Ci siamo lasciati con delle serie tv che mi avevano molto, molto deluso, per via di rinnovi rivelatisi flop e nuovi telefilm molto chiacchierati che poi invece mi son sembrati decisamente al di sotto delle aspettative. Se non sapete di che cosa stia parlando, forse avete perso questo post.
Gli ultimi recuperi invece sono stati decisamente più entusiasmanti e, a parte qualche dettaglio, si sono rivelati decisamente un'ottima compagnia.
Chiamatemi Anna
Abbiamo aspettato quasi due anni per la terza e purtroppo ultima stagione di Chiamatemi Anna, disponibile su Netflix dal 3 Gennaio, ma l'attesa è valsa secondo me la pena.
Ritornare ad Avonlea è stato molto emozionante, tenero ed anche avventuroso. Non sono mancati i momenti drammatici, come per Bash, che dovrà affrontare una grave perdita, così come abbiamo assistito alla dolcezza di nuovi, giovani amori che coinvolgono i ragazzi, ormai non più bambini ma pronti per il prossimo capitolo della loro vita.
Chiamatemi Anna è un po' una serie di altri tempi, ma non per l'ambientazione ed i costumi, ma perché porta sullo schermo, in modo semplice, emozioni genuine e che tutti prima o poi abbiamo provato. La storia di Anna, che non ha nulla di perfetto, non è l'eroina impeccabile, ma è fallibile come qualunque ragazzina della sua età, ti si lega al cuore e lì resta per sempre. Per me è stato quasi come tornare bambino, pur conservando uno sguardo ed un punto di vista maturo e profondo. Pur notando come abbiano voluto attualizzare le vite, ed anche le lotte degli adolescenti di un'altra epoca.
E questo non riguarda solo la terza stagione di Anna with an E, ma un po' tutta la serie, che è stata una costante sorpresa, nella sua semplicità, nella sua scorrevolezza e nella sensibilità con cui ci è stata raccontata.
Il fatto che Netflix (e CBS Television) abbia deciso di non rinnovare Chiamatemi Anna mi è dispiaciuto proprio per questo, perché è sempre stata una delizia da seguire, nonostante anche questa stagione abbia i suoi punti deboli. In parte credo siano dovuti proprio al mancato rinnovo, che ha affrettato i tempi dello sviluppo, per cui ci sono stati personaggi che entravano ed uscivano nel giro di una puntata, con la conseguenza che io che guardo, non ho nemmeno il tempo di metabolizzare tutti i legami e gli effetti che quel personaggio scatena.
Viene intrapreso un po' superficialmente ad esempio il tema della colonizzazione a discapito delle popolazioni native americane e del processo di conversione che si attuava all'epoca.
Dall'altro lato però credo che la colpa sia anche delle scelte fatte dagli sceneggiatori che per parte delle prime puntate secondo me hanno girato troppo intorno a certe dinamiche, con la conseguenza che non solo risultavano ripetitive, ma anche poco utili allo sviluppo generale. Penso ad esempio alla questione della bacheca con i messaggi d'amore a scuola che torna fin troppe volte, ed invece è stato poco, sfuggente e frammentato lo spazio dedicato alla ricerca delle origini di Anna.
Chiamatemi Anna è comunque stata un'occasione per emozionarsi, per sorridere e per riflettere, ed io sono della scuola di pensiero che sia meglio concludere nel miglior modo possibile qualcosa piuttosto che portarla avanti svogliatamente e senza reale interesse, col rischio che poi si arrivi solo ad un punto morto. È un peccato che sia finita così in fretta, e spero che magari il lavoro sarà ripreso e rimaneggiato, ma, come si dice in questi casi, è stato bello finché è durato.
