Ciao eh, ciao.

Al contrario di quanto molti di voi stessero sperando, non mi sono disciolto nell'etere come un qualunque disco di Ciara.
Diciamo che il mio cervello è su altri lidi in faccende affaccendato.
Che già non so scrivere i titoli, figuratevi adesso.
Ed anche se ho robine da scrivere, non ho voglia di scriverle.
Ma torno, statene certi.
Ho anche poca voglia di leggere visto che da leggere ne avrei per i miei studi.
Almeno per i prossimo 20, 25 anni sarei a posto.
Poi con questa rapidità.
D'accordo, basta minchiate.
Se volete leggere qualcosa, sentitevi liberi di ravanare nel blog. 
Mando un bacione a tutti.
E a presto.

Il passaggio verso l'eternità

Ogni tanto penso a quanto sia vasto il mondo.
Milioni di storie, vite, persone con i loro racconti.
A volte vorrei conoscerli tutti questi racconti.
Sapere cosa si nasconde dietro uno sguardo, un sorriso o un gesto.
Milioni di sogni.
Tutti ne abbiamo, ma c'è sempre qualcuno pronto ad infrangerli, ad abbatterci.
E pensiamo che non siamo destinati a quei sogni, che forse sono troppo grandi o difficili.
Che non fa per noi.
Ma poi c'è chi ci crede e continua a lottare, e va avanti.
C'è chi magari finisce su un giornale o in televisione.
Ma ci sono altre storie su cui nessun riflettore si è posato, che vivono nella loro semplice quotidianità.
Ho conosciuto una storia simile. 
E ho deciso di raccontarla, perchè di belle storie non dobbiamo mai essere sazi.
Anzi questa storia ve la faccio raccontare dallo stesso protagonista.
D. è un ragazzo come me.
Ok, più gnocco di me, ma non puntualizziamo.
Dicevo D. è un ragazzo normale, con degli interessi, un lavoro, una vita e come tutti noi ha dei sogni.
Uno in particolare è riuscito a realizzarlo.
E sì, questa è una storia vera, fatta di responsabilità, passione ma soprattutto Amore.

Ciao D., visto il fisichetto che ti ritrovi aiutami a spezzare il ghiaccio.
Raccontami un po' di te, della tua vita, della tua quotidianità.

-Salve sono un ragazzo gay di 28 anni. Abito a Firenze con mio marito e il nostro labrador e faccio l'insegnante. Nel tempo libero amo fare sport e tenermi in forma.

A che età hai fatto coming out? E' stato un percorso facile per te?
-Ho fatto coming out all'incirca a 18 anni con alcuni amici, poi nel giro di un anno anche con i miei genitori. Così ho iniziato a dirlo ad altri amici e parenti.
Per fortuna hanno tutti reagito bene. Ma di questo non avevo dubbi. I genitori non si scelgono, abbiamo quelli che abbiamo. Io sono stato fortunato perchè l'unica cosa che sta loro a cuore è la mia felicità: etero, bisex o gay non fa nessuna differenza.
L'unica loro preoccupazione riguardo all'essere gay è che io possa essere deriso o discriminato, ma di questo li ho rassicurati e sanno che ho un carattere forte.
Gli amici si scelgono e sarei stato poco intelligente a scegliere amici omofobi, quindi nessun problema.

Questa è una domanda stupida per gente nevrotica come me, ma abbi pazienza.
Hai mai pensato a come sarebbe stata la tua vita se non fossi stato omosessuale?

L'omosessualità ha influito in maniera "negativa" nella tua quotidianità?
-Non ci ho mai pensato, probabilmente la mia vita privata sarebbe stata la stessa vita ma con una ragazza al mio fianco.
Sicuramente se dovessi immaginare la mia vita da etero la prima cosa che mi viene in mente sarebbe: "wow che bello potrei finalmente camminare tenendo per mano la persona che amo. 
Che bello sarebbe non sentirmi gli occhi puntati addosso, che bello poi sarebbe poter baciarsi in pubblico senza dare nell'occhio e indispettire nessuno." 
Purtroppo viviamo in una nazione che è ancora omofoba, ma sopratutto ignorante. 
Stiamo andando in una direzione opposta rispetto a molti paesi occidentali europei e una semplice legge contro l'omofobia è essenziale e doverosa.

Sei mai stato vittima di omofobia?
-Beh sì, da ragazzino è successo.
Molte volte i comportamenti omofobi si verificano in gruppo quando il singolo si sente più forte e meno in colpa per quello che fa o dice.
Chi segue il gruppo non usa il proprio cervello. E' semplicemente ignorante e codardo, due aggettivi che vanno a braccetto con omofobo.

L'Italia è un vero e proprio lazzaretto per quanto riguarda le tematiche LGBTQI.
Da un lato una politica che non offre alcuna tutela dei diritti gay.
Dall'altro un papa, dimissionario a breve ma indubbiamente influente, che, fra le tante, ha accolto e benedetto una parlamentare ugandese a favore della pena di morte per gli omosessuali, dimostrando così indirettamente il suo odio.
Com'è inserita la comunità gay nella tua città, Firenze? E come credi possa migliorare la situazione ad ampio raggio?

-Bella domanda.
La mia città, come la maggior parte delle città toscane è attenta alle problematiche gay e cerca di rendere la comunità consapevole e partecipe. Sul piano generale l'influenza che ha la chiesa sull'etica e sulla politica dello stato italiano è ancora oggi molto forte e credo che rimarrà tale ancora per molto. Il problema non è il messaggio spirituale di Gesù ma la sua interpretazione distorta e di comodo di grande parte della Chiesa Cattolica. Papa Ratzinger (come si scrive??) ha fomentato l'odio contro gli omosessuali con varie dichiarazioni che mi hanno lasciato sbigottito.
Chissà cosa succederà con il nuovo Papa.
Forse bisognerebbe prendere esempio da stati come il Canada. Ho conosciuto diversi canadesi con il mio lavoro e quando gli ho raccontato dei fenomeni di omofobia che purtroppo si verificano frequentemente in Italia si sono stupiti tantissimo. Dovremmo smettere di ragionare per categorie come quelle di uomo, donna, etero, bisex, gay, lesbica, trans, nero, bianco, immigrato, giovane, vecchio... tutti abbiamo gli stessi diritti e dobbiamo essere rispettati nelle nostre diversità.

