Cosa NON valeva la pena vedere fra gli ultimi film che ho visto

Fra luglio e questi primi giorni di Agosto mi sono dedicato ad alcuni film che da tempo attendevano nella sempre infinita e mai terminabile lista di titoli da vedere. Non tutto meritava il mio tempo e se vi va vi spiego perché.


Beautiful Boy (2018)


Genere: drammatico, biografico
Durata: 120 minuti
Regia: Felix Van Groeningen
Uscita in Italia: 13 giugno 2019 (Cinema)
Paese di produzione: Stati Uniti d'America

I drug movie non sono esattamente il mio genere preferito, ma pensavo che Steve Carell, Timothée Chalamet e Maura Tierney fossero una buona scusa per dare una opportunità a Beautiful Boy, eppure tutto sembrava suggerirmi che forse era il caso di evitarne la visione. Infatti non solo lo persi al cinema nel 2019 quando è uscito, ma non ho fatto in tempo a vederlo nemmeno quando è apparso sul catalogo Prime Video prima che lo togliessero. Poi l'ho scovato su Raiplay e l'ho visto, ma col senno di poi me ne sono pentito.

Tratto da una storia vera, che è stato oggetto di due libri, Beautiful Boy racconta la storia del giornalista del New York Times David Sheff e di suo figlio Nicholas, che a soli 18 anni è caduto nel giro della droga, diventando un tossicodipendente con tutte le conseguenze per lui e per la sua famiglia. Una vicenda quindi in parte differente: Nic infatti non viene da un contesto familiare complicato, ma è un ragazzo che può anzi scegliere uno stile di vita agiato e invece cade in un tunnel da cui è difficile uscire.

Gli ingredienti per un buon film drammatico c'erano tutti, ma Beautiful Boy mi è sembrata una versione plastificata di quella che doveva essere una storia da pugno nello stomaco, per quanto ovviamente si provi una certa compassione e sofferenza per un giovane ragazzo che altri non è che il portavoce di tanti suoi coetanei che purtroppo vivono la stessa esperienza. Peccato che Beautiful Boy la racconti in modo a tratti banale, a tratti incasinato dai salti temporali scattosi, a tratti noioso e ripetitivo. Sono arrivato ad un punto in cui pensavo che il film stesse per terminare ma poi mi ero reso conto che c'erano ancora dei minuti, a riprova del fatto che le due ore proposte da Felix Van Groeningen sono troppe per la storia da raccontare.

È vero che Beautiful Boy riesce ad essere realistico quando si concentra sull'impatto distruttivo che la tossicodipendenza ha anche sulla vita della famiglia di chi fa uso di sostanze stupefacenti, ma qui terminano le cose positive che posso dirvi sul film.

Anche le interpretazioni del trio Carell-Chalamet-Tierney, per quanto non facciano pensare ad una produzione di serie B, sono troppo cristallizzate in una versione patinata e teatraleggiante dei personaggi reali. 
La cosa che più mi ha lasciato perplesso è che in teoria il film, basandosi su due punti di vista differenti, e su due romanzi che hanno prospettive diverse, doveva avere una dualità particolare, che invece viene annullata completamente. È qui che secondo me Beautiful Boy perde la sua unica strada di originalità. 
Come dicevo sopra questo montaggio fatto di flashback e ricordi qui e lì non aiuta, ma anche la musica ad esempio a volte è troppo presente, quindi anche il comparto tecnico non mi pare dei migliori.
Insomma non continuerei ad affossare questo film: la tematica è complessa, necessaria, importante e di spessore, ma così raccontata è un mattone inutile.



Cattiverie a Domicilio (2023)


Titolo originale: Wicked Little Letters 
Genere: commedia, giallo
Durata: 102 minuti
Regia: Thea Sharrock
Uscita in Italia: 18 aprile 2024 (Cinema)
Paese di produzione: Regno Unito

Con qualche mese di ritardo dalla sua primissima uscita al cinema ho visto Cattiverie a domicilio e non me ne sono pentito affatto.
Anche in questo caso, sebbene sembri assurdo, il canovaccio è una storia vera: negli anni '20 in un paesino del Sussex accadono strane cose alla devotissima Edith Swan (Olivia Colman), la quale improvvisamente riceve delle lettere anonime con i peggiori insulti che riguardano soprattutto il suo essere ancora zitella e vivere con i genitori. La prima sospettata sarà una sua ex amica, Rose Gooding (Jessie Buckley), di origini irlandesi e rea di avere un carattere fumantino, sopra le righe ma schietto e diretto, e anche di essere poco ben vista dalla comunità visto che convive con un fidanzato e con la figlia avuta da un precedentemente matrimonio.
Così Rose sarà la prima incriminata e i poliziotti del luogo la danno per colpevole dopo una indagine sommaria, se non fosse che la tenace prima donna poliziotto di Littlehampton, Gladys Moss (Anjana Vasan), vorrà andare più a fondo nella faccenda, non senza le reticenze dei suoi colleghi uomini.

Non riesco a trovare un solo aspetto negativo su Cattiverie a domicilio, che ritengo una delle commedia forse meglio riuscite che abbia visto nell'ultimo periodo perché unisce il tipico british humor ad una tematica (anzi più di una) che ancora oggi resta attuale e che sa far sorridere ma senza diventare un mattone.
Con le sue dovute romanzature, Wicked Little Letters racconta una vicenda che all'epoca dei fatti addirittura finì al Parlamento inglese e che diventa una tragicommedia divertente che vuole anche attualizzarsi. Il tema della emancipazione femminile è quello che sicuramente si riconosce subito, e che il film declina il più versioni, ma come dicevo non ne fa una pesante lezione moralistica.
Ma si parla anche di quanto l'estremismo religioso possa essere deleterio e portare ad una mentalità chiusa, bigotta e retrograda.
È spontaneo poi il parallelismo con le varie forme di stalking o violenze che si vedono tutti i giorni sui social e queste lettere piene di insulti.