Sex Education
Non sono stato un fan sfegatato della prima stagione di Sex Education, perché mi sembrava che si perdessero in certe parti, le esasperassero, o che ci fosse un certo anacronismo nelle vicende, ma con la seconda stagione, che è apparsa su Netflix il 17 Gennaio, secondo me non solo hanno saputo portare avanti una serie tv comunque gradevole, ma ne hanno anche migliorato e far evolvere alcuni aspetti.
Giustamente i ragazzi, che sono poi i protagonisti, sono cresciuti, e con loro anche il modo in cui si pongono nei confronti della vita, un po' come in Chiamatemi Anna.
Ho trovato interessante che in questa seconda stagione di Sex Education abbiano un po' depotenziato il personaggio di Otis, che da quasi maestro del sesso viene riposizionato a quella che la sua più normale e logica collocazione: un ragazzo che ancora non sa nulla della vita e ben poco di se stesso. Lo avevo detto anche per quanto riguarda la prima stagione: era assurdo che nessuno dei ragazzi desse almeno un'occhiata al web per cercare di sapere di più sulla sessualità, ed Otis apre a questa ovvia possibilità, perdendo secondo me il suo ruolo, specie agli occhi dello spettatore.
È un aspetto che ha consentito due cose: da un lato dare al protagonista di Sex Education maggiore spazio per le sue vicende personali, dall'altro lasciare la parola a colei che dovrebbe essere la reale professionista ovvero Jean Milburn, la madre di Otis.
Sebbene fossi conscio di essere fuori dal target di Chilling Adventures of Sabrina, devo ammettere che le prime due stagioni mi avevano incantato. Un po' come le altre due serie, pur restando intrattenitiva, era piena di trame, sottotrame e contesti attuali e con cui empatizzare. Con la terza stagione, o forse dovrei dire la terza parte, ho notato però che Le Terrificanti Avventure di Sabrina ha messo da parte queste tematiche, per concentrarsi più sull'azione che sull'emozione.
I 10 episodi che sono sbarcati su Netflix lo scorso 24 gennaio si sono concentrati tutti sul rapporto di Sabrina con l'inferno, e su nuove minacce che si abbattono non solo sulla congrega di streghe, ma soprattutto su tutti i cittadini di Greendale.
Già quella sorta di videoclip che avevano rilasciato prima che Le Terrificanti avventure di Sabrina 3 apparisse in rete, doveva in qualche modo preannunciare la stagione, visto che sono stati aggiunti degli elementi nuovi a discapito però di una certa profondità che avevo notato in passato.
Non che prima fosse una serie per intellettuali sofisticati, ma adesso c'è stata maggiore azione, una vena un po' più splatter, a tratti horror, e lo sviluppo della storia mi è sembrato più rivolto ad accontentare un gusto teen, che un tardone come me.
Nonostante quegli approfondimenti che avevo trovato nella serie, siano stati parecchio diluiti, però promuovo questa stagione perché mi ha intrattenuto da inizio a fine.
È una scelta che in parte capisco, non solo nell'ottica di accontentare il pubblico a cui si rivolge effettivamente, ma anche per creare nuovi sviluppi, non rischiare di appesantire, non dover ripetere sempre lo stesso schema e gli stessi argomenti. E sono riusciti a fare appeal su di me, creando tensione, azione appunto, a farmi sorridere o anche a scuotermi, e soprattutto a tenermi compagnia senza noia.
Se quindi ho digerito questo cambiamento, seppur con un po' di dispiacere, dall'altro lato ci sono stati alcuni elementi che proprio ho fatto fatica a sopportare.
La svolta alla Bonnie e Clyde di Ambrose e Prudence mi è sembrata un po' cheap, un po' esasperata, solo un espediente magari non fuori luogo, ma portato avanti secondo me in modo poco credibile per quelli che sono i personaggi. Inoltre questa loro unione porta ad un appiattimento dei caratteri dei due, più pedine che vengono spostate in base a dove servono che in base a dove intendono andare. Più in generale tutti i personaggi sono semplicizzati per dovere di copione. Risultano invece fuori luogo, al limite dello skip per me, le parti cantate: io non ho scelto di seguire High School Musical, ma una serie tv tratta da un fumetto, siate seri, grazie.
