|#backtoseries|
Storie vere che dovreste conoscere (o lasciar perdere!)

La lista delle serie tv che avevo il piacere di guardare si sta via via sfoltendo, complice anche il fatto che le nuove che ho aggiunto sono state ben poche, cosa che mi ha permesso anche di recuperare qualche telefilm uscito nei mesi scorsi.
È stato un caso che questa volta mi sia ritrovato a seguire tutte serie tv basate o ispirate a storie e personaggi reali. In alcuni casi sicuramente sono vicende interessanti, ma in altri vi consiglio di lasciar perdere.

Unorthodox
Miniserie
⭐⭐⭐⭐



Ho titubato un po' prima di recuperare Unorthodox, perché pensavo mi sarei dovuto confrontare con una serie cupa, o che magari non avessi la sensibilità adatta per comprenderla, raccontando una storia molto distante da me, ma alla fine è stata una miniserie che mi ha colpito e convinto.
Nei quattro episodi, disponibili su Netflix dal 26 marzo, Unorthodox racconta la storia di Esther "Esty" Shapiro, che vive una quotidianità particolare: lei fa parte della comunità ebraica Chassidica, in particolare la Satmar, e come tale deve seguirne tutte le regole. Seppur giovanissima, Esty dovrà sposare un ragazzo di cui non sa nulla, e soprattutto mettere al mondo quanti più bambini possibili.
Ma per lei nulla è facile in quel mondo che la opprime, che non le ha permesso di seguire le sue passioni, e che la costringe in un ruolo che le sta stretto.


Per Esty c'è solo un'opzione quindi: scappare in una nuova città lontana, e sceglierà Berlino. Qui gli orizzonti di Esty si spanderanno, sarà un nuovo battesimo e una nuova vita, fino a quando almeno, il passato non tornerà a tormentarla.
Nonostante la sua brevità, Unorthodox riesce raccontarci le sfumature di un microcosmo che cammina tutti i giorni accanto a noi. Non si parla di un'epoca lontana, non siamo nel settecento fra corsetti e padri padroni, siamo ai giorni nostri. Una storia che riesce a raccontarci le contraddizioni di una religione dove ogni cosa è legata ad un simbolismo estremo, al dolore e ai traumi delle generazioni passate, che porta a vivere in paura e repressione, e che inevitabilmente si scontra con una realtà che invece ha slegato luoghi, persone e usanze da quella simbologia e quel peso.
Ancora una volta il problema è l'estremismo e i doppi standard che riguardano uomini e donne.


A rendere ancora più forte l'impatto di Unorthodox c'è il fatto che si basa su una storia vera e che, seppur romanzata, ha tantissimi aspetti drammaticamente realistici.
Quella di Esty è una storia di ribellione, di voglia di libertà, ed anche di poter affermare ed esprimere il proprio talento e le proprie emozioni senza barriere. Ma finisce per avere un doppio valore: nonostante si parta da un argomento che riguarda questa nicchia religiosa, poi si espande e si tramuta in una storia molto più ampiamente empatizzabile.
Una serie tv quindi abbastanza solida ed emozionate, portata avanti da un ottimo cast, non solo Shira Haas, ma anche l'interprete di Yanky Shapiro, il marito di Esty, che saprà ben interpretare un ragazzo comunque particolare. Inoltre è una serie che ha un impatto non solo emotivo ma anche visivo.


Non ho cinque stelle per Unorthodox perché pecca in alcuni aspetti, o meglio in alcuni snodi che vengono lanciati e poi fatti risolvere da un momento all'altro, o semplicemente ignorati. Uno su tutti la gravidanza, che ci viene presentata come qualcosa di sconvolgente in grado di ribaltare la situazione, ma poi viene dimenticata. Non sono poi del tutto d'accordo sulla necessità di attribuire a Esty un particolare talento, perché, anche senza, la sua storia sarebbe valida.
Ho da ridire anche per quanto riguarda i ragazzi berlinesi che mi son sembrati un po' finti, non del tutto realistici nel modo di porsi, e che per una strana "casualità" sono tutti di origini diverse.
Superando con facilità questi intoppi, non posso che suggerirvi di recuperare Unorthodox qualora non lo abbiate già fatto.



