta alla biglietteria sono state ampiamente ripagate da questa struttura spettacolare che offre una vista a 360 gradi su tutta Siviglia.


Siviglia avrebbe meritato più tempo per essere esplorata, non ne ho dubbi perché sono tanti i pezzetti che abbiamo lasciato indietro. Il suo essere simile a Cordoba ma in formato XL la può rendere meno accogliente e più chiassosa, ma non per questo priva di bellezze e fascino. 

Dopo una disperata ricerca di acqua, visto che, nonostante sia una delle città più popolose della Spagna, non si trova un minimarket aperto dopo le 22 in pieno centro, non restava che cercare di dormire qualche ora prima che un aereo con partenza all'alba ci riportasse in Sicilia.
Ancora una volta con un nuove esperienze, nuovi luoghi, nuove emozioni e immagini stampate nella mente da conservare e raccontare, ancora una volta come riconferma che le occasioni, anche se imperfette, anche se ci mettono alla prova, vanno colte. 


Cien Nature’s Best Avocado: sono tornate le Limited Edition da Lidl?

C'è stato un periodo, forse ormai più di cinque anni fa, in cui da Lidl era tutto un fioccare di edizioni limitate dei prodotti Cien, anche della gamma Nature. C'era la Sensitive, le linee all'acido ialuronico, quella al Q10, all'avena Bio e alla Vitamina C, quella all'aloe e l'imperdibile con Latte d'Asina, e questo solo per citare le prime che mi vengono in mente, ma sono certe ve ne siano molte altre che nemmeno provai perché erano davvero numerose.
All'inizio era anche divertente: i volantini settimanali annunciavano l'arrivo delle collezioni e poi ci si doveva fiondare per accaparrarsi qualcosa prima che lo scaffale venisse letteralmente raso al suolo. 

Poi tutto questo è cambiato: le novità iniziavano a non apparire più sul flyer Lidl, ma soprattutto le uscite sono diventate via via più sporadiche, fino ad essere centellinate a randomiche comparse nella sezione delle offerte settimanali. Ultimamente le edizioni limitate Cien latitavano abbastanza, ma poi ho scovato un piccolo espositore con una vecchia linea, ovvero la Nature's Best.

Andiamo indietro a circa 4 anni fa quando apparve per la prima volta da Lidl, ed era declinata in quattro sottocategorie, in base agli ingredienti contenuti. C'erano Cocco, Mandorla, Macadamia e appunto Avocado, seguendo il concetto dei super food, ma di recente è tornata solo quest'ultima, ed ho i due prodotti corpo disponibili.
La Nature's Best di Cien è una linea vegana, con almeno il 90 % di ingredienti di origine naturale e che nonostante non sia certificata ecobio, ci prova a non fare male all'ambiente: i flaconi infatti sono di plastica 100% riciclata. Nel caso specifico della linea avocado, pare che questo olio sia stato spremuto a freddo per conservarne meglio le proprietà. 

Lo Shower Gel all'avocado è arricchito anche con olio di cocco e glicerina, e qui nello specifico abbiamo appunto il 90% di ingredienti naturali e si presenta come un gel fluido con questo aroma fresco, vagamente erboso ma non pungente, delicato. Avrei apprezzato se fosse stato un po' più persistente, ma sentirlo almeno al momento della doccia rende l'esperienza gradevole.

INFO BOX
🔎 Lidl
💸 €1.99
🏋 400 ml
🗺 Germania
⏳  12 Mesi
🔬 Vegan

Questa consistenza fluida diventa una bella schiuma avvolgente e morbida, che mi dà molta soddisfazione sia con le mie spugne tradizionali anche con le mie spazzole in silicone per la detersione del corpo (ormai sono diventate una collezione in pratica), e che resiste abbastanza durante la doccia. Ciononostante io l'ho trovato delicato sulla pelle, pur pulendo bene, e infatti si può usare tranquillamente tutti i giorni senza avere irritazioni, secchezza o prurito. 
Il doccia gel Cien Nature's Best è davvero emolliente sulla pelle, me la lascia elastica e liscia, ed ha quel tipico rapporto qualità-quantità-prezzo che lo rende perfetto da mettere in doccia e farlo usare un po' da tutta la famiglia, anche da persone con esigenze di pelle differenti.

Magari non è fra i prodotti più coccolosi che abbia mai utilizzato, e se avete la pelle particolarmente secca sentirete comunque la necessità di usare dopo una crema corpo, ma è più un prodotto pratico, economico, e appunto che non aggredisce la pelle. Inoltre si sciacqua molto facilmente, quindi rende il momento della doccia molto rapido. 

