Serie TV LGBTQ+ dell'ultimo periodo 🌈

Mi tingo di arcobaleno più del solito per parlarvi delle ultime serie tv a tema LGBTQ+ che ho terminato. Sapete che non mi chiudo mai in un unico genere o tematica, e non mi sento di dover aggiungere una quota rainbow alle mie recensioni, perché mi piace spaziare quindi tutti gli argomenti sono sempre inclusi nelle varie serie tv che seguo. Tuttavia ritrovandomi personaggi e storie queer tutti insieme, com'è successo con alcuni film tempo fa, ho pensato avesse senso raccoglierli tutte qui.


Love, Victor
Seconda stagione
⭐⭐⭐🌠


Dopo una prima stagione poco esaltante, lascio un pollice in su a questo secondo capitolo di Love, Victor, la serie tv di Starz Original andata in onda dal 18 giugno al 20 agosto.
Le avventure del giovane Victor Salazar questa volta hanno saputo intrattenermi decisamente meglio, ma soprattutto, quasi come se mi avessero letto, mi è sembrato abbiano cercato di mandare messaggi più corretti.
Love, Victor 2 ha dato anche maggiore spazio ai personaggi: il protagonista principale, alle prese con la sua nuova storia d'amore fuori dall'armadio, è quello che sicuramente ha l'evoluzione più solida, visto che ha preso totale consapevolezza della sua sessualità, ma anche tutti i comprimari riescono ad avere delle storyline più o meno interessanti.

Rimando a settembre il percorso dei signori Salazar che è forse quello che ho trovato più ripetitivo, come se non sapessero bene che finale dare al loro rapporto e quindi rimescolino spesso le carte. Ma nell'insieme non ci si annoia affatto in questa seconda stagione di Love, Victor.
I punti davvero critici sono forse questo modo edulcorato con cui continuano ad essere trattati certi argomenti, soprattutto il coming out di Victor che non sembra avere alcuna interferenza davvero in grado di metterlo in difficoltà (buon per lui). 


Non ho inoltre ancora  promosso del tutto la recitazione di Michael Cimino, molto carino in alcune parti, monoespressivo in altre. La serie comunque va presa per quello che è, e giustamente non ha né i tempi né l'intenzione di voler drammatizzare ogni aspetto della vita dei protagonisti. 
Nella mia esperienza è difficile che una serie tv si salvi alla seconda stagione, ma con Love, Victor ci sono riusciti.
Se cercate la recensione della terza stagione la trovate qui. 
 


Feel Good
Seconda stagione 
⭐🌠


Si ferma (per fortuna) con questa seconda stagione la serie autobiografica che si ispira alla vita della comica Mae Martin, con cui fin dai primi episodi non ho avuto molta affinità. Devo ammettere che un po' mi spiace, perché mi sembra di non averne saputo cogliere il messaggio e l'essenza, ma Feel Good 2 per me è ancora una volta un flop.
Nonostante si susseguano temi interessanti che spaziano dall'identità di genere, su cui Mae sta cercando di raccapezzarsi, passando per il superamento di un trauma e finendo anche con le difficoltà lavorative, specie nel mondo dello spettacolo, non c'è stato un momento che mi abbia fatto cambiare idea rispetto alla prima stagione.


Il tutto diventa un calderone di cose che vengono giusto toccate ma mai realmente approfondite, e questo è forse il problema più grande di Feel Good. È difficile ridere, ma è anche difficile potersi commuovere o riflettere, perché è tutto frenetico, accompagnato da questi dialoghi a macchinetta che spesso risultano un po' impostati e inverosimili.
A voler essere anche puntigliosi mi è anche sembrato che sbagliassero nel distinguere la differenza fra outing e coming out in un episodio.
Anche il rapporto fra Mae e George non mi ha mai appassionato, e in questa seconda stagione secondo me non ha nemmeno occasione di crescere veramente. Ho apprezzato quando, a riguardo, uno dei loro amici dice a Mae e George che sono pesanti e avvolte nel loro dramma. Un attimo di verità per una serie che non evolve ma accade, e il fatto che non ci sarà una terza stagione secondo me è sintomo che non avevano più nulla da raccontare.


It's a sin
Miniserie
⭐⭐⭐⭐


Essere giovani all'inizio degli anni '80 doveva proprio essere una bella esperienza, specie per chi viveva in una città ricca come Londra e con la voglia di inseguire i propri sogni. Ma tutto cambia, se si tratta di giovani ragazzi omosessuali: è vero che quelli sono stati anni di rivalsa per il mondo LGBT, ma quel periodo è stato anche segnato dal diffondersi dell'AIDS che cambierà le vite di moltissimi ragazzi dell'epoca, non solo da un punto di vista personale, ma anche sociale.
Quella che sarà una vera e propria pandemia coinvolgerà anche un gruppo di amici molto diversi fra loro che dovranno affrontare i diversi risvolti della malattia. 

