Cosa non mi ha colpito ne Il ritorno di Casanova

Dopo il bel film di Beppe Fiorello, un'altra serata al cinema è stata dedicata alla nuova pellicola di Gabriele Salvatores, Il Ritorno di Casanova.


Genere: drammatico
Durata: 95minuti
Regia: Gabriele Salvatores
Uscita in Italia: 30 Marzo 2023 (Cinema)
Paese di produzione: Italia

Metto le mani avanti dicendovi che le parole che leggerete sono quelle di qualcuno che probabilmente non avrebbe scelto proprio questo film nell'immediato, magari avrei aspettato un passaggio in streaming da qualche parte. 
Questo però non è l'incipit di una recensione negativa senza sconti, perché Il Ritorno di Casanova ha tanti punti interessanti.
Toni Servillo è Leo Bernardi, regista cinematografico di buona fama, che però sta attraversando un momento di crisi personale e lavorativa, che sfocia soprattutto nella creazione del suo ultimo film. Bernardi sta lavorando proprio a Il Ritorno di Casanova, una pellicola sul famoso avventuriero arrivato però nel momento meno fulgido della sua vita: il Casanova infatti si sente vecchio, non più in grado di conquistare chiunque col suo fascino, e più vicino che mai al declino finale. 

In un gioco di riflessi e riflessioni, di cinema dentro il cinema, le vite di Bernardi e Casanova si muovono su binari paralleli, visto che entrambi, in modi diversi, si ritroveranno a dover affrontare il tempo che passa, e trovare una strada per far pace con la vita. Entrambi avranno soprattutto i rispettivi rivali, siano essi un giovane e aitante capitano o un nuovo regista che si sta facendo strada. Ed entrambi cercheranno di conquistare una donna che, per ragioni diverse, si allontana da loro. 
Due strade parallele che però cromaticamente vengono ben distinte, aspetto che tra l'altro ci aiuta a destreggiarci fra le sequenze, oltre che a rispondere alle esigenze emotive. 
Da un lato infatti, la vita di Leo Bernardi appare in bianco e nero, quasi senza sfumature, ormai piatta; Casanova invece ha scene colorate, luminose, a volte sgargianti, che però non fanno altro che sottolineare e mettere a nudo il suo corpo segnato dal tempo.

Il Ritorno di Casanova come dicevo è una ampia e sfaccettata riflessione sul tempo, sulla vita, sulle scelte che facciamo ogni giorno, sul non poterci crogiolare nell'ansia, nella stanchezza, ma quasi un "inno" a lanciarci, anche verso quelle scelte che ci potrebbero completamente cambiare la vita. 
Per questo forse le scene su Casanova nel film risultano più avvincenti di quelle parti su Leo Bernardi: il primo infatti, nonostante si dolga di non aver più il fascino e la prestanza di una volta, alla fine usa l'astuzia e va avanti, non si tira indietro nemmeno davanti ad un duello. Bernardi è invece più indolente, procrastinatore, trova scuse per sfuggire alla vita e alle emozioni, sebbene non ne abbia poi bisogno, perché in fondo è amato e stimato.

Tutta questa struttura che Salvatores ha creato fa un po' da guscio ad un insieme di tematiche e riflessioni che sono davvero interessanti, ma il film di per sé non mi ha portato questa ventata emotiva così profonda, e forse, se non stessi qui a scriverne, probabilmente non ci avrei più pensato. Perché è vero che appunto gli argomenti nevralgici sono tutti validi e condivisibili, a qualunque età e fase della vita secondo me, ma è anche vero che lo scorrere del tempo non è proprio una tematica nuova e fresca.
Anche la commistione di dolce, dato da qualche momento più o meno volontariamente simpatico, e amaro, per l'ovvia malinconia che si può trarre da certi argomenti, è qualcosa di già visto, e che su di me ormai fa poca presa.
O ancora, non si capisce se questo film voglia essere un po' una critica al mondo del cinema, e anche ad alcuni "maestri" della settima arte, che però hanno ormai pero il contatto con la realtà.


Se escludo un cast comunque abbastanza funzionale e calato nella storia, non posso sottolineare molte altre qualità di questo film di Gabriele Salvatores, e ancora meno quel che mi è rimasto. I personaggi infatti non suscitano particolare empatia, ed anzi a volte risultano mal formulati, come Silvia (Sara Serraiocco), che dovrebbe essere una contadina ma che, venendoci narrata forse dalla lente distorta dall'amore di Leo, sembra quasi una sirena che appare e scompare sotto diverse forme.
È indubbiamente scorrevole, ma Il Ritorno di Casanova mi è sembrato più un film destinato ad andarsene appunto, a smarrirsi nella memoria, forse perché vuol rendere troppo cervellotiche delle sensazioni che tutti viviamo prima o poi, ma che per fortuna riusciamo ad affrontare con un range di sfumature molto più ampio.






2 commenti:

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  1. Forse che il tema di Casanova è stato già sciorinato tutto?
    E' un tema che probabilmente non ha più nulla da raccontare.
    Grazie per la recensione, come sempre. Un abbraccio.

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    Risposte
    1. Grazie a te! ;D
      In questo caso, la parte su Casanova è forse la più curiosa, anche se sicuramente è tutto già visto in questo film
      Un abbraccio

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