Nonostante ci stiamo avvicinando ad un periodo abbastanza caldo, ho comunque voluto provare il Burro Corpo Cien Nature's Best, ed ho fatto anche bene.

INFO BOX
🔎 Lidl
💸 €2.49
🏋 200 ml
🗺 Germania
⏳  12 Mesi
🔬 Vegan

In questo caso, oltre all'olio di avocado troviamo anche altri emollienti come olio di cocco e di soia, burro di cacao e di karité, oltre alla glicerina. In questo caso la percentuale di ingredienti naturali raggiunge il 96%, ed ha una consistenza davvero ottima: abbastanza soda, e quando si stende crea una leggera scia bianca che però svanisce rapidamente con il massaggio. Nonostante appunto questa consistenza burrosa, si assorbe su di me abbastanza bene, e non lascia residui untuosi o il corpo in generale appiccicoso. 

Il Burro Corpo Avocado ha la stessa profumazione fresca e abbastanza neutra del gel doccia Cien, ma in questo caso, pur non essendo particolarmente intensa e avvolgente, me la sento per qualche ora sulla pelle. 

Personalmente non ho una pelle così secca e screpolata, eppure mi sono trovato molto bene con questo prodotto perché ha appunto un potere idratante e nutriente ma non risulta pesante, mantenendo l'elasticità e la morbidezza fino alla doccia successiva, e rendendo più lisce quelle zone più ruvide, e questo mi fa capire che potrebbe piacere a molti tipi di pelle, ma potrebbe non accontentare a chi soffre davvero di pelle screpolata, o ha bisogno di una azione riparatrice più profonda. 

Con questo non voglio sminuire le qualità del Burro Corpo Cien Nature's Best, perché a me è piaciuto davvero tanto, e anche questo è un prodotto che è diventato parte della mia routine corpo senza troppi problemi, e che ho trovato perfetto proprio per tutti i giorni, però magari, se doveste trovarvelo davanti, è giusto che abbiate delle aspettative commisurate.
Piccola nota a margine: finalmente Cien si è decisa a mettere un piccolo tagliando di controllo che magari non sigilla il prodotto, ma sicuramente si nota se è stato aperto.

Mi sono un po' pentito di non aver dato una opportunità anche alle referenze capelli di questa linea Nature's Best, visto che l'olio di avocado è perfetto per in questo senso, ma spero che questo sia solo l'inizio e che Cien e Lidl si decidano di riprendere le uscite delle limited edition e magari ne migliori la distribuzione.
Voi l'avete trovata fra gli scaffali?




Scoop, Our Son e i film che ho visto in queste settimane

Dopo tutto questo ciarlare di serie tv, ho finalmente visto alcuni film fra marzo e aprile di cui vi vorrei dire le mie impressioni. Storie vere o verosimili, fra fatti di cronaca e parentesi domestiche. 


La verità secondo Maureen K. (2022)


Titolo originale: La Syndicaliste
Genere: thriller, drammatico

Durata: 122 minuti
Regia: Jean-Paul Salomé
Uscita in Italia:  21 settembre 2023 (Cinema) / Noleggio online
Paese di produzione: Francia, Germania

Una donna viene aggredita da un uomo mascherato, che la lega e la violenta, ma oltre ad un dei tantissimi casi che tristemente riempiono i giornali, c'è altro. Questa donna è infatti Maureen Kearney (interpretata da Isabelle Huppert), una sindacalista dal carattere volitivo, che sta difendendo i diritti di 50 mila lavoratori della multinazionale francese Areva che produce energia nucleare. Quando scoprirà infatti che la sua azienda non solo ha sostituito il presidente del consiglio di amministrazione, ma sta facendo accordi sotterranei con la Cina a discapito dei suoi opera, Maureen tenterà di smascherare la cosa. Da quel inizierà a subire delle ritorsioni ed intimidazioni, fino appunto alla violenza nella sua stessa casa. Ma c'è qualcosa che non quadra nelle sue dichiarazioni, al punto che la polizia che indaga sull'accaduto sembra non crederle, anzi inizieranno a sospettare sia stata lei stessa ad inscenare tutto.