Ma parliamo di te, che ho una scimmia dentro che crepita per sapere.
Come hai conosciuto
V., il tuo attuale marito? Da quanto state insieme?

-La nostra storia è molto semplice. Ci siamo conosciuti in una discoteca. Poi abbiamo iniziato a vederci tutti i fine settimana, io andavo da lui perchè abitavo ancora con i miei.
Dopo qualche mese ci siamo trasferiti nella stessa città per vivere insieme. Stiamo insieme da quasi 4 anni ormai. 

Chi ha fatto la proposta di matrimonio?
-Non mi ricordo! Una volta parlando del nostro futuro è saltato fuori il discorso matrimonio. Non c'è stata nessuna proposta in ginocchio con anello e fiori. 

Tiziano Ferro ha recentemente affermato che non andrebbe fuori dall'Italia per unirsi in matrimonio e che solo quando sarà possibile sposarsi in Italia lo farà. Una opinione condivisibile e comprensibile. In Italia però non esiste alcuna forma di unione omosessuale, se non i registri delle unioni civili che sono poco più che elenchi di coppie sposatesi altrove.
Tu invece sei andato addirittura in America; cosa vi ha spinto, quale bisogno?

Perchè proprio New York?

-Sicuramente sposarsi in un paese straniero ha un valore diverso dallo sposarsi nel proprio paese. Qui in Italia risultiamo ancora come due estranei per lo stato.
Il nostro matrimonio a New York, lo scorso agosto, è stato un atto d'amore ma anche di critica e ribellione verso la situazione italiana.
Siamo andati in USA per fare un viaggio e abbiamo deciso di sposarci lì perchè lo volevamo da tanto tempo.
L'Italia non ce lo fa fare? Bene, allora lo faccio in una città dove posso farlo.

Un po' di informazioni di servizio.
Qual è stata la trafila per celebrare il matrimonio all'estero? Difficoltà? Ha rispettato le tue aspettative?

-E' stato semplicissimo. Praticamente siamo andati al City Hall, il Comune di New York.
Abbiamo preso un numerino (sì, come al supermercato) e ci siamo messi in fila.
Quando è arrivato il nostro turno abbiamo compilato un semplice foglio con i nostri dati e abbiamo deciso il giorno in cui si sarebbero tenute le nozze.
La quota da pagare mi sembra che fosse sui 30 dollari, non molto.
Il giorno prestabilito ci siamo presentati con la nostra testimone (una nostra carissima amica che ci ospitava a New York) e ci siamo messi con ansia ad aspettare il nostro turno.
Nella sala d'attesa c'erano coppie di tutti i tipi, etero e gay.
In quel momento mi sono sentito cittadino del mondo: c'era chi era vestito sportivo per sposarsi, chi super elegante, chi con le infradito, chi con delle maschere divertenti.
Nessuno guardava male nessuno, in quel luogo venivano celebrati l'amore e la diversità in tutti i loro aspetti.
La cerimonia vera e propria è stata molto veloce ma comunque molto emozionante anche per colui che ci ha dichiarato marito e marito.
Appena usciti dalla sala siamo stati accolti con applausi e ovazioni da altre coppie e estranei che erano fuori il Comune.
Ve la immagine una cosa del genere in Italia?!

Se un giorno sarà possibile, quindi, celebrerete di nuovo le vostre nozze qui in Italia?
-Certo! A New York eravamo senza famiglia e amici, in Italia se sarà possibile faremo una grande festa. 
Al momento non possiamo presentarci come sposati perchè non ha valore giuridico.
Le persone che però ci conoscono lo sanno e non abbiamo nessun problema a dire che siamo marito e marito. 

Sì, tutto bello e tutto buono, ma tu e tuo marito vivete insieme. In questo percorso non c'è stato un momento in cui hai pensato "no, non gliela faccio più!"? Quali sono i problemi in cui vi ritrovate in quanto coppia?
-Le nostre difficoltà sono le stesse di qualsiasi coppia che convive. 
Ma non sono tante, non litighiamo quasi mai, qualche volta ci punzecchiamo ma è normale. 
Spesso discutiamo per l'educazione del nostro cane, cosa deve mangiare, come si deve comportare, chi lo deve portare fuori ecc.. 
Momenti di crisi non ce ne sono mai stati e spero che non ci saranno mai. 
Dopo tutto abbiamo promesso che ci ameremo nella buona e nella cattiva sorte.

Vuoi farmi credere che dammi tre parole sole, cuore e amore, funziona davvero?
Dai, avrai un segreto? Un consiglio, oltre ovviamente amarsi?
-Talvolta l'amore può non essere abbastanza. Conosco delle coppie che si amano molto ma i partners hanno dei caratteri inconciliabili, in tal caso stare insieme diventa difficile.

Non credo che si debba cambiare per amore, una persona va amata per quello che è, con i suoi difetti e lati oscuri.

Però questo non vuol dire che non si possano trovare dei piccoli compromessi e dei punti di incontro.

Elemento essenziale per stare bene con una persona è la sincerità e la trasparenza, il mio ragazzo infatti è anche il mio migliore amico. 

Ultimo elemento ma non meno importante è il sesso. 
Senza l'attrazione fisica, senza la passione, credo che la relazione sia destinata a durare poco.
Ascoltate me: scegliete i vostri futuri partners anche in base a come sono a letto.


Un po' di pettegolezzi fra allegre comari.
Visto che non ci legge dimmi un pregio e un difetto di tuo marito!
-Di pregi ne ha tantissimi, se dovessi sceglierne uno direi la forza interiore, la sicurezza che trasmette.
Il peggior difetto: pensa sempre di aver ragione. A volte glielo lascio credere!