It's a sin è forse una delle serie tv, almeno fra queste, che più mi ha coinvolto emotivamente. Si tratta di un racconto in cinque episodi disponibili su Starz Play, e che sebbene sia certamente un racconto forte, spiazzante, particolarmente drammatico (forse non adatto al periodo, vista l'altra pandemia in corso), sa anche regalare qualche sorriso, attimi di dolce, e la bellezza dell'amicizia e dell'amore fra i protagonisti.
A colpirmi sono state certamente alcune scene e passaggi strazianti, come ad esempio i vari modi in cui la malattia colpiva incontrollatamente, spandendosi a macchia d'olio. O ancora come venivano cancellate le vite dei ragazzi morti per AIDS, quasi come per rimuovere l'onta della vergogna. 


Si tratta di 5 episodi fatti davvero bene, con una narrazione scorrevole e con un buon ritmo, e credo che, insieme ad A Very English Scandal, It's a sin sia una delle miniserie che ho preferito fra quelle scritte da Russell T Davies fino ad ora. Pare che abbia avuto anche un impatto social importante, visto che nel Regno Unito sono aumentate le richieste di esami per l'HIV. Quindi potete immaginare le forti sensazioni che trasmette.
Devo però comunque sottolinearne anche alcune pecche perché se no non dormo bene la notte. It's a sin parte da una vicenda che è storia, ma che nel mondo del cinema e delle serie tv non è obbiettivamente originale (due esempi abbastanza recenti sono Dallas Buyers Club e The Normal Heart) e qui non viene trattata in modo particolare rispetto ad altri prodotti. 


In questo senso ad esempio, sebbene il cast sia capace e credibile, i personaggi seguono un po' gli stereotipi già visti spesso legati agli omosessuali, perpetrando questa mia idea. Inoltre qui e lì mi è sembrata troppo didascalica, come se stessero spiegando a dei bambini quelli che potevano essere i problemi dell'epoca e la scarsa conoscenza del virus.
Ciò nonostante penso sia sempre importante raccontare ancora oggi quella che era la mentalità e la visione della società sul tema dell'omosessualità e dell'AIDS in un periodo così di svolta, e It's a sin lo fa bene e con intensità.


Special
Seconda stagione 
⭐⭐🌠


Si chiude anche la parentesi di Special con questa seconda ed ultima stagione, arrivata su Netflix il 20 maggio di quest'anno, e purtroppo non posso dire che mi abbia soddisfatto del tutto. Le avventure di Ryan sono sempre spunto di riflessione, trovandosi lui in questa sorta di limbo, come ci viene ricordato in questa seconda stagione, fra l'essere un ragazzo comune, ma nell'avere anche esigenze particolari per via della sua disabilità. E soprattutto ora che vive in maniera piena e aperta la sua omosessualità, ci dà il suo punto di vista anche su questo tema.

Una seconda stagione che segue in linea generale il terreno battuto dalla prima (ne parlavo qui), ma che onestamente non mi ha entusiasmato. Restano quei dialoghi sarcastici e sopra le righe, che rendono la serie spiritosa, ed è comunque sempre piacevole da seguire, ma dall'altro lato, l'evoluzione dei personaggi, non mi è sembrata ideale. È soprattutto Ryan che non mi ha soddisfatto: in Special 1 il suo carattere era altalenante, quasi un anti eroe molto umano, imperfetto e genuino. Qui mi è sembrato che cercassero di farlo diventare di colpo impeccabile, forse per lasciarci un ricordo di lui quanto più possibile positivo, non avendo anche forse i tempi per una crescita più spontanea. 


La sua relazione con Tanner ad esempio ci viene spacciata come se dovesse essere solida e intima, ma in realtà nasce nel giro di pochissimo tempo, per cui non è una sorpresa che possa non funzionare, perdendo secondo me di appeal. Anche gli scontri fra i due, che sembrano mettere Ryan dalla parte della ragione, secondo me non sono del tutto equi. Tra l'altro allungando la durata degli episodi era cresciuta la mia speranza di un approfondimento più curato, interessante e strutturato, che invece non c'è stato. Ne giovano almeno i personaggi secondari, soprattutto Kim che secondo me meriterebbe una serie a parte. Il pregio di Special 2 è comunque aver saputo chiudere il cerchio in modo carino, lasciando che i protagonisti avessero quel "lieto fine" che speravamo potessero avere. 




0 comments:

Posta un commento

E tu cosa ne pensi?

Info Privacy

Vi sono piaciuti