La verità secondo Maureen K. è tratto da una storia vera anche relativamente recente e che nella sua versione cinematografica vuole unire il racconto biografico a quello di denuncia, per sfociare in una sorta di thriller che racconta uno dei lati oscuri del volto della finanza e degli affari. Peccato però che non riesca in nessuno di questi generi. 
Il centro di tutto è il personaggio di Isabelle Huppert, che come sempre si dimostra una attrice capace e versatile, ma sembra quasi che racconti le vicende di Maureen K. come se fosse una esterna, quasi con fare documentaristico, senza mai "sporcarsi". Questo alone luminoso e filtrato con cui la avvolgono non contribuisce poi a dare un senso di realismo alla storia, e anche la regia, la fotografia spesso troppo accesa, sembra quasi scollegata al fatto che si sta parlando di una storia vera dai risvolti abbia non propriamente allegri. 

La Syndicaliste non ha secondo me quel nervo, quel quid, che può renderlo distinguibile, anzi io non ho colto questa tensione, quella ambiguità che la protagonista dovrebbe trasmettere nel dubbio che appunto possa aver inscenato la sua aggressione, anche solo in modo involontario a seguito di un crollo psicologico. È però un film che ti porta alla fine e che ha appunto il merito di avermi raccontato una vicenda che non conoscevo, e che appunto pone l'attenzione alle difficoltà e alle disparità che le donne devono subire in campo lavorativo, e di quanto poi sia difficile ottenere giustizia quando si subiscono molestie o soprusi. Inoltre si guarda senza troppa fatica, al netto di qualche tempo morto e senza magari particolari approfondimenti collaterali.



Nostro Figlio (2023)


Titolo originale: Our Son
Genere: drammatico

Durata: 104 minuti
Regia: Bill Oliver
Uscita in Italia:  27 marzo 2024 (noleggio)
Paese di produzione: Stati Uniti D'America

Luke Evans e Billy Porter uniscono le loro forze in un film drammatico su una coppia gay che dopo 13 anni di matrimonio decide di divorziare, ma non è così semplice visto che i due protagonisti, Nicky e Gabriel, hanno avuto un bambino, Owen. Quella che può sembrare una semplice separazione, diventerà una lotta legale per ottenere l'affidamento del figlio, e questo porterà a scoprire tutte le crepe del rapporto fra i due uomini e far uscire l'egoismo e la sopraffazione da parte di entrambi. Ma dovranno confrontarsi e trovare un punto di incontro per il bene di Owen.

Questo tipo di storie credo siano importanti da diffondere perché, se per anni abbiamo visto le coppie eterosessuali da qualunque prospettiva, adesso possiamo conoscere altre realtà che sono già esistenti ovvero quelle delle famiglie omogenitoriali e di come queste vivano comunque delle problematiche simili alle relazioni fra uomo e donna. Dal punto di vista quindi puramente etico, valoriale e del messaggio che Our Son vuole trasmettere, appoggio completamente questo film, e già dal nome potete capire che alla fine si rivolge tutto proprio alla contesa del bambino, delle sue necessità e di come è meglio agire per garantirgli una solidità familiare, diventando così non una pellicola tema LGBTQ+, ma qualcosa che va oltre.
Mettendo però da parte le buone intenzioni di partenza, se dovessi giudicare il film solamente, allora non posso dare un voto particolarmente alto. Nostro figlio è infatti un film senza guizzi particolari, che scorre sicuramente bene, ma che lascia ben poco, anche perché ruota molto su una coppia improbabile, che in parte segue una strana regola eteronormativa e che soprattutto non offre molto.

Nicky (Evans) infatti è un editore di libri che sembra trascurare il figlio per dedicarsi al lavoro, mentre Gabriel (Porter) ha addirittura lasciato il suo lavoro per potersi dedicare esclusivamente alla cura del bambino e della casa. Una dinamica che può risultare familiare a molti, ma che, in fase di sviluppo, non sembra del tutto convincente. Il personaggio di Porter in particolare non sembra mosso da un vero e proprio intento genitoriale, ma più che altro dalla ricerca del riconoscimento altrui come miglior padre dell'anno. Quando, nei titoli di coda, ho avuto la conferma che Billy Porter fosse fra i produttori esecutivi, ho capito come mai il suo personaggio cercasse a tutti i costi di sembrare un martire, quando a me ha trasmesso egoismo, immaturità e modi subdoli. Anche la sua interpretazioni mi è sembrata molto al di sotto della media. 


