Inizio con Black Bird, forse la più "datata" ma parliamo pur sempre di una serie tv uscita questo luglio su Apple Tv+, e che io ho recuperato solo di recente.
Basata su una storia vera, e tratto da un'autobiografia, Black Bird è la storia dell'affascinante narcotrafficante James "Jimmy" Keene Jr. Arrestato per i suoi crimini, fra cui spaccio e possesso di armi da fuoco, Jimmy dovrà ovviamente scontare diversi anni di carcere, ma avrà una occasione particolare. Potrebbe infatti uscire prima se, sfruttando le sue doti di affabulatore carismatico, è in grado di far confessare un uomo ritenuto il serial killer di alcune donne.
La vita in prigione non è facile però, e mantenere la propria copertura metterà a dura prova anche un tipo come Jimmy.
La vita in prigione non è facile però, e mantenere la propria copertura metterà a dura prova anche un tipo come Jimmy.
Black Bird è una serie crime solida, convincente e coinvolgente, che secondo me non spicca tanto per la trama, che alla fine è basata su un fatto di cronaca quindi lo spoiler è a portata di click, ma più che altro per le interpretazioni. Se Taron Egerton è credibile come James Keene, è soprattutto Paul Walter Hauser nei panni di Larry Hall ad inquietare in tutte le piccole e grandi manie di questo serial killer. E poi c'è l'ultima apparizione di Ray Liotta, che non si è risparmiato.
I difetti di Black Bird sono forse ascrivibili al suo ritmo, visto che i sei episodi non sono tutti particolarmente incalzanti, proprio perché non c'è molta azione ma si scava più nella sfera psicologica dei protagonisti. Non ho da annotare particolari momenti di noia, ma sicuramente certe parti erano evitabili. Inoltre si vede che si tratta di una autobiografia perché il protagonista, pur non risultando un santo, ne esce quasi fosse un super uomo. Black Bird racconta sicuramente una storia cupa che credo sia affascinante da conoscere se apprezzate il genere.
Sempre in ordine di apparizione, il 17 Novembre è arrivata la terza ed ultima stagione di Dead To Me - Amiche per la morte, e c'è chi ha pianto e chi mente. Per me non è mai stata una serie tv di punta, ve lo dicevo anche nelle recensioni delle stagioni precedenti, per via di una serie di stramberie che ho trovato eccessive e che portavano a distanziare il mio interesse.
È però indubbio che questi eccessi erano anche una chiave usata in Dead To Me per parlare di altro, specie dell'elaborazione del lutto, di amicizia, famiglia, malattie, di tanti alti e bassi della vita. E tutti questi argomenti si sentono ancora di più in questa terza stagione che da un lato chiude le parentesi narrative della storia in sé, dall'altro tocca molte corde più emotive. Credo che in questo ci sia anche la malattia di Christina Applegate, affetta da sclerosi multipla, che viene letta nella serie attraverso un'altra chiave di lettura.
Resta la sagacia di alcune battute, un buon ritmo generale e resta soprattutto la bella chimica fra la Applegate appunto e Linda Cardellini che ha sempre caratterizzato questa serie tv Netflix.
Resta la sagacia di alcune battute, un buon ritmo generale e resta soprattutto la bella chimica fra la Applegate appunto e Linda Cardellini che ha sempre caratterizzato questa serie tv Netflix.
Apprezzo sempre quando una serie tv trova un suo compimento sensato e completo, arrivando ad un finale, anche se non dopo chissà quante stagioni, e questo sicuramente è un merito per Dead To Me 3. Un demerito secondo me è invece l'incapacità di andare oltre in certi temi: c'è stata in questa stagione, ma anche in quelle passate, la dicotomia fra libero arbitrio e casualità nelle vicende che accadono alle protagoniste. Si trattava di una faccenda interessante secondo me da approfondire ed intorno a cui avviluppare le storyline, in questo ultimo capitolo però la questione viene ancora una volta accennata. Inoltre Jen e Judy non sembrano più così in "pericolo" ma la sensazione è che comunque la sfangheranno, anche contro la logica comune.
Ecco, avrei voluto un finale un po' più teso, ma invece hanno preferito (anche giustamente forse) salutare gli spettatori con una chiusura dolce e amara, ma toccante.
Il 23 Novembre sono uscite poi su Netflix due serie tv, ma una è passata un po' in sordina forse perché si tratta più di una docu-serie, che invece merita. Mi riferisco a Blood, Sex & Royalty, che in tre episodi in cui si alternano parti sceneggiate come appunto un vero telefilm, e interventi di esperti, racconta la storia di Anna Bolena ed Enrico VIII.
La particolarità sta nel taglio dato a questo documentario: intanto si parte dal punto di vista di Anne, dalla sua confessione, ma soprattutto si sceglie uno stile moderno, pop, fresco, un po' come quello visto in Bridgerton, o Enola Holmes, ma senza perdere di vista l'accuratezza storica. In questo modo secondo me Blood, Sex & Royalty riesce ad attirare l'attenzione dei più giovani, ma a risultare educativa e non noiosa. La stessa Anna Bolena, interpretata da Amy James-Kelly (che non ricordavo di aver visto in Safe) diventa doppiamente la narratrice di ciò che le accade, spiegandoci chi siano i personaggi che la circondano.