Come vedi il tuo futuro? Che piani avete come coppia per l'avvenire? Figli?
-In futuro mi vedo ovviamente sempre con mio marito ma fuori dall'Italia, in una nazione che riconosca tutti i miei diritti. In una casa più grande con due cani e due figli.

Un messaggio da uomo ormai accasato per i giovani e non che aspettano l'amore!
-Così mi fai sentire vecchio! 
Credo che non sia così difficile trovare la persona giusta.
La cosa difficile è trovare la persona giusta nel momento giusto.
Un consiglio che posso dare è questo: non cercate disperatamente l'amore come qualcosa che vi completi.
Per avere una relazione forte e felice credo che sia necessario prima di tutto sentirsi bene con sè stessi.
Essere sereni e stare bene è la base per costruire una relazione solida.
Se si inizia una relazione perchè siamo tristi, soli e sentiamo qualcosa che ci manca allora la relazione diventerà qualcosa di morboso e stressante perchè basata sulla gelosia.

Un saluto ai lettori che poi mi si offendono.
-Un grande saluto a tutti i lettori del blog.
Mi dispiace di aver deluso quelli che magari si aspettavano qualche dramma o scandalo!
Un grande grazie a Pier per avermi chiesto di portare la mia quotidianità e la mia storia sul suo blog, facendomi sentire un ospite famoso invitato ad una trasmissione televisiva.

Io devo ringraziare di vero cuore D. per aver sopportato pazientemente la mia proverbiale incapacità a intervistare qualcuno, ma soprattutto per avermi concesso di entrare in un piccolo spaccato della sua vita. 
Un pezzetto, ma dall'inconfutabile valore.
Ero davvero curioso di conoscere meglio questa realtà che sta diventando, per fortuna, quotidianità. 
Inoltre non posso negare che il suo racconto mi abbia fatto riflettere.
Da un punto di vista personale è la concretizzazione di un sogno, di un percorso che vorrei poter seguire anche io un giorno. 
Sembra una favola e invece puoi toccarla, la vedi vivere attraverso storie come questa.
Da un punto di vista generale e con le elezioni alle porte, il suo racconto non fa altro che rafforzare e avvalorare la mia scelta di seguire qualcuno che credo si schieri e si sia schierato da sempre a favore dei nostri diritti, dai singoli alle coppie.
Una goccia, rispetto alla pioggia di bisogni culturali, propria della formazione, della comunicazione, della conoscenza, e politici di cui necessita il nostro Paese.
Gli omosessuali sposati e che vivono in Italia sono ormai tantissimi e il numero di famiglie arcobaleno, quindi con la presenza di figli, è stimato intorno ai 100.000. 
Un numero che non può passare inosservato.
E invece nulla.
Sembra quasi di dover chiedere un favore, mentre l'unica cosa che chiediamo è ciò che ci spetta da uno Stato che vuole definirsi democratico. 
Ciò che in altri paesi è diventata normale amministrazione.
Ciò che persino un governo di destra come quello in Inghilterra ha approvato, definendolo un rafforzamento per la società tutta.
Cosa c'è di strano?
Cosa c'è di inconcepibile?
Cosa c'è di pericoloso o oltraggioso per il pubblico pudore?
Nulla.
L'unico truismo è che un diritto viene negato a tantissime coppie pronte a fare questo passo.
E questa storia è una delle tante prove.
A me non resta che augurare a D. e V. un lunghissimo percorso insieme, pieno di sogni realizzati, di passi compiuti, di Amore condiviso e vita vissuta.
E rigiro questo auguri a tutti coloro che la sera vanno a letto con una piccola luce di speranza nel loro cuore.



…e come i semi che sognano sotto la neve, il vostro cuore sogna la primavera. Fidatevi dei vostri sogni, perchè in essi è nascosto il passaggio verso l’eternità.
         
                                                                                           Kahlil Gibran

La certezza del ragno

Credo che noi esseri umani siamo mossi  a volte da sentimenti illogici, irrazionali, impalpabili, volubili se vogliamo.
Sentimenti su cui non abbiamo controllo, ma che quasi ci controllano.
Poi a volte ci troviamo sull'orlo di un baratro e l'ultima cosa che possiamo fare è affidarci ai sentimenti.
Anzi dobbiamo essere quantomai razionali per non cadere in quel baratro.
Perché mi fido di chi credo la pensi come me.
E invece no.
Perché credere che sia giusto provare è sbagliato.
Perché respirare ragione dopo aver vissuto di istinto è sbagliato.
Perché cercare di impegnarsi nel porre rimedio ad uno strappo piuttosto che lasciare che si dilani è sbagliato.
Perché è meglio iniziare da zero in un mondo incognito invece di riprendere vecchie spedizioni lasciate all'abbandono.
Perché quando i sentimenti vacillano è scorretto appoggiarsi alla razionalità.
Perché tenerci anche dopo mesi non è la via giusta.
È meglio voltare pagina.
E invece no.
Prendiamo i ragni ad esempio.
Piccole creature. Ripugnanti per molti, da studiare per altri.
Però i ragni hanno capito uno dei segreti della vita.
Costruiscono le loro ragnatele, che diventa fonte di sussistenza. Lavorano meticolosamente affinché non si spezzi.
Ricuciono gli strappi.
Non hanno alcuna certezza che quella tela regga. Non sanno se la pioggia o il vento possa distruggerla. Non sanno se qualche preda possa cadere nella loro trappola.
Se un essere umano possa scontrarsi e squarciarla.
Ma loro sono lì.
Credono in ciò che fanno.
È un istinto primordiale il loro, che si concretizza tramite la ragione.
Un calcolo quasi matematico.
Loro provano.
Perché esiste un'unica certezza. E non è fra le più auspicabili.



La Poraccitudine #12 Speciale Sanremo 2013 (quarta puntata)

Quarta serata del Festival di Sanremo e forse più attesa visto che è dedicata ai successi del passato.