La storia inoltre, nonostante si faccia seguire con piacere, diventa un continuo intrecciarsi e complicarsi che alla lunga stanca e che può facilmente confondere. Sembra quasi che la giornata di Sabrina duri 36 ore ininterrotte, che quasi non dorma, che sia ovunque (e non lo dico come spoiler). Letteralmente c'è materiale per due stagioni, concentrato tutto in questa terza parte, e questo caos può portare ad una perdita di appagamento quando le situazioni finalmente si risolvono.
Le Terrificanti avventure di Sabrina è una ode al potere femminile, ma di cui purtroppo si perde l'eco, e dove hanno il sopravvento aspetti meno incisivi e più avventurosi, dove l'estetica batte un po' la sostanza. La quarta stagione non credo tarderà ad arrivare visto che questa terza parte è stata pubblicata a distanza di nemmeno un anno dalla seconda. Spero solo, al contrario di quanto leggo in giro, che i riferimenti alla serie Riverdale non siano eccessivi, ma soprattutto che decidano di seguire pochi filoni narrativi alla volta.
Gli ultimi recuperi invece sono stati decisamente più entusiasmanti e, a parte qualche dettaglio, si sono rivelati decisamente un'ottima compagnia.
Chiamatemi Anna
Anne with an E
Terza stagione
⭐⭐⭐⭐
Abbiamo aspettato quasi due anni per la terza e purtroppo ultima stagione di Chiamatemi Anna, disponibile su Netflix dal 3 Gennaio, ma l'attesa è valsa secondo me la pena.
Ritornare ad Avonlea è stato molto emozionante, tenero ed anche avventuroso. Non sono mancati i momenti drammatici, come per Bash, che dovrà affrontare una grave perdita, così come abbiamo assistito alla dolcezza di nuovi, giovani amori che coinvolgono i ragazzi, ormai non più bambini ma pronti per il prossimo capitolo della loro vita.
Chiamatemi Anna è un po' una serie di altri tempi, ma non per l'ambientazione ed i costumi, ma perché porta sullo schermo, in modo semplice, emozioni genuine e che tutti prima o poi abbiamo provato. La storia di Anna, che non ha nulla di perfetto, non è l'eroina impeccabile, ma è fallibile come qualunque ragazzina della sua età, ti si lega al cuore e lì resta per sempre. Per me è stato quasi come tornare bambino, pur conservando uno sguardo ed un punto di vista maturo e profondo. Pur notando come abbiano voluto attualizzare le vite, ed anche le lotte degli adolescenti di un'altra epoca.
E questo non riguarda solo la terza stagione di Anna with an E, ma un po' tutta la serie, che è stata una costante sorpresa, nella sua semplicità, nella sua scorrevolezza e nella sensibilità con cui ci è stata raccontata.
Il fatto che Netflix (e CBS Television) abbia deciso di non rinnovare Chiamatemi Anna mi è dispiaciuto proprio per questo, perché è sempre stata una delizia da seguire, nonostante anche questa stagione abbia i suoi punti deboli. In parte credo siano dovuti proprio al mancato rinnovo, che ha affrettato i tempi dello sviluppo, per cui ci sono stati personaggi che entravano ed uscivano nel giro di una puntata, con la conseguenza che io che guardo, non ho nemmeno il tempo di metabolizzare tutti i legami e gli effetti che quel personaggio scatena.
Viene intrapreso un po' superficialmente ad esempio il tema della colonizzazione a discapito delle popolazioni native americane e del processo di conversione che si attuava all'epoca.