Ecco, avrei voluto un finale un po' più teso, ma invece hanno preferito (anche giustamente forse) salutare gli spettatori con una chiusura dolce e amara, ma toccante.
Il 23 Novembre sono uscite poi su Netflix due serie tv, ma una è passata un po' in sordina forse perché si tratta più di una docu-serie, che invece merita. Mi riferisco a Blood, Sex & Royalty, che in tre episodi in cui si alternano parti sceneggiate come appunto un vero telefilm, e interventi di esperti, racconta la storia di Anna Bolena ed Enrico VIII.
La particolarità sta nel taglio dato a questo documentario: intanto si parte dal punto di vista di Anne, dalla sua confessione, ma soprattutto si sceglie uno stile moderno, pop, fresco, un po' come quello visto in Bridgerton, o Enola Holmes, ma senza perdere di vista l'accuratezza storica. In questo modo secondo me Blood, Sex & Royalty riesce ad attirare l'attenzione dei più giovani, ma a risultare educativa e non noiosa. La stessa Anna Bolena, interpretata da Amy James-Kelly (che non ricordavo di aver visto in Safe) diventa doppiamente la narratrice di ciò che le accade, spiegandoci chi siano i personaggi che la circondano.
Non aspettatevi, al contrario del titolo, una serie tv particolarmente cruda o friccicarella, perché di sangue e sesso ce n'è sono ben pochi, ma il vero difetto di Blood, Sex & Royalty è secondo me il fatto che non approfondisca molto i protagonisti "secondari" pur cercando di dare un quadro completo dell'epoca. Comunque resta una gradevole piccola scoperta e spero che riescano a farla diventare una serie antologica per raccontare, sempre con questa linea, altre donne del passato e del presente.
A proposito di reali, ho anche avuto modo di vedere Harry & Meghan, la docu-serie sui due duchi di Sussex, uscita su Netflix l'8 e il 15 Dicembre.
Ho letto tantissime critiche, a mio avviso in parte incomprensibili, su questo prodotto: c'è chi orgogliosamente ha ammesso di non volerlo vedere nemmeno sotto tortura e chi, pur non provando alcun interesse, l'ha visto solo per dire che facesse schifo. Come se io, che me ne intendo di calcio quanto di fisica aerospaziale, ad ogni partita iniziassi a lamentarmi per l'esistenza del pallone. Ha senso per voi?
Tornando ad Harry e Meghan penso bisogna fare un po' di pulizia: è indubbiamente una miniserie rivolta a chi è interessato alla vita dei reali ed eventualmente tifa per una o l'altra fazione. Per il resto del pubblico sarà un ridondante approfondimento su fatti privati che forse una persona normale farebbe bene a tenere per sé.
Tornando ad Harry e Meghan penso bisogna fare un po' di pulizia: è indubbiamente una miniserie rivolta a chi è interessato alla vita dei reali ed eventualmente tifa per una o l'altra fazione. Per il resto del pubblico sarà un ridondante approfondimento su fatti privati che forse una persona normale farebbe bene a tenere per sé.
Io sono sempre curioso per quel che accade in casa Windsor & co., ma ammetto che non ho amato del tutto Harry & Meghan. Infatti sei episodi mi sono sembrati eccessivi per quello che è il contenuto narrato, e solo dal terzo in poi mi è sembrato ci fosse più carne da mettere al fuoco. Si tratta pur sempre della loro prospettiva sui fatti accaduti nella loro vita, soprattutto a seguito del matrimonio fra il principe Harry e l'ex attrice Markle, e di come, secondo loro, la stampa abbia fatto di tutto per distruggere la coppia mentre la famiglia reale non li ha supportati in questo processo.
Concettualmente ho trovato giusto e sensato che i due duchi avessero l'opportunità di dire la loro, di denunciare tutte le situazioni che hanno compromesso il loro vissuto, compreso il razzismo dei social e dei media, e fornire una loro chiave di lettura sui fatti che sono accaduti.
L'impostazione però non è delle più coinvolgenti, perché Harry and Meghan mi è sembrato troppo impostato, costruito, sia nello stile che nella narrazione. Sono pochissime le reali rivelazioni fatte in questa docu serie, ed anche i filmati privati mi son sembrati scarsi in spontaneità. Credo che l'intento di pulire quanto più possibile la loro immagine, e far passare ciò che di marcio vive nella Corona inglese (spoiler: molte cose le sapevamo già) abbia compromesso in parte la genuinità degli intenti. Sarei curioso di capire se ci sarà un seguito e soprattutto di quali benefici in termini di immagine abbiano ottenuto i due rampolli.
La parentesi si chiude qui, anche se ammetto che avrei voluto recuperare ancora qualche altro titolo. Lo farò sicuramente il prossimo anno.
Harry and Meghan una poracciata, non li sopporto tanto in verità..
RispondiEliminaMi aspettavo un commento del genere, proprio quello che ho scritto 😂
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