Della serie le nostre canzoni fanno schifo mettiamoci una pezza con le canzoni degli altri.
Intro con filmati d'epoca e arriva Luciana Littizzetto con un abito ispirato a quello di Nilla Pizzi quando cantò Papaveri e Papere.
Ok la crisi ma riciclare i vestiti.
Comunque si rivela la migliore scelta.
Un abito color crema taglio anni '50 con ricami argento.
Unico dubbio sulla lunghezza che secondo me la intappa ancora di più.
Arriva Malika Ayane che canta Cosa hai messo nel caffè. Lei elegante, ancora in nero, anche lei anni 50. Ma le sta largo. E balla con due virilissimi ballerini.
Suppongo li abbiamo raccattati dal Mucca Assassina.
Arriva un allegrissimo Daniele Silvestri più grigio di Carla Bruni.
Canta Piazza Grande di Dalla.
Canta giusto perché dicono che lo faccia.
Arriva la giuria di qualità, ovvero uno snocciolamento di personaggi che non ci azzeccano nulla col canto.
Pubblicità e Luciana si piazza su una vestaglia da notte nera e un gillette fatto con un lampadario orrendo.
Tocca a Annalisa che con Emma cantano Per Elisa.
Pettinate con un frullatore rotto, abbigliate come due lesbiche cinquantenni con pessimo gusto. 
Chiudiamo gli occhi ed ascoltiamo.
Marta sui tubi e Antonella Ruggiero. 
A lei farei una standing per partito preso. 
Ma avrei evitato le decorazione di Natale in testa. 
Cantano Nessuno.
Dai belli.
Gente inutile, come Rosita Celentano, che non sa mettere due parole in fila, presenta Raphael Gualazzi che canta Luce di Elisa.
Ridi, ridi gioia...
Rimpiangi quasi l'assenza di Anna Tatangelo per la pessima performance che mette su Raphael.
Pubblicità e i Modà per fare una rima cretina. Cantano Io che non vivo, non paghi della depressione messaci nelle puntate precedenti. Kekko scatarra un po' e tocca a Cristicchi con la cravatta di Fazio e canta Canzone per te. Bellissima canzone ma lui ha l'estensione vocale di Gargamella.
Arriva Luciana con un altro abito storico che dovrebbe somigliare a quello di Caterina Caselli e invece sembra una supposta. Ma il momento fa sganasciare da far cadere la mascella.
Turno di Simona Molinari, Peter Cincotti e Franco Cerri che cantano Tua. Abbiate pazienza se non conosco una canzone di 53 anni fa.
Lei ripropone lo stesso modello di abito, ma in bianco e nero, con strascico in tulle. 
Bella, ma sempre al filo fra l'elegante e la poco di buono.
Poi Maria Nazionale che gorgheggia Perdere l'amore
Abito lungo, nero, decente, e con ricami casualmente sulle tette, perché averle strizzate non basta per farle notare in HD.
Lei non sa uscire da Napoli anima e core.
Tocca a Marco Mengoni, vestito un po' da cameriere del Titanic un po' da boss anni '30, con Ciao amore ciao.
Una versione sentita, lui un po' nervoso e un po' bavoso ma bravo. 
Luciana mette un pigiama in seta nera e viene inaugurata la statua a Mike Bongiorno.
Bella statua ma la moglie Daniela Bongiorno è tumefatta.
Un bacio piccolissimo cantano gli Elio e le storie tese, versione mignon dei Beatles e con Rocco Siffredi che di piccolo avrà forse l'unghia del mignolo.
Turno di Gazzè vestito da pavone col frack che canta Ma che freddo fa, canzone adatta al periodo.
Subito dopo un Pippo Baudo, finalmente conscio che a 80 anni avere i capelli più scuri dei miei non è il caso, che ci fa due ore di filippiche sulla guerra dell'Alsazia-Lorena. Fortuna che c'è Luciana.
Arriva Chiara per una volta tanto vestita in modo elegante, banale, ma carina. 
Peccato faccia a pezzi Almeno tu nell'universo di Mia Martini. 
Ora, oggettivamente e con tutta la bontà che posso trovare in fondo al ventricolo destro, ha stonato di brutto.
Poi ci sono gli Almamegretta, cioè non ci sono. 
Minghia ho vinto!?
Non ho capito. In pratica Raiz fa Shabbat e quindi non canta ma manda il cugino italiano di Bob Marley al post suo. Distruggono Il ragazzo della via Gluk e via.
Pubblicità, Stefano Bollani, che non conosco ma bravo bravo, e arrivano i giovani.
A votarli siamo noi da casa più la giuria di scarsa qualità presentata ad inizio serata.
Il primo ad esibirsi è Antonio Maggio, caduto nei glitter, con la sua Mi servirebbe sapere
Simpatico ma non mi piace.
Segue Ilaria Porceddu, con In equilibrio
Lei mi piace un sacco. Il pezzo mi è rimasto in testa. L'abito ricorda lo stile del precedente indossato, cambiano le strisce e la parte superiore. 
Peccato per i capelli a scopetta.
Ancora fra i giovani sono i Blastema con Dietro l'intima ragione. Il cantante fa facce strane e io vado a far pipì.
Torno e c'è Renzo Rubino che canta Il postino (amami uomo).
Arriva Gaetano Veloso e me cala la palpebra.
Duetta con Bollani, e via altro cambio di Luciana con un abito blu elettrico, gonna a palloncino e scollo a barca.
Renzo Rubino vince il Premio della critica Mia Martini.
Invece il leone d'oro va ad Antonio Maggio che dopo un attimo di frignaggio ha ricantato. E finalmente tutti alle brande, che me so fatto il culo quadrato.

Stasera la finale dei campioni.
La seguirete?