Ne esce meglio secondo me Luke Evans che, seppur non avendo un personaggio particolarmente strutturato, riesce a raccontare le sfumature di Nicky, a renderlo fallace ma umano e disposto a crescere, e soprattutto, sebbene venga quasi presentato come il villain della favola, è quello che cerca di far funzionare le cose. Inoltre la sua recitazione è sempre abbastanza credibile.
Banale invece la caratterizzazione degli amici della coppia, già vista in decine di altre pellicole e produzioni, a me ha ricordato ad esempio la serie tv Uncoupled
Mi aspettavo qualcosa di più da Nostro Figlio, che non riesce fino in fondo a distinguersi da altri film.


Scoop (2024)


Genere: biografico, drammatico
Durata: 103 minuti
Regia: Philip Martin
Uscita in Italia: 5 Aprile 2024 (Netflix)
Paese di produzione: Regno Unito

Ho atteso molto Scoop, soprattutto incuriosito dalle performance del cast, visto che anche in questo caso si torna a parlare di una storia vera, ed in particolare dello scandalo che si scatenò quando l'imprenditore Jeffrey Epstein venne arrestato a seguito di una denuncia per molestie sessuali da parte di una ragazza all'epoca dei fatti ancora minorenne. Al nome dell'imprenditore però sono subito stati associati altri personaggi di spicco, uomini e donne della politica, celebrità e persino il Principe Andrea di Inghilterra (Rufus Sewell). Scoop, che è tratto da un romanzo di Sam McAlister, vuole raccontare di come nacque e venne condotta proprio l'intervista che il principe rilasciò al programma della BBC Newsnight alla giornalista Emily Maitlis, e di come questa segnò il mondo della comunicazione, e il contraccolpo che subì la famiglia reale e la reputazione del principe.

Non ho dubbi a definire Scoop come uno dei film più godibili e di intrattenimento che ho visto in questo in questo ultimo periodo e in questo terzetto, perché hanno saputo raccontare un fatto di cronaca bilanciando la prospettiva interna, quindi della organizzazione della intervista, con quella esterna, appunto della intervista che conosciamo già.
È vero che le dinamiche da ufficio in cui la produttrice Sam McAlister (Billie Piper) viene criticata dai suoi colleghi, possono risultare un po' stereotipate, o comunque la parte meno coinvolgente e già vista di questo film Netflix. Ed è anche vero che mi è mancato ad esempio qualche dettaglio in più fra il coinvolgimento del principe Andrea con gli affari di Epstein, ma diciamo che sono problematiche marginali, probabilmente anche in parte volute per poter dare al film il giusto slancio e la tensione che dovrebbe avere (al contrario di La verità secondo Maureen K. senza andare troppo lontano).

Sono infatti i ritratti umani che emergono in questo film diretto da Philip Martin, e probabilmente hanno scelto degli interpreti particolarmente azzeccati. In realtà sono soprattutto i ruoli femminili ad essere in primo piano: la Sam McAlister di Billie Piper è una donna forte, istintiva che ha la capacità di riconoscere quale sia la notizia da scegliere e cavalcare, che possa raccogliere l'interesse dell'opinione pubblica, e che cerca un fragile equilibrio fra vita personale e carriera. La giornalista Emily Maitlis viene raccontata da Gillian Anderson come una donna appassionata al suo lavoro, ma allo stesso tempo fragile, che teme di fare un passo falso, cauta ma disposta a mettersi in gioco per la verità. Interessante anche una figura più collaterale, ovvero la segretaria del principe Amanda Thirsk (interpretata da Keeley Hawes) che nei confronti del reale ha un atteggiamento quasi materno.


Non aspettatevi però grandi approfondimenti da Scoop: tutto ruota intorno all'intervista e di conseguenza anche i personaggi sono funzionali alla narrazione. Come vi dicevo ad esempio il Principe Andrea è ben interpretato da Rufus Sewell, che letteralmente si spoglia del suo fascino per diventare un piacione troppo convinto della sua immunità, ma non ha particolare raggio di azione o dinamismo, né ci sono approfondimenti particolari su ciò che accade dopo la sua intervista.
Con un linguaggio semplice e senza puntare troppo agli eccessi e al macchiettistico, Scoop è un film sul legame dei media e del giornalismo con le istituzioni e la politica, e dell'importanza della comunicazione.
Forse c'è ancora speranza per Netflix di produrre qualcosa che valga la pena vedere. 