Feel Good
Prima stagione
⭐⭐



Il 19 Marzo, sempre su Netflix è approdata Feel Good, un'altra serie tv che sulla carta ha tutte le caratteristiche per conquistarmi, ma che in verità non ci è riuscita.
Mae (che poi è anche la creatrice della serie ed interpreta se stessa) è una trentenne omosessuale che ha il sogno di diventare una comica (professione che pare che vada di moda fra le serie tv al momento), e proprio nel locale in cui si esibisce incontra George, o meglio Georgette. Fra le due sembra che sin da subito ci sia una scintilla particolare, che presto evolverà in una vera e propria relazione. Ci sono però un paio di problemi che metteranno alla graticola la coppia: Mae infatti ha un passato da tossicodipendente, mentre George non ha mai avuto una relazione con una donna.


Anche Feel Good ci trasporta in una storia autobiografica, ma questa volta lo stile è decisamente più leggero, fresco e rapido, visto che i sei episodi durano circa 25 minuti. Probabilmente se Mae Martin dovesse leggere quello che sto per dire mi querelerebbe, visto che è la sua storia, ma purtroppo non mi ci sono ritrovato affatto.
Sfortunatamente non apprezzo quando risulta troppo palese che una serie vuole essere impegnata e al tempo stesso non vuole prendersi troppo sul serio, per fare appeal magari ad un pubblico più giovane. Questo equilibrio non è sempre facile da mantenere nascosto, e secondo me in Feel Good non ci riescono.


La verosimiglianza, la naturalezza, ed anche l'interesse per quale storia ci andranno a raccontare, secondo me si perdono in questi dialoghi a macchinetta che ormai sono banali, nella fretta di arrivare ai punti cruciali senza darci tutti i collegamenti emotivi (in pratica dalla conoscenza alla convivenza è un attimo), ma soprattutto nel non riuscire ad empatizzare con i personaggi.
Ho trovato Mae a tratti vittimista, mentre George è pretenziosa, e questo significa che fin da subito si crea una strana chimica, che è obbligatoriamente sintomo di una relazione difficile.
È chiaro come Mae debba ancora affrontare il passato, perché ha semplicemente sostituito l'oggetto della sua dipendenza.


Lei inoltre è una ragazza di trentanni con, sembra, una certa esperienza alle spalle, e qualunque omosessuale vi potrà dire che creare una relazione con un etero, senza un dialogo aperto e diretto, è come mettersi l'acqua in casa: ne esci malissimo. Fra George e Mae questo dialogo non c'è praticamente mai, se non quando i toni si esasperano, e questo diventa frustrante secondo me per lo spettatore. Il risultato di questi elementi è la prevedibilità.
Non mi è piaciuto il gioco di Feel Good che tenta di darmi una relazione complicata, ma senza farmi entrare realmente nelle emozioni dei personaggi, e poi pretenda che io venga coinvolto quando le cose si complicano e si drammatizzano nel corso degli episodi, perché è davvero difficile, a quel punto, non esclamare "ve la siete cercata".

Feel Good – Mae Martin's immaculate romcom will have you head over heels |  TV comedy | The Guardian

La mancanza di consapevolezza delle proprie debolezze, dei propri dubbi e fragilità, o comunque mettere sotto il tappeto questa contezza perché conviene ad imbastirci una serie tv, porta ad una storia acerba e immatura, e non ne accentua il realismo.
Promuovo ed apprezzo il mood generale della (ri)scoperta di se stessi, questo viaggio nel tentativo di "stare bene", così come ho apprezzato che Feel Good voglia trattare temi più corposi con scorrevolezza, ed è sempre apprezzabile che ci sia una crescita; ho trovato splendida Lisa Kudrow, nei panni di un personaggio particolare ma sfaccettato. Ma non posso promuovere Feel Good, che, tra l'altro, nella sua parte più leggera, non è riuscita a farmi sorridere.
Se vi va di sapere cosa penso della seconda stagione, vi basta cliccare qui.


Home Before Dark
Prima Stagione
⭐🌠



Spostiamoci invece su Apple Tv + per scoprire le avventure della giovane Hilde Lisko, che, trasferitasi nella città natale del padre Matt, potrà mettere alla prova le sue capacità di investigazione e la sua passione per il giornalismo, e tenterà, non solo di trovare l'assassino di una giovane donna che è stata trovata morta nella sua abitazione, ma anche di scoprire la verità su un misterioso caso accaduto tre decenni prima. Pare infatti che la cittadina di Erie Harbor sia stata segnata dalla atroce scomparsa del giovane Richie Fife, uno dei migliori amici di Matt.
Non sarà facile però per Hilde, visto che nessuno sembra voler prendere sul serio una ragazzina di 9 anni, sebbene il suo talento e la sua passione le faranno fare strada.


