Stranizza d'amuri, il nuovo film di Beppe Fiorello, è intenso ma imperfetto

Quarant'anni fa si consumò un omicidio che cambiò il volto della percezione della comunità LGBTQ+ in Italia, e che sconvolse l'opinione pubblica al punto che nacquero le prime associazioni in difesa degli omosessuali. Mi riferisco alla morte di Giorgio Giammona e Antonio Galatola, uccisi a Giarre, in Sicilia, vittime di un crimine omofobo. 
Se il libro di Francesco Lepore ne raccontava in dettaglio, per quanto possibile in un caso mai chiaramente risolto, tutti gli aspetti, incluse le indagini che ne nacquero all'epoca, il nuovo film di Giuseppe Fiorello, Stranizza d'amuri, si basa su un altro romanzo che si ispira liberamente alla vicenda dei due giovani per raccontare lo spaccato di un'Italia ancora arretrata, e anche per parlare proprio d'amore.


Genere: drammatico
Durata: 130 minuti
Regia: Giuseppe Fiorello
Uscita in Italia: 23 Marzo 2023 (Cinema), 22 Settembre 2023 (Sky/Now)
Paese di produzione: Italia

Siamo sempre nella Sicilia degli anni '80, ma in questo caso i protagonisti sono Gianni e Nino, due adolescenti che provengono da due contesti diversi, ma che finiranno per legarsi. Il primo proviene da una famiglia che definiremmo oggi disfunzionale, con una madre che non esce più di casa, e legata al compagno più dal bisogno che dall'affetto. 
Dall'altra parte c'è Nino, che invece ha una famiglia allegra, a tratti sopra le righe, ma affettuosa, e si occupa insieme al padre del piccolo laboratorio di fuochi d'artificio.
Nonostante le differenze però Nino e Gianni si ritroveranno accomunati da uno stesso destino, quando il loro amore si paleserà e tracimerà i confini delle convinzioni omofobe, machiste ed eteronormative dell'epoca.

Stranizza d'amuri, come accennavo, non vuole essere un'indagine su un fatto di cronaca o la ricostruzione di esso in ogni dettaglio, ma parlare appunto di un amore puro, innocuo e spontaneo, e soprattutto di tutto ciò che gli gravita intorno.

È anche una storia di famiglia, di madri e padri che, nonostante l'affetto per i loro figli, non riescono a superare una mentalità così radicata e profonda.
In questo senso è interessante il parallelismo fra le due matriarche delle famiglie, Lina e Carmela (un nome, a volte, è usato come diminutivo dell'altro, sarà un caso?), che cercheranno in qualche modo di salvare i propri figli, ma non conoscono il significato dell'accettazione, specie se devono confrontarsi con quelle voci di paese in grado di segnare una intera esistenza. 

Tutti i personaggi in realtà, anche quelli secondari, sono schiacciati da questa mentalità diffusissima all'epoca, e purtroppo anche oggi, e persino chi tenta di dimostrare una maggiore apertura, l'unica soluzione che ha per risolvere la situazione è proporre di nascondersi, di vivere nell'ombra. Ma l'amore fra Gianni e Nino non può che brillare perché mi è sembrato sincero, innocente, uno di quegli amori che non ha bisogno di essere definito o categorizzato.

Forse avrei voluto che Stranizza D'Amuri dedicasse più spazio a questo amore, a farlo vivere, a mostrarcelo mentre cresce.
Le imperfezioni del film infatti secondo me ricadono tutte principalmente nel ritmo e nello sbilanciamento della gestione delle varie parti del film.

La parte iniziale infatti, utile sicuramente a presentare i personaggi e le circostanze attorno ad essi, soprattutto attraverso il loro sistema di "valori", finisce per perdere presto di cadenza, girando attorno alle stesse situazioni, ma non approfondendone altre, come i dubbi sulla famiglia di Gianni e le motivazioni che spingono alcuni personaggi. È vero, non ci sono spiegazioni o prospettive che possano giustificare certi atti, ma in due ore di film mi aspetto completezza, anche solo attraverso accenni.
Molto meglio invece da questo punto di vista la seconda parte, dove viene fuori tutta l'intensità, la drammaticità, e purtroppo anche la verità.

Della regia di Fiorello ho apprezzato la delicatezza, la scorrevolezza, la capacità di rendere la Sicilia bella per i suoi paesaggi naturali, ma al tempo stesso desolata, vuota, a tratti arida come i sentimenti di chi ha voluto spegnere i protagonisti, dove l'unico momento di gioia e diversivo sembra quello di un goal della nazionale di calcio.
C'è poi una cura di ogni dettaglio delle ambientazioni, che solo un vero siciliano che ha vissuto in quegli anni poteva ricreare con tanta precisione.
Le musiche, che irrompono in alcune scene, sono il perfetto accompagnamento in contrasto o in armonia.

Il cast credo si dimostri all'altezza, e i più o meno sconosciuti Gabriele Pizzurro e Samuele Segreto (che ormai uscito dall'edizione di quest'anno di Amici non è più tanto sconosciuto), sono entrambi credibili ed in grado di restituire ed impersonare quella visione dell'amore di cui vi raccontavo sopra.
Stranizza d'amuri ripaga le imperfezioni con la sua intensità, amarezza e dolcezza allo stesso tempo, e con la capacità di trasmettere chiaro e tondo un messaggio senza salire in cattedra o risultare didascalico. 


8 commenti:

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  1. Ottimo per il fatto che c'è quella Sicilia che solo un siciliano poteva ricreare: il rischio infatti è mettere giusto un poster e una canzone per fare ambiente.
    Mi attira meno del previsto, questo film, però se punta più sulla storia d'amore che sul fatto di cronaca potrebbe non essere un male... ma mi immagino le classiche scritte alla fine: da qui nasce il movimento ecc ecc

    Moz-

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    1. Sì Moz, non è un film di indagine, e appunto si concentra sui ragazzi e sulle reazioni delle famiglie, però le scritte ci sono 😂

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  2. Un po' mi incuriosisce, un po' temo i suoi difetti che già mi anticipi.
    Se capita in promozione potrei dargli una chance, o me lo vedo perfetto per l'arena estiva vista l'ambientazione.

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    1. Forse però ad una arena estiva preferirei qualcosa di più leggero.

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  3. Di Beppe Fiorello ho stima, secondo me è cresciuto molto negli anni.

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    1. Ha indubbiamente un certo bagaglio di esperienza ormai!

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  4. Ciao Pier , visto la settimana scorsa al cinema.
    L'ho trovato un po' troppo lento per i miei gusti , probabilmente avrei dato più spazio al crescere della storia d'amore tra i due ragazzi , anch'io.
    Nel complesso mi è piaciuto.
    Una storia delicata e innocente tra due ragazzi e quello è rimasta per tutto il film , sopra ogni pregiudizio.
    Io come colonna sonora ( grande rispetto per il maestro Battiato ) però ci avrei messo un brano del 1996 di Antonacci che racconta la difficolta di vivere una storia omosessuale alla luce del sole che si chiama "In una stanza quasi rosa" , bellissimo!

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    1. Ciao Max!
      Mi pare che insomma concordiamo, anche se c'è chi mi ha fatto notare che entrare troppo nella storia "romantica" poteva risultare poco credibile visto che non si conoscono quegli aspetti e soprattutto poteva risultare poco credibile in relazione alla storia vera.
      Il brano che citi non lo conoscevo (me lo sono andato a sentire) ché non amo Antonacci. Sarebbe stato però anacronistico 😅

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