Dopo le Hawaii e la Sicilia, Mike White torna a tentare di mungere il franchising di The White Lotus con una terza stagione ambientata questa volta in un lussuosissimo resort in Thailandia, sempre con l'intento di esplorare vizi e virtù di alcuni privilegiati.
Come la serie ormai ci ha insegnato, attraverso un flashforward, scopriamo subito che quel luogo di pace e di relax diventerà presto un luogo di paura e sangue, ma chi sarà stato a sconvolgere il resort?
Conosciamo così man mano tutti i gli ospiti della struttura e tutte le loro disgrazie. C'è la solita famiglia disfunzionale composta da Timothy (Jason Isaacs), sua moglie Victoria (Parker Posey) e i loro tre figli Saxon (Patrick Schwarzenegger), Piper (Sarah Catherine Hook), e Lochlan (Sam Nivola, The Perfect Couple). C'è il gruppo di amiche un po' snob capeggiato dalla famosa attrice Jaclyn (Michelle Monaghan), che si accompagna alla perfettina Kate (Leslie Bibb, Palm Royale), e la più scapestrata Laurie (Carrie Coon, The Gilded Age).
C'è poi la coppia un po' strana, da Rick (Walton Goggins), musone e silenzioso e dalla sua giovane fidanzata Chelsea (Aimee Lou Wood, Sex Education), molto più positiva di lui.
E non mancano poi alcuni volti noti, che ci fanno da ponte fra questa terza stagione e le precedenti, e le storie dei dipendenti del resort.
È risaputo che cavallo che vince non si cambia, ma per me The White Lotus non è mai stato il corridore su cui puntare. Mi ero già lamentato nella prima stagione, e avevo definito la seconda un mezzo disastro, ma qui secondo me è anche peggio.
The White Lotus 3 infatti continua con le dinamiche che abbiamo conosciuto e che già appunto negli anni precedenti non mi erano sembrate esattamente brillanti. Resta chiaro il sottofondo di satira sociale, che cerca di mettere in luce tutti i difetti di un certo tipo di classe sociale, ovvero quella più legata al denaro, al lusso, agli eccessi, popolata da una varietà di individui caratterizzati da altrettanti difetti, paure, traumi e paranoie.
C'è chi si porta dietro la perdita di un genitore, chi il bisogno di riscatto, chi ancora la costante necessità di essere perfettamente performante. Ma non mancano anche rivalità nell'ambito dell'amicizia e pulsioni sessuali estremizzate, e tutto questo la serie riesce a dipingerlo subito, in pochi fotogrammi.
Il problema è però calare questi personaggi e le loro svariate fisime, in una storia che sia interessante e The White Lotus in questo non funziona. I primi episodi infatti mi sono sembrati davvero lenti, stirati nel minutaggio ma non nella complessità della narrazione, che invece è molto semplice. Molti passaggi mi sono sembrati davvero vuoti, sciocchi, ma anche quando si entra nel vivo delle vicende, i colpi di scena e gli snodi narratici mi sono sembrati banali.
Aprire così una terza stagione, che per forza di cose non ha più la freschezza e l'effetto sorpresa dei primi capitoli, non è stato sicuramente un buon inizio, ma il tanto decantato finale non credo fosse così efficace da shockare il pubblico.
Persino la scena più importante, ovvero quella della sparatoria (non credo sia uno spoiler, lo sappiamo dal primo episodio) mi è sembrata amatoriale e priva di tensione.
L'uscita settimanale ha reso ancora più sfiancante il seguire tutta questa stagione di The White Lotus.
Nonostante poi abbiano pensato (male) di aggiungere un ulteriore episodio a questa terza stagione, The White Lotus non riesce poi a sviluppare bene le sue trame e i suoi personaggi, risultando poco credibile: così, ad esempio, una truffa finanziaria importante finisce per essere raccontata attraverso un paio di tese telefonate. O ancora un piano di vendetta si consuma in modo così goffo che è quasi comico e sempre con dei tempi dilatati da sbadiglio.
Molti hanno ad esempio elogiato il personaggio di Aimee Lou Wood, Chelsea, che giustamente risulta positivo in questo contesto, ma non poi così profondo e sfaccettato, vedi ad esempio il suo atteggiamento di sufficienza verso Saxon. Penso invece abbia fatto una bella figura Carrie Coon, una attrice che secondo me sta facendo una bellissima carriera.
Dall'altra parte, questa terza stagione non ha quella vena comica che invece negli altri capitoli era diventata materiale memabile: Parker Posey doveva sostituire il ruolo dell'iconica Jennifer Coolidge ma credo non abbia avuto la sostanza adatta per farlo (no, sbiascicare a cantilena "tsunami" non fa ridere).
Nonostante le basse aspettative, ammetto che ho fatto un po' fatica a terminare questa stagione di The White Lotus. Anche l'attesa di un momento di reale svolta è stata vana, e solo l'aspetto puramente estetico dei bei paesaggi thailandesi è stata la cosa più appagante.
La quarta stagione è stata confermata ed ammetto che il pensiero di non vederla è diventato molto forte.
Siamo sulla stessa linea d'onda. Serie di cui non ho mai capito il successo fino in fondo, che prosegue senza innovarsi e senza osare davvero, sapendo che siamo sempre pronti a criticare i ricchi e gli arricchiti e a invidiare il loro lusso. A questo giro però regna la noia, in episodi lunghissssimi che girano a vuoto e personaggi senza mordente. Mi ha salvata averne visto uno a settimana, il solito binge watching mi avrebbe stremata.
RispondiEliminaVisti gli ascolti evidentemente piace così, senza mai evolvere e senza darci davvero una critica sociale.
EliminaIl binge watching non sarebbe scattato è vero, ma almeno si poteva cercare di recuperare la noia ed il tempo perso passando da una puntata all'altra. Invece nemmeno quello