Ho creato una Skincare Routine con i Prodotti Coreani più famosi, vi dico la mia

Il mondo della cosmesi coreana è così ampia che nonostante io gli dedichi uno spazio regolarmente fra le mie recensioni, ci sono sempre nuovi prodotti da testare e che sembrano sulla carta perfetti per me. Per colmare qualche lacuna, ho creato una intera skin care routine viso con alcuni dei prodotti e dei marchi che maggiormente ho visto girare sul web e su cui si chiacchiera abbastanza sui social.


Moltissimi brand coreani declinano i loro cosmetici in un ottimo formato travel size, che spesso è conveniente perché sono delle taglie perfette non solo per capire se un prodotto ci può piacere o meno in termini di texture o profumo, ma per usarle anche più a lungo. In alcuni casi ho preso due minitaglie per essere certo che di avere una idea più precisa. 


BANILA CO Clean It Zero Cleansing Balm Original
Balsamo viso detergente 


INFO BOX
🔎 YesStyle (coupon PIER10YESTYL), Stylevana, Amazon
💸 €3
🏋 7ml
🗺 Made in Corea
⏳ Scadenza sulla confezione
🔬 //

Credo che Banila Co sia un brand coreano che abbia avuto il suo momento di successo proprio grazie a questo Cleasing balm. In realtà nasce come azienda di make-up e probabilmente di conseguenza hanno creato una skincare che fosse affine, quindi in primis struccanti. Questo balsamo detergente Banila Co ha appunto una consistenza burro-cerosa (loro la definiscono sorbetto perché in effetti è morbida) che si preleva facilmente e che si scioglie subito diventando più oleoso. Ad arricchirlo ci sono emollienti, ma anche estratti naturali come l'angelica, che lenisce, l'erba di salice e il roibos, entrambi antiossidanti e anti infiammatori. Ma Banila Co pone l'attenzione soprattutto all'estratto di acerola, ricco di vitamina C, e quello di papaya che ha un leggero effetto esfoliante.

Il Cleasing Balm Clean It Zero è davvero un burro struccante stupendo: si parte sicuramente con una consistenza facile da utilizzare, che sprigiona un odore delicato buonissimo, ma non troppo invadente e che si stende sul viso asciutto con facilità. Già subito si nota come scioglie via con estrema facilità qualunque prodotto io abbia sul viso, incluso make-up e protezione solare anche quelle più resistenti, e non bisogna assolutamente insistere per ottenere un bel risultato di pulizia.

Una volta che si inumidisce il prodotto questo diventa lattiginoso, e la cosa meravigliosa è che viene via facilmente, senza lasciare il viso unto, pesante o con patine. È tacito secondo me che comunque ci si aspetta che per una detersione completa uno prosegua con un detergente in gel, anche perché nella cosmesi coreana la doppia detersione è praticamente alla base, ma se avete una pelle delicata e non troppi prodotti sul viso, un unico step potrebbe essere sufficiente. 

Questo Cleansing Balm Banila Co non solo non brucia o appanna gli occhi, ma lascia la pelle anche morbida ed elastica, quindi non so cosa si possa volere di più da un detergente. L'azienda so che l'ha declinato in diversi formati e con attivi (e quindi effetti) differenti e mi piacerebbe provarli tutti. L'unico dubbio è il prezzo, anche se probabilmente si ammortizza con il tempo. 



CosRx Low pH Good Morning Gel Cleanser 
Detergente viso


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🔎 YesStyle (coupon PIER10YESTYL), Stylevana, Miin Cosmetics
💸 €8
🏋 50ml
🗺 Made in Corea
⏳ Scadenza sulla confezione
🔬 //

Ho provato un unico prodotto di Cosrx ma il loro detergente viso era nel mio mirino da tanto tempo e il suo nome già dice molto sulle sue funzioni. È infatti un cleanser più rivolto a pelli miste e con impurità, e questa sua azione deriva da ingredienti come l'olio di malaleuca (o Tea Tree), che si percepisce molto già dalla profumazione erbosa/agrumata, ma anche il salicilato di betaina, una miscela di acido salicilico e betaina, che esfolia e appunto agisce su punti neri e irregolarità, ma è più delicato (addirittura due volte) del BHA. In più COSRX ha aggiunto anche ingredienti umettanti e in generale condizionanti, 
Il Low pH Good Morning Gel Cleanser è un gel sodo, e basta poco prodotto per creare una bella schiumetta e fare una buona detersione.