La Poraccitudine #11 Speciale Sanremo 2013 (terza puntata)

Terza puntata di Sanremo e ovviamente io sono puntuale e loro sono in ritardo. 
Ma per farsi perdonare Fazio, con lo stesso vestito da 3 giorni che c'è crisi, e Luciana con un impermeabile, cantano Vattene amore per augurare buon San Valentino a tutti.
E si baciano pure.
Comicamente teneri.Spiegazioni di rito e si comincia con Simona Monilari e Peter Cincotti.
Lei molto figa devo dire.
Abito fucsia fluo, la gonna non l'ho capita ma aveva uno strascico, scollatura a cuore e tette strizzate per prendere aria. Fascia di strass in vita, capello mosso. Look ok, ma canzone La Felicità, boh. Carina, fresca, ma boh.
Tocca a Mengoni che sembra aver pippato la polvere del teatro Ariston visti i movimenti scoordinati e scattosi. Ha scelto lo stesso abito della prima serata tinteggiato con la colorerai italiana. La canzone L'essenziale mi piace, ho deciso.






Non un capolavoro, ma a Sanremo ci può stare.
Poi arrivano gli Elio e le storie tese vestiti di tutto punto e con tanto di braccia posticce che, come tutte le cose posticce, cadono.

La canzone Mononota è fantastica, uno show fatto canzone.






E dopo una tosatina a Vessicchio, canta Malika Ayane, truccata come Marlene Dietrich ma con i capelli di Mirko di Kiss me 
Licia.
Il look g
uadagna con l'abito lungo nero, con un mega fiocco sotto il collo.La canzone E se poi non so cosa abbia ma non mi convince, non mi arriva il brivido. Il testo è bello ma la melodia forse la rende noiosa. 
Sembra voglia raccontare una storia che non capisco.
Cambio di abito per Luciana con una brilluccicante cerata nera e scarpe rosso fuoco, che introduce il One Billion Rising, flash mob contro la violenza sulle donne.
Uomini sappiate che quando picchiate un qualsiasi essere vivente, donne, bambini, animali, perdete 3 centimetri di uccello e diventate amebe.
E io lo so che mentite in partenza sulle misure, sappiatevi regolare.
Comunque uno spettacolo suggestivo.
Brividi.
Riprende la gara con i Marta sui Tubi, con Vorrei.

Continuo a non capire l'articolazione delle parole, ma la canzone è bella, d'impatto, non prettamente nel loro stile e forse per questo più adatta all'occasione.
Turno di Chiara che si ripresenta vestita come la pri
ma serata nei modelli, cioè dalla collezione '98/99 della Bon Prix, ma almeno opta per il nero che non sbagli mai.
La canzone, Il futuro che sarà, è un tango pop a mio avviso un po' moscio.
Subito dopo il primo ospite: Roberto Baggio.
Io non ho mai capito un ciuffolo di calcio ma ho sempre avuto simpatia per lei.
Più vecchio, appesantito ma un bell'uomo.
E poi si rivela anche filantropo, che volete di più?!?

Pubblicità e arriva Gazzè con la sua Sotto casa.

Mi piace, un pezzo leggero, scanzonato. Mi ricorda un po' il duo Cocchi e Renato per come la canta.
E madonna se è truccato.
Luciana a confronto è acqua e sapone.
Arriva Annalisa e il mio naso si deforma.
Blusa bianca e mini rosa confetto da liceale. E peggio ancora
pareva avere anche le calze rosa.
Almeno la canzone Scintille è piacevole e allegra.
Non mi fa sbarellare, ma brava.


E siccome hanno fretta arriva subito Maria Nazionale che stavolta si è vestita da signora della sua età, corpetto bianco ricamato e pantalone nero. 
Non può mancare il balconcino in esposizione, che puoi farci una grigliata in 12. Su È colpa mia sorvoliamo.
Sale sul palco Cristicchi col suo solito vestitino in nuance grigia questa volta. La canzone, La prima volta che sono morto, è ironicamente realistica, carina e quasi rassicurante nei confronti della morte. Il pubblico sembra apprezzare.Pubblicità e altro mega ospitone Antony and The Johnson. 
Momento di musica pura. Canta You are my sister.
Anthony ha una voce che può leggere l'inci del bagnoschiuma in bagno e farti venire i brividi pure alle ciglia.
Non so cosa sia ma è in grado di scatenare qualcosa ad un passo dalla magia. 
Quella vera, e sembra di poterla toccare.
A spezzare l'incantesimo un orrendo top strassato di Luciana Littizzetto e Kekko dei Modà con le sue giacchette di velluto. La loro Se si potesse non morire potrebbe anche piacermi se non fosse che il pathos che ci mette mi angoscia. 
Tipo che ti aspetti schiatti da un momento all'altro.
Passa la palla a Daniele Silvestri con A bocca chiusa, che avanti un altro. 
Non mi dice nulla.
Anzi mi annoia pure.
Arrivano gli Almamegretta e vado in bagno. Torno giusto per vedere che il cantante è vestito da Aladin e sentire mia madre che si domanda se abbia la voce in un punto che molti vorrebbero sbiancare.
Andiamo avanti con Raphael Gualazzi vestito da pianista dopo il turno di lavoro. 

La canzone, Sai( Ci basta un sogno) è un piacevole crescendo, ci fossero meno "AaaaaaAaaa" sarebbe anche meglio.Arrivano i giovani.
Da sinistra: Ilaria, Antonio, Paolo, Andrea
Il primo è Andrea Nardinocchi con Storia Impossibile. Un pezzo che vorrebbe essere un po' RnB, invece è solo noioso. 
Look oltre il discutibile con la giacchetta rubata a e da Fabri Fibra e le scarpe da ginnastica.
Altro giovane Antonio Maggio che mi pare di aver già visto da qualche parte e non intendo al supermercato. Mi confermano essere un ex degli Aram Quartet (XFactor prima stagione)
Mi servirebbe sapere è pezzo piacevole, ritmato, da radio.
Ancora altro giovane, Paolo Simoni con Le Parole. Suggestivo il piano rosso, ma lui aveva un prato da calcio sintetico e pestato al posto dei capelli, e la giacca senape gne. 
Un dandy scrauso.
Ultima in gara fra i giovani, altro volto noto: Ilaria Purceddu con In equilibrio. Lei ha fatto X factor e sta volta me lo ricordo, mi piaceva pure. Look nuovo, capello corto, abito lungo che definirei il più bello visto fin'ora. Bianco e nero, mi ricorda un po' Black Swan. Il brano, che avevo sentito sul sito Rai e non mi era piaciuto, ma live diventa più suggestivo. 
Foto che non ha bisogno di commenti.
Mi convince.
Purtroppo però prima di sapere chi passa fra i giovani, dobbiamo sorbirci Al Bano appena scongelato dall'ultima lite con Romina.
Laura Chiatti, con un vestito carino ma banalissimo come l'ospite che presenta, lo introduce.
Si spara due acuti, grattati come il parmigiano sulla pasta e scatena una groupie sessantenne nella piccionaia.
Poi, insieme a Laura, Luciana e Fazio urla ancora sulle note di Felicità come se da ciò dipendesse tutta la sua virilità. 
Le mie corde vocali piangono in pena.
Fra i giovani passano Ilaria e Antonio.
La classifica provvisoria vede in testa Marco Mengoni, Modà, e Annalisa, con sommo dispiacere di tutti. Io non mi esprimo, devo pensarci. 
E per concludere, con una Vattene amore, riproposta come all'inizio dalla Littizzetto e da Fazio, siamo andati tutti a ninna.
E voi?
Ieri sera che avete fatto?