Quella di Home Before Dark poteva essere una storia interessante, carina, magari avvincente, anche perché si ispira ad una bambina che esiste davvero, Hilde Lysiak, e che fa la giornalista, purtroppo però si sono persi con uno sviluppo davvero noioso, con un proseguo fiacco, debole, spesso bloccato nel solito loop del "nessuno ascolta la ragazzina sveglia ed intelligente".
Le storyline vanno avanti per inerzia, non c'è un vero e proprio intreccio, ma "casualmente" succedono cose che le fanno andare avanti. Spesso sono anche collegamenti banali, come il padre di Matthew che, nella sua demenza, sembra ragionare quando vuole e racconta pezzi sconnessi di un puzzle da ricongiungere.
Inoltre, i personaggi e parte degli eventi, sono abbastanza scollati dalla realtà, anzi bisogna quasi annullare la soglia della credulità per risultare minimamente logici.


In primis non si capisce com'è che tutti leggano il "giornale" di una ragazzina che è appena giunta in città, come questo venga condiviso, e perché tutti lo prendano così tanto in considerazione (genitori a parte ovviamente, che vivono nel loro mondo). Inoltre sembra che nessuno abbia impegni reali, che non si preoccupino per cose concrete. Hilde compie quello che è a tutti gli effetti un furto, seppur non di grande entità, ed è il padre che si scusa con lei. Va bene essere genitori moderni e comprensivi, un altro discorso è essere sconsiderati.
La cosa tragicomica è che di notte capita di tutto, ma Matt (il cui costante bisbigliare alla Robert Pattinson in Twilight mi ha dato i nervi) e sua moglie non si accorgono di nulla. Gli potrebbero anche smontare il tetto e loro dormono beati.



Poi ci sono tante scene random al limite del ridicolo, che vengono forzatamente inserite per creare un po' di tensione, ma che sono poco credibili anche all'interno della narrazione. A far da colla a questi vuoti narrativi, hanno pensato ad una spruzzata di buoni sentimenti.
Devo ammettere che mi è sembrata carina la regia di Home Before Dark, che sfrutta parti animate per farci entrare nella fantasia dei ragazzini. Salvo anche i momenti di tenerezza, il modo di approcciarsi di Hilde, che è un personaggio che sa essere adorabile ma può diventare detestabile nel giro di pochi secondi. Buona pure la scelta dei brani.
Per il resto è tutto un problema: dai dialoghi che corrono sul filo del risibile tanto sono poco credibili (per fare un esempio una delle protagoniste afferma che ci sia più corruzione a Erie Harbor - che nemmeno esiste - che a New York), alla assenza di crescita dei personaggi, che sono proprio costruiti male.
Ne avessero fatto un film o condensato il tutto in una miniserie da 4 episodi, invece di 10 da quasi un'ora ciascuno, Home Before Dark sarebbe potuto essere un thriller godibile e che vi avrei consigliato, ma la serie tv che ho visto non mi ha convinto affatto. Qui vi parlo della seconda stagione. 



Non una mandata particolarmente fortunata questa volta, ma la mia lista di serie tv è ancora lunga per cui ci leggiamo presto. Ma voi intanto cosa state seguendo?



36 commenti:

E tu cosa ne pensi?

Info Privacy

  1. Ho visto le prime due.
    Abbastanza piaciuta Feel Good, soprattutto grazie all'ironia della protagonista e all'episodio con mamma Kudrow. Mi aspettavo qualcosa di più da Unorthodox: splendida la parte ambientata a NY, così falsa e buonista da sembrare una favoletta quella a Berlino. Se mi trovo io solo in una citta straniera, nella più rosea delle ipotesi mi accoltellano.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Avessero dato più spazio a Lisa Kudrow sarebbe stato meglio.
      Ed vero, come minimo se ti comporti come Esty con un gruppo di sconosciuti, almeno una denuncia per stalking ci scappa.

      Elimina
  2. Ho sentito parlare bene di Unorthodox da diverse persone, quindi credo proprio che lo aggiungerò alla mia lista! ;)

    RispondiElimina
  3. Il mese prossimo mi sa che abbandono Infinity e provo Netflix. Preparati che ti chiederò una lista di suggerimenti di cose da vedere :D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In verità non mi abbonerei a Infinity, che alla fine ha gli "scarti" di Mediaset, meglio Now TV (poi ovviamente dipende da cosa ti piace). Netflix al momento non ha il mese di prova gratuito.

