Dopo la trasposizione cinematografica del 1992 con Jeremy Irons e Juliette Binoche, il romanzo Il Danno di Josephine Hart ha trovato un nuovo adattamento nella miniserie Ossessione, lanciata su Netflix il 13 aprile di quest'anno.
Qui conosciamo lo stimato chirurgo pediatrico William Farrow (Richard Armitage) il quale, durante una cena, conosce la conturbante Anna Barton (Charlie Murphy), che solo dopo scopre essere la nuova ragazza del figlio. Fra la giovane ragazza e l'uomo si scatenerà una irrefrenabile passione, che come un uragano travolgerà i due e tutti coloro che entreranno nella sua orbita.
La passione totalizzante che si scatena fra i protagonisti e quella vena di fascino, mistero e suspense che si crea nel corso dei quattro episodi, potrebbero rendere Ossessione come un'ottima miniserie, perché non è tanto quello che accade sullo schermo, non è la trama a dover coinvolgere in una storia del genere, ma le sensazioni che provoca nello spettatore. E, per me, queste sensazioni sono state abbastanza vaghe o almeno non profonde e trascinanti come mi sarei aspettato.
Da un lato c'è Anna, che è ben interpretata dalla Murphy, e che comunque la serie tenta di raccontare in una maniera abbastanza ampia. È enigmatica ma senza essere troppo stereotipata, e viene anche narrata attraverso i suoi traumi passati, il rapporto con la famiglia e con il sesso, e le pratiche erotiche estreme. Il risultato è quello di un animale ferito ma pronto a farsi e fare del male.
Tuttavia il personaggio di Anna non riesce a sviluppare e diffondere il fascino e la profondità che dovrebbe, visto che tutto ciò che la circonda è puramente abbozzato: dai rapporti con gli amici e con la madre, a quello con il fidanzato. Anche il suo movente non è sempre nitido nello spettatore: sappiamo che appunto ha una ferita pregressa ma non c'è un nesso causale con ciò che mette in moto.
Ne esce peggio William che a volte fa proprio la figura del tontolone che non ha mai visto una donna in vita sua, che risulta anche ridicolo (non so se volontariamente o meno) in ciò che fa e non si capisce bene cosa lo ossessioni così tanto in Anna, visto che in teoria dovrebbe avere una famiglia solida e felice, e un lavoro che richiede freddezza e precisione. In lui non ci viene proprio raccontata quella eventuale ferita o quella scintilla che può aprire la strada a tante azioni e reazioni sbagliate.
Quello che mi aspettavo in Obsession era un acme, un crescendo che trasformi questa ossessione fisica e mentale in pura follia quasi fosse una tragedia greca, ma questo non accade, per colpa, credo, di alcuni buchi sia di sceneggiatura che di caratterizzazione dei personaggi.
Ossessione doveva, dal versante più spinto, essere una serie quasi pruriginosa, ma con un volto noir psicologico e drammatico da lasciare di stucco, ed in grado di trasmettere quel dolore e quella sofferenza dei personaggi; alla fine della narrazione dovevano solo restare le macerie lasciate indietro da quell'uragano a cui accennavo ad inizio recensione, ed invece sembra quasi che nulla sia successo.
Fortunatamente si tratta di soli 4 episodi (anche se in verità sarebbe bastato anche un film) da 40 minuti circa, per cui se proprio vi incuriosisce e volete buttarvi, non sarà difficile da affrontare, ma non aspettatevi un thriller erotico così conturbante perché le scene più fisiche risultano fredde, calcolate e impostate.
È sicuramente gradevole la regia e la messa in scena, ha quasi un sapore cinematografico, ma non basta a salvare questa miniserie.
Sto pensando se guardarlo o meno perché quello è uno dei miei libri preferiti in assoluto. Grazie per la recensione.
RispondiEliminaIl libro penso sia differente per certi versi da questa miniserie, quindi le darei una chance, in caso la molli
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