La Poraccitudine #10 Speciale Sanremo 2013 (seconda puntata)

Ad un orario che non sapevo è iniziata la seconda puntata del Festival di Sanremo.

La serata è introdotta da Beppe Fiorello che con una giacca fresca di naftalina ma con un po' di puzzo del sudore del fratello, ci marchetta il suo film su Domenico Modugno.
"Famogli prendere un po' d'aria a 'sta ascella!"
Almeno canta bene.
Meglio di gente in gara magari.
Poi se la toglie e così Sanremo mi guadagna punti in un colpo.

Arriva la bellona che non può mancare mai.
Bar Refaeli.
Inutile che è inutile, ma è figa e pure simpatica. 
Abito plissettato celeste in stile impero.
Fazio sembra un automobilista con la pioggia.
Non capisce più una mazza.
Poi arriva Luciana che giustamente è vestita con una sorta di copricostume ricavato da un lenzuolo e i leggings contenitivi che anche no.
Primi concorrenti sono i Modà con 
 Se si potesse non morire, una canzone che è una tribolazione per la giugulare di Checco.
Lui conciato da "fighetto" del sabato sera che deve andare in disco, pare sbiancato con l'ACE, che Michael, levati mulatto.
Segue Come l'acqua dentro il mare.
Accozzaglie di luoghi comuni che sembrano più la lista della spesa.
Supera Se si potesse non morire, anche se a volte ci speri.
Tocca a Cristicchi fresco di toelettatura e canta Mi manchi
Brano che trovo stranamente e con senso quasi di stizza, molto carino e simpatico.
Cantato come mia nonna
canta la litania per la santissima eucatistia, ma Britney docet e vai di autotune.
La prima volta che sono morto invece mi perplime in un turbinio di perché?
Perché ci fai questo?
È terrorismo psicologico.
Passa ovviamente La prima volta che sono morto.

Eloquente questo tweet?


Pubblicità e arriva Carla Bruni che probabilmente stava facendo l'impiegata alle poste visto il tailleur grigio e triste in cui si è ficcata.
Mugugna qualcosa in francese con la simpatia del trapano dal dentista.
Naturale e spigliata come il botox che ha scofanato sotto gli zigomi.

Momento epico: Luciana Littizzetto che sfotte Carla Bruni sotto i suoi zigomi rigonfi.
Rifanno, è il caso di dirlo, un pezzo di Carla che Luciana canta meglio di Cristicchi.
Si riprende la gara con Malika Ayane con un bell'abito nero lungo dal taglio semplice ma con scollo profondo sulla schiena che mostra il murales sopra il fondoschiena.
Peccato per i capelli tinti con acqua ossigenata e Stabilo Boss.
Prima Niente, pezzo intenso ma non ho capito una mazza del testo.
Che l'abbiano chiamata Niente di proposito?
Poi appunto E se poi che passa il turno.

Io la preferisco, ma tanto sembrano tutte uguali.
Bòn.
Cambio d'abito per le due donne della serata.
Bar in tailleur tuta totalmente in pizzo nero e Luciana con un altro copricostume verde acqua, questa volta con annessa stuoia per la spiaggia.
Presentano gli Almamegretta di cui sconoscevo l'esistenza e preferivo continuassi ad ignorare. Non se ne capisce il senso.

Di tutto.
Dai brani, alle parole bofonchiate dal cantante che sembra essersi fumato cinque stecche di Malboro poco prima di esser salito sul palco.
Se non fosse per generali conferme avrei già chiamato la Amplifon.
Cantano Onda che vai e Mamma non lo sa e va avanti quest'ultima ma poco ci frega.

Arriva il turno per Max Gazzè, con un frack nero e rifiniture gialle ma lo smalto nero da finto rocker levatelo.
Un primo brano I tuoi maledettissimi impegni che non mi convince.
Preferisco Sotto casa un brano che è uno scioglilingua ma molto piacevole. 
Peccato che la base sembrava un rigurgito di qualche pezzo elettro pop di una qualche Kesha. 
Però è quasi figo in questo contesto.
E infatti va avanti.
Arriva il turno di Annalisa.

Bella lei, in un total crema, blusa e short.
Certo che più che short sembrano mutandoni pizzati della nonna, ma poco importa.
In ogni caso all'Ariston lo short no.
Comunque mi piace Scintille, pezzo ritmato, ma poco d'impatto che tempo che è finita non te la ricordi più.
Annalisa sembra più sicura e questo è un bene.
Non so ballare invece è un pezzo lento e romantico. 

Oh a me sta raghella mi piace.
Peccato che il brano non abbia un' apertura che valorizzi l'amichetta di Maria.
Una cinquecento in autostrada all'ora di punta.

Nun gliela fa.
Passa Scintille.
Bar Refaeli si cambia indossando un monospalla stile impero rosso, e arriva l'ospitone internazionale, Asaf Avidan.