Cattiverie a domicilio ha poi secondo me dei dialoghi pungenti e sa dosare bene i momenti della narrazione, tenendo l'attenzione costante. Inutile poi sottolineare quanto siano brave le attrici principali, duttili e versatili, ma anche le comprimarie riescono a far sorridere senza risultare troppo macchiettistiche.

È vero che qualcuno ha sollevato perplessità riguardo alla non perfetta adesione alla storia vera, come ad esempio il fatto che la poliziotta Moss non era di colore ma una donna bianca, o che uno dei giudici è nero, anticipando i tempi, ma secondo me nell'ottica di una commedia e di una vicenda che come prima cosa vuol far sorridere, direi che ci può stare, sempre ricordandoci che il cinema e l'intrattenimento non sono documentari e come tali possono permettersi delle variazioni.



Il ministero della guerra sporca (2024)


Titolo originale: The Ministry of Ungentlemanly Warfare
Genere: azione, commedia, guerra
Durata: 120 minuti
Regia: Guy Ritchie
Uscita in Italia:  25 luglio 2024 (Prime Video)
Paese di produzione: Regno Unito, Stati Uniti d'America

Terzo film, terza versione rivisitata di fatti realmente accaduti. Scritto, diretto e prodotto da Guy Ritchie, Il ministero della guerra sporca ci catapulta durante la seconda guerra mondiale, quando la Gran Bretagna era in difficoltà nel contrastare le forze naziste. Così Winston Churchill pensò di agire in maniera più sotterranea, e fece radunare degli uomini che facessero da agenti segreti, con a capo il maggiore Gustavus "Gus" Henry March-Phillipps (interpretato da Henry Cavill) al fine di affondare la nave Duchessa D'Aosta, che pare contenesse delle armi e rifornimenti per i soldati tedeschi, e che passò alla storia come Operazione Postmaster.
Inizia così una doppia missione perché prima Gus vorrà riunire i suoi alleati fedeli, come l'ufficiale danese Anders Lassen (Alan Ritchson) e Geoffrey Appleyard (Alex Pettyfer), che nel frattempo era stato catturato dalla Gestapo, una sorta di A-Team ante litteram che lo aiuterà nella difficile operazione.

Vi confesso che alla sola idea di scrivere su Il ministero della guerra sporca, mi sono annoiato, esattamente come quando ho visto il film.
Cercherò però di essere breve per fare a me e a voi il meno male possibile. Quando ho deciso di vedere questo film di Guy Ritchie su Prime Video, ero spinto dalla buona opinione che ancora conservo di The Gentlemen, la serie tv che il regista ha fatto quest'anno per Netflix sulle orme del suo film del 2019, che è stato un intrattenimento divertente e interessante. 

In The Ministry of Ungentlemanly Warfare lo stile è sempre quello di Ritchie, con le sue scene d'azione, di violenza, il suo machismo e la sua ironia che trova posto nei momenti meno opportuni.
Nel suo insieme però il film mi è sembrato estremamente noioso, derivativo, con dei personaggi appiattiti nei loro ruoli e in queste fisicità adoniche che, come il film stesso mostra alla fine, poco ci azzeccano con le persone realmente esistite.

La mancanza di profondità e sviluppo dei personaggi si riversa in dialoghi banalissimi (all'ennesimo "vecchio mio" di Henry Cavill stavo per chiudere) e su scene risibili, come il fatto che questa squadra di ragazzoni non subisce mai un colpo, non sbaglia una mira nemmeno a volerlo, nessuno di loro si fa un graffio quasi fossero dei super eroi.
Inutile dire che se i personaggi maschili sono piatti, non ne esce meglio l'unico personaggio femminile, interpretato da Eiza González.

Questo toglie qualunque tensione si possa creare perché chiaramente Il ministero della guerra sporca non vuole essere una fedele riproduzione della Operazione Postmaster, soprattutto perché il finale sarebbe stato facilmente recuperabile in qualunque libro di storia, ma un moderno film d'azione con musiche contemporanee e uno stile preciso. 
È proprio in questa missione che secondo me l'ultimo lavoro di Ritchie fallisce, diventando un banalissimo action movie dove si susseguono scene di combattimento senza piglio. 
So che non riavrò le mie due ore indietro, ma voi potete ancora salvarvi. 


8 commenti:

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  1. Accidenti! Guy Ritchie lo pensavo sinonimo di garanzia.. ancora abbagliato dalla splendida serie The Gentlemen.. ;)

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    1. Un grande passo indietro secondo me rispetto alla serie!

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    2. ..alla fine l'ho visto: e niente, quasi peggio di come lo descrivi.. ahah.. chissà a che pensava.. ;)

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    3. Oh io ti avevo avvisato, più di così 😂

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  2. Su Beautiful Boy condivido totalmente: mai piaciuto troppo questo regista belga, sempre troppo morboso nei suoi drammi... si è parzialmente riscattato con "Le otto montagne" ma continuo a non stravedere per lui. Gli altri due non li ho visti ma rimango sorpreso da Ritchie: tutto mi sarei aspettato tranne che un film noioso....

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    1. Può sembrare un po' un ossimoro, ma a meno che non piaccia l'azione fine a se stessa, secondo me è un film noioso e anche irreale

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  3. L'idea c'era di vedere Beautiful Boy, ma seguirò il tuo consiglio. L'ultimo film invece vedrò in ogni caso.

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    1. Poco più su puoi leggere l'esempio di chi l'ha voluto vedere comunque 😂

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