Questo detergente viso Corsx supera la prova: è infatti molto gradevole e fresco, e dà un bellissimo senso di detersione al viso, lasciandolo liscio e morbido senza però renderlo troppo tirante e secco, o irritare. Ovviamente è pensato per pelli più miste, grasse e impure, per cui sarà perfetto per me quando saremo entrati nel pieno dell'estate piuttosto che il periodo che stiamo lasciando durante il quale la mia pelle è più secca, anche perché ha un potere astringente visibile.
Nonostante gli attivi pensati per contrastare le impurità, non va a pizzicare sugli occhi, e in generale si sciacqua facilmente. Inoltre il Good Morning Gel Cleanser, a dispetto del nome, è secondo me ideale anche per la sera e soprattutto nella doppia detersione, io infatti appunto l'ho associato al balm sopra. 
Sicuramente da ricomprare in full size. 


I'm from Rice Toner
Tonico Viso 


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🔎 YesStyle (coupon PIER10YESTYL), Stylevana
💸 €6
🏋 30ml
🗺 Made in Corea
⏳ Scadenza sulla confezione
🔬 Vegan

Erano anni che volevo provare il tonico viso di I'm From e finalmente che ho potuto mi rendo conto del perché del suo successo. È composto principalmente (al 77.78%) di estratto di riso Goa (o Goami) proveniente da Yeoju, in Corea del sud, ma è arricchito anche con lo 0.1% di estratto di crusca di riso, niacinamide, l'estratto lenitivo di portulaca, e quelli di amaranto e radice di Ulmus Davidiana ad effetto anti età ed antiossidante. Non ci sono profumazioni aggiunte e la consistenza è davvero liquida, sembra latte.


Ho trovato che il Rice Toner I'm From rispetta tutte le aspettative che avevo su di lui. È infatti un tonico viso estremamente lenitivo, addolcente, coccoloso, che subito dà una bella sensazione di comfort e morbidezza ed idratazione alla pelle, pur risultando estremamente leggero e di rapida assorbimento. Fa proprio quello che ci sia aspetta da un tonico, preparando la pelle al resto della skincare e non risulta appiccicoso o di disturbo per gli altri prodotti. Nel tempo dà proprio l'impressione di prendersi cura della barriera cutanea, rendendola più elastica e meno propensa ad infiammarsi. 
Io credo che il Rice Toner sia perfetto per qualunque tipo di pelle, da quelle normali/ miste, a quelle secche fino a quelle con acne che cercano un effetto sfiammante. Inoltre nonostante sia una minitaglia dura davvero tanto, quindi c'è secondo me anche un ottimo rapporto qualità prezzo.


Purito SEOUL Wonder Releaf Centella Serum 
Siero viso


INFO BOX
🔎 YesStyle (coupon PIER10YESTYL), Stylevana
💸 €5
🏋 15ml
🗺 Made in Corea
⏳ 12 Mesi/ Scadenza sulla confezione
🔬 //

Quando ho pensato a questa skincare tutta ispirata alla cosmesi coreana ho pensato di non esagerare con sieri, ampoule ed essence perché di questi prodotti ve ne parlo abitualmente e trovate mazzi di recensioni qui sul blog. Un prodotto che mi incuriosiva è questo Centella Serum di Purito, brand che conosco ma vorrei approfondire di più, perché ha sia attivi lenitivi come appunto tutti i vari estratti di centella asiatica, ma anche pantenolo e allantoina, quindi mi dà un senso di continuità rispetto al tonico. Ci sono però anche ingredienti molto interessanti e più ad ampio raggio. Troviamo la niacinamide, peptidi compattanti come ad esempio il Matryxil, acido ialuronico e ceramidi. 
Il Wonder Releaf Serum ha una consistenza che direi quasi gellosa, soda ma estremamente facile da distribuire sul viso, che ho trovato essere facile da far assorbire su di me e che soprattutto non crea pasticci. Anche in questo caso manca profumo o aroma.

Vi anticipo subito che una full size di questo siero viso Purito finirà prima o poi in qualche mio ordine perché è uno di quei prodotti a cui difficilmente si può trovare un difetto. Su di me è sicuramente idratante, ammorbidente, lascia la pelle soda ma elastica e dà quel senso di freschezza, benessere e dolcezza che promette. È inoltre uno di quei sieri che personalmente potrei apprezzare un po' tutto l'anno, sia in una routine piena di step e passaggi, sia per un regime semplice, con giusto magari tonico siero e protezione solare. Quindi credo che qualunque tipo di pelle potrebbe trovare bene con questo Wonder Releaf Centella Serum. I suoi limiti si potrebbero trovare ad esempio su pelli molto secche e segnate, dove da solo non sarebbe sufficiente a riportare il viso nelle migliori condizioni. Ma se amate i peptidi e su di voi rispondono bene e se in generale queste formulazioni vi piacciono, allora troverete un ottimo prodotto.

