Ho fatto un giro fra i documentari disponibili online e ne ho scelti due che su Netflix pare stiano suscitando curiosità. In effetti le tematiche sono molto interessanti, quindi forse potrebbero incuriosire anche voi.
American Murder - Il caso Gabby Petito
Netflix ha tutto un filone di documentari chiamato appunto American Murder, titolo che suggerisce chiaramente i casi trattati: omicidi in America. L'ultimo che si è aggiunto al franchise il 17 Febbraio di quest'anno è basato sulla storia tristemente vera della giovane Gabrielle Petito, trovata morta nel 2021.
In tre episodi, Il caso Gabby Petito ripercorre quello che accadde alla ragazza, che iniziava a muovere i suoi passi nel mondo del travel vlogging. Nel 2019 infatti aveva iniziato a viaggiare insieme al suo ragazzo dell'epoca, Brian Laundrie, su un furgone convertito a camper attraverso gli Stati Uniti.
Una coppia come molte altre che sognava di raccontare il proprio viaggio sui social, ma ad un certo punto qualcosa si spezza: nel tempo le comunicazioni fra Gabby e la madre diventano sempre più complicate e strane. Allo stesso modo, una cara amica della youtuber, vede che fra lei ed il fidanzato Brian, il rapporto è teso. Tutto però peggiora nell'estate del 2021 quando di Gabby non si hanno più notizie e Brian è tornato a casa dai genitori, senza voler fornire spiegazioni su cosa sia accaduto. Nel settembre dello stesso anno, Gabby verrà trovata morta, e subito si penserà che il suo fidanzato sia coinvolto.
Il caso Gabby Petito ha fatto discutere molto in America, e il documentario è diventato uno dei più visti su Netflix dell'ultimo periodo. Buona parte dell'eco che si è creata deriva dal fatto che Gabby e Brian stavano iniziando ad essere conosciuti sui social, dove avevano lasciato una serie di video che, adesso, a mente fredda, sono quasi un testamento del loro rapporto.
Ma sono soprattutto le circostanze in cui è avvenuta la morte di Gabby che rendono il suo caso come emblematico. Lei e Brian infatti avevano un rapporto normalissimo, anzi sui social sembravano una coppia tenera e affiatata, ma sotto c'erano tante cose che non funzionavano e che da fuori non sempre sono state riconosciute. È emblematico un momento mostrato nel documentario, quando Gabby e Brian vengono fermati dalla polizia a seguito di una segnalazione, e nonostante entrambi avessero segni di una lite sul corpo, sembra quasi fosse lei la colpevole di quello scontro.
È forse per questo che American Murder: Il caso Gabby Petito è importante da vedere e fa riflettere: sembra una storia come tante altre che sentiamo tutti i giorni dai quotidiani, l'ennesimo femminicidio inatteso dai risvolti più drammatici che si possano immaginare e che, tra l'altro, finisce per distruggere intere famiglie.
Come sempre, mettendo un attimo da parte tutti i risvolti di un caso realmente accaduto, cerco di dirvi la mia sul documentario in sé, che ha una impostazione molto da tv generalista. Infatti abbiamo le tipiche interviste ai familiari della vittima, le ricostruzioni, l'uso delle immagini che gli stessi protagonisti hanno pubblicato per aggiungere altri elementi alla narrazione. La sensazione è quella di completezza sicuramente su quanto è avvenuto, ma forse tutta la vicenda si poteva raccontare in meno spazio, e che tre episodi possono risultare un po' ripetitivi.
Gli amanti più critici del true crime ad esempio possono trovare questo capitolo di American Murder poco tensivo, non abbastanza avvincente. Dall'altra parte, mostrare momenti di difficoltà della ragazza o appunto i messaggi fra lei ed il fidanzato, può risultare un po' morboso per alcune sensibilità.
Tuttavia penso che Il Caso Gaby Petito vada preso come una riflessione sulla nostra società (non solo quella americana) più che per un prodotto informativo, o, in qualche modo, di intrattenimento.
Miss Italia non deve morire
Dall'America passo al nostro bel Paese con un tema che non ha lo stesso impatto mediatico, ma che comunque è lo specchio della nostra società. Miss Italia non deve morire, disponibile dal 26 Febbraio, infatti ricostruisce parte della caduta di quello che un tempo era il sogno di molte ragazze: partecipare e vincere al concorso di bellezza più ambito in Italia, e magari seguire le orme di altre ragazze che da quella passerella sono diventate attrici di fama, da Sophia Loren a Miriam Leone.
