Tratto dal libro L'amuri ca v'haiu di Luca Torregrossa, L'amore che ho racconta la vita della cantautrice e cantastorie siciliana Rosa Balistreri, di tutte le sofferenze che ha vissuto, ma anche dei suoi successi.
Genere: biografico, drammatico Durata: 125 minuti Regia: Paolo Licata Uscita in Italia: 8 Maggio 2025 (Cinema) Paese di produzione: Italia |
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Il film di Paolo Licata parte però forse da uno dei momenti bui di Rosa, ovvero l'ultima fase della sua vita: pur conservando la forza e la dignità di un tempo, non è più celebre come una volta, si esibisce davanti ad un pubblico disinteressato e ristretto, e vive un rapporto quasi tossico con la figlia Angela da cui abita. Così Rosa si rifugia nei suoi ricordi di un tempo, con le fotografie della sua famiglia, le sue canzoni, e i regali di vecchi amici e amori che ormai non ci sono più.
Nonostante tutto però Rosa Balistreri, forse anche da quei ricordi, trae la sua forza, cercando di recuperare il tempo perduto da un lato, ma anche di dimostrare che quella fiamma e quell'amore per la musica non si sono ancora spenti.
Da siciliano non potevo esimermi dal vedere L'amore che ho, avendo modo tra l'altro di assistere ad una breve introduzione da parte del registra e di una parte del cast, e l'ho trovato un film intenso, ma anche chiaro e con qualche scelta ben riuscita.
Conoscevo infatti alcune canzoni di Balistreri, ma non la tragedia umana che l'ha formata, partendo da una famiglia che oggi definiremmo violenta, patriarcale e disfunzionale, e passando per tutte le difficoltà (spesso legate agli uomini) che ha dovuto affrontare per affermarsi, sia nella vita privata che in quella pubblica.
La forza del film sta sicuramente nelle interpretazioni delle tre attrici che danno il volto a Rosa in tre momenti diversi della sua vita: Anita Pomario (che ricordavo in Stranizza d'Amuri) per raccontare una Rosa ancora giovane ma piena di energia, sfrontata e temeraria, Donatella Finocchiaro invece racconta la maturità e il successo di Balistreri, e Lucia Sardo - che era presente in sala - per l'ultima fase della vita della cantautrice. Tutte e tre le attrici secondo me riescono a trasmettere quella potenza viscerale, ma anche tristemente drammatica di Rosa Balistreri, dando anche un senso di continuità alla caratterizzazione del personaggio.
Le fasi della vita della cantautrice siciliana riescono ad essere collegate in modo fluido attraverso appunto ricordi, sogni, flash, che a volte tornano a tormentare, altre ad alleggerire il presente di Rosa.
Tutti questi momenti sono accompagnati ovviamente dalla musica, curata da Carmen Consoli, che è una costante lungo tutta la vita di Balistreri, dall'infanzia in povertà fino al successo.
Eppure, nonostante le oltre due ore di durata, L'amore che ho si perde qualcosa per strada.
È un film fortemente concentrato sul privato della cantautrice, e in cui non trova troppo spazio il suo ruolo di attivista impegnata in politica e come femminista, considerando che ci troviamo tra l'altro in un periodo abbastanza movimentato per l'Italia come gli anni '60 e '70. La figura pubblica e il successo di Rosa Balistreri ci viene mostrata quasi solo attraverso alcuni dei nomi celebri a cui si è avvicinata, da Franca Rame e Dario Fo a Renato Guttuso, fino ad Andrea Camilleri, più che per un ruolo a se stante.
Purtroppo manca anche un po' del processo creativo della sua musica ma, sempre guardando il versante privato, mi è pesato forse ancora di più il modo didascalico in cui viene raccontato il rapporto tra Rosa e la figlia Angela. I loro dialoghi mi sono sembrati degli spiegoni per chiarire cosa sia successo fra le due, più che un confronto fra madre e figlia.
A proposito dei dialoghi, ma questo è un discorso generale, sono ovviamente spesso e volentieri in dialetto siciliano e sottotitolati. Penso sia una cosa tacita, ma può essere un limite per qualcuno.
Un piccolo appunto anche sulla regia di Licata che a volte è davvero efficace, mirata e potente, altre indugia troppo su primi piani alla ricerca di un'enfasi non necessaria per una storia che è già carica di pathos.
Con le sue imperfezioni però L'amore che ho è un film biografico che mi ha emozionato e che riesce a raccontare una grande artista che, nel bene o nel male, ha preso la vita a morsi e non si è mai risparmiata. Anche solo per questo, il film merita una visione.
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