      Elimina
    2. Noooo che brutta notizia mi dai... vabbè allora aspetto!

      Elimina
    3. Scusami avevo letto male 😅 abbono invece di abbandono. Confermo comunque, purtroppo al momento non c'è il mese gratuito 🤷🏻‍♂️

      Elimina
  4. Ecco, sorvolerei sulla seconda e terza, mentre la prima incuriosisce, anche se argomento non nuovo (cinematograficamente parlando però), insomma seguirò il tuo consiglio ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Le hai viste le ultime due? Mi pare di no 🤔 Se sì me lo sono perso.
      C'è anche una serie tv che sembra interessante sempre con l'argomento di Unorthodox

      Elimina
    2. No no, nel senso che le lascio perdere :D

      Elimina
    3. AAAh okok, anche perché io ti leggo ma non sempre ho modo di commentare, e mi sembrava strano mi fossero sfuggite :D

      Elimina
  5. Su una siamo d'accordo.
    Una non l'ho vista
    Su un'altra non siamo d'accordo.
    E a questo commento essenziale voglio solo aggiungere "Ho da ridire anche per quanto riguarda" in queste poche parole c'è racchiuso un mondo 😂ADORO

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In sette parole la mia intera esistenza 😂😂😂😂😂

      Elimina
  6. ho visto giusto la settimana scorsa solo la prima di quelle che hai citato che mi è piaciuta si ma che mi ha lasciato un po' ni su alcune cosucce tra cui quelle che hai citato, in primis la gravidanza, cioè in teoria era la svolta di tutto e poi bo nessuno se la fila e poi i ragazzi berlinesi che bo subito carini e coccolosi cioè mi è sembrato un po' finto per il resto piaciuta..

    mallory

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Diciamo che la parte a Berlino poteva essere più "normale" e spontanea, anche se capisco che in quattro episodi non avevano molto tempo per una evoluzione più tranquilla :D

      Elimina
  7. Home before dark, da come lo hai descritto, sembra proprio trash e assurdo, roba da pomeriggio estivo di Italia 1, serie illogiche di cui non frega niente a nessuno se le levano a settembre.
    Mi ha colpito quella degli ebrei, ma in che periodo si svolge?
    Non so se vedrei la storia lesbo, mi sembra cupa.

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Effettivamente sembra un po' quella roba lì, ma con un buon budget 😅😂
      Unorthodox si svolge più o meno agli inizi degli anni 2000. Il libro è del 2012, ma la storia si svolge che lei era una ragazza di appena 19 anni.
      Feel Good non la definirei cupa, anzi la prima parte dovrebbe essere ironica, mentre la seconda più profonda. Certo, si parla anche di dipendenza da droga, problemi familiari ecc quindi ha un risvolto poco allegro

      Elimina
  8. Unorthodox me la segno sia per la durata (quindi facilmente recuperabile), sia per la storia. Mi affascina scoprire queste realtà così diverse, ma in realtà molto più vicine di quello che crediamo. Credo potrebbe piacermi!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono quasi certo che ti piacerà. A parte essere svelta, è una storia affascinante ed intensa!

      Elimina
  9. Tre serie che non hanno convinto del tutto nemmeno me, e per i tuoi stessi dubbi.
    La parte berlinese e il finale affrettato di Unorthodox, con personaggi che si meritavano un approfondimento maggiore o -visto che non ce n'era tempo- un ruolo più marginale nella storia e la sensazione di Feel Good di usare tutti i mezzi delle commedie più brillanti senza però averne la genuinità. Gli spettacoli di Mae, per dire, non entusiasmavano nemmeno un po'.

    Breve storia triste invece con Home Before Dark a cui volevo dare una chance: i file che sono riuscita a trovare avevano sbagliato a numerare gli episodi e mi sono vista l'ultimo invece del primo, continuando a chiedermi che diavolo di pilot fosse, perché tante cose fossero scontate e velocizzate. Ho fermato dopo 20 minuti in cui ho capito l'errore e soprattutto, dopo aver constatato che non mi sarei persa niente, se non una specie di soap tinta di giallo, con protagonista una bambina insopportabile.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo è un momento raro, se concordiamo :D
      Comunque adoro il tuo dono della sintesi, è proprio qualcosa che non avrò mai!
      È strano se ci pensi, per quanto riguarda Feel Good: dovrebbe avere la comunicatività diretta di una prima stagione, ed invece sembrava timida come una seconda.