C'è stato un tempo in cui Miss Italia era parte della nostra tradizione culturale, un fenomeno di costume che come ricorda la stessa Patrizia Mirigliani, figlia dell'allora patron Enzo, faceva picchi di share oggi equiparabili alle migliori edizioni di Sanremo. Eppure oggi tutto questo non esiste più o quasi.
Il documentario Netflix infatti ci racconta cosa resta di quella che prima era una manifestazione così amata, sondando soprattutto quali possono essere le cause del declino, attraverso proprio le voci di chi Miss Italia oggi lo gestisce.
Così troviamo Patrizia Mirigliani che punta il dito ad una ondata di femminismo e alla politica e deve affrontare il contraccolpo più forte: essere stata esclusa dai palinsesti Rai. La stessa Mirigliani poi si barcamena fra i vari agenti regionali che selezionano le ragazze che poi finiranno alla finale nazionale, ed il bisogno del concorso di restare ancora rilevante fra correnti di pensiero differenti. C'è chi infatti vorrebbe che Miss Italia si aprisse ad una maggiore inclusività, vedi il caso delle donne trans accettate in altri paesi stranieri, e chi invece pensa che bisogna restare fedeli ai propri valori, ammettendo candidamente che quello è un concorso di bellezza e che come tale ci sono dei canoni che andrebbero rispettati.
Miss Italia non deve morire però ci mostra anche la vita delle miss, ed in particolare seguiamo Aurora Miniaci, una giovane ragazza romana con un look meno tradizionale e un approccio più spontaneo, che sogna di cambiare il concorso dall'interno. Peccato però che lei stessa affermerà, amareggiata dalla sconfitta, che le ultime miss elette non hanno avuto successo e che forse se avesse avuto un aspetto diverso avrebbe vinto.
Se Miss Italia sia un concorso destinato a morire lo dirà il tempo, anche se al momento lo stesso documentario Netflix sembra non raccontare un futuro fulgido, visto anche il fatto che il figlio di Patrizia, Nicola Pisu, ci viene mostrato come un giovane uomo immaturo che sembra più interessato alla propria vita che al destino del "business" di famiglia.
Ma tutti gli addetti ai lavori sembrano non leggere bene la realtà visto che farciscono i discorsi con molte generalizzazioni sul femminile, o argomentazioni poco credibili come ignorare la mercificazione dei corpi o affermare che il concorso sia democratico.
Oggi c'è una consapevolezza diversa, le donne hanno una visione differente di loro stesse e delle altre, stanno strette negli stereotipi, e cercare di far restare in piedi questo concorso, cercando l'appiglio nell'ipocrisia che funziona meglio, non sta funzionando. E ci sono anche altri mezzi per affacciarsi al mondo dello spettacolo.
La stessa Patrizia Mirigliani sembra non accorgersene, pur essendo lei stata una donna che ha dovuto lottare per farsi accettare nel suo lavoro, quando ha preso il testimone dal padre.
Non sembra esserci, da parte degli organizzatori dell'evento, nemmeno la consapevolezza che altri concorsi simili nel resto del mondo hanno avuto una battuta d'arresto o sono altrettanto criticati.
Miss Italia, da glorioso simbolo nazionalpopolare, non è riuscito a stare al passo con i tempi, e lo dimostra la stessa Miniaci, che viene considerata diversa e di rottura, solo perché ha i capelli corti e nella vita di tutti i giorni non usa il tacco 12. Come se l'apparenza ed un discorso ben pensato possano bastare a racchiudere il variegato universo femminile o essere appunto davvero simbolo di diversità e inclusività.
In circa un'ora e mezza, con un montaggio curatissimo, Miss Italia non deve morire ci mostra che oggi del concorso così ambito resta solo uno scheletro. Ne è lo specchio lo stesso Grand Hotel Salsomaggiore, una volta sfarzoso e fulcro della celebrazione di Miss Italia, ed oggi decaduto e pieno di macerie. Un documentario che trasmette quella amarezza di fondo che hanno i sogni che si infrangono e quella presa di coscienza che un'epoca è terminata, nel bene e nel male.
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