Film Netflix: cosa vedere e cosa evitare!

Non sapete cosa vedere su Netflix? Ve lo dico io, o meglio, vi dico la mia e magari mi dite anche la vostra. Ve lo devo però preannunciare: nessun titolo è particolarmente esaltante, un po' perché avevo bisogno di storie un po' più liete, un po' perché non mi pare ci siano state uscite così esaltanti per cui stracciarsi le vesti.


Linee parallele (2022)



Titolo originale: Look Both Ways
Genere: commediadrammatico
Durata: 110 minuti
Regia: Wanuri Kahiu
Uscita in Italia: 17 Agosto 2022 (Netflix)
Paese di produzione: Stati Uniti d'America

Sono davvero basse le velleità di Linee Parallele, il nuovo film con Lili Reinhart, che già dal titolo rivela le sue intenzioni. È infatti il classico film basato sulle sliding door: cosa sarebbe successo se Natalie, appena terminato il college, non fosse rimasta incinta del suo migliore amico? E cosa invece sarebbe accaduto alla carriera di Natalie se il test di gravidanza fosse stato negativo, ed avrebbe potuto proseguire il suo sogno di fare l'animatrice di cartoni animati? È questo a ciò a cui assistiamo in questo nuovo film Netflix, ma c'è anche altro.

Infatti la vita di Natalie in Linee Parallele diventa un po' la metafora dell'esistenza di tantissime donne, spesso costrette a scegliere fra privato e lavoro, fra maternità e carriera, e non sempre è facile far coincidere tutte queste parti della vita. Ma non c'è un moralismo di fondo, non c'è una strada giusta o sbagliata da seguire, perché ogni percorso mostra i suoi aspetti più belli, ma anche le sue criticità. 
L'unica strada per le Natalie che conosciamo, al fine di trovare la quadra, è quella di seguire i propri sogni e fare, in qualunque caso, ciò che realmente sente. 


L'aspetto positivo in questo quadro che può sembrare melenso e poco originale, è che Linee Parallele non dà un giudizio o una soluzione su quale strada sia meglio percorrere, non c'è una morale che espande la sua ombra sopra ogni passo della protagonista, ma l'obbiettivo è solo di raccontare. 
Dall'altro lato però Look Both Ways abbraccia a pieno il genere commedia o comunque di dramedy, non dando mai troppo spazio a momenti drammatici o complicati, e dandoci un finale quanto più roseo possibile. Tutti i problemi di Natalie passano come lo sfogliare delle pagine di un libro con la conseguenza che, nonostante non sia un film da evitare, lascia ben poco su cui riflettere.


La stagione dei matrimoni (2022)


Titolo originale: Wedding Season 
Genere: commedia
Durata: 97 minuti
Regia: Tom Dey
Uscita in Italia: 4 Agosto 2022 (Netflix)
Paese di produzione: Canada

Asha è bella e determinata ma mette a dura prova i genitori di origine indiana che la vorrebbero sposata con un buon partito piuttosto che presa dal lavoro. Così la madre la iscrive ad una app di incontri il cui risultato sarà conoscere Ravi, un giovane che sembra avere un po' gli stessi problemi di Asha.
Nonostante fra Ravi ed Asha non sia scattata la scintilla al primo sguardo, per poter sopravvivere alle insistenze dei genitori e alla stagione dei matrimoni, decidono di allearsi. Ma da cosa nascerà cosa, e la vicinanza fra i due farà crescere l'interesse e l'affiatamento, anche se questo comporterà il complicarsi della situazione.


Mentre guardavo La stagione dei matrimoni aspettavo un appiglio, un aggancio che me lo facesse apprezzare e che mi portasse a dire che non stavo solo perdendo tempo, ma purtroppo questa svolta non c'è stata. Si tratta infatti di un film estremamente prevedibile, banale e con una originalità pari a zero, sia nel contesto del genere, e quindi di questi film che strizzano l'occhio a Bollywood, sia per il cinema in genere.
Il paragone che mi è venuto in mente è quello con Never Have I Ever, dove si gioca sempre con gli stereotipi della cultura indiana, ma vengono usati in modo davvero divertente e intelligente; in questo film invece manca proprio lo sforzo di portare sullo schermo qualcosa di diverso.


