Non essendoci al momento, al cinema, titoli che attendevo con particolare curiosità, ho deciso di puntare su alcuni film che mi attiravano un po' meno, ma che promettevano comunque di raccontare storie interessanti.
Potevano però farlo meglio? In parte credo di sì.
Le assaggiatrici (2025)
Genere: storico, drammatico Durata: 123 minuti Regia: Silvio Soldini Uscita in Italia: 27 Marzo 2025 (Cinema) Paese di produzione: Italia, Belgio, Svizzera |
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Tratto dal romanzo dall'omonimo romanzo di Rosella Postorino, Le assaggiatrici attinge da una storia vera ma che fino ad un decennio fa non era ancora conosciuta.
Fu l'ultima superstite, Margot Wölk, a raccontare cosa accadeva vicino alla "Tana del Lupo" nell'autunno del 1943. Durante il Terzo Reich sembra infatti che Hitler avesse assunto un gruppo di giovani donne tedesche, in buona salute, per assaggiare il suo cibo, ed evitare che venisse avvelenato.
In un periodo difficile come la guerra, avere un pasto caldo e magari ben cucinato era un lusso per pochissimi, ma quelle donne vivevano un vero calvario: dopo aver assaggiato i pasti che sarebbero andati al Fuhrer dovevano attendere eventuali reazioni avverse per una lunga un'ora sotto la rigida sorveglianza dei soldati, e non potevano rigettare quel cibo in alcun modo.
In Le Assaggiatrici, Margot diventa Rosa, interpretata da Elisa Schlott, una giovane donna che attende che il marito ritorni dal fronte, mentre vive ogni giorno l'ansia di poter morire avvelenata.
Di fianco a questo racconto efficace, il film ci dà anche dei margini per alcune riflessioni, sia per quanto riguarda la solidarietà femminile che si creerà fra Rosa e le assaggiatrici, in particolare Elfriede (Alma Hasun), sia la ricerca di una qualche forma di normalità in un contesto che normale non è. Rosa infatti si ritroverà a rivivere l'amore, ma capiterà purtroppo con chi fa parte di quel sistema che in fondo la tiene prigioniera.
Questa semplicità però spesso sfocia nella banalità, nella prevedibilità e nell'incapacità de Le Assaggiatrici di non sembrare uno dei tanti film di guerra che sono stati prodotti a iosa negli anni. Ma soprattutto il ritmo è spezzettato sia dai costanti stacchi di nero, che ci avvisano dell'anno in cui ci troviamo, e che alla fine mi hanno solo suscitato fastidio, sia dalla mancanza di un vero e proprio crescendo. Rosa e le sue "colleghe" giustamente cercano un minimo di umanità e quotidianità in un contesto come dicevo di pericolo e tensione, ma questo fa sì che non si avverta mai del tutto questo stato di ansia e oppressione.
Soldini, un po' come ne La Zona d'interesse, non ci mostra mai l'orrore della seconda guerra mondiale, anche se brulica intorno alle protagoniste, ma non riesce a essere puntuale e creativo come Jonathan Glazer. Le assaggiatrici mi ha lasciato poi qualche dubbio su alcuni passaggi della storia, che non credo vengano mai chiariti del tutto, non riuscendo quindi ad emergere fra i film di genere.
Il critico - Crimini tra le righe (2023)
Titolo originale: The Critic Genere: thriller Durata: 110 minuti Regia: Anand Tucker Uscita in Italia: 3 aprile 2025 (Cinema) Paese di produzione: UK |
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Mi sposto più o meno un decennio prima rispetto a Le Assaggiatrici, con Il critico, che mi aveva attirato a sé con un cast notevole.
Siamo a Londra, appunto nel 1934, e conosciamo Jimmy Erskine (un Ian McKellen che ancora riesce ad oscurare i suoi colleghi), critico teatrale del The Daily Chronicle dalla penna affilatissima, molto temuta da tanti attori. Lo sa bene Nina Land (Gemma Arterton), una bella e promettente attrice, seppur non di eccezionale talento, che però non è affatto sostenuta dalle cattivissime recensioni di Erskine. Tuttavia le cose si capovolgono: il critico è infatti un amante della bella vita e soprattutto omosessuale, e non fa poi troppo per nascondere queste sue tendenze, ma la sua sorte sta per cambiare. Il giornale per cui lavora infatti è passato nelle mani del più rigido e meno tollerante David Brooke (Mark Strong), che decide di licenziare Erskine a seguito di un suo arresto.
Le ombre del fascismo si stanno espandendo in Europa e a Londra l'omosessualità è ancora considerata un reato penale, ma Jimmy ha ancora un asso nella manica e userà Nina per riavere il suo posto di lavoro.
Il critico è uno di quei film che si lascia guardare senza troppa fatica, grazie soprattutto alla messa in scena ricca e ad un cast con nomi che un po' tutti conosciamo, come Lesley Manville, Ben Barnes (Tenebre e Ossa) ed Alfred Enoch (La Coppia della porta accanto).
Anche in questo caso un punto di forza è la fotografia cupa ma elegante, tipica del noir specie se ambientato in quegli anni.
È un thriller d'epoca che tutto sommato funziona, con una durata giusta per la storia che racconta, ma che non ha una potenza cinematografica particolare.
La trama infatti poteva essere un po' più coincisa, ma soprattutto non riesce mai a sfruttare quella ambiguità, quel fascino del male che invece una vicenda del genere, con questo protagonista, avrebbe dovuto avere. Jimmy Erskine è infatti un uomo a tratti spietato, arrivista, e il film stesso sembra suggerire che non essendo riuscito a diventare un attore di successo, abbia preferito la strada delle distruzione delle carriere altrui. Come dicevo Ian McKellen intrepreta benissimo questo ruolo, ci sguazza proprio senza però diventare una caricatura.
Il fatto è che però Il Critico tenta di essere un po' troppe cose: un thriller, una denuncia verso il mondo della critica teatrale viziata da pregiudizi, e un dramma.
Credo che poi avrebbe giovato dare più spazio anche agli altri personaggi, che invece restano molto piatti e funzionali all'evoluzione della storia. In generale Il Critico mi ha dato l'impressione di un film più datato: è vero che è arrivato da noi con due anni di ritardo, ma proprio il suo sviluppo, alcune inquadrature, mi hanno dato l'idea di un film che potrebbe essere già in replica in televisione.
In definitiva The Critic non è affilato tanto quanto il suo protagonista, non riesce a creare qualcosa che lo distingua da altri thriller, e secondo me, se proprio vi suscita curiosità, gli basta una visione casalinga dalla poltrona di casa.
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