Ci ho messo mezz'ora a capire chi fosse, poi quando ha cantato la sua One Day/Reckoning Song in una versione fra l'acustico e le coliche renali, lo riconosco subito.
Fazio chiede il bis e lo ottiene.
Tutti contenti.
Cambio d'abito anche per Luciana che finalmente ha trovato qualcosa di decente nell'armadio.

Abito lungo nero stile impero, con fascia metallica sotto il seno ed ai polsi e tette strizzate all'inverosimile in bella mostra.
E arrivano gli Elio e le storie tese vestiti da chirichetti e frontoni enormi che Rihanna levati, per Dannati forever.
Irriverente e sincero.

Mi è piaciuto tutto il loro show che rasentava la genialità.
Bastavano i loro dieci minuti ed avrebbero potuto pure chiudere baracca e burattini.
E confesso che li trovavo degli ebeti.
Magari adesso l'ebete sono diventato io e non capisco più nulla, ma tutto a posto.
Poi cantano La canzone mononota.
E io ho adorato a profusione.
E infatti passa.
Bravi italiani.
La serata sembra più viva del solito che stento a credere fosse lo stesso programma di ieri.

Sketch comico fra Neri Marcorè e Fazio che imitano Piero e Alberto Angela, e la palla passa ai ccciovani. Ora io dico ma come fate a lasciare 'ste povere creature fino a mezzanotte e li spedisci a casa in mezz'ora? Non si fa.
Comunque inizia Renzo Rubino con Il postino( amami uomo), canzone ovviamente a tematica omosessuale. Un brano semplice ma piacevole.

Il Cile con Le parole non servono più ricordano un po' Ligabue, ma con arrangiamento vecchio come l'utente medio di Rai 1. Il testo è piacevole.


Tocca poi a Irene Ghiotto con Baciami?.
Lei non sta ferma nemmeno se la lascia a terra catatonica dopo una schitarata di bastonate. Vestito rubato alla trisavola, anfibi da adolescente difficile, bella voce ma canzone boh.
Turno dei Blastema, che evidentemente volevano uccidersi nel fondotinta, e cantano Dietro l'intima ragione
Un po' troppo Muse, un po' troppo Negramaro, il tutto in un wannabe che aleggia sulle loro teste.
Peccato che il cantante fosse pettinato come Renato zero.
Bravini.

Passano il turno fra i giovani Renzo Rubino e i Blastema.
E come era iniziata, questa seconda puntata di Sanremo finisce.
Beppe Fiorello canta Vecchio frack, Luciana Littizzetto che si disinstalla dalle piattaforme che usa per scarpe, e tutti a nanna.

La Poraccitudine #9 Speciale Sanremo 2013 (prima puntata)

(Minchia, un titolo più lungo nemmeno a pensarlo.)
Buongiorno Italia, buongiorno Maria.
Mi sa che questa l'hanno già detta.
No, è che sono in pieno mood Sanremese.
E pensare che fino ad un paio di anni fa mi veniva la forfora alla sola idea che dovessi sorbirmi quattro giorni di questo tran tran.
E nulla.
Ieri sera quindi è iniziata la prima puntata.
Io francamente non ho capito tantissimo visto che mia nonna ha parlato ininterrottamente per due-ore-due della sua visita dal cardiologo.
Ma ho capito che è stato un Festival moscio.
Anzi direi flaccido.
Mi è piaciuto l'inizio, con l'omaggio per il  bicentenario della nascita di Verdi.
Prima "Va, pensiero" e poi il "Nabucco". 
Giusto a ricordarci che far le tantissime melodie del panorama musicale italiano classico, scegliere "Fratelli d'Italia" come inno è come andare in un ristorante di lusso e volere un McChicken.
Siamo dei polli.
Comunque per fortuna che poi arriva Luciana Littizzetto che già avevo sonno.
Arriva in carrozza lei, da vera principessa.
E tempo trenta secondi sta già per sfranticarsi le ginocchia dalla scaletta del cocchio.
E da vera principessa entra di lato.
Abito nero a palloncino con ricami e piumette qui e lì strappate a non so quale boa di Platinette.
Sì, a palloncino, la gonna lunga era posticcia.
Poi parte la letterina a San Remo.
Che io pensavo esistesse. 
E invece no.
CULO!
L'ha detto lei.
Comunque inizia la gara dei big e tocca a Marco Mengoni.
Mia nonna non sapeva chi fosse, e come la biasimi?
Quest'anno ogni cantante ha due canzoni in gara.
Si vota subito e solo una di queste va avanti.
Lui, col completo blu da nipote di Don Vito Corleone alla prima comunione, ha cantato L'essenziale, che ho perso tempo di lavare i denti, e Bellissimo.
In entrambi i casi brani leggerini, nulla di che.
Io ho preferito la prima.
Forse perchè non l'ho sentita subito.
Però devo dire che ti resta in mente.
Subito dopo è il turno di Raphael Gualazzi.
Che simpatici bastardi i genitori a chiamarlo così.
Anche lui due brani.
Senza ritegno e Sai(ci basta un sogno).
Passa il secondo.
Una canzone che è tutto una sincope di a, come se gli stessero schiacciando i testicoli.
Sul look nulla da dire.