Purtroppo il rapporto fra Asha e Ravi segue una parabola vetusta, e che ho trovato anche poco carina quando si scopre che lui non è proprio uno spiantato ma un dj di fama internazionale, con un bel gruzzolo da parte. Come a dire che se fosse stato un morto di fame era da condannare, ma con la grana si ragiona meglio.
La stagione dei matrimoni resta innocuo, non fa danni, ha qualche trovata simpatica, e la fattura risulta gradevole, ma lì finiscono le qualità di questo film Netflix, che non annoia ma non è in grado di intrattenere o di farsi ricordare in qualche modo. A meno che non apprezziate la sensazione di comfort, di certezza che danno questi film, direi che Wedding Season è da lasciar stare perché ci sono modi più stimolanti di impiegare il tempo. 
Se stavate invece cercando la nuova serie di Disney +, la recensione è qui.




Love in the Villa - Innamorarsi a Verona (2022)


Titolo originale: Love in the Villa
Genere: commedia
Durata: 114 minuti
Regia: Mark Steven Johnson
Uscita in Italia: 1 Settembre 2022 (Netflix)
Paese di produzione: Stati Uniti D'America

È diventato uno dei film più visti di recente su Netflix Italia, ma purtroppo Love in the Villa soffre di tutti i difetti che ho trovato in La stagione dei matrimoni, e forse qualcuno in più.
Verona fa da sfondo allo sfortunato incontro fra Juliet, una insegnante follemente innamorata di Romeo e Giulietta, e Charlie, di origine inglese ed esperto di vino. I due infatti, per colpa di uno strambo errore, si troveranno a condividere la stessa "villa" a pochi passi proprio dal famoso balcone di Giulietta, ma non sarà affatto una convivenza facile. Inutile proseguire però a raccontarvi la trama, perché tutto è come sembra e come potete immaginarvi.


Se da un lato Kat Graham ormai si è data a queste commedie romantiche (vedi questo film di Natale), non mi aspettavo che Tom Hopper, fresco del successo di The Umbrella Academy, si svendesse per un film così banale, ma anche non propriamente fatto bene. Infatti, come potete immaginare, Verona viene sfruttata come occasione per sciorinare una sequela di cliché tipici dell'ottica straniera sulla cultura italiana, e così è tutto un pizza, mandolini, piloti spericolati, abbracci e baci a caso, fino ai cannoli, per non farci mancare nulla anche se incoerentemente con le tradizioni venete.
Ma se si gratta sotto questa superfice non particolarmente ricercata, non resta nulla.


Per buona parte di Love in the Villa non ho potuto fare a meno di pensare che ciò che accade nella storia sia immorale e illegale, e questo comporta che i siparietti fra i protagonisti non risultino simpatici, ma solo assurdi.
La prevedibilità della storia inoltre scioglie qualunque alchimia fra gli attori, che sembrano bamboline le quali sanno già la loro sorte, e si limitano ad attendere che arrivi il loro momento. Tra l'altro, oltre ad uno scarso approfondimento su Juliet e Charlie, questi sembrano schizofrenici: in particolare la ragazza che passa dall'essere estremamente fredda e calcolatrice a dolce e romantica da una scena all'altra. Non voglio poi infierire sui brutti outfit di Kat Graham.
Love in the Villa si salva solo per i bei scorci di Verona, e anche per la simpatica presenza di Emilio Solfrizzi. Per il resto è anch'esso un comfort film di cui si può fare volentieri a meno. 



4 commenti:

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  1. Al massimo potrei tener in considerazione il primo, ma solo per Lili, perché gli altri oltre a dei titoli banali sanno tanto di televisione.

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  2. Ciao Pier! Il primo film l ho visto e mi è piaciuto molto. L ho trovato molto carino e ho apprezzato il finale. Volevo vedere l'ultimo ma non ne sento molte note positive quindi penso che lascerò perdere... Un bacione

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