Serie tv Disney Plus... Parliamone!

Ho spizzicato il catalogo delle serie tv di Disney +, che ammetto non essere fra i miei servizi di streaming preferiti da questo punto di vista, considerando che raramente trovo qualcosa che mi attiri a primo impatto.
Ci sono riuscite due serie tv abbastanza recenti, ma vediamole meglio in dettaglio. 


Unprisoned 
Prima Stagione 

Kerry Washington veste i panni della giovane psicologa e madre single Paige, la quale si ritroverà a tornare a vivere col padre Edwin. Non perché lei abbia problemi finanziari o personali, ma perché lui è rimasto in prigione per gli ultimi 17 anni, e adesso può finalmente conoscere il nipote Finn ma soprattutto deve ricostruirsi una vita. Un rapporto disfunzionale il loro, visti i pregressi del padre e visto che solo adesso Paige sta finalmente trovando il suo equilibrio personale, e sta cercando di guarire dai traumi di una infanzia difficile da vivere. 
Non sarà semplice visto che Edwin non sembra del tutto pronto a muoversi in una realtà completamente diversa da quella che aveva lasciata, mentre Paige deve cercare di imparare di nuovo ad apprezzare e comprendere il padre.

Ispirata alla vita della sua creatrice Tracy McMillan, e disponibile dal 10 marzo, Unprisoned è una serie tv ibrido: da un lato ha molte caratteristiche delle sit-com, con alcune storie che si risolvono in una linea narrativa verticale, con un ritmo svelto e anche, purtroppo, con una mancanza di approfondimento su alcune altre situazioni. Gli 8 episodi durano circa mezz'ora l'uno, quindi è una serie tv che si guarda alla svelta. I dialoghi stessi sono spesso veloci, leggeri, con qualche battuta che è riuscita a farmi sorridere (non tutte).
Dall'altro lato Unprisoned porta anche temi e snodi che si sviluppano di puntata in puntata, e soprattutto tocca argomenti più complessi ed attuali. Paige ad esempio ha una attività di psicoterapeuta che si riversa anche online con delle dirette. Ma c'è soprattutto l'occasione di parlare di tematiche e situazioni vicine alla comunità nera, soprattutto il razzismo. 


C'è una vena molto contemporanea in questa serie tv Disney, perché ritorna spesso la difficoltà della reintegrazione nel mondo del lavoro e della società in genere da parte di chi ha scontato una condanna in carcere. Ma sono comunque tanti i riferimenti ai nostri tempi, agli scatti (e alle liti) generazionali, ai rapporti genitori-figli.
Nonostante però non abbia trovato in Unprisoned dei difetti macroscopici, non posso dirvi che mi ha lasciato coinvolto a tal punto da colpirmi particolarmente. In genere gli episodi corti possono essere un'arma a doppio taglio: se da un lato sono sbrigativi, dall'altro possono essere superficiali, e si riduce comunque anche lo spazio per colpire lo spettatore.


In Unprisoned ad esempio ho trovato poche battute davvero divertenti, e alcune puntate mi sono sembrate noiosette e didascaliche. 
Le parti introspettive invece, quando Paige ha modo di confrontarsi con la se stessa bambina o finisce in questa dimensione onirica, possono essere simpatiche e appunto profonde, ma a volte sono eccessive e non sempre aggiungono qualcosa di davvero utile alla storia. Inoltre la stessa protagonista a volte mi è sembrata incompleta, specie quando si cerca di capire le sue motivazioni ed il suo atteggiamento.
Il cast è comunque buono, e Unprisoned si lascia seguire volentieri, quindi è probabile che seguirò anche la seconda stagione che è stata confermata a novembre di quest'anno. 



Le piccole cose della vita (Tiny Beautiful Things) 
Miniserie


Tratta dal romanzo di Cheryl Strayed, Piccole Cose Meravigliose, questa serie tv Disney + (in realtà andata in onda su Star) racconta la vita di Clare Pierce, una donna che ha la passione per la scrittura, ma la cui vita sembra andare a rotoli. È infatti in conflitto con la figlia adolescente e col marito, dalla quale vive praticamente separata. Inoltre ha perso quella passione per la scrittura che stava per diventare una carriera importante. Improvvisamente però Clare viene coinvolta in un progetto, una rubrica di consigli sotto lo pseudonimo di Sugar, e man mano che risponderà alle tante mail che riceve, ripercorrerà il suo passato e i suoi problemi.
Scopriremo infatti un passato difficile e un rapporto ancora turbolento con la restante parte della famiglia. 