Anzi sta pure meglio rispetto a due anni fa quando sembrava un cavernicolo in giacca e cravatta.
Poi questo ragazzo ha capito tutto.
Non dice una parola sul palco.
Parente anche lui di Don Vito Corleone?
Boh.
Ve l'ho detto che a me la scenografia piace?
Un po' tetra, ma bella durante le esibizioni.
Tutto composto da schermi, un po' concerto di Madonna, un po' bagno di Lady Gaga.
Non c'è la scala.
O per lo meno c'è ma si smonta.
Non so se sia IKEA ma mi ricorda una tastierona.
I cantanti passano letteralmente dal sottoscala.
Un luogo che gli si confà.
Come con le scope.
Comunque primo cambio d'abito per Lucianona.
Questa volta in blu, e soliti ricami di cristalli.
Un taglio leggermente a ca(ra)mpana un po' anni '60.
Il problema sono le scarpe.
Sembrano due mattoni in cemento che 'sta povera crista si trascina prima di gettarsi a mare.
No.
Capito Sanremo?
No.
E ve l'ho detto che il verdetto sulla canzone che passa viene letto da un ospite vip?
I primi sono Marco Alemanno, compagno di Lucio Dalla, per Mengoni, e Ilaria D'Amico per Raphael.
Poi segue altra gentaglia.
Da Flavia Pennetta, a Vincenzo Montella, fino a quelle due sgarrupate delle sorelle Parodi, che ho temuto volessero preparare una crêpe sulla testa di Fazio.
Vipponi.
Prosegue la gara e tocca a Daniele Silvestri, più passabile del solito.
La prima canzone è A bocca chiusa e poi decide di riprensentare "Salirò" chiamandola Il bisogno d’onore (Ricatto d’onor).
Dietro di lui intanto un mimo (???) traduce il testo delle canzoni nel linguaggio dei segni.
Suggestivo ma già visto.
Una ventata di innovazione questo Silvestri.
Ovviamente a a nessuno piace la minestra fredda, e anche un po' fetente, del giorno prima.
Quindi passa il turno A bocca chiusa.
Subito dopo il microfono passa a Simona Molinari e Peter Cincotti.
Io dall'alto della mia ignoranza li conosco poco.
Lui bellino, simpatichino, pulitino.
Semplice giacca, pantalone e camicia nera.
Lei ha pensato bene di lasciare i pantaloni a casa.
Che Sanremo in qualche modo sà da vincere.
Ha portato con se una giacca rossa luccicosissima.
Presentano due brani molto swing e jazzanti, ma molto all'acqua di rose.
Dr. Jekyll Mr. Hyde e La felicità i titoli.
Passerà il secondo, forse a causa dell'acuto orgasmico alla fine del primo brano?
Arriva Maurizio Crozza in abiti berlusconiani, ed è lo sfracello.

Il pubblico urla, come nei migliori mercati rionali, che non vuole politica a Sanremo.
O forse non vogliono l'imitazione di Berlu?
Boh.
In ogni caso Crozza era entrato da 30 secondi e non aveva detto granchè.
Quindi figuradimmerda.
La situazione diventa pesante.
Fazio richiama gli urlatori da bravo professorino.
E non parlo di Mengoni e della Molinari.
Comunque Crozza va avanti nella sua mezz'ora abbondante di spettacolo, proponendo i soliti noti di questa campagna elettorale per buona pace di tutti.
Siamo a livello noia hovogliaditagliarmifalangefalanginaefalangettaperpassareiltempo, 
e arrivano i Marta sui tubi, giusto per dare quel tocco di radical sinistroidismo che non guasta mai.
Cantano Dispari e Vorrei. 
Non vorrete mica che vi parli dei loro look, no?!
Sorvoliamo elegantemente, e diciamo che vince Vorrei.
Subito dopo, per cavalcare la falce e il martello scesi sul teatro Ariston, arrivano i due fidanzati omosessuali diventati famosi
per il video in cui raccontano la loro storia attraverso dei cartelli.
Carini loro.
Tanto dolci.
Tanto naturali, ma anche tanto coraggiosi.
Semplici.
Peccato che gli vengano riservati solo pochi minuti.
Poca atmosfera, freddezza generale.
E niente bacio che io aspettavo come i saldi a Dicembre.
Ma io mi son quasi commosso.
Si sposeranno il 14 a New York.
Ma come?
Vi perdete Sanremo? 
'Sti gay.
Luciana ricambia abito.
Solita solfa.
Top nero che comprime le tette e gonna verde poco sopra il ginocchio, con una cascata di applicazioni nere.
Posso dire che l'hanno vestita male?
Ok, l'ho detto.
Poca originalità, e anche poca eleganza.
Sì, ok, non è mica Adriana Lima, ma appunto.
Mettetele un abito lungo che sottolinei e allunghi la figura.
Altro giro altre tette invece quelle di Maria Nazionale,
che pare essere in gara.
Oh io son sicuro di averla vista, anche perchè non te la scordi.
Maria porta in gara Quando non parlo e E’ colpa mia.
Pezzi anima e core come solo Napoli sa regalarci.
Tanto core da vederlo battere in sedici noni.
Strizzata in abito fucsia monospalla, preso dall'armadio delle figlie, Maria gorgheggia sicura di sè.
Proseguirà la gara con E' colpa mia.
Ecco brava.
E' colpa tua che ti sei presentata a Sanremo.
Comunque mentre tento di staccarmi le vene dei polsi con i denti giusto per ingannare il tempo, arriva Toto Cutugno ad incentivare questo mio momentaneo passatempo.
Ho creduto per un attimo che dietro di lui ci fossero soldati tedeschi direttamente dal 1943.
Tutti amici suoi, per dire.
Lui si porta a casa il premio Città di Sanremo, canta L'Italiano, perchè pare che la sua discografia consti solo di questo brano e si prosegue.
Arriva forse la cantante più attesa in gara.
Chiara Galiazzo, vincitrice di X Factor, e vincitrice del premio Peggio Vestita della Serata.
Uno smanicato, chiaramente rivisto e merletteto da Carla Gozzi, in color ottanio, abbinato a dei pantaloni traslucidi dello stesso colore, il tutto per farla sembrare la sorella maggiore di mia nonna.
Porta in gara i pezzi L’esperienza dell’amore  e Il futuro che sarà.
Io non la apprezzo in entrambi i casi.
Ma non la apprezzo in generale.
Non mi serve avere una Florence Welsh italiana.
Brava, ma nulla più. 
Un po' uguale a se stessa e i pezzi sono più mosci di tutto Sanremo messo insieme.
Comunque passa Il futuro che sarà.
E lo strazio finisce verso mezzanotte e mezza, con buona pace dei sensi e con Luciana che finalmente si toglie quei cubi di cemento che le hanno venduto per scarpe.
Stasera altri sette Campioni e inizio della gara per i cciovani.
Se sopravvivo.
E voi? Visto Sanremo ieri?

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