Dall'altro lato però credo che la colpa sia anche delle scelte fatte dagli sceneggiatori che per parte delle prime puntate secondo me hanno girato troppo intorno a certe dinamiche, con la conseguenza che non solo risultavano ripetitive, ma anche poco utili allo sviluppo generale. Penso ad esempio alla questione della bacheca con i messaggi d'amore a scuola che torna fin troppe volte, ed invece è stato poco, sfuggente e frammentato lo spazio dedicato alla ricerca delle origini di Anna.
Chiamatemi Anna è comunque stata un'occasione per emozionarsi, per sorridere e per riflettere, ed io sono della scuola di pensiero che sia meglio concludere nel miglior modo possibile qualcosa piuttosto che portarla avanti svogliatamente e senza reale interesse, col rischio che poi si arrivi solo ad un punto morto. È un peccato che sia finita così in fretta, e spero che magari il lavoro sarà ripreso e rimaneggiato, ma, come si dice in questi casi, è stato bello finché è durato.
Sex Education
Seconda stagione
⭐⭐⭐🌠
Non sono stato un fan sfegatato della prima stagione di Sex Education, perché mi sembrava che si perdessero in certe parti, le esasperassero, o che ci fosse un certo anacronismo nelle vicende, ma con la seconda stagione, che è apparsa su Netflix il 17 Gennaio, secondo me non solo hanno saputo portare avanti una serie tv comunque gradevole, ma ne hanno anche migliorato e far evolvere alcuni aspetti.
Giustamente i ragazzi, che sono poi i protagonisti, sono cresciuti, e con loro anche il modo in cui si pongono nei confronti della vita, un po' come in Chiamatemi Anna.
Ho trovato interessante che in questa seconda stagione di Sex Education abbiano un po' depotenziato il personaggio di Otis, che da quasi maestro del sesso viene riposizionato a quella che la sua più normale e logica collocazione: un ragazzo che ancora non sa nulla della vita e ben poco di se stesso. Lo avevo detto anche per quanto riguarda la prima stagione: era assurdo che nessuno dei ragazzi desse almeno un'occhiata al web per cercare di sapere di più sulla sessualità, ed Otis apre a questa ovvia possibilità, perdendo secondo me il suo ruolo, specie agli occhi dello spettatore.
È un aspetto che ha consentito due cose: da un lato dare al protagonista di Sex Education maggiore spazio per le sue vicende personali, dall'altro lasciare la parola a colei che dovrebbe essere la reale professionista ovvero Jean Milburn, la madre di Otis.
Può sembrare una sciocchezza, ma questo piccolo passaggio darà la possibilità alla serie di toccare temi come l'asessualità, il feticismo, la pansessualità, ma di tradurli con termini che diventano naturali e soprattutto informativi. O ancora approfondire l'ambito della genitorialità e dei rapporti in età adulta. Ma si va anche un po' più a fondo su temi come l'omofobia interiorizzata, e più in generale l'accettazione di sé, e si batte molto sulla questione del consenso nei rapporti sessuali, o, all'opposto, della violenza.
Ci sono passaggi che ho trovato molto dolorosi, molto realistici e davvero duri emotivamente, nonostante il modo sempre sopra le righe di Sex Education di raccontare e di caratterizzare i personaggi.
Ma non è tutto un dramma, anzi molti sono anche messaggi positivi, di empowering, specie in una ottica al femminile.
È vero che la conseguenza è che certi filoni narrativi, forse anche molto attesi specie dai fan più giovani, come può essere la parentesi fra Otis e Maeve, sono stati quasi sospesi, per dare spazio appunto ad altro, ma alla fine credo che è giusto che una seconda stagione sia un po' di passaggio per eventualmente chiudere il cerchio con una terza stagione.
Perché "solo" tre stelle e mezza a Sex Education? Perché nelle prime puntate ho avuto l'impressione che certe cose fossero un po' buttate a caso, un po' raffazzonate, un po' trattate superficialmente o banalizzate. Mi viene in mente la parte di Adam Groff all'accademia militare, sviluppata in poche scene di un paio di episodi, e secondo me è un peccato perché la psicologia del personaggio, che sta imparando ad accettare se stesso, avrebbe potuto dare più spunti.