Tiny Beautiful Things aveva tutte le carte in regola per piacermi: è prodotta dalla Hello Sunshine di Reese Witherspoon e la sceneggiatura è stata scritta da Liz Tigelaar, già sceneggiatrice di Tanti piccoli fuochi e produttrice di The Morning Show, e i panni di Clare sono indossati da Kathryn Marie Hahn. Un trittico di caratteristiche che mi hanno attirato verso una miniserie che però, nella pratica non mi ha convinto, mostrando una carenza nello sviluppo sia dei personaggi che della storia. 
L'intreccio narrativo drammatico, con qualche venatura più leggera, è un altro aspetto che su di me funziona sempre, peccato però che la storia venga dipanata in un andirivieni di flashback a volte caotici nel montaggio e che possono confondere. Tra l'altro pare esserci una discrepanza sull'età della protagonista nei vari piani temporali.


A proposito di Clare, molto spesso non ho capito come la sua vita sia finita in questo burrone, specie in riferimento al rapporto col marito e con la figlia. Lei ricorda un po' la protagonista di Unprisoned, impariamo infatti a conoscerla anche attraverso una se stessa del passato, ed è gradevole ed interessante quando le due Clare si interfacciano l'una con l'altra, che sia in un sogno o in un ricordo. In questo caso il suo trauma è legato alla perdita prematura della madre che sicuramente ha segnato tutta la sua vita, ma gli episodi di Le piccole cose della vita non riescono secondo me a spiegare chiaramente ogni aspetto del suo vissuto. Questo credo dipenda anche dal fatto che le puntate durano circa 30 minuti ciascuna, quindi materialmente non c'è il tempo per un approfondimento maggiore. 


Non aspettatevi però un ritmo serrato, perché Tiny Little Things punta più ai dialoghi che al susseguirsi di avvenimenti, e a volte sa anche annoiare.
La serie certamente vuole girare attorno ad una crescita della protagonista, ad una sua presa di consapevolezza, e soprattutto al suo tentativo di fare pace con se stessa e con i suoi traumi. Questo avviene anche attraverso la sua rubrica "Dear Sugar" che però non sempre c'è un reale collegamento fra le lettere che riceve e quello che accade nella sua vita, ma soprattutto mi aspettavo delle riflessioni profonde, originali, in cui lo stesso spettatore potesse trovare qualcosa su cui pensare, visto che sono spesso la parte conclusiva degli episodi. Ed invece io stesso (ed ho detto tutto) avrei saputo scrivere delle risposte più originali rispetto a frasi come "ubriacati d'amore come se non ci fosse un domani". 


Senza fare spoiler devo anche dire due parole sul finale di Le piccole cose della vita, visto che è una miniserie. Speravo infatti che arrivato alla fine le cose trovassero un equilibrio, ed in effetti una parte del vissuto di Clare sembra riuscire a sbloccarsi, anche se in maniera improvvisa. Manca infatti un vero e proprio crescendo, un cammino nell'interiorità della protagonista che ci permetta non solo di conoscere il suo vissuto ma anche di vedere come ha imparato ad accettare se stessa nelle sue imperfezioni e negli errori che ha commesso o che crede di aver commesso. Al posto di questo percorso, ci viene raccontata una Clare a tratti eccessiva, con reazioni con cui difficilmente ci si può empatizzare. Va benissimo volerci mostrare un volto umano, ma non è la schizofrenia emotiva quella che può funzionare. 
Tuttavia nell'episodio finale arriva quell'emotività che ho cercato lungo tutte le puntate di questa serie Disney, ma restano anche aperte delle porte che non troveranno mai delle soluzioni. 
Un'opportunità sciupata via.  


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6 commenti:

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  1. Beh, in effetti c'è poca roba, ma almeno ci sono le serie Marvel ;)

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  2. Noi abbiamo visto un buon Will Trent mentre Kindred - iniziata alla grande - ha il difetto di tante serie: quello di incartarsi e tirarla per le lunghe.. peccato!

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    1. Will Trent poteva interessarmi ma oltre ad aver visto altro, è quel genere che non scelgo mai per primo. Non ho nemmeno notato invece Kindred quindi evidentemente non vale la pena 😅

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  3. La prima mai me l'ha proposta Disney+, la seconda un po' per il titolo stucchevole un po' per l'antipatia che mi fa l'attrice, l'ho messa da parte.
    Mi confermi che non mi sono persa granchè, anche se durano poco e tentano.
    Diciamo che D+ è meglio per i film del catalogo HULU che per le serie...

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