      Elimina
  10. Non conosco le altre due, di Unortodox me ne aveva parlato benissimo una mia amica. Temo però che sia il genere di storia che mi fa venire il magone e in questo periodo ne faccio a meno XD

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La prima parte in effetti è a tratti molto drammatica, però ti dico non mi ha messo tanta tristezza, anzi il suo è proprio un messaggio di libertà come dicevo

      Elimina
  11. Ho visto Unorthodox e non mi è dispiaciuta, nella mia ignoranza non conoscevo affatto la cultura descritta quindi ho provato anche a documentarmi e ho visto anche il mini documentario sempre su netflix che fa un po' vedere il backstage e come gli attori si siano preparati.
    Se non sbaglio mi sembra di aver letto che c'è anche un'altra serie, sempre presente su Netflix, sempre sull'argomento ma mi sfugge il titolo :/
    Al momento non è che stia seguendo qualcosa in particolare...Ho recuperato l'ultima stagione di SKAM e sto aspettando che carichino Dynasty per una sana dose di trash XD

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dovrebbe essere Shtisel l'altra serie, e incuriosisce molto anche me :D Dovrebbe essere più elaborata di questa, anche perché dura due stagioni

      Elimina
  12. Molto bella Unorthodox, mi ha toccata profondamente in alcuni passaggi. Io però avrei inserito giusto un paio di puntate in più per spiegare ancora meglio il cambiamento interiore e la scelta della protagonista. Alcune cose mi sono sembrate affrettate.

    Ho visto la prima puntata di Home before dark e niente...mi ha annoiata a tal punto che non ho proseguito. Qualche giorno fa pensavo di darle una seconda chance, ma ora dopo aver letto la tua recensione non ne sono più convinta :D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vero, la crescita del personaggio è un po' lasciata a se stessa, con facilità si passa da lei in qualche modo contenta, alla voglia di scappare...


      Secondo me non to perdi chissà cosa con Home Before Dark, la storia comunque non è eccezionale, e di serie di compagnia ce ne sono a bizzeffe!

      Elimina
  13. Ho visto solo Unorthodox, e nonostante fosse veramente lontana da i generi che di solito vedo, devo ammettere che mi è piaciuta tantissimo.La durata, per me, è stata giusta, un concentrato di emozioni perfetto. Sinceramte ho apprezzato anche la parte berlinese, la scena in cui la protagonista fa il bagno nel lago, per la prima volta nella sua breve vita, e si toglie ( finalmente) la parrucca mi ha fatto piangere come una fontana. Gli attori perfetti!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quella parte in effetti è molto intensa, è proprio per quella scena che mi riferivo ad un "secondo battesimo" :D Il mio "problema" è stato il modo in cui ha conosciuto gli amici berlinesi e in cui l'hanno accolta: fosse nella realtà non ti sembrerebbe un po' forzato o falso?

      Elimina
    2. Si, in effetti hai ragione pare un po' forzato, ma voglio credere che forse l'abbiano pensata proprio così, forse per fare un paragone tra il mondo da cui proviene la protagonista. Talmente crudele e anafettivo che persino quando lei,in piena crisi, chiama da Berlino la nonna, quest'ultima le sbatte il telefono in faccia.

      Elimina
    3. Anche secondo me hanno voluto creare un distacco, ed avevano comunque poco tempo per poter dare una evoluzione più fluida.
      Sulla chiamata della nonna ho sentito una interpretazione interessante: se la nonna avesse risposto, Esty sarebbe tornata a casa? È una parentesi su cui riflettere in effetti, se letto come un modo per tagliare il cordone ombelicale.

      Elimina
    4. Mi piace pensare che, anche se la nonna le avesse risposto, Esty sarebbe comunqe rimasta a Berlino. Ha preso una decisione troppo radicale per tornare indietro, in quel mondo che non la riconosce come una persona.

      Elimina
    5. Però era un momento fragile, delicato, in cui era spaventata (tanto da voler contattare la nonna)...

      Elimina
  14. Risposte
    1. Allora spero tu abbia trovato qualche consiglio interessante!

      Elimina

Vi sono piaciuti