Il problema generale è che Sex Education vuol mettere di mezzo tante cose, ma a volte svilupparle tutte diventa difficile. Ciò non toglie che avere la capacità di intrattenere senza annoiare ed appesantire, ma lasciando sempre qualcosa alle persone che ti seguono, non è un dono comune a tutte le serie tv.
Le Terrificanti avventure di Sabrina
Chilling Adventures of Sabrina
Terza stagione/parte
⭐⭐⭐
I 10 episodi che sono sbarcati su Netflix lo scorso 24 gennaio si sono concentrati tutti sul rapporto di Sabrina con l'inferno, e su nuove minacce che si abbattono non solo sulla congrega di streghe, ma soprattutto su tutti i cittadini di Greendale.
Già quella sorta di videoclip che avevano rilasciato prima che Le Terrificanti avventure di Sabrina 3 apparisse in rete, doveva in qualche modo preannunciare la stagione, visto che sono stati aggiunti degli elementi nuovi a discapito però di una certa profondità che avevo notato in passato.
Non che prima fosse una serie per intellettuali sofisticati, ma adesso c'è stata maggiore azione, una vena un po' più splatter, a tratti horror, e lo sviluppo della storia mi è sembrato più rivolto ad accontentare un gusto teen, che un tardone come me.
Nonostante quegli approfondimenti che avevo trovato nella serie, siano stati parecchio diluiti, però promuovo questa stagione perché mi ha intrattenuto da inizio a fine.
È una scelta che in parte capisco, non solo nell'ottica di accontentare il pubblico a cui si rivolge effettivamente, ma anche per creare nuovi sviluppi, non rischiare di appesantire, non dover ripetere sempre lo stesso schema e gli stessi argomenti. E sono riusciti a fare appeal su di me, creando tensione, azione appunto, a farmi sorridere o anche a scuotermi, e soprattutto a tenermi compagnia senza noia.
Se quindi ho digerito questo cambiamento, seppur con un po' di dispiacere, dall'altro lato ci sono stati alcuni elementi che proprio ho fatto fatica a sopportare.
La svolta alla Bonnie e Clyde di Ambrose e Prudence mi è sembrata un po' cheap, un po' esasperata, solo un espediente magari non fuori luogo, ma portato avanti secondo me in modo poco credibile per quelli che sono i personaggi. Inoltre questa loro unione porta ad un appiattimento dei caratteri dei due, più pedine che vengono spostate in base a dove servono che in base a dove intendono andare. Più in generale tutti i personaggi sono semplicizzati per dovere di copione. Risultano invece fuori luogo, al limite dello skip per me, le parti cantate: io non ho scelto di seguire High School Musical, ma una serie tv tratta da un fumetto, siate seri, grazie.
La storia inoltre, nonostante si faccia seguire con piacere, diventa un continuo intrecciarsi e complicarsi che alla lunga stanca e che può facilmente confondere. Sembra quasi che la giornata di Sabrina duri 36 ore ininterrotte, che quasi non dorma, che sia ovunque (e non lo dico come spoiler). Letteralmente c'è materiale per due stagioni, concentrato tutto in questa terza parte, e questo caos può portare ad una perdita di appagamento quando le situazioni finalmente si risolvono.
Le Terrificanti avventure di Sabrina è una ode al potere femminile, ma di cui purtroppo si perde l'eco, e dove hanno il sopravvento aspetti meno incisivi e più avventurosi, dove l'estetica batte un po' la sostanza. La quarta stagione non credo tarderà ad arrivare visto che questa terza parte è stata pubblicata a distanza di nemmeno un anno dalla seconda. Spero solo, al contrario di quanto leggo in giro, che i riferimenti alla serie Riverdale non siano eccessivi, ma soprattutto che decidano di seguire pochi filoni narrativi alla volta.