Purito di recente è stata criticata perché, nel seguire una nuova normativa coreana e parlare dell'aggiornamento della formula del prodotto, ha spiegato a quanto esattamente corrisponde la percentuale di centella asiatica pura in questo siero, e non il composto che contiene l'estratto di centella. Si è scoperto che non conteneva il 49% di centella, ma l'1.6% di attivo puro, mentre il resto sono sostanze che servono ad estrarre appunto l'ingrediente. Nella nuova formulazione invece sono arrivati al 3.49%. A me sembra un passo avanti e che Purito sia stata molto onesta, e quindi vedremo che cosa accadrà agli altri brand che dovranno adattarsi. 


MIZON Black Snail All In One Cream
Crema viso


INFO BOX
🔎 YesStyle (coupon PIER10YESTYL), Amazon
💸 €11
🏋 35ml
🗺 Made in Corea
⏳ 12 Mesi/ Scadenza sulla confezione
🔬 //

Dopo la buona esperienza con la Snail Repair Eye Cream di Mizon, ho pensato di dare una chance alla All in One Cream, ma non posso dire sia stato amore. L'INCI con oltre il 90% di bava di lumaca nera, che come saprete ha un effetto rigenerante per la pelle, e poi si prosegue con quello che definirei un vero e proprio pinzimonio di attivi. Mizon dice che dovrebbe contenere 20 specifici estratti che praticamente dovrebbero agire su più problematiche cutanee, ma di base un solo prodotto non può essere adatto a tutti e funzionare bene sia su rughe e su imperfezioni, per fare un esempio. 

Nella Black Snail All in One Cream si passa dalla niacinamide, agli oli vegetali, dalla centella ad un mix di peptidi, passando per pantenolo estratto di curcuma e pure polvere di carbone. 
Devo specificare che in particolare c'è un peptide che io desidero evitare che fa parte della famiglia degli Epidermal Growth Factor (EFG), che pare stimolino la proliferazione cellulare e quindi una pelle più sana. È una famiglia di ingredienti ritenuta controversa perché potrebbe far proliferare anche cellule non sane della nostra pelle e quindi essere controproducente. 

Di per sé sarebbe anche carina perché ha una consistenza in gel-crema molto facile da stendere che sin da subito su di me ha un tocco setoso e gradevole, e che sembra quasi ricordare un primer opacizzante. Inoltre non ha una profumazione particolare quindi non disturba. Appena stesa questa crema viso Mizon dà subito un senso di idratazione e si è comportata bene sia con la combinazione di altri prodotti (anche non di questa routine coreana) sia come base trucco ma nel corso delle ore mi rendo conto che non mantiene la stessa performance che ha in principio e sento la pelle un po' tirante. 

In generale poi, a parte questi benefici che vi ho raccontato, non mi pare che dia alla mia pelle qualche effetto straordinario, ma resta come una crema blandamente idratante. Mi chiedo inoltre a quanto corrispondano le percentuali di tutta questa lunga lista di attivi se già Mizon dichiara che è la bava di lumaca ad essere l'ingrediente maggiormente presente. Se su di voi le secrezioni delle chiocciole hanno avuto già benefici visibili in passato e cercate un prodotto che non abbia la tipica consistenza un po' vischiosa, allora potrebbe essere un promosso, per me invece non ne vale la pena.


Benton Fermentation Eye Cream
Crema Contorno Occhi


INFO BOX
🔎 Miin CosmeticsStylevana
💸 €5.50
🏋 10g
🗺 Made in Corea
⏳ 6 Mesi / Scadenza sulla confezione
🔬 //

Ho provato davvero pochissimo di Benton, anzi direi un solo prodotto di cui ho parlato qui, e quindi volevo espandere un po' la mia conoscenza del marchio a partire da questo contorno occhi che mi è piaciuto ma non riacquisterei. 
La Fermentation Eye Cream contiene appunto ingredienti fermentati che sono un po' un trend abbastanza recente del mondo della cosmesi, in particolare qui troviamo i galactomiceti fermentati, che sarebbero derivati del lieviti e che sembrano avere tantissimi benefici per la pelle idratanti, anti macchie, rimineralizzanti, antiossidanti e anti età in genere, e il lisato di fermento bifida, che pare rinforzi la barriera cutanea e ne corregga i danni dati dai raggi UV. Ma ci sono anche ingredienti più comuni come olio di macadamia, acido ialuronico, pantenolo, ceramidi e aloe. Il tutto per contrastare secchezza e appunto rughe sottili. 
Poi questa crema occhi Benton ha una consistenza davvero carina, soffice, che si stende bene e se c'è un aroma è davvero leggerissimo e gradevole.

Trovo che sia una crema contorno occhi leggera ma idratante e nutriente, che aiuta un po' a distendere la zona occhi, lasciandola morbida e liscia ma non unta o appiccicosa, anzi è un buon inizio per il trucco. Magari le pelli mature e secche devono associarlo ad un siero contorno occhi per ottenere i benefici che ricercano, e lo adopereranno più per il giorno che per la sera, quando magari, come ho fatto io, si preferisce un prodotto più "untuoso" meno elegante ma più nutriente. Il problema di questo contorno occhi Benton, e ammetto che magari mi sarei dovuto interrogare meglio prima, è che contiene un peptide chiamato Sh-Oligopeptide-1, ovvero un EFG che è si trova anche nella crema sopra.

Questa sostanza viene definita mitogenica (o mitogenètica) ovvero che stimola la proliferazione delle cellule e quindi ripara e rigenera la pelle. Ma pur non essendo mutogena, quindi in grado di cambiare la natura delle cellule,  cosa accade se questo peptide entra in contatto con cellule cancerogene di cui potremmo non essere a conoscenza? È un argomento ostico, ma diciamo che avendo molti nei preferisco evitare questo peptide.


Beauty of Joseon Relief Sun Rice + Probiotics SPF 50+ PA++++
Protezione solare viso


INFO BOX
🔎 YesStyle (coupon PIER10YESTYL), Stylevana
💸 €5
🏋 10ml
🗺 Made in Corea
⏳ Scadenza sulla confezione
🔬 Vegan

L'ultimo step di una routine completa non può che essere la protezione solare e nonostante conosca abbastanza ormai Beauty of Joseon non avevo ancora provato il loro famosissimo Relief Sun SPF50+. È uno dei solari più chiacchierati dello scorso anno e posso in parte capirne i motivi. È a base di filtri chimici ed ha un ampio spettro su raggi UVA e UVB, e pare che l'azienda abbia fatto un doppio test sui filtri sia in Spagna che in Corea del sud per essere certa di offrire un prodotto efficace. Ma è arricchito anche con niacinamide e il 30% di estratti del riso (sarà come la questione della centella sopra immagino) per dare un effetto lenitivo. Ad occuparsi invece della barriera cutanea ci pensano i probiotici, mentre il tocoferolo e l'estratto di ginseng apportano un effetto antiossidante.
Il Relief Sun Rice + Probiotics è piaciuto molto per la sua texture che è quella di una lozione leggera, molto facile e sottile da stendere, e che non crea scia bianca perché non contiene filtri fisici.

Non sento alcuna profumazione in questo solare viso, ed in generale l'ho trovato delicato anche sugli occhi. Posso capire come mai questo solare Beauty of Joseon abbia riscosso successo: è indubbiamente leggero sulla pelle, non si averte, non fa sudare e si sposa bene con qualunque tipo di skincare entra in contatto. Io ne ho volutamente preso due travel size per riuscire ad utilizzarlo nelle quantità necessarie e vedere come si sarebbe comportato su di me devo dire che purtroppo non ne amo il finish perché un po' troppo luminoso per il mio gusto.

Non è un aspetto che trovo particolarmente sgradevole o ingestibile, ma voglio e cerco un solare che sia valido per tutto l'anno e se questo tipo di finitura mi può tutto sommato andar bene durante la stagione fredda, quando arriva l'estate e la mia pelle diventa più mista, finisco per non apprezzarla più. Inoltre questo solare viso Beauty of Joseon mi ha ricordato un po' lo Hyaluronic Acid Watery Sun Gel di Isntree, perché se in prima battuta mi dà comfort, mi è sembrato di sentire che nel corso delle ore la mia pelle fosse un po' tirante, anche in combo con altri prodotti. 
Un nì, mi aspettavo meglio, ma tutto sommato l'ho utilizzato. Per dovere di cronaca specifico che è un SPF da città, non ha una particolare resistenza a sudore e acqua.


Quali sono i vostri